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sabato 20 luglio 2019

Soglie di anomalia

Minuscole e trascurabilissime tracce
che rendono l'oggettiva globale bellezza
in conclusione ripugnante.

giovedì 8 febbraio 2018

domenica 17 dicembre 2017

Nascosti

- Credi che possano riconoscermi se indosso questo berretto?
- Forse..
- Non ho più dei capelli che restano impressi nella mente della gente. Sono corti ed anonimi.
- Son belli comunque. E non sono corti. Comunque no. Non rischiamo.
- Non rischiamo.
- Non rischiamo, potrebbero vederci. Lo sai che non sarebbe giusto.
- Le gente non bada noi.
- Non ne sono certa.
- Da chi ci stiamo nascondendo?
- Ci nascondiamo dalle chiacchiere che ci farebbero del male.
- Anche sottrarci alla luce ci fa del male.
- No, Alcor, no.
- Da chi ci stiamo nascondendo?
- Lo sai.
- Ci stiamo nascondendo da noi stessi. Ci stiamo mischiando alla polvere del tappeto che avvolge le mattonelle rotte delle nostre paure.
- Resta qui, in questa gabbia.
- Non parlo.
- Non parlare Alcor.
- Non voglio raccontarci.
- Non esistiamo se non nelle elucubrazioni della tua noia domenicale.
- Perché fuori fa freddo.
- Perché non sei ancora pronto per uscire, torna qui, nella gabbia.
- Non riesco a camminare sù per il bosco.
- Dormi qui, Alcor.

giovedì 7 dicembre 2017

Questi fantasmi

La porta tra un mondo ed un altro è una scelta. Nostra o del fato.
Me lo chiedevo sempre, tutte le volte che stazionavo stabilmente sulla corsia di sinistra. Ogni volta che in curva resistevo sul mio tragitto senza remore, mi si apriva quel wormhole mentale su mondi paralleli. E se per una qualsiasi forza gravitazionale dovessi finire poco più a destra? Sotto questa mandria di pachidermi di ruggine e carbonio. 
Dove andrò? Chi conoscerò? 
Riuscirò a vedermi vivere al di fuori?

E se davvero ci sono finito là sotto, tra le mortali lamiere? Che cos'è questa dimensione che mi tocca vivere adesso? Una delle tante illusioni che confezionano un pacchetto diverso di scelte? 
Questa gentenuova chi è?
Io esisto ancora? O sono solo l'illusione di me stesso?

Che differenza avrebbe mai fatto? Alcuna. 

giovedì 25 giugno 2015

Tra qualche anno

- Sono contenta di rivederti Alcor. Davvero.

- Be' sì, passavo da queste parti e, dato che non hai cambiato numero di telefono, ho pensato di...

- Hai fatto bene. Mi fa piacere. Sì sì.

- ...

- Ti trovo in forma Alcor, sai?

- Embé vedi, le grotte, le arrampicate, il canyoning, la speleosub, il parapendio, i ponti tibetani...

- Ah... e per il resto come...

- Eh no, eh! Non ci provare! Non ti interessa nulla di me! E non provare a raccontarmi niente di te perché non voglio sapere che cosa è successo dopo! Va bene? Non voglio che ci raccontiamo niente! Altrimenti  me ne vado subito!

- O-ok. Come vuoi tu, Alcor, non ci raccontiamo niente.

- Brava.

- ...

- ...

- ... E quindi? Mi hai rimpiazzato? E lui com'è? Alto, magro, biondo. Aspetta... scommetto che è medico! Anzi no, è anche il figlio di un medico che ha ereditato la clinica del padre. Ed è pure glabro. E poiché ricorda vagamente che due secoli fa è esistita la lotta di classe pur ignorando minimamente cosa sia il proletariato, ha deciso di votare il Movimento 5 stelle, e ha convito anche te a votare per le parlamentarie per mandare tutti a casa i politici, giusto? Ed è pure vegano, vero?

- ...

- ... E dove andate in vacanza questa estate? In Australia? Be' sì. Vacanze in Australia. E dimmi, l'ha pagata la TASI sul mega-villone in brianza? Ha bestemmiato contro il governo? In effetti con quei soldi avrebbe potuto posare la prima pietra della nuova piscina, giusto. Oddio... No, non dirmi niente, non mi rispondere. So già tutto. Non mi interessa sapere niente. Non mi importa più nulla. Me ne vado. Ciao. 

giovedì 23 aprile 2015

Riunioni

- Ma mi si nota di più se vengo e non prendo la parola, o se non vengo per niente?

- Tranquillo Alcor, l'hanno rinviata.

venerdì 27 luglio 2012

Over the glass

- Be', che te ne pare di questa vetrina, Alcor? 

- Trovo che sarebbe bellissima, se non la guardasse nessuno. 

Dacchè fruisco di estati civilizzate è sempre stato così, altissima propensione all'isolamento audiotermofatmologico e tattile dai miei simili, fenomeno largamente riscontrabile se analizzato nelle ore successive al tramonto.

- Questo abito? Come credi che ti starebbe?

- 'Na merda, devo supporre.


Chissà come si starebbe comodi su un letto di tegole. Piuttosto. I primi quindici minuti trascorsi nel fruire di spettacoli ipocondriaci di ossessionate affermazioni artefatte di se stessi, sono estremamente indigesti. Forse perchè rubano la scena a chi saprebbe esser ancor più indigesto.

- Così facendo, non dando risposte, col risponditore automatico "niente", attiri odio.

- Lo so. 

Quando la domanda più frequente che ti viene rivolta è: "sei sposato, hai figli?", comprendi che la faretra sta diventando scarica. E che non si vede più tanto bene per mirare degnamente.

giovedì 8 dicembre 2011

Il prossimo tuo come te stesso

- Ha qualcosa da dichiarare?

- Tutti credono che l'Italia sia una nazione mediocre dal punto di vista militare. Ci siamo travestiti in maniera permanente di questa immagine di avvinazzato pressapochismo all'interno del quale si perpetuano indisturbate le nostre metalliche contraddizioni.

- Ma cosa sta dicendo?

- L'industria bellica controllata dallo Stato non conosce crisi. Mentre con una mano vi dissanguano spalancando la valvola della miseria del popolo, con l'altra ci si prepara al più esoso shopping guerrafondaio degli ultimi anni. E sapete perchè? Perché se noi non compriamo dagli altri, altri non compreranno da noi. E non possiamo permettercelo.

- Va bene, sir. Adesso vuole gentilmente spiegarci bene come sono andate le cose?

- Lei non può capire, tenente, davvero. Stamattina avevo delle scadenze ma nessuno mi rispondeva al telefono. La gente, mi creda, mi aveva garantito che avrebbe onorato i propri impegni. Ma quando ho cercato conferme, nessuno mi rispondeva. Poi ho preso il treno. Sa, solitamente preferisco sedermi da solo, è meglio. Quando vi è un'intera fila libera preferisco sedermi al lato corridoio per scoraggiare chiunque ad attraversare il mio spazio per sedersi dal lato finestrino. Quando mi sono assicurato che non vi sono più ulteriori minacce mi accomodo accanto al finestrino per guardare i paesaggi.

Mi piace osservare i tetti, e le auto parcheggiate nei pressi delle puttane. Io non ci sono mai andato a puttane, non saprei che cosa dire loro per esordire. Senza una buona introduzione non si potrà mai concludere. Lei ci va a puttane, tenente? Come esordisce? Comincia a trattare sul prezzo?

- Non si perda in chiacchiere, risponda alla mia domanda.

- Sa tenente, io detesto sentirmi guardato. Detesto che mentre io sono qui a parlare con lei, magari a qualche centinaio di chilometri possa esserci qualcuno che si stia ricordando di me e stia soppesando la mia vita sul bilancino della fortuna.

- Senta, non abbiamo tempo da perdere...

- ...Stavo camminando e lui mi stava venendo  incontro. Aveva un paso sicuro, guidato da una chiarezza quasi celestiale. Era magro, con questa enorme massa di capelli ricci neri che ondeggiavano come molle di gomma.

- Che cosa ha fatto.

- Non mi ero accorto di lui fintanto che non ha cominciato a guardarmi. Mentre si riduceva la distanza tra noi, mi dava l'impressione di danzare lievemente nel suo passo. Ho pensato che fosse un idiota qualsiasi, o un drogato travestito da adolescente. Ha cominciato a sorridermi dando per scontato che l'avessi riconosciuto. "Chissà che lavoro fa costui". Ho pensato mentre mi allargavo alla mia sinistra per evitarne di incrociarne l'odore.

- Si tratta di un musicista.

- Ah, un musicista,.

- E poi?

- Mi fissava e sorrideva, e lentamente si portava via tutto. Si impossessava della strada, dell'aria, dei muri gialli, e del peso che sembrava domare. Senza alcun dubbio mi stava venendo incontro. Voleva portarmi via qualcosa, qualcosa che aveva già visto, che conosceva, che probabilmente sosteneva essere stata sua, e che solo per un fortuito caso, adesso, si trovava in mio possesso. Sì, ma che cosa? Fingeva quel sorriso questuante, ma in realtà la sua leggera educazione tradiva la risolutezza del diritto che avrebbe vantato con supponenza quasi divina. E poi ancora mi guardava, mi ordinava quasi di liberarlo di me, e di riconoscere la distanza universale tra noi....

- E?

- ... e allora l'ho afferrato per capelli e ho fatto sì che la sua convinta arroganza scolpita sul quel viso conteso tra il dionisiaco e l'idiota, si esaurisse contro il muro giallo alla sua destra.

venerdì 28 ottobre 2011

Qualcuno era comunista


Compagno Andrej, abbiamo finito le munizioni. Dobbiamo ripiegare.

Mai.

Ma non ce la faremo.

Resistete. Non vedo altra speranza che il capovolgersi violento del mondo.

domenica 4 settembre 2011

Ad ognuno il suo cattivo gusto


- Ma insomma! Ti sembra giusto?

- Coerente.


- Se non ce lo diceva la tua ragazza di questo "coso" dove scrivi, non avremmo mai letto un messaggio, un biglietto, un qualcosa!

- Che cazzo vuoi, oh?

- Come, "che cazzo vuoi"? Ti sei suicidato!

- Non si chiama "coso", è un blog. E comunque ve l'avevo detto, e con un lessico abbastanza comprensibile per il vostro basso profilo scolastico.

- Ma quando ce l'avresti detto?

- Ma a pranzo, cretino, poco fa.

- Ma quando?

- Mentre mangiavi il polpettone e ti accusavo di non aver mai voluto riporre un centimetro di fiducia nei miei confronti, lasciando che io stesso mi convincessi che non ne valeva la pena.

- Mi hai detto queste cose? Ma io non ricordo!

- Certo che non ricordi, te le ho dette parlando ad esempi, a parabole... avresti dovuto capirtlo, da solo, senza disegnino.

- Potevi essere più chiaro però!

- Ma dove cazzo hai sentito mai di uno che si suicida dopo aver ponderato la cosa in un dibattito luculliano... sei scemo?

sabato 6 agosto 2011

L'officina


Io me le ricordo quelle chiavi inglesi, e quei bulloni pieni di grasso.  Mio padre aveva attaccato un pannello di legno compensato alla parete dietro il bancone. I ferri erano tutti appesi ordinatamente a dei chiodi sul pannello.



 



Ne arrivavano di ogni genere, ciascuna con ogni tipo di guasto. Da un irrecuperabile cedimento della testata, alle sospensioni scariche, alle marmitte bucate, sino a graffi e ammaccature superficiali che sembravano immediatamente rimediabili.



Ché a furia di tenerle dentro, a strisciarvisi sotto, ad elevarle sui ponti, esse prendevano il tanfo dell'umido dell'officina, dell'olio; nei casi più disperati, credo prendessero persino l'odore del mio fiato.

Ad alcune di esse ci si affezionava, ricordo quella Fiat Ritmo dell'88, anno di deliranti feste in campagna. Sembrava non volesse guarire pur di restare. Ad un certo punto davano l'impressione di sentirsi a casa, tra quei ferri.


Oh, alcune ci son restate, per incuria dei proprietari, per la gravità dei loro difetti. Altre invece son passate solo per un pomeriggio, un paio di giorni, un saluto e nient'altro.


Rinascevano sotto gli interventi delle mie mani e della mia esperienza, e poi correvano via. Qualche volta tornavano, come no... Mio padre diceva sempre che un'auto si adatta allo stile di guida del proprio padrone. Alcuni stili dovevan essere proprio inguardabili, perché loro tornavano e avevano bisogno di essere rimesse a posto.

Qualcosa resta sempre, anche solo impronte su carcasse all'ultima corsa. Tracce di un passaggio, appunti sul taccuino che reclamavano il cambio di olio e filtri.

E poi, rimesse a nuovo, autonome, sicure, dovevano correre da sole, sapendo che è sempre possibile ammaccarsi, ma che è sempre possibile riprendere la strada.

Quando ne mandavo via qualcuna, sembrava che mi guardassero con disprezzo. Forse pensavano che volessi negare loro la mia assistenza.

Ma una carrozza trainata prima o poi dimentica come è fatto l'asfalto e non sa tenere le curve. Faglielo capire.

 

mercoledì 3 agosto 2011

Agenda esistenziale


Al mondo non gliene frega un cazzo, sapessi a me:




- sinceramente il nichilismo non era uno status esistenziale biasimabile: si commentava molto e si viveva poco. Il solo accorgersi che talvolta lo si guarda con malinconica nostalgia, è sintomo evidente dell'insoddisfazione di default che permea l'esistenza come una peritonite dalla quale non vi è scampo. Indi il nichilismo è una scienza esatta, senza dubbio alcuno.



- premesso questo, la felicità può esistere, non vi sono abituato, ma esiste. Conviverci è disgraziatamente complicato, ma proiettando immagini future forse anche il valore attuale del capitale vitale può incrementare il proprio valore. Il CAPM applicato alla quotidianeità non era sperimentato al meglio, quindi non saprei.

- confermo: esistono persone che sono sterili surrogati alla masturbazione.

- ti svegli una mattina e capisci che essere buoni è solo un viatico all'inculata. Banalità estrema, lo so, però il dolore lo senti lo stesso.

- la crisi finanziaria ci seppellirà come carogne non del tutto prive di vita. Ma ce lo meritiamo, tranquilli.

- sono troppo giovane per alcuni, ma serenamente affermo che sembro più vecchio.

- piaccio a lei, e non a sua madre. Forse è la volta buona. Il teorema de "Il laureato" non si applicherà.

- litigo con  un essere umano a settimana, media accettabile; se comprendessi le ragioni di questi livori saprei infondere ulteriori sforzi per migliorare la media.

- mi piace kundera, ma anziché letto, va studiato lentamente.

- mi guardo allo specchio e penso: se avessi qualche chiletto in meno, mi depilassi, mi curassi la barba e mi tagliassi i capelli regolarmente, sarei un bel ragazzo. Peccato. Vizi di fondo per chi ama molto la potenza e se ne fotte dell'atto.

- i grancereali col tonno son buoni. Provateli.

- colui che comprenderà che le fette biscottate sono gustabili sia col dolce che col salato, senza doverlo provare empiricamente, entrerà nel regno dei cieli, e siederà al mio fianco.

- non sono blasfemo. Tendo a irrobustire quel vago sospetto di essere fatto ad immagine e somiglianza del creatore di questo bordello con pochi  orgasmi degni di nota.

 



di perduti capelli e di future realtà
di bei ricordi andati a male

di bugie per amore e amori senza pietà
e di occasioni al vento

venerdì 22 luglio 2011

Babilonia


[Gesù in un locale di Drag Queen - si ringrazia ChuckIrvine]



- Che ti do?

- Ho voglia di un calice di Brunello, di quello buono. Oh, cavolo, dopo tutti questi millenni avete ancora nervi per ascoltare la musica a questo volume?

- Non ce l'abbiamo il vino, tesoro. Solo miscele infernali. E se non ti piace la musica puoi accomodarti nel dormitoio in fondo alla strada. Conciato da pezzente, con quegli stracci, forse ti lasciano entrare. Ma non fare accattonaggio sul sagrato della chiesa, rischi un verbale dal vescovo.

- Ahia, una fitta, ho ancora il costato infiammato. Orsù, dammi un calice con dell'acqua naturale,  ché ci penso io.

- Tu non sei di queste parti. Qual'è il tuo nome?

- Uhm, chiamami pure Emmanuel.

- Dimmi un po', Emmanuel, ma chi è il tuo parrucchiere, Jeffrey Lebowski?

- Ah-Ah-Ah.... Simpatica. Stronza.

- Eccoti l'acqua, sciacquati le viscere. E una volta purificato, puoi divertiti con quel donnone travestito da ombrellone da spiaggia che ti sta fissando da quando sei entrato. Ah, eccola, vi lascio soli. Il privé costa solo 30 denari.

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- Guarda, guarda chi si rivede.... Emmanuel!

- Ci conosciamo? Ricordo la samaritana al pozzo, la veronica, le pie donne, ma non mi ricordo di aver mai rivolto la parola ad un abat-jour con il silicone nelle labbra.

- Ahahahah. Ci mescoliamo alla confusione nella quale è precipitato il creato, ragazzo. Guardami bene.

- Ga-Gabriel?

- Non Gabriel, ma "Gabrielle", adesso.

- Oh, acciderbolina, sto perdendo colpi.

- Che succede?

- Niente, anziché in Brunello, l'ho traformato in Chianti. Il Chianti fa schifo, non lo farei bere nemmeno a Giuda. Non ci farei lavare nemmeno le mani a Pilato.

- Come mai sei venuto qui, ragazzo? A proposito, lo sa tuo padre?

- Ci son capitato per caso. Avevo voglia di svagarmi un po', di provare a divertirmi con qualcosa di alternativo. Sto troppo male.

- Che hai? Ti sei reso conto dopo duemila anni di essere stato un incompreso?

- No, quello era già insito nel sacrificio da me compiuto. Solo alla rottura del settimo sigillo capiremo se ne è valsa la pena. Verrà una nuova Babilonia.

- Hai fatto la tua parte in maniera esemplare, Emmanuel. Meriti un po' di emozioni forti. Vuoi divertirti con un'amica? Non dirmi che ti sei rassegnato al catechismo edito dalla Paoline Edizioni?

- No, Gabriel. Oh, perdonami, "Gabrielle". Non sono in animo di svagarmi.  Soffro. Maddalena se n'è andata e non riesco a trovarla. Dal giorno dell'ascensione, è sparita lasciando un vuoto grande più del mare. Non me l'aspettavo. Son duemila anni che vago.

- Forse posso aiutarti.
Io so dov'è.

- Dimmelo, Gabrielle. Ti prego. Poni fine al mio tormento... Non dirmi che anche lei s'è fatta ingaggiare in un postaccio come questo?

- Ma postaccio le corna di satana! Sai quanto guadagno io in una sera? Be' tu non lo puoi neanche immaginare. Altro che pescherecci del Mar Morto. Tzé.

- Va bene, dimmi dov'è, Gabrielle.

- Via Olgettina, Milano 2. Ma stai attento. Devi aprire il portafogli per riconquistarla. Con la povertà ti sciacqui lo scroto oggigiormo.

- Babilonia.

- Sì.

 

mercoledì 18 maggio 2011

La maieutica: Alcor ed un'ostetrica bona


- Aiuto Alcor, perchè la gente cerca sempre di indirizzarmi sulla retta via partendo con menate sul cristiansimo?

- E chi lo dice che sia quella la retta via?

- C'è 'sta mia amica infame che è fermamente credente e comunista. Sta cercando di convincermi che i primi comunisti sono stati gli apostoli.

- Nel senso che hanno fatto cadere il governo Gesù, come fece Bertinotti nel '98 col governo Prodi?

- Ahahahahah. Ma se la mettiamo così sono stati gli uomini delle caverne.

- Ciao, devo andare, il mio posto è là.

- Ciao,  W Gesù.

lunedì 16 maggio 2011

Send me dead flowers to my wedding


Ad una donna-geco:



- Sei andata a votare?

- Sì. Gli conviene fare qualcosa per la cultura o lo ammazzo con le mie mani, dillo al tuo amico.

- Se dobbiamo sposarci dobbiamo fare una cosa veloce: cambierai la tua residenza quaggiù, mi voti l'anno prossimo e poi divorziamo, ok?

- Sono in una giornata terribilmente acida, incazzosa e nervosa... sii felice di essermi lontano.

- Per un voto sopporterei qualsiasi acidità. Questa è una guerra.

- Moriresti sciolto, nella mia acidità... alché il mio voto non ti servirebbe più a un tubo.

- Nooooo, io sono basico, al massimo resterà del sale sul fondo del contenitore delle nostre vite.

- "...al massimo resterà del sale sul fondo del contenitore dlele nostre vite..." Sì, ok ti sposo.

- Son troppo brrrrravo a raccontar cazzate per convincere la gente.

- Sì, confermo.

- Considera quella frase un dono di nozze. Più che parole non saprei cosa regalare. O preferisci un solitario?




Fuggita inesorabilmente. Mai raccontare tutta la verità in campagna elettorale.

mercoledì 20 aprile 2011

Semaforo


Non ho spiccioli, quindi è inutile che mi lavi il parabrezza. Ah, aspetta. Voglio condividere con te un pensiero: temo che sia prematuro immettere gli Euro-bond sul mercato.

martedì 5 aprile 2011

Quattro mesi


Quattro mesi sono solo una stagione e un pezzo, abiti diversi, suole di scarpe consumate.

Mi sarò fatto la barba più o meno 6 volte.

Avrò pagato 4 mesi di affitto, e litigato almeno 3 volte con un gestore di telefonia mobile particolarmente avvezzo a fottere i clienti fessi.
Avrò ricevuto altrettante 3 raccomandate per indurmi al pagamento delle fatture telefoniche da una società di recupero crediti che ha sede in Sicilia, la qual cosa non caldeggia alcun ottimismo sulle possibilità che io rivendichi i miei diritti da consumatore circuìto.
Si ottiene molto di più con  un "per piacere" e una pistola, che con un "per piacere" e basta.

Sarà uscito nelle sale il film di Nanni Moretti, che comunque avrei visto da solo, e sarà passata senza far male la campagna elettorale per le amministrative.

Avrò fumato due sacche di tabacco danese per pipa, una decina di churchill, e una sessantina di pacchetti di Marlboro. La mia speranza di vita si sarà contratta in proporzione di circa una mezz'oretta.
Significa che mi sarà tolto del tempo utile per risolvere un sudoku di livello very hard. Incontenibile rimpianto per un'occasione perduta per ribadire quanto son bravo a risolvere i sudoku.

Forse avrò imparato a sentire il vuoto d'aria all'altezza dello stomaco.

Sarò tornato ad infilarmi nel vestito nero senza chiedere consulenza ad un fachiro.

L'aspirapolveri del lavagista di frodo avrà rimosso i capelli biondi che s'attaccavano rampicanti sul poggiatesta del sedile destro della mia macchina. Nostalgiche traccie di timide serate strozzate.

Forse non consentirò lo spargimento di altro DNA, rendendo vana l'assunzione a cornucopie di succhi d'ananas con pezzetti, che dovrebbero mitigare i nefasti effetti della nicotina sulla degustabilità del mio sperma.

Forse mi ritroverò a dare un passaggio ad un tunisino che percorre a piedi la statale Appia di notte.

Forse sarò consegnato ad un Centro Richiedenti Asilo gestito da un santo barbuto con un grosso mazzo di chiavi appeso alla cintura.

lunedì 28 febbraio 2011

Deregolamentazioni domestiche


Un mercato efficiente è quello che fa aderire pienamente domanda ed offerta senza distorsioni oligopolistiche, senza regolamentazioni che standardizzano l'offerta di beni e servizi, senza asimmetrie informative e azzardi morali.



Noi, che crediamo che il libero mercato sia uno dei pilastri della dignità umana, riteniamo si debba partire dall'autodeterminazione più  elementare.



Indi per cui sono stati introdotti nell'economia domestica: l'oliera a tavola per consentire l'applicazione delle dosi di olio, sale e aceto in base alle preferenze di ciascun commensale; e cancellata, con un emendamento, la norma non scritta che prevedeva un conferimento di zucchero direttamente nella moka, non tenendo conto della domanda di dolcezza di ciascun degustante.

sabato 12 febbraio 2011

Cantico 'e criature


Domani io andrò a pranzo dai miei zii. Capita ogni domenica da circa un mese, ogni volta da zii diversi.



Una fenomenale pulsione di generosità tanto esagerata quanto molesta rispetto al proprio cronoprogramma a breve termine.



Una gara di impropria solidarietà dettata da una sostenibile contingenza, che rischia di trasformarsi in una competizione olimpica che iscrive tutte le ramificazioni del parentado diffuso.
Gente che mi curavo di avvicinare nei soli periodi elettorali chiama alle ore più impensabili per sincerarsi della nostra sopravvivenza. Una tracotante attenzione che ha avuto il significativo effetto di farci staccare il telefono fisso e di farmi stare quante più ore possibili lontano da casa.



Ma la domenica il fervente affetto dei parenti va incassato tutto, a cifra tonda, senza rendere il resto. Nemmeno la dissenteria potrà salvarci.



Commentando il dì venturo, mia sorella esprimeva l'auspicio che al banchetto domenicale in trasferta potessero prender parte i miei cugini con relative mogli e prole.



Mogli e prole che io non ho mai incontrato in vita mia. Domani avrò l'opportunità di conoscere due mie cugine acquisite ed un bimbo di cui ignoravo l'esistenza.




- Quanti anni avrà il piccolo?

- Quasi tre anni.

- Tre anni???

- Sì, tre anni, Alcor. Alle spalle della tua ignavia il mondo si evolve. E se non dovessi ricordartelo, sappi che il cugino X si sta iscrivendo alle superiori, mentre la cugina Y il prossimo anno andrà alle elementari.

- Ed io che ero rimasto a due batuffoli cromosomici... il tempo passa, cara sorella. Cazzo, è proprio vero, stiamo morendo.

- Fanculo fratello Alcor, tu ed i tuoi sconvenienti approcci all'esistenza. Io non voglio pensarci.

- E invece no, devi pensarci, sorella. E riderci di gusto per domarne l'impeto. Imbrigliare ogni depressivo imbuto dell'incoscio in una folgorante risata.
Ci vuole tempo, ma tutto apparirà poi così spoglio di una qualsivoglia attesa. Lo stesso concetto di speranza sarà un'arma spuntata da barattare con una mega offerta 3x2 sulla maionese. Asciugare la vita da ogni ricerca di senso che rischia di far male alla vista peggio di una reiterata e recidiva autarchia sessuale.

Che poi un senso lo acquisterà comunque, ma data l'inaffidabilità dell'animale in noi è meglio che il senso germogli a nostra insaputa.

Ecco stasera, infermo e annoiato, mi ci vorrebbe un pompino ben impostato per accettare, senza reclami, l'idea che si debbano aprire gli occhi ogni mattina senza concedere al mondo il consenso al trattamento dei propri dati esistenziali.