Minuscole e trascurabilissime tracce
che rendono l'oggettiva globale bellezza
in conclusione ripugnante.
sabato 20 luglio 2019
Soglie di anomalia
domenica 12 maggio 2019
Pensieri poveri
La mente ristagna dove nessuno slancio ha il vigore di innalzarsi oltre un guado di pochi millimetri.
In questa arida pozza dai contorni innocui tutto si ferma nelle vecchie, accartocciate, consumate e consunte verità.
Nessuna maturazione.
Nessuna discussione.
Nessun rischio di voler crescere.
Strati di antichi entusiasmi levigati e archiviati nella purezza semplice di pochi primigeni pensieri ancoranti che si rinnegano in un nuovo mondo reietto.
I cui fasti spenti son fossili di memorie silenti.
domenica 25 febbraio 2018
Infrante
martedì 25 agosto 2015
martedì 28 luglio 2015
Filmaking
Ad un certo punto ci si ritrova a percepirsi di esser soli.
A vedersi, toccarsi (in tutti i sensi) e a riconoscersi soli.
La cosa non è sconosciuta né sgradita, però è sovente foriera di qualche cazzata, compiuta in nome del senso di onnipotenza che pervade un animo dagli indirizzi sparpagliati.
E quindi, tra tutte le opzioni esistenziali possibili, la percentuale di cazzate schizza come il valore dell'oro nei mercati ai tempi dello spread a 500.
Quelle inequivocabili gesta insensate, tuttavia, sono reinterpretate dal proprio geniale intuito come una mera seduta psichica tra te stesso ed il dio Onan. Perché a vedersi vivere non è poi tutta questa storiaccia il nostro tempo, nonostante, in fondo, si sia perfettamente consci dell'abisso tra le intenzioni e la reale esecuzione dei propri propositi.
Tradotto: che cazzo ci esci a fare con una se non sei convinto di volerci niente?
Ma chissenefrega dell'utilità marginale, dopo tutto non abbiamo fatto un mezzo dottorato in economia politica per scoprire che tutto si regge sull'asimmetria informativa? Il guaio è quando il venditore infame lo fai con te stesso, e cerchi di rifilare una sòla all'uomo descritto nel documento che hai in tasca.
L'aggravante di questo pellegrinare vacuo attraverso templi sconsacrati alla ricerca della pentecoste, si verifica quando questa conferma di se stessi, passa attraverso la mera ed impalpabile (in tutti i sensi), contemplazione delle evidenti prosperositá di costei, così celate nell'abbondante e intrigante superfetazione di vestiti in una notte di quasi estate.
E mentri cerchi di capire inutilmente la consistenza di quelle femminee ghiandole che determinano il nostro inquadramento nella classificazione del Linneo nel regno animale, ti ricordi quelle grandi verità matematiche che hanno popolato la tua gioventù: la possibilità che lei te la sganci è inversamente proporzionale agli ingiustificabili strati di vestimenti che ricoprono le sue agognabili membra.
E mentre con la tal donna ci ragioni anche piacevolmente, e ti lasci anche andare all'indicazione della esatta collocazione nel firmamento di qualche astro, ti rendi conto che la tua vera, unica, auspicabile chimera è allontanata vorticosamente da una disvelata faticosa necessità di conquista lenta e irreversibile che non figurava propriamente nei propositi a breve termine di quella serata.
Mentre il dilemma dell'azione giusta nei modi errati stava cominciando a scavare la sua tana nella mente, la vita con tutta la sua ferocia si abbatte come una scure su quelle nombrilistiche scommesse cerebrali, e ti riporta a più materialistiche considerazioni: t'hanno fregato la macchina, povero idiota.
Insomma, potevano fregarmela in seguito ad esperienze di più notevole importanza? No! Doveva succedere per la più lapalissiana delle inconcludenti cazzate, a sancire il colpo di grazia.
Senza rammentare qui i dettagli che hanno condotto i nostri eroi al miracoloso ritrovamento del mezzo deportato dagli ignoti malfattori, ci si ritroverà una sera a riderne con uno dei tuoi più fidi compari.
Lì ti suggeriscono di buttare giù una storia che dia un senso all'avventura e ad i suoi portati grotteschi.
Mediti dunque che la maniera più bella che un uomo ha di infondere un senso a tali episodi possa essere quello di tentare di elevarli a casi universali, e a berci su un paio di Oban mentre coinvolgi altra gente.
E che nella scrittura di quella sceneggiatura prende forma la ragione di ciò che hai vissuto ed imparato. E quando giungi ad accendere la macchina da presa e a provare un copione con gli attori quel senso si allarga e sconfina. Avvolge tutto.
E scopri cose e persone che meriterebbero da sole, forse, una nuova puntata. Quella del che cosa è successo dopo aver girato un film ispirato ad un'esperienza generata dall'aver tentato una cazzata in seguito ad un dispiacere non propriamente sottile di qualche mesetto fa.
Così come potrebbe finire tutto in una puntata pilota senza seguito. Probabile, conoscendo la timidezza e il tratto lieve del mio essere al mondo.
Ma sedendo e rimirando oltre la siepe delle proprie barriere, oltre il mondo più disordinato della propria mente, se allarghi la sfera dell'indagine sui possibili futuri, più s'espande l'ombrello convesso delle cause gestanti dei tanti ieri che si incatenano in tanti possibili oggi, e minuscoli domani lontani.
Come in un cerchio fatto di scuse e motivazioni che si rincorrono, e ti chiedono soltanto di non addormentarti come sempre nella contemplazione del tuo masturbante egoismo. Ma che forse vale la pena porgere qualche domanda in più a chi incontri lungo la strada, soprattutto se ritieni le possibili risposte degne di conservarsi tra le cose di cui tener conto nella tua memoria a breve termine.
Ché poi ci son sorrisi ed espressioni di un viso che non avresti ammirato mai se qualche coglione una sera non avesse deciso di asportare il tuo veicolo criminalmente. E quella stupida storia non fosse stata scritta.
Ogni più piccola cosa genera conseguenze per l'eternità, come un'aria di immenso cielo che ritorna anni dopo anni nel sestetto Atlante delle Nuvole.
Dove anche un diverso colore di una tazzina al mattino può rivoluzionare tutto completamente.
martedì 21 luglio 2015
L'uomo e la grotta
lunedì 6 luglio 2015
Speleo Alcor
I nostri eroi: Grossman, Bart, Alexander, Danny, Bechy, Alcor, Frank, Francys.
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mercoledì 24 giugno 2015
Spettri
noi abbiamo preso le poesie di quando eravamo giovani e le abbiamo appese ad asciugare come trippa avariata
abbiamo lasciato che ci rubassero l'auto per uscire con una soltanto per dimostrare a noi stessi di essere ancora capaci di meritarci qualcosa
abbiamo attraversato ponti tibetani sospesi tra la costa della generosità ed il baratro dell'inganno comminato ai nostri congiunti
abbiamo frodato la malattia dell'anima, annacquando i bicchieri dell'esistenza con un'ironia che taglia il vento come un machete sul culo di una vacca
abbiamo scorticato ginocchia senza guardare alle nostre spalle, chiedendoci se ci fosse un senso in quel che provavamo a fare, e se qualcuno se potesse accorgere
abbiamo indossato manti di roccia per lasciare che la pioggia corrodesse piano e ci bagnasse poco alla volta, impiegando millenni prima di toccarci la pelle
abbiamo issato la bandiera degli anti eroi, per ricordarci che i tronchi non puri sono stati infelici abbandonati nel vento da piccoli
abbiamo chiesto ai latori del bene di farsi da parte per lasciare alla contraddizione del governo assoluto di poter raccontare il proprio disprezzo avverso l'ordine morale degli eventi
noi, profondamente cattivi e sinceri.
mercoledì 20 maggio 2015
Famous blue slippers
- I miei pantaloni, il mio maglione, il mio pigiama, i miei scarponi di quel capodanno di ghiaccio, c'è tutto.
- Sì, c'è tutto, puoi scomparire.
- E queste? Cosa significa?
- Mi sembra di ricordare che fossero tue.
domenica 15 giugno 2014
Un etnologo all'Esselunga
- Sto guardando un attimo... non trovo i preservativi di taglia XL....
- ...
- Ah, mi scusi signora, l'avevo scambiata per la mia compagna.
- ... (più sguardo schifato)
mercoledì 3 agosto 2011
Agenda esistenziale
Al mondo non gliene frega un cazzo, sapessi a me:
- sinceramente il nichilismo non era uno status esistenziale biasimabile: si commentava molto e si viveva poco. Il solo accorgersi che talvolta lo si guarda con malinconica nostalgia, è sintomo evidente dell'insoddisfazione di default che permea l'esistenza come una peritonite dalla quale non vi è scampo. Indi il nichilismo è una scienza esatta, senza dubbio alcuno.
- premesso questo, la felicità può esistere, non vi sono abituato, ma esiste. Conviverci è disgraziatamente complicato, ma proiettando immagini future forse anche il valore attuale del capitale vitale può incrementare il proprio valore. Il CAPM applicato alla quotidianeità non era sperimentato al meglio, quindi non saprei.
- confermo: esistono persone che sono sterili surrogati alla masturbazione.
- ti svegli una mattina e capisci che essere buoni è solo un viatico all'inculata. Banalità estrema, lo so, però il dolore lo senti lo stesso.
- la crisi finanziaria ci seppellirà come carogne non del tutto prive di vita. Ma ce lo meritiamo, tranquilli.
- sono troppo giovane per alcuni, ma serenamente affermo che sembro più vecchio.
- piaccio a lei, e non a sua madre. Forse è la volta buona. Il teorema de "Il laureato" non si applicherà.
- litigo con un essere umano a settimana, media accettabile; se comprendessi le ragioni di questi livori saprei infondere ulteriori sforzi per migliorare la media.
- mi piace kundera, ma anziché letto, va studiato lentamente.
- mi guardo allo specchio e penso: se avessi qualche chiletto in meno, mi depilassi, mi curassi la barba e mi tagliassi i capelli regolarmente, sarei un bel ragazzo. Peccato. Vizi di fondo per chi ama molto la potenza e se ne fotte dell'atto.
- i grancereali col tonno son buoni. Provateli.
- colui che comprenderà che le fette biscottate sono gustabili sia col dolce che col salato, senza doverlo provare empiricamente, entrerà nel regno dei cieli, e siederà al mio fianco.
- non sono blasfemo. Tendo a irrobustire quel vago sospetto di essere fatto ad immagine e somiglianza del creatore di questo bordello con pochi orgasmi degni di nota.
di perduti capelli e di future realtà
di bei ricordi andati a male
di bugie per amore e amori senza pietà
e di occasioni al vento
domenica 24 luglio 2011
Oggi ho capito che forse potrei fare lo scrittore
Ho un fisico da disciplina olimpica: tiro al piattello.
venerdì 4 febbraio 2011
La versione di Alcor
http://lapennadeldiavolo.splinder.com/post/23949064/mizar
Crede che non mi stia accorgendo del suo sguardo, che non me lo senta aggrappato al collo come un franco bollo leccato e premuto su una cartolina di carne.
Non la guardo perchè è carina, e se per caso avesse consapevolezza di questa mia valutazione segnerebbe subito lo scacco al re.
La conosco poco, in verità, ed il mio giudizio è distorto da quel m.c.m. al denominatore dell'esistenza di ogni donna.
Ci ha già provato una volta a darmi scacco, quando si propose di iscrivermi ad una associazione di astrofili sostituendosi alla mia venerabile accidia. E stasera mi ha condotto fin qui, a fare una cosa che non facevo dai tempi dei primi disordinati peli sul mento.
Testarda e ardita. Mi chiedo come mai non mi consideri alla stregua del Corvo Joe.
- Dovresti osservare il cielo, non me - la mia coda dell'occhio, come ogni mia estremità, non mi tradisce.
- È quello che sto facendo, che ti credi? - Mi ha risposto acidamente come se l'avessi beccata a spiarmi nel buco della serratura dell'animo. "Che ti credi..." Se non fosse stata bona non le avrei perdonato questa bestialità: "la bellezza è la migliore delle lettere di raccomandazione", mi biasimavo citando intra-mente un amico che citava Balzac.
Va verso il suo telescopio. Un rifrattore che qualche anno fa mi avrebbe fatto gola, prima che mi intorpidissi. Ho trascorso la mia adolescenza a ricopiare mappe e schemi di una volta celeste sempre superficiale. So dove collocare nel cielo oggetti che ho visto solo in fotografia. Ricordo quel vecchio binocolo 10x50 che riuscii a raccattare dalla spartizione dell'eredità di mio nonno.
Io non l'ho mai guardato fino in fondo, il cielo. L'ho sempre e solo spiato da lontano.
Ad una minima e invalicabile distanza.
- Vorrei vedere M101 - sentenziò. - Che ne dici? - M101 è il mio oggetto preferito. Ma non posso dirglielo.
- Il tripudio della banalità, - fingo - perché non proviamo qualcosa di più difficile?
- Fai tu allora, Zichichi. - Mi cede lo strumento. Lo tocco per la prima volta, e per la prima volta credo di poter saltare quella barriera.
- Eh, non ho molta scelta, alla tua latitudine non si vede neppure il pesce australe, è un disastro, vado nel cigno. - Un attimo - Prego Dott.ssa Hack, la nebulosa Velo tutta per lei.
Glielo dico con "animo fiero e disdegnoso molto", e accendo una sigaretta arcuando le labbra e socchiudendo gli occhi. Questo particolare non è presente nella sua versione, ma nel mio lato oscuro della luna invece è presente.
Rimbrotta qualcosa con il malcelato fine di parare il colpo. Non bado ai farfugliamenti. Adesso tocca a lei.
- Eccoti qui, guardati, osserva la tua stella omonima, mio caro collega astrofilo, è una stella doppia.
Alcor, ha puntato su Alcor. Mentre sono curvo sul telescopio e osservo le due stelle, Alcor e Mizar, mi si accosta languidamente e mi sussurra all'orecchio: Alcor, dov'è la tua Mizar?
- L'ho segregata sottochiave. – Sbattendole in faccia l’uscio dell’animo e sbarazzandomi lesto del suo tentativo forzoso di costringermi a vedermi vivere attraverso quel canale ottico non abbastanza stretto da escludere Mizar dalla mia contemplazione.
Quello che si vede ad occhio nudo può essere la versione nascosta che non desta interesse, quella palesata e inflazionata che recita gli addendi di un conto varato al compimento dei giorni. Uno scomodo rivestimento estraneo alla meticolosa opera di raffinamento che viene pazientemente eseguita nel pertugio inaccessibile senza l’ausilio di una lente a rifrazione.
- Allora Alcor quando ti degni di ricominciare a scrivere racconti per la Penna?
- È un periodo di merda Ale, sono incasinato con il lavoro.
- Ti devo pagare per convincerti?
“Mi faccio pagare solo in natura Ale, lo sai.” Questa frase della sua cronaca dimostra che non mi conosce. Non avrei mai esposto un concetto così scontato ed in maniera così scontata.
- Eh lo so senza di me il livello è basso, me ne rendo conto – Non amo giudicare, ma volendo incorrere in errore penso che in verità ci sia un buon 80% di cessi.
- Non sempre, alcuni sono davvero bravi e lo sai benissimo.
- Ah si? Ma per favore Ale... fammi un esempio
- Be’ per esempio Bango...
Ah, quello che va in giro a dispensare consigli su come scrivere… Ecco, se qualcuno venisse a darmi un’opinione su quello che scrivo gli rutterei violentemente in un occhio. Con che diritto mi si verrebbe a dire che scrivo bene? Al giudizio di chi dovrei essere continuamente sottoposto?
Quanti sono i telescopi implotonati e tesi a sparare sguardi recidivi sulle altrui vite?
Bofonchio qualcosa per non essere scortese, ma so che il mio inconscio malefico ha camuffato con cortesia quell’atavico maschile predisporsi a meritarsi un amplesso, qualora avesse lasciato intendere di propormelo, e qualora avrei sicuramente lasciato intendere di rifiutare, ringraziando per il pensiero. Perché talvolta basta sentirsi meritevoli.
- Comunque non è mica l'unico che scrive decente, Ale – La assecondo.
- Ah si? Fammi tu un esempio ora.
- C'è anche Psicotica che scrive bene, è un “portento” – valutazione espressa al netto di ogni massima di Balzac, e nonostante sì, credo ci sarebbe anche da restare incantati. Inoltre la parola “portento” non mi piace, non rende giustizia al concetto che vuole esprimere.
Ridiamo infreddoliti sotto un cielo di stelle, dopo una serie di piacevoli rimbrotti.
Credo stia provando a guardare Mizar, e mi sembra di vederla tremare nel fondo dei suoi occhi. Un tremore che piano si estende a tutto il suo corpo, fino a farla accasciare a terra dinanzi a me.
Le urlo qualcosa in un istinto esteriore, ma la osservo placida sorridere con gli occhi succhiati da quell’empireo a cui era solita tendere ogni venerdì sera. E forse Alcor la sentiva molto più affine, in quell’attimo di dispersione.
Tuttavia avrei voluto chiederglielo, così, disinteressatamente, visto che mi stava precedendo nei tetri Campi Elisi.
Avrei voluto chiederglielo, visto che era ormai defunta ai miei piedi, visto che aveva voluto forzare la mia accidia per farmi iscrivere all’associazione di astrofili, se avessi potuto tenerlo io il suo telescopio. Tanto a lei non serviva più.
lunedì 6 dicembre 2010
Monologo interiore
- Ci sono dei files sparsi nella mente che rallentano i tuoi processi, Alcor. Li dobbiamo archiviare in un'unica cartella.
- Va bene.
- Come prefersci che la chiamiamo la cartella: "esperienza" o "inculate"?
- È lo stesso. Fai tu.
mercoledì 17 novembre 2010
Lo specchio di Zeno
Compariva a tratti, quasi al comando di quegli occhi che fingevano di non cercarla staccandosi per qualche rapidissimo istante dal fuoco della sua osservazione nel quale ella spuntava.
Costei irruppe nella sua traducibilissima vita grazie ad un mai così opportuno errore. L'aveva scambiato per qualcun altro.
Lo chiamò, palesando frettolosamente costernazione per un saluto negatogli in chissà quale vita parallela che adesso incidentava bruscamente con la sua. Ella s'accorse dell'errato destinatario della sua premura e sorridendo ritornò sui suoi passi.
Divenne per lui fattore di inestimabile distrazione. La attendeva, con scrupolo e riservatezza, facendosi carico di esplorarsi in tutta la sua curiosità. Cominciò a figurarsi dentro, con animo dozzinale, l'ipotesi di restituirle l'incidente e di richiamarle alla mente quell'apostrofo errato che li aveva intrappolati in una scatola di imbarazzo reciproco.
Lui la richiamava mentalmente a sé ed ignara di tutto ella spiccava. Innescava la raccolta di tutte le domande possibili, l'enucleazione di tutte le scuse impugnabili per sottolineare la fatalità di quel lieto incontro. Non bastava il tempo per formalizzare in pochi sibili di presentazione tutta la sua disordinata pressione, che ella si volatilizzava.
S'accorse dopo diversi giorni, che costantemente s'arrampica a quei minuti.
Ma perchè ella ostenta in quella maniera? Perché procedeva al passo di un minuetto sembrando richiamare a sé tutte le attenzioni come una rete lanciata nella buia baia calpestata dalla risacca?
Provò a ricordarsi se ci fosse qualcosa che le cingesse l'anulare sinistro, e se quei fanchi avessero già tradito una o più elargizioni di nuove esistenze.
E se fosse davvero madre, ostentatrice e magnetica, che stesse provando a rapire tra i tentacoli dei suoi folti ricci solamente un custode per potersi concedere un lucchetto meno serrato alla spensieratezza di donna già provata e vissuta?
Egli attese, lei apparve. E continuò a domandarsi quale potesse essere la formula giusta. Finché giunse il tempo in cui in fondo a quegli interrogativi non si profilò che un unico definitivo quesito: perché proprio a lui?
E cambiò strada.
venerdì 13 agosto 2010
Vacanze su Plutone
Qui lo scorrere del tempo non segue l'ordine sancito dal calendario del Frate Indovino, bensì direttamente la teoria della relatività di Einstein.
Tant'é che se taluni luoghi del pianeta Terra riescono a misurare il proprio progresso in contenitori annuali di 365 giorni e 6 ore, qui, ove insiste la mia persona, lo stesso tempo ci impiega molto di più: circa 248,1 anni terrestri per varcare le medesime soglie e giovarsi delle medesime conquiste.
Come su Plutone.
Qui, su Plutone, si gioca col suffragio universale come un bimbo di due anni alle prese con la nitroglicerina.
Qui, su Plutone, si sta come in un'incendio estivo, sugli alberi, le foglie.
Eppure il contrappasso dantesco ha stabilito così quest'anno. Una sorta di companatico piacevole ai riassunti e agli intervalli raccontati da coloro che ritornano per trascorrere l'estate su Plutone. L'endovenico cerimoniale prevede sovente il richiamo mnemonico di epiche gesta felliniane compiute durante l'imberbe età.
Il Welfare State non è più un capitolo dell'esame di Scienza della Politica, ma la nuova figura che nell'epoca della giovinezza precaria sostituisce Babbo Natale nell'immaginario onirico.
E se un tempo ci si ritrovava tutti insieme per scagliarsi in faccia piatti di spaghetti col tonno, palle di maionese come fosse neve, oggi si è alle prese con i primi matrimoni nele nostre fila, e con la meditabonda ricerca dell'idea geniale che ci faccia uscire tutti dal torpore, sia terrestri che plutonici.
E pensare che l'anno scorso ero a New York e tentavo di raccontare alle donzelle 'mbriache lo stato di agiatezza e grazia che si vive quando in società si è dalla parte della minoranza.
Il senso di responsabilità che mi ha fatto tornare in patria mi ingenera la stessa vergogna che gronda dal celebre monologo di Califano: avventura con un travestito.
Così, mentre l'amica aggraziata e disperata elucubra nel voler tentare un traffico di caciotte tra l'italico tacco ed il padan triveneto, ella mi sorride e mi suggerisce arcigna:
- Alcor, dammi il tuo CV, ed una lettera di presentazione...
- Ma io già ho le mie consulenze...
- Ascoltami, Alcor.
- Toh, un pezzo della lettera:
"Alcor, colui che sta a Confindustria come Veltroni sta a Martin Luther King. Nasce nel territorio della Comunità Montana più sputtanata d'Italia, nel novembre 1982, una manciata di ore dopo la dipartita del compagno Leonid Il'ič Brežnev. Gli agiografi dell'epoca parlavano di probabile metempsicosi, quando egli cominciò giovanissimo ad elaborare le prime teorie circa la sovranità limitata esercitata dalla sfiga sugli esseri umani, nonché una revisione in chiave sessuologica del marxismo.
La sua formazione culturale risente molto degli effetti della riforma agraria compiuta da De Gasperi, ed è sopravvisuto agli anni '80 e '90 nonostante Berlusconi. Da bambino, dopo aver letto il mito di Teseo, decise che avrebbe fatto politica attiva."
mercoledì 10 marzo 2010
Entropia
- Piacere di conoscerti, Alcor.
- Uhm... a cì a' vutè?*
Bene, visto che siamo rimasti in pochi, possiamo fare un piccolo punto della situazione.
In sintesi funziona in questa maniera: Rifkin sostiene che la società ideale si regge sull'empatia, a me basterebbe un minimo di telepatia intranet in un manipolo di miei compatrioti.
La risposta più frequente dopo il segnale acustico è: ...va bene, sì, farò il possibile per risolvere 'sta situazione. Solo che sono parecchio impegnato tra la campagna elettorale e lo studio...
Tradotto sarebbe: ...che scassacazzi.
Credo di poter escludere che si tratti di disincanto. Io non avrei mai rincorso il mare come Antoine alla ricerca della libertà, per poi sentirmi costretto a raccattare qualche permesso premio ai margini del piccolo cabotaggio.
Il massimo dell'incanto possibile sarebbe stato sfidare l'attrito della sabbia bagnata per drenare le conseguenze delle cene elettorali quotidiane, altro che emancipazione dagli incubi delle passioni.
Chissà se è ancora possibile rendere interessante questa follia; se il liquame licenziato dal frullatore che ha miscelato quest'ultima stagione, non abbia fatto altro che rimettere ordine nella stanza.
Ciascuno al suo posto a compilare il registro degli utili, mettendo in lista i capoversi della personale impropriatezza, addendi scontati ai saldi invernali, e poi inventarsi un quoziente senza resti. Così si sta tranquilli, risolvendo le spigolature e gli scomodi crinali con una pacca sulla spalla.
La stanza in ordine, e i compromessi ben catalogati nello stipetto del salvadanaio.
Perchè la scrittura? Perchè questa specie di carburante la cui pompa otturata ha praticamente mandato in panne le carrozze?
Capitolo primo:
"In quella sigaretta concentrava la somma di tutte le sue debolezze, nell'incapacità di separarsene tradiva lo scorrimano della sua zoppa discesa. La responsabilità della scelta era tale da indurlo a dover notificare i suoi imperativi ad un messo notificatore che provvedeva ad appuntare, su supporti di fortuna, l'impegno solenne. Un atto di ancoraggio al pubblico dileggio per condannare, con l'aiuto del mondo, atti che egli stesso riteneva stupidi, ma dai quali non riusciva a perpetrare una definitiva censura."
No, non va bene... capitolo primo:
"Le disse che con quella foto l'avrebbero votata anche gli alberi, pertanto lei non avrebbe dovuto mostrare alcun timore nell'esibire il magnifico santino che avrebbe consacrato la di lei campagna elettorale.
Il suo nervo ottico avrebbe sentitamente ringraziato.
Un tale omaggio alla sua bellezza, impressa nelle carte da propaganda, fu il massimo della dolcezza che egli seppe manifestarle. Troppo preso era il suo cervello a cercare di codificare il senso di certi comportamenti a lui rivolti da parte della bella candidata.
Uno di questi fu il porgere il vassoio degli antipasti fritti solo verso di lui, e il chiedergli di accompagnarla fuori a fumare, addebitandosi l'onere di offrire allo sprovveduto il tabacco di cui lui, l'unico, pareva essere privo.
Il tempo di compredere il messaggio insito a questa serie indecifrabile di atti, tra i quali la rischiesta da lei avanzata di non parlare sempre e solo di politica, ma magari toccare qualche altro lato tipico, berché d'importanza trascurabile, dell'umano vivere, e lei sarebbe scomparsa come tutte le altre, poste sempre in attesa nell'anticamera al laboratorio di smaltimento delle sue ubbie".
No, non mi piace, non rende l'idea. Vediamo così:
"Alcor è una stella della costellazione dell'Orsa Maggiore, con magnitudine apparente 4,02 e un tipo spettrale A5 V. Distante circa tre mesi-luce da Mizar, con cui forma un sistema binario.
Tanto difficile da scorgere, essa veniva individuata dai Greci come misura per saggiare la miopia della gente.
Questo valeva per lui, e per qualche altro sparuto erede delle grandi civiltà del Mediterraneo precristiano.
Per la stragrande maggioranza dell'umanità, invece, Alcor è il nome occidentale di Koji Kabuto, esimio esponente della saga di Goldrake, fedele spalla di Actarus."
Ok. Scrivere è una forma di puro cazzeggio.
* trad.: "Uhm... i giorni 28 e 29 marzo, in occasione delle elezioni regionali, in favore di chi esprimerai il tuo consenso?"
mercoledì 23 dicembre 2009
Ditemi
Lei si diverte molto, vero?
È molto comodo per lei, è anche facile. Lei viene qui tranquillo, senza problemi. Fa la sua lezione e poi se ne va. E in che cosa sarebbe diverso da quelli che hanno trent'anni più di lei?
Non le interessa tutto quello che c'è fuori dalla sua stanza? Cosa succende nel mondo, che vita fa la gente... lei si occupa solo di se stesso.
Non ha speranze, non ha illusioni, non ha passioni.
Lei è un arido, la sua vita è inutile. Ed io la disprezzo.
mercoledì 9 dicembre 2009
Old fashion
Sono il genero più auspicato dalle mamme... vivo con una generazione di ritardo.
mercoledì 12 agosto 2009
Bay
- Mi ha messo una mano intorno alla schiena e ha iniziato a parlare... Non capivo, e l'ho mandata al diavolo.
- Era carina?
- Uhm... Come te, mediamente guardabile.