sabato 21 luglio 2007

Indolenza

Non ho voglia. Ho le spalle flagellate dal Sole, le orecchie devastate dal chiasso di un intero giorno trascorso al mare, scaraventando me stesso sulla battigia, con i capelli immersi nella sabbia bagnata, e le onde che a tratti s'impadronivano del mio volto. Ho gli occhi arrossati  e stanchi. Non posso stare al Sole  nelle ore più calde, eppure non mi sono mosso un momento. Ho atteso che il tempo facesse quel che voleva di me. Ed io indugiavo lasciandomi andare. Ignaro delle presenze circolanti intorno, e delle loro buffe voci spensierate. Non avevo voglia. Pensavo a cosa cavolo poter scrivere oggi e non trovavo nulla. E non ho avuto voglia neanche al mio ritorno a casa. Sarei rimasto come uno scoglio a farmi lentamente divorare dalla marea. Mi sarei voluto sciogliere, diventare parte di quella melma invisibile nella quale nuotano bimbi festosi. Quella che scopri guardando la superficie dell'acqua  controluce. Si capisce perchè, alzi gli occhi ad oriente e vedi l'orizzonte e l'aria stuprati dalle fiamme industriali. Ma io non guardavo, non ne avevo voglia, e non ne voglio più avere. Digiuno e leggero sballottato quà e là dalle bizze del vento, appeso ai rovi della sterpaglia che cingono la civiltà della spiaggia. Oppure rotolare più in là fino alla ferrovia, partire lontano, ed essere straniero. Accidenti, non ho voglia di pensare proprio niente, sfibrarmi come polvere al calare del Sole che mi ha arso la schiena. Come un dipinto in chiaro scuro col carboncino o la grafite, che si sfalda agli aliti del fiato. La terra respira il suo fiato, la tempesta mi afferra la mente, ed io non ho voglia. Non ho voglia d'alzarmi dalla nera poltrona, di separarmi dalle scartoffie che popolano la mia scrivania, dai mille oggetti che reprimono l'accessibilità ai volumi della mia libreria. Mi chiamano, non sanno che non ho voglia. Ah, è per martedì, un appuntamento per martedì, un appuntamento, no una cena di lavoro, sì quello dal quale non becco un quattrino e dai compensi saltuari divorati dalle tasse. Mi verranno a prendere e poi mi riaccompagneranno, martedì. Che noia, pullulare nel mondo come una zanzara disidratata. Senza voglia, senza aggrapparsi alle ruvide pareti dell'esistenza, per potertene liberare al più presto.  Mi richiamano, ma la voglia non c'è. Vorrei star solo, ma è sempre impossibile. Martedì potrei avere un sogno da rincorrere, semmai ne avrò voglia.

Nell'immagine: Alberto Giacometti, Uomo seduto, 1949.

6 commenti:

  1. E' il caldo che rende apatici, insofferenti e più passivi... Tranquillo.

    Non preoccuparti se non ami la perduta arte del "lucertolare"... non sei nè il primo nè l'ultimo.

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  2. scrivi benissimo e lo manifesti anche bene, dovresti pensare seriamente di mettere questo dono a disposizione di persone paganti, perchè l'arte è bella, ma se te la pagano ci puoi campare.

    hai mai pensato di scrivere un saggio, un libro insomma qualsivoglia testo che possa farti conoscere un pò da tutti? se si postaci qualche cosa!

    ciao ciao

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  3. Lasciami dubitare Iris, qualcosina di me la conosco.

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  4. Eccome che ho provato. Ho scritto un paio di novelle, l'idea era di farne una raccolta sistematica stile "Dubliners" di Joyce. Purtroppo mi è stato detto da persone da me contattate per un'eventuale pubblicazione che i testi erano validi, ma che non avrei potuto affrontare il mercato. Ho uno stile troppo "novecentesco", ho letto troppo Pirandello, Svevo, Pavese, Verga, Vittorini, Moravia, Camus, Sartre, Cechov, Rimbaud, Baudelaire, Joyce, Orwell, Wilde, Kafka, Mann, Poe, Calvino, Eliot, Gadda, Leopardi, Ungaretti, Foscolo, De Filippo... li cito a vanvera. E fu così che mi venne il pallino di volermi occupare di economia. Per colpa del mercato.

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  5. si infatti ho notato il tuo stile, però è davvero un peccato perchè ci sono persone che amano leggere anzi rileggere gli stili già affrontati nell'epoca a cui appartengono, per esempio, io sono un'amante della letteratura inglese ottocentesca e leggere qualche romanzo scritto con quello stile mi farebbe + che piacere, però io non penso che sia una questione di non poter affrontare il mercato, perchè di persone colte come noi (e come chi frequenta il tuo blog) ce ne sono in giro, non tutti leggono solo le previsioni del tempo, cmq dicevo, c'è il problema che ormai la gente legge solamente 100 colpi di spazzola prima di farmi una sveltina, libro che personalmente fa schifo, oltre che da un punto di vista stilistico, ma fa proprio schifo, non lo userei nemmeno come livellante per il mio tavolo. fai bene ad occuparti dell'economia, anche io mi occupo dell'ingegneria, però avrei voluto fare la pittrice, è normale che nella vita bisogni un pochino abbassare lo sguardo, però io penso che sbagli ad arrenderti eh, calcola che la gente si legge roba scritta da faletti e da moggia, con tutto rispetto per quelle persone a cui piace, ma come dico sempre io "c'è di molto meglio in giro". spero con questo mio commentoi di non aver offeso nessuno, ho solamente espresso un'opinione. bacioni!

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  6. ahaah no moggia moccia!!! scusa il mio italiano maccheronico!

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