mercoledì 27 dicembre 2017
Quella pagina che urla
venerdì 24 novembre 2017
If I rise
sabato 8 luglio 2017
Apocalypse Later
domenica 27 settembre 2015
sabato 29 agosto 2015
La natura
- E alla fine, per colpa di questo cazzo di vento, la nostra gita alle Tremiti è saltata.
- Amore, ma sono appena 10 secondi di filmino e già hai sparato il primo "cazzo".
- Ahahahhaha, scusami, è la mia natura.
- Quando i nostri figli vedranno questo filmino, diranno: che madre scurrile abbiamo!
- Eh sì.
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Alcor, dovresti fare un film su questa cosa. Parti da queste parole, e poi dopo anni i suoi figli arrivano. Sei tu che non ci arriverai.
martedì 25 agosto 2015
martedì 28 luglio 2015
Filmaking
Ad un certo punto ci si ritrova a percepirsi di esser soli.
A vedersi, toccarsi (in tutti i sensi) e a riconoscersi soli.
La cosa non è sconosciuta né sgradita, però è sovente foriera di qualche cazzata, compiuta in nome del senso di onnipotenza che pervade un animo dagli indirizzi sparpagliati.
E quindi, tra tutte le opzioni esistenziali possibili, la percentuale di cazzate schizza come il valore dell'oro nei mercati ai tempi dello spread a 500.
Quelle inequivocabili gesta insensate, tuttavia, sono reinterpretate dal proprio geniale intuito come una mera seduta psichica tra te stesso ed il dio Onan. Perché a vedersi vivere non è poi tutta questa storiaccia il nostro tempo, nonostante, in fondo, si sia perfettamente consci dell'abisso tra le intenzioni e la reale esecuzione dei propri propositi.
Tradotto: che cazzo ci esci a fare con una se non sei convinto di volerci niente?
Ma chissenefrega dell'utilità marginale, dopo tutto non abbiamo fatto un mezzo dottorato in economia politica per scoprire che tutto si regge sull'asimmetria informativa? Il guaio è quando il venditore infame lo fai con te stesso, e cerchi di rifilare una sòla all'uomo descritto nel documento che hai in tasca.
L'aggravante di questo pellegrinare vacuo attraverso templi sconsacrati alla ricerca della pentecoste, si verifica quando questa conferma di se stessi, passa attraverso la mera ed impalpabile (in tutti i sensi), contemplazione delle evidenti prosperositá di costei, così celate nell'abbondante e intrigante superfetazione di vestiti in una notte di quasi estate.
E mentri cerchi di capire inutilmente la consistenza di quelle femminee ghiandole che determinano il nostro inquadramento nella classificazione del Linneo nel regno animale, ti ricordi quelle grandi verità matematiche che hanno popolato la tua gioventù: la possibilità che lei te la sganci è inversamente proporzionale agli ingiustificabili strati di vestimenti che ricoprono le sue agognabili membra.
E mentre con la tal donna ci ragioni anche piacevolmente, e ti lasci anche andare all'indicazione della esatta collocazione nel firmamento di qualche astro, ti rendi conto che la tua vera, unica, auspicabile chimera è allontanata vorticosamente da una disvelata faticosa necessità di conquista lenta e irreversibile che non figurava propriamente nei propositi a breve termine di quella serata.
Mentre il dilemma dell'azione giusta nei modi errati stava cominciando a scavare la sua tana nella mente, la vita con tutta la sua ferocia si abbatte come una scure su quelle nombrilistiche scommesse cerebrali, e ti riporta a più materialistiche considerazioni: t'hanno fregato la macchina, povero idiota.
Insomma, potevano fregarmela in seguito ad esperienze di più notevole importanza? No! Doveva succedere per la più lapalissiana delle inconcludenti cazzate, a sancire il colpo di grazia.
Senza rammentare qui i dettagli che hanno condotto i nostri eroi al miracoloso ritrovamento del mezzo deportato dagli ignoti malfattori, ci si ritroverà una sera a riderne con uno dei tuoi più fidi compari.
Lì ti suggeriscono di buttare giù una storia che dia un senso all'avventura e ad i suoi portati grotteschi.
Mediti dunque che la maniera più bella che un uomo ha di infondere un senso a tali episodi possa essere quello di tentare di elevarli a casi universali, e a berci su un paio di Oban mentre coinvolgi altra gente.
E che nella scrittura di quella sceneggiatura prende forma la ragione di ciò che hai vissuto ed imparato. E quando giungi ad accendere la macchina da presa e a provare un copione con gli attori quel senso si allarga e sconfina. Avvolge tutto.
E scopri cose e persone che meriterebbero da sole, forse, una nuova puntata. Quella del che cosa è successo dopo aver girato un film ispirato ad un'esperienza generata dall'aver tentato una cazzata in seguito ad un dispiacere non propriamente sottile di qualche mesetto fa.
Così come potrebbe finire tutto in una puntata pilota senza seguito. Probabile, conoscendo la timidezza e il tratto lieve del mio essere al mondo.
Ma sedendo e rimirando oltre la siepe delle proprie barriere, oltre il mondo più disordinato della propria mente, se allarghi la sfera dell'indagine sui possibili futuri, più s'espande l'ombrello convesso delle cause gestanti dei tanti ieri che si incatenano in tanti possibili oggi, e minuscoli domani lontani.
Come in un cerchio fatto di scuse e motivazioni che si rincorrono, e ti chiedono soltanto di non addormentarti come sempre nella contemplazione del tuo masturbante egoismo. Ma che forse vale la pena porgere qualche domanda in più a chi incontri lungo la strada, soprattutto se ritieni le possibili risposte degne di conservarsi tra le cose di cui tener conto nella tua memoria a breve termine.
Ché poi ci son sorrisi ed espressioni di un viso che non avresti ammirato mai se qualche coglione una sera non avesse deciso di asportare il tuo veicolo criminalmente. E quella stupida storia non fosse stata scritta.
Ogni più piccola cosa genera conseguenze per l'eternità, come un'aria di immenso cielo che ritorna anni dopo anni nel sestetto Atlante delle Nuvole.
Dove anche un diverso colore di una tazzina al mattino può rivoluzionare tutto completamente.
martedì 21 luglio 2015
L'uomo e la grotta
lunedì 6 luglio 2015
Speleo Alcor
I nostri eroi: Grossman, Bart, Alexander, Danny, Bechy, Alcor, Frank, Francys.
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giovedì 2 luglio 2015
Golden Age
lunedì 11 maggio 2015
Il Conto del veterinario
Anzi, dovresti tenere in conto che anche io potrei andarmene da un momento all’altro.
Ok. Anche tu potresti andartene da un momento all’altro.
giovedì 23 aprile 2015
Che fai?
giovedì 16 aprile 2015
Il metalmeccanico neomelodico
Attraversavo una strada che un organo di governo di cui faccio parte ha dichiarato a traffico limitato durante il week end e durante l'estate.
Lo stesso organo di governo di cui faccio parte ha altresì stabilito che durante i giorni feriali il transito veicolare dovrà avvenire a velocità molto bassa per consentire, ad esempio, ai difensori della salute mentale pubblica come me, di litigare serenamente sui social mentre si attraversa la strada in questione, con la dovuta e sacrosanta distrazione da polemica, senza ritrovarsi falciato via da una golf grigia con assetto ribassato e vetri oscurati.
E dopo essere stato graziato dal fato, mentre uscivo sconfitto dalla sfida immane di far comprendere a un grillino che l'avanzo di amministrazione in un comune non è propriamente un vanto, ho osservato il mio boia mancato al volante del suo veicolo. E l'ho sentito nitido e inconfondibile, così fermamente affogato nell'aria da scoraggiare l'effetto doppler: il neomelodico a palla.
E non ti ho odiato. Ti ho invidiato. Ho invidiato la tua battaglia personale sconosciuta che conduci dentro, perché qualunque sia la tua trincea, figliolo, è splendida. Per te non provo rispetto, provo infinito amore, perché rappresenti la meta ultima di libertà a cui ogni essere umano assennato dovrebbe tendere: il nulla.
Ho visto la tua busta paga da metalmeccanico, leggera e sicura nonostante la fiom, nonostante il jobs act.
Nella tua splendida spaccata automobilistica nel corso, sulle note di Gianni Celeste, ho visto lo stato intermedio che separa l'essere umano mediamente incasinato dal massimo dei possibili stati della libertà: il cane randagio che caca per strada.
sabato 26 gennaio 2013
2020: crociata nello spazio
E dopo qualche minuto la domanda che sorge da parte di qualcuno è la seguente: ma che minchia è 2020?
Vabbè che c'hai un profilo di rischio pari a quello di un criceto nella gabbia con la giostrina rotta, ma cristo, tutti quei tg1 economia???? Dopo aver udito questa scellerata notizia, ho cominciato a sperare che lo spread torni a salire, finanche ho meditato di votare Tremonti.
Credo stia tentando di smaltire la rabbia di una settimana di vacanza in egitto con zoccolona incorporata che rischia di saltare per la sagacia di scegliere una simile meta giusto nel periodo di recrudescenza della primavera araba. Come dargli torto, se ci fosse ancora Mubarak, non avremmo di questi inconvenienti.
... e mi chiedo, in questo disperato sabato dai piedi freddi, da scatolette di tonno e insalata scondita e tozzi di pane integrale, mentre la televisione nel tinello trasmette un vergognosissimo film con massimo boldi nella sua versione per non udenti (nella fattispecie, i miei, che hanno il volume impostato a 250/100), che mi desta furente l'odio verso la cadenza lombardo/veneta (pur avendo la zita lombarda)... e mi chiedo, dunque, come cazzo abbia fatto l'Italia a rendere apprezzabile uno come massimo boldi, e poi... che minchia vuol dire mai "2020"?
domenica 29 luglio 2012
Three Dark Knights
Assuefattosi presto a quel tumulto sonoro, ecco affacciarsi meschinamente il più arcigno degli ostacoli frapposti fra la sua persona stanca e l'agognato riposo: una austera e turgida erezione.
- Ehi! Disgraziato! - Urlò suo padre alla vista di quei manigoldi. E tre snelli esemplari di scassinatori di serie B in tuta metalmeccanica, passamontagna, dotati di picconi, tenaglie, e piede di porco, balzarono spaventati alla vista dei due nottambuli.
Finalmente l'ormone s'acquietò.
lunedì 19 settembre 2011
La casa in collina
R. è nato vicino al mare, ma non sa nuotare. Si dimena nervosamente come un mastino abbandonato nell'oceano di una vasca da bagno, con la paura di affogare.
Ha dei vecchi scarponi da montagna che gli regalò uno zio di sua madre che aveva la passione per i funghi, ed ha vissuto diversi anni in una casa circondata da boschi di quercia che ora son più bassi lui.
Lui i funghi li apprezza, e sa riconoscerli solo se messi a contorno di una bistecca al sangue; se fossero posti ai piedi di un tronco non saprebbe come individuarli e sarebbero del tutto inosservati.
Ama la montagna perché, dicono, vi è aria fresca e poco inquinamento luminoso, e la sera è necessario coprirsi bene perché il freddo passa sulla pelle come un rullo. Ma in montagna non c'è mai andato, perché la montagna è troppo lontana.
La collina è tutta suddivisa in parallelogrammi irregolari, tutta tappezzata di ulivi e vigneti che ogni anno restituiscono lo stesso frutto, la stessa polpa, lo stesso odore. Piove poco e d'estate si soffoca al mattino e si rabbrividice dopo il tramonto.
In collina, R. va in giro con gli scarponi ed il costume da bagno. Non sapendo nuotare e non sapendo raccogliere i fungi.
La collina sta al centro e non sta da nessuna parte.
La collina è un limbo con poche storie da raccontare, e tanta vita che scorre senza consapevolezza. La collina è troppo alta per chi dal mare approda alla terra ferma, ed è troppo bassa per gli amanti della vertigine e dei grandi panorami.
La collina sta lì a cercare di ritagliarsi un ruolo che non è sancito in nessuna sceneggiatura orologica e idrogeografica. La collina è a metà strada, ed ogni cosa non è abbastanza vicina da poterla distinguere chiaramente, né abbastanza lontana per offrire un riparo ed un rifugio nascosto.
La collina ha pochi connotati. La collina non esiste.
mercoledì 14 settembre 2011
Also spracht Alcor - la vita è uno stato mentale
Domani parto, again.
Tra la stasi esogena e la convalescenza che mi ha immobilizzato tutto ciò che esiste tra il mio basso ventre e le mie ginocchia, il mio pensiero corre e ricorre al racconto Infanzia di un capo, di Sartre. Quello del concetto della "immensa attesa", per intenderci. Omosessuali a parte (con tutto il rispetto), esistono parole che si attaccano alla pelle come elettrodi, e sembrano raccontare i picchi e i precipitati attraverso il diagramma che quotidianamente si tende ad arginare.
Uso l'impersonale, o un'anonima prima persona plurale, ma è di me che parlo, visto che il residuale tessuto di esseri terrestre mi è tuttora sconosciuto.
Dovremmo ripartire da alcune costanti: da Nietzsche, dal tonno con la maionese, dai cappelli ottocenteschi, dal nodo windsor alle cravatte, dal tiramisù, dai sudoku e dall'indifferenza imperatrix mundi.
Ricevo la telefonata di un caro amico che non ha del tutto perso la voglia di rantolare nel torbido. Del resto, perché biasimalo, ha solo 24 anni è assolutamente comprensibile che egli sia ancora in grado di invocare una solidarietà generazionale nell'erezione di un fronte battagliero contro questa manica di cialtroni che si proclama classe dirigente.
Mi veniva in mente che il porto vicino casa mia non riesce a sviluppare il suo potenziale di affari perché è poco profondo. Il pescaggio inferiore lo rende poco competitivo perché impedisce alle navi più grandi di poter attraccare.
Si potrebbe scavare. Si potrebbe, no?
Peccato che vi abbiano sversato tanta di quella merda, nel corso degli anni, che smuovere un sassolino dai fondali significherebbe mettere in circolo tossicità allo stato puro.
Ecco cosa accade quando si smuovono consolidati strati di schifo, per riconvertirsi e non crepare.
giovedì 8 settembre 2011
Two seconds, XL*
Alcor non trascorreva le vacanze solo con la propria ragazza da poco meno di 29 anni. E la cosa deve aver avuto un effetto positivo sul suo organismo, perché, nonostante la pressoché invariata determinazione nel non praticare alcun atto finalizzato all'estinzione dell'adipe in eccesso, i suoi alunni l'han ritrovato più in forma e più giovanile (mah!).
Discrezione e buone prassi sulla tenuta della diplomazia familiare, quando vi è una particolare dedizione alla lettura, consiglierebbero di omettere dalla cronaca la pedissequa narrazione della vita di coppia vacanziera, nei suoi aspetti più intimi e appassionanti.
Ergo, escludendo dalla celebrazione di quei venti giorni, tali estasiatici dettagli....
... ... ...
...Racconto completato.
* il titolo del post non allude ai tempi di reazione di Alcor nei riguardi della massima espressione di bellezza in circolazione nel sistema solare, bensì ad un particolare equipaggiamento da campeggio.
domenica 4 settembre 2011
La vita interiore
- Ma lei è un giocatore di rugby?
- No, pratico attività più tranquille, come la briscola.
- Fuma?
- Sì, ho un'insana propensione al carsismo polmonare.
- Diamo una controllata alla prostata?
- No! Sono diventato obiettore di coscienza pur di non far visitare la mia prostata! La prego...
- Ma giunti alla sua età un controllo sarebbe opportuno, suvvia, non faccia il bambino, si volti.
- Le ho detto di no! E comunque sono ancora giovane per badare alla mia prostata!
- Lei "giovane"? Ma sta scherzando, vero?
- Perchè?
- Lei crede davvero di essere ancora giovane?
- Ma... è scritto qui, legga, sui miei documenti.
- Quali documenti?
- Ecco, questi... ma.... che cosa è successo alla mia immagine?
- Che cos'ha la sua foto?
- Sembra essersi ingiallita, all'improvviso, e il mio nome è sbiadito, la mia altezza dimezzata, che scherzi sono questi?
- Tenga, si guardi allo specchio.
- Ma, chi è questo vecchio canuto?
- Come chi è? È lei, non si riconosce?
- Ma non posso essere io! Avevo il viso tondo e i capelli neri quando sono venuto qui.
- Quanto tempo crede che sia trascorso da quel momento?
- Come sarebbe, quanto tempo... Un'ora al massimo...
- Un'ora al massimo, dice? Lei ci sta lasciando lentamente, figliolo. Su, si giri, dobbiamo controllare la prostata, è necessario.
- Ma vuole darmi una spiagazione? Che cosa c'era in quel bicchiere che mi ha offerto?
- Dei drenanti naturali.
- E cosa significa tutto questo? Perché sento le gambe cedenti e un forte mal di schiena?
- Che lei deve svegliarsi, giovanotto. Che lei deve necessariamente svegliarsi e andarsene da qui.
Le scelte sono gli angoli in cui si depositano le scorie della solitudine in cui è confinato ogni uomo. Ai bordi del pavimento, lungo i muri delle stanze, basta una passata di un panno umido per ristabile una parvenza di chiarezza. Agli angoli, invece, resta sempre qualcosa che si deposita col tempo. Lì, dove i contorni si fanno irregolari, dove è obbligatorio svoltare per non andare a sbattere contro un percorso nottambulo, e dove fa più male se ci si rovina contro.
Dopo aver fatto i gargarismi col suo colluttorio rosso, e avendo avuto cura di riporre il suo deodorante ascellare nel bagaglio, andò incontro a suo padre che lo aspettava battendo la pianta del piede.
Allargò il nodo della cravatta per non lasciare che l'ansia lo strozzasse. Qualche felpa per la sera l'aveva portata con sè. Doveva ancora interpretare gli adattamenti del suo corpo ad un clima diverso a quello a cui era abituato. Ogni tanto si schiariva la voce con un grugnito silenzioso per modulare meglio le sue parole. Aveva capito che plasmando bene le parole avrebbe potuto rendere meno infettivo il suo accento marcatamente distintivo.
Durante il volo provava a intavolare discorsi con se stesso per saggiare i suoi progressi nel tenere a freno le mani, per controllare meglio gli effetti dell'ansia.
Che avrebbe avuto a disposizione poche altre occasioni lo sapeva bene. Non si è giovani per sempre. E la resa dei conti inesorabilmente è depositata sempre là, all'angolo della stanza.
Avrebbe sciorinato ancora una volta il novero delle sue esperienze. Una ad una, come un susseguirsi di stazioni deraglianti che non avrebbero mai conosciuto un approdo. Avrebbe provato ad offrire alla commissione una rilettura di quegli eventi che fosse meno ufficiale. Avrebbe tracciato il filo conduttore di quella rincorsa alla normalità affrontata con tanto coraggio ma con pochi apprezzabili impronte nel corso evolutivo della specie umana.
Giunto a destinazione lei lo venne a prendere, e lo abbracciò. Per un attimo ebbe il sospetto che vi fosse una larga pozzanghera che separasse la realtà monolitica e immutabile dall'idea che costei in quel momento stava stringendo tra le sue braccia piene di ardore.
Ogni minuto che da allora trascorse assomigliava al campanello del giudice istruttore che freddamente enucleava le ragioni di una speranza malriposta.
(I vincenti li riconosci subito, riconosci i vincenti e i brocchi. Chi avrebbe puntato su di te? Io avrei puntato tutto su di te, Noodles. E avresti perso.)
Lei le offrì una granita all'anice, preparata come solo sua madre sapeva fare. Era diventata consuetudine da un po' di anni. Egli guardava il suo bicchiere di granita nel quale giaceva l'ultimo sorso. Pensò che non aveva sempre bevuto granite. Che per larga parte della sua vita le granite erano fluite in maniera indifferente senza che gli venisse mai venuta voglia di berne un bicchiere. Tanti anni erano trascorsi senza che le granite fossero mai esistite.
Un giorno, invece, s'accorse che faceva caldo e che non aveva fame, e che una granita gli sarebbe bastata per restare in compagnia di persone a cui avrebbe poi voluto bene.
Pensò che questa volta non sarebbe stato necessario avvisare a casa che il viaggio era andato bene.
Per anni gli avevano insegnato ad aspettare, a rinunciare, a restringere il ventaglio delle scelte. Si presentava al mondo dei vivi ricolmo di un amore che recava in dote miriadi di capitoli incompiuti. Storie affogate nel cesso al primo apostrofo erroneamente collocato.
Come quelle vecchie macchine da scrivere che andavano con i nastri di inchiestro nero. Bastava un dito un po' più disconnesso a rendere inaccettabili discorsi interminabili.
Infilò il suo pigiama invernale, e respirò a fondo il calore che da quell'abbraccio ancora s'infondeva. Una lacrima si addensò alla cornice del suo occhio sinistro, come un vetro rotto da cui penetrava la pioggia.
Sentiva il peso di tutta quell'inadeguatezza a cui aveva lasciato ampi metri di vantaggio, e che proseguiva lenta, lentissima, e lo precedeva nella risoluzione dei suoi algoritmi quotidiani.
Anche con il passo di Achille non l'avrebbe mai raggiunta, perchè essa conservava sempre una precedenza assoluta che le proporzioni dello spazio tempo avrebbero reso incolmabile.
Si nasce tartaruga, o si nasce Achille.
Si nasce compiuti, o si nasce appena.
Sul giornale dell'altro ieri vi era la consacrazione dell'incompiutezza come stagno nel quale la forza creatrice del linguaggio si edulcorava di arazzi pregiati nei riguardi di una cenciosa e scontata banalità a tratti quasi ripugnante.
L'irrequietezza è l'impeto ventoso che schiaffeggia l'insenatura al riparo del mare. Una conca aperta da cui la vita avrebbe lanciato affondi che un lago cheto e descrivibile non avrebbe mai appreso nelle sue computabili rive.
Una forma estrema di annegamento che ha come contorno incompleto la colpa, e come sbocco inevitabile la distruzione di ogni cosa.
Sentiva tutto il peso dell'umidità di un cielo in cui la sera non si rintracciano stelle.
A lei dedicò quei pensieri che si rivelarono gli ultimi. Pensieri che non sarebbe stato capace di replicare su carta per non lasciarsene privo. Ché scrivere è un impoverirsi senza ricevuta fiscale.
L'arte, un condono sull'inconcludenza.
E la smise all'improvviso, calpestato tra i binari di una metropolitana.
giovedì 16 dicembre 2010
Homini lupus
Ebbene, non gli serviva a niente fingere: non era affatto contento dell'esistenza di altri esseri umani. Non gli si farciva l'esistenza di variegate distrazioni, non gli si coloravano le giornate, non aveva dismesso i panni lerci dell'insonne.
A dire il vero, a volte avvertiva una temporaneamente magnetica attenzione verso categorie circoscritte di popolo: elettori afferenti alla sua medesima circoscrizione elettorale in pieno godimento dei propri diritti politici, consumatori, clienti, puttane... persone a progetto.
Qualche conto, tuttavia, non tornava. Perché nonostante non facesse alcuno sforzo per variare il gradiente di apprezzamento attivo e passivo tra lui e gli altri, gli capitava sovente di finire sul cazzo agli altri senza alcuna ragione.
Ma ciò che più lo turbava era di non riuscire a farsi odiare quando vi si adoperava scientemente: perché non riuscivano a capirlo.
E non vi è più profonda cesura con il convinto presiedere se stessi nel mondo dello sprecare il proprio odio verso chi non sa apprezzarlo.