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venerdì 18 settembre 2015

La strada senza nome

Quelle strade avevano un sapore di gomma nuova, di lavori sempre in corso, di notti intrappolate nei labirinti della nebbia anche quando erano sequestrate coi sigilli del giorno.
La prima corsia per coloro che stanno per raggiungere casa, la seconda per coloro che la raggiungeranno con la pazienza delle lunghe distanze e della costanza, la terza corsia per quelli che scappano anche quando non sanno neppure da dove provengono.
Era la strada delle 19.30, quella dello svincolo che precede la telefonata per avvisare di poter preparare la cena. Quella che si consuma in fretta come l'alba di una domenica mattina di fine estate. La strada dei racconti e dei ragguagli sullo stato di salute di  tutti quelli che figurano accidentalmente tra i comprimari di questa morta storia,  la strada delle parole da giorni attese e conservate per essere spese tra quei limiti e quelle gallerie controllate da fari indiscreti.
Alle spalle la metropoli e le sue luci che spingono il cielo ancora più in alto, dinanzi le montagne in filigrana ricamate come toppe di mondo sul drappo madido e buio che non donosce bordi e confini. Abbiamo poco da mangiare domani, ma tanto siamo dieta, vero?
Se sbagliassi l'uscita le montagne cominceranno a sollevarsi sotto i nostri piedi senza che ce ne accorgiamo, ed un tuo urlo mi rimprovererà per la disattenzione, mettendo tutto in discussione.

Un sibilo sembra attraversare anche la strada più silenziosa che taglia un campo non illuminato prima del grande cancello che apparirà alla nostra sinistra.
Un sibilo ininterrotto che sembra irradiarsi da tutte quelle luci, che sembra portarsi dentro, come il cesto di un raccoglitore di cotone, tutte le voci che hanno riempito questi spazi intorno. 
Come un fumo impercettibile nella sua consistenza e negli odori si infonde e si raffredda senza che se ne rilevi traccia in quella normalità  così straniera e  imponderabile.
La mattina getta solo un po' di luce senza azzardarsi a rischiarare nulla fino in fondo. Sembra che le voci ristagnino arenandosi sulle dorsali dei monti a nord. Non è la nebbia dell'atmosfera o delle basse pressioni, o delle conche naturali ad abbassarsi. Sembrano le sospensioni di tutte le anime che popolano quella terra.

Un freddo che ti prende dentro alimentandosi da un chiasso indistinto, dove solo il suono della sua voce sembrava zittire l'urlo strozzato degli affanni a fine corsa, l'indispettito spiare del sole tra i nembi, e le stelle camuffate da aerei immobili come mosche indecise.

Volti sconosciuti che prendevano forma umana a partire da poltrone svuotate di senso, e vilipesi scheletri ricoperti di carne e abiti confezionati dai sarcofaghi dipinti dalla considerazioni altrui. Storie misere abbandonate su marciapiedi lerci ed appiccicosi, ed una calamita di misericordia su cui strisciano esistenze fragili che non riesco a sentire fraterne.

Sguardi rivolti ad altre convenevoli rive dove lasciar correre via una coscienza rachitizzate da camicie di forza cucite con schemi sociali tanto rigidi e acuminati dentro ai quali è così semplice smarrire se stessi.
Agende sgualcite a misura di tutte le cose, e i giudizi di un occhio opprimente in questa landa invisibile che sferza la terra ai confini del cielo.

Abbiamo attraversato insieme quello sciame di luci sibilanti e mi sembravi l'unica creatura vivente di quel cimitero di ghiaccio. Avevi un freddo permanente dentro che tentava di astrarti in quel quadro asfaltato senza nomi.
Corrono i palazzi intorno, i mega-store sulla Valassina, i negozi che ho impressi neimricordi sempre uguali, le insegne e le pubblicità e corrono in sogni dopati su circuiti rotanti su fulcri sbandati sganciati da ogni licenza di guida su queste piste senza punti di arrivo.
Sono al warm up di una vita che vorrei ripetere non appena giungerà alle mie latitudini un sibilo di quei cementi che sembrano piangere, e un sordo rombo sostituirà un tuono a quello sparo che non farà morti o feriti.
Ed una pioggia fresca e pura cancellerà tutto. Quei volti, quel silenzio bugiardo, quel vento stanco, quella nebbia mescolata al celeste opaco, quelle luci scialbe e scriteriate, sfondate come corpi svuotati in canopi bucati, cadaveri sciolti e annegati in un'aria immobile che accarezza con dolcezza e amore quelle strade senza nome.

lunedì 6 luglio 2015

Speleo Alcor

Cronache di un week end underground nel vero senso della parola, a Verzino (KR)

I nostri eroi: Grossman, Bart, Alexander, Danny, Bechy, Alcor, Frank, Francys.

I nostri si ritrovano alla stazione di servizio ESSO nei pressi di Chiatona (TA) sulla s.s. 106. Dopo aver fatto colazione, rigorosamente offerta dai ritardatari in base allo statuto “grossiano”, alle ore 9.00 circa, e con un ritardo di circa 1 ora sulla tabella di marcia prestabilita, ci inoltriamo lungo la statale Jonica.

Una prima forzata sosta lungo il tragitto avviene approssimativamente all’altezza di Roseto Capospulico, quando un posto di blocco della Guardia di Finanza, insospettito, ritiene meritevole di approfondimento la vettura del Bart, probabilmente a causa della nota pericolosità degli individui ivi presenti.
Effettuata una seconda pausa caffè subito dopo Sibari, si è approfittato per chiedere ragguagli a gente autoctona a proposito del migliore e sicuro percorso per raggiungere Verzino.
Confidando illuministicamente nella modernità decidiamo di affidare i destini nostri, e delle auto, al navigatore Google del Bart, rassicurati dalla indicazione di un percorso attraverso la rassicurante voce “strada provinciale”.

Intrapresa la via che ci avrebbe condotto a Verzino attraverso Umbriatico, troppo presto ci rendiamo conto del ruolo fallante dei navigatori satellitari, ancora non muniti di intelligenza propria, e cogliamo l’occasione per apprezzare le condizioni infrastrutturali calabresi, discettare di federalismo incompiuto, e constatare l’effetto franoso delle precipitazioni sulla viabilità del luogo. Il pensiero di tutti va alla vettura dell'Alexander, già particolarmente provata dalla precedente esperienza di Muro Lucano, e nuovamente costretta a cimentarsi tra buche, sterrati, cedimenti, e crolli di asfalto.
Infine giungiamo a Verzino intorno alle 13.00 dove ad attenderci vi erano Frank e Francys del locale gruppo speleo. I nostri amici ci conducono alla sede del gruppo dove abbiamo la possibilità di sistemare i nostri averi
.
Alle 14.00 circa perveniamo sul sito di Grave Grubbo e dopo aver proceduto alla vestizione, alle foto di rito, e ad una serie di rituali tipici del luogo (omissis), alle 15.00 circa siamo all’ingresso della grotta che si presenta subito molto caratteristica e scivolosa fin dalle rocce esterne prospicienti l’ingresso. Dopo esserci calati dal pozzo di 6 metri decidiamo di lasciare i nostri imbraghi e di proseguire liberi alla scoperta della grotta messiniana. Questa si esibisce pochissimo concrezionata ma molto spettacolare per le sue volte di gesso lamellate dallo scorrere millenario delle acque. Preziose le indicazioni geologiche fornite dal  Bart circa le origini della grotta e le caratteristiche della stessa, che ci accompagnano lungo il ramo della “Cenerentola” per un breve tratto. Meritevoli di menzione sono alcune curiose formazioni che lasciano liberamente immaginare il desco di un bar con bancone, utilizzate dai nostri per alcune prime dilettevoli fotografie coreografiche.
Successivamente ci imbattiamo in una parete caratterizzata dalla presenza di piccoli sbocchi d’acqua fredda, prontamente utilizzati dal Alcor per placare sul nascere la sua notoria sete. Infine, lungo questo tratto, il Frank ci mostra orgogliosamente la “perla della Calabria”, una concrezione stalagmitica che Dan Brown nel suo Codice Da Vinci avrebbe senza dubbio inserito nella sua ricostruzione fallocentrica della storia umana.

Ritornati alla biforcazione iniziale, ci apprestiamo ad affrontare il fiume, che ci cattura immediatamente con il suo fragore. Ci inoltriamo lungo un percorso di circa 3 km sino al laminatoio,  e man mano che ci addentriamo la presenza dello zolfo diventa sempre più evidente. Lo splendido scenario della grotta è reso ancor più peculiare  dal fiume che mette a dura prova  la capacità degli esploratori di non scivolare sulle rocce madide. Giunti nei pressi di una piscina naturale, alimentata da una piccola cascata, situata poco prima di arrivare al laminatoio, il gruppo fa una sosta per fotografare gli ambienti, ed l'Alcor ne approfitta per testare le potenzialità della sua muta subacquea trascorrendo qualche piacevole minuto in quelle “Chiare et fresche et dolci acque”.
Giunti alla fine del percorso stabilito, i nostri ripercorrono il loro tragitto al contrario per tornare all’uscita, non senza cimentarsi in cadute e scivolamenti per fortuna senza conseguenze.
I nostri escono dalla grotta alle ore 19.20 circa per fare ritorno alle auto.
Lì ad attenderci è un campione di prelibatezze locali gentilmente offerti dagli amici Verzinesi.

In serata, dopo aver provveduto al lavacro delle stanche membra, ci rechiamo a cena in un agriturismo. Il menù prevede pizze ai sapori tipici, orecchiette in bianco al daino nella duplice variante con panna e senza panna, penne al sugo di cinghiale e spezzatino di cinghiale in umido; birra, vino, grappa e digestivi.
Dopo cena, il meritato riposo.

La domenica mattina, dopo aver consumato la colazione con caffè offerto da una gentilissima signora residente nei pressi della sede del gruppo speleo, crostata con marmellata di amarene offerta dalla signorina Danny, e pasticcini offerti dal Frank, ci rechiamo in località Caccuri, dove possiamo apprezzare le proprietà terapeutiche dei fanghi dei laghetti di acqua sulfurea. Appena arrivati i nostri si imbattono in uno strano figuro dalla pelle grigia che a prima vista si palesa come l’apparizione del sacerdote Imothep nel film La Mummia. Sincerati sulla natura umana dell’individuo, e appresa la pratica di infangamento terapeutico, i  nostri decidono di infangarsi completamente a loro volta, fino all’essicazione completa del proprio epidermide, per poi immergersi del tutto nell’acqua purificatrice.
Con l’occasione la Bechy offre gratuitamente al gruppo una lezione di acqua gym che ne esalta le qualità di istruttrice.

In seguito gli speleologi si recano presso una limitrofa sorgente d’acqua sulfurea, a differenza del Grossman e del Alcor che restano presso i laghetti a discutere con una turista calabrese di eclatanti casi di malasanità, e vizi della pubblica amministrazione.
Alle ore 13.00 circa si consuma un piccolo pasto frugale a base di pane, prosciutto crudo calabrese, formaggi e salsiccia piccante, il tutto con del buon vino rosso locale, asprigno ma gradevole.


Giunti alla controra , sopraffatti dal caldo, i nostri, dopo essersi accomiatati dagli splendidi ed ospitali amici Verzinesi, non senza un tocco di malinconia, decidono di fare rientro in patria.

martedì 23 giugno 2015

L'amore ai tempi della mononucleosi

- E cosa ti  resta, dopo tutto, Alcor?

- Qualche mobile da spolverare, e un po' di cattiveria, ancora un po'.

- Ma cos'è l'amore?

- Quando non avverti l'urgenza di mandare via a calci nel culo una, dopo averla scopata.

sabato 28 luglio 2012

ἀρχή engine

E sorgono giorni in cui l'effimero si sgretola nelle sue vacuità ed incertezze, ed emerge solennemente l'arché di ogni tempo: 

vivere e protrarsi stancamente nel quotidiano, affinché un giorno, digitando finalmente su Google: "la coscienza di...", tra i suggerimenti automatici della ricerca "la coscienza di alcor" venga prima de "la coscienza di zeno". 

Dopodiché lapidatemi. Mentre fumo l'ultima sigaretta, pensando a mio padre e ai funerali dei miei cognati.

martedì 27 settembre 2011

Perdiamoci di vista


L'ultima volta che ho sentito un vecchio collega universitario egli era in viaggio verso Pisa, in treno. Cinque anni fa,  o poco meno.



Ricordo bene la circostanza per cui egli nel 2004 votava la mozione Fassino nel penultimo congresso dei Democratici di Sinistra, mentre io sostenni la mozione Mussi-Berlinguer. Di contro, nelle primarie del 2005 per l'indicazione del candidato presidente della regione Puglia, egli votò Vendola, io votai Boccia.


In entrambe le circostanza mi ritrovai, non so quanto orgogliosamente, in miserrima minoranza.


Era un compagno, politicamente parlando, ed aveva una media voto agli esami di poco inferiore alla mia. Lo chiamai un pomeriggio, un paio di giorni dopo la mia laurea, per chiedergli delucidazioni nella compilazione di una domanda per una borsa di studio per i master.


Io il master non lo feci più e intrapresi la carriera da provetto ricercatore.

Negli ultimi tre mesi ho trascorso una frazione non trascurabile del tempo dedicato all'ozio a cercare di ricordarmi il suo nome, poi facebook avrebbe fatto il resto.


Ed il suo nome mi è balenato in mente, un pomeriggio di inizio autunno, mentre mi pongo come una spugna dinanzi ad un trattato di Supply Chain Management.
Facebook lo scova su mio preciso mandato.



E scopro che si è sposato, che è diventato grande e via dicendo... e che il massimo della politica che si evince dalle scarne informazioni carpite da FB è un timido invito a votare "Sì" al referendum sul nucleare.

Mentre io ho continuato a perdere tempo in lungo e in largo a giocare al "Togliatti-fai-da-te", e a farmi dire "quanto-sei-bravo", senza concludere un cazzo.

martedì 6 settembre 2011

Spread


In questi giorni tutti gli investitoi fuggono come la peste dai listini europei, alla ricerca di rifugi sicuri.



Questa mattina la Banca Centrale Svizzera ha deciso di bloccare il cambio con l'euro, fissando un tetto massimo per limitare l'apprezzamento della valuta elvetica.



Risultato di tutto questo, tutti si rifugiano nell'oro: 1.920 dollari l'oncia e a 1.362 euro l'oncia.



Cala persino il Brent, presumibilmente a causa del crollo dei consumi.



In ogni caso mi torna in mente quella cazzona che mi restituì gli aurei regali da me evasi in suo favore, e le dico: grazie.

mercoledì 1 giugno 2011

Another Brick Breaker in the wall


Possono definirsi discrasie sociali, o si tratta di quegli attimi banalmente vuoti in cui nessuna delle variabili che agitano la biosfera sembra avvertire l'impatto della propria presenza.

Imbrunisce senza un senso e immagino di chiacchierare con Foscolo, mentre accendo un toscanello. Dopo un po' egli s'è addormentato teneramente, quando s'è toccato il fecondo punto del marxismo antropologico, così gli rimbocco le lenzuola, e gli do un bacio sulla fronte. Piccolo Foscolo.

Mi sei crollato così, a piombo sul bauletto portavalori del mio compare. Avremmo telefonato al bar, qui sotto. Il garzone ci avrebbbe portato un succo all'ananas, un caffè, e due pasticcini al tiramisù. Affinché questa scialba forma di attesa ci sembrasse più potabile.

So che non devo cedere, ma ieri mi sentivo un po' più bravo di oggi.

lunedì 18 aprile 2011

Employment


Secondo il Ministro dell'Economia non vi è un problema occupazionale in Italia perché, a suo dire, gli stranieri sono tutti occupati.

La colpa è tutta di noi italiani, che rinunciamo alle opportunità di lavoro che il mercato ci offre.

Ad esempio, quanti sono i semafori ancora disponibili ad occupare un lavavetri abusivo?


Muovetevi prima che le posizioni aperte siano presto occupate. Oppure facciamo una pubblica selezione.

giovedì 17 febbraio 2011

Cracking Life


Si potrebbe pensare che ogni moto umano possa essere generato da combinazioni molecolari reagenti agli eventi esterni. Se così fosse sarebbe finanche prevedibile la vita di un uomo con una funzione che catturi le interminabili variabili di cui si compone l'esistenza. Tutto a partire da coefficienti e costanti proxy proprie di ciascun indiviuo.

Una siffatta mega funzione ad n variabili consentirebbe di programmare le interazioni interne ed esterne di un popolo. L'intera storia dell'uomo racchiusa tra le calorose braccia di due assi cartesiane. Senza asintoti a cui applicare le ventose dei nostri limiti, tutti tendenti a meno infinito.

Una patria aritmetica dove gli illuministi avrebbero il giusto ristoro per il tentativo di riportare l'orizzonte entro confini manipolabili.

La bellezza codificata perderebbe senso, ma sarebbe il prezzo di un'equità senza scorribande e distorsioni a cui andrebbero a sommarsi positivamente le esternalità di una linearità sempre più semplificata.

E allora sarebbe evidente, e del tutto normale, che andare a puttane è molto più economicamente efficiente ed onesto, che spendere tempo, soldi, e proteine per delle bastarde dagli aleatori circuiti mentali.

domenica 28 novembre 2010

Top secret


Pare che wikileaks abbia appena rivelato una verità sconvolgente.

Qualcosa che nessuno si sarebbe mai immaginato: il Cavaliere è solito organizzare feste selvagge.

Dopo la scoperta dei celatissimi covi di Provenzano e Iovine, che nessuno avrebbe mai potuto immaginare si nascondessero nei loro domicili, si attende ora una clamorosa rivelazione circa il ruolo  esercitato da Luciano Moggi nel mondo calcistico tra la fine degli anni '90 e inizio anni '00.

Se solo Wikileaks potesse entrare nella mia mente e frugare tra le opinioni che ho di voi, frequentatori di questo blog...

mercoledì 10 novembre 2010

Criminologia


Dacché è entrata prepotentemente in scena la criminologa Roberta Bruzzone, ho constatato l'aumento del mio interesse paranoico verso la vicenda di Avetrana, e per la seconda serata di Rai Uno.

mercoledì 13 ottobre 2010

Cruel intentions

Di tanto in tanto si concedeva qualche passatempo. Fumare una sigaretta nel balcone del suo ufficio, e spegnere la consunta cicca sulle ali di qualche insetto indugiante sulla parete.

Questo perché la crudeltà non ha bisogno di buone ragioni per manifestarsi.

martedì 7 settembre 2010

Eventi di vita







Alcor, sappi che se andrà male stavolta non sarà colpa tua.

Ma di una bagascia cazzona travestita da psicologa che aveva l'ardire di voler giocare con il tuo animo, la tua fame, e l'adrenalina che ti ballava nell'antro intestinale.

mercoledì 28 luglio 2010

Core business

Un'attività economica di sicuro successo potrebbe essere quella di correttore di bozze dei testi delle canzoni di Vasco Rossi.

mercoledì 25 novembre 2009

Missing

Sì, lo so.

Lo so che finire in ospedale per indigestione da burro d'arachidi... o restare ammutoliti per settimane dinanzi ad un editoriale di Panebianco... oppure... ehm... l'esser divenuto padre con la collaborazione di Simòne... o allungare i tempi di recupero dalla sbornia post-festeggiamenti  per l'addio di Rutelli...  o esser finito nei pasticci per aver accidentalmente ingravidato la segretaria comunale... o aver finalmente capito cosa vorrei fare da grande... o non aver potuto scrivere nulla per una paralisi ingiunta delle dita dovuta all'eccesso di masturbazione... o l'aver ricevuto una convocazione urgente dal regno dei cieli...

...lo so che tutto questo sarebbe stato molto più emozionante.

Invece mi si era soltanto scassato l'ADSL.

E pure il cazzo.

martedì 8 settembre 2009

Am I merciful?

A: Forte il sito di Alcor, l'hai visto?

B: Eh?

A: Si si.

B: Quale sarebbe 'sto sito di Alcor?

A: Quello dove scrive le poesie...

B: Eeeh?

A: Si si. Hai la chiavetta? Collegati e ti faccio vedere...



C'è gente che ha bisogno d'aiuto.

domenica 23 agosto 2009

Red Pallonetto

Signori, una scoperta che capovolgerà l'immagine della storia contemporanea. Gli USA sono una nazione parzialmente comunista. O per certi versi anarchica.
Servizi pubblici gratuiti ovunque. Palestre a cielo aperto, campetti da calcio e da baseball o da tutti gli sport del cavolo che fanno qua, a libera accessibilità.

You, new york citizen, pay bills, then we give you what do you want.
Ma non c'è controllo! Nessuna autorità che stabilisce chi deve usufruire del campetto alle ore 16 (cosa che solitamente in Italia fanno i preti).
Così succede, come è successo, che più squadre abbiano organizzato tutto al medesimo orario e nella lite che sèguita non si capisce una mazza. Solo una parola è nitidamente cogniscibile: fuck, fuck, fuck.

Meraviglia dell'anarchia... che si risolve nei mitici "give me five" che vedevo,
quando ero piccolo, negli orridi telefilm di italia 1, in estate, quando sia io che la televisione non avevamo da dare nulla di utile al mondo.

Io son migliorato, la televisione no.
Che Bloomberg rimpiazzasse nella mia mente il modello scandinavo non avrei mai potuto immaginarlo.

L'ultima volta che avevo giocato in un campo sportivo gratis fu a 13 anni. 3 giugno 1995, marinai la scuola media col placet della famiglia per un match nell'allora abbandonato stadio del mio paese.
Mi spezzai il polso sinistro.
Fu bellissimo, quel giorno, vedere in ospedale come io mi rilassavo durante la radiografia, e mio padre che molto autarchicamente sveniva per il crepacuore.

E va bene. Torniamo al triste oggi.

Se i risultati dovevano essere questi tanto valeva non smettere di fumare. Ho corso i 20 metri in mezz'ora e un quarto. Nel mentre i miei arti inferiori riscoprivano il senso profondo della loro presenza oltre la cartilagine dell'anca, vedevo le tartarughe volare.

Ma non è correre così che mi piace... a me piace correre per sentire gli insetti che muoiono sfracellandosi contro la mia cornea già irritata dal sudore, calpestare innarvertitamente le cacche brade che puntellano il sentiero; oppure far finta di stare a Philadelphia alle 4.00 di mattina, in inverno, come Rocky Balboa, e saltellare menando ganci nell'aere avverso un immaginario cazzone pelato (uno qualsiasi, odio i pelati).

Invece sono le undici di sera, pieno agosto soffocante, è Brooklyn, non ci sta un cane a tifare per me, e non devo combattere al Madison Square Garden il giorno dopo.

Ognuno deve fare il proprio mestiere... queste cose promiscue dove  ci si mescola e ci si cimenta in opere improprie non hanno senso... tipo Ratzinger che fa il sindacalista dell'anima e del pene, Tremonti che fa il Ministro del Tesoro, Bruno Vespa che fa il giornalista, Andrea De Carlo che fa lo scrittore, Gian Paolo Pansa che scrive le rubriche su Il Riformista, coloro che disseminano croste sulle pagine immacolate spacciandole per romanzi, apportando un'ulteriore ingiuria all'albero sacrificato in nome di un nuovo pugno nello stomaco inflitto all'umanità intera.

Il mondo non è a nostra disposizione, ma ogni tanto qualche sanatoria arriva.
Il Governo ha bisogno di soldi, dopo che Frattini ha messo in moto un meccanismo per stringere sulle rimesse, Tremonti prepara una sanatoria per le badanti.

Perché io a calcio, in questo periodo della mia vita, non riesco a giocare. Ma so fare altre cose, tipo... ahm.... ahm... ahm... (qui in America non si usa l'intercalare "ehm" quando vuoi enucleare qualcosa che non sai, ma un suono indistinto che assomiglia ad una "A" liricamente strozzata e sciancata)... ahm... ahm... Look at that star.... Follow my finger! That's not a star, that is Juppiter.

E ridono. Al cazzo.

E comunque dico a te, che sparisci ma ogni tanto torni qua a leggere. Non sei stata tu a cambiarmi la vita. La mia vita l'hanno cambiata Nanni Moretti, Woody Allen, e l'ex sindaco comunista del mio paese che mi disse "vattene in Scozia pezzo di merda".

Però, ora che ci penso. Sono stato io a mandarti a cacare. Ma soprattutto, la mia vita non è mai cambiata.

Va bene, da domani allenamento quotidiano. Non è accettabile che io non debba saper fare qualcosa.

lunedì 27 aprile 2009

Ricordandomi di voi

Era il 1931 e John Maynard Keynes usava, scrivendo per la Royal Economic Society, queste parole per dipingere il genere umano:



"Non so se ricordate il professore di Sylvie e Bruno:

- È solo il sarto, signore, col suo piccolo conto - disse una vocina da dietro la porta.
- Ecco, vedete, lo sistemo subito, - disse il professore ai bambini - ci metto un minuto. E quest'anno quanto sarebbe, amico mio? - Nel frattempo il sarto era entrato nella stanza.
- Ecco, il doppio dell'anno scorso, che era il doppio dell'anno prima - disse il sarto un po' confuso. - Insomma penso che sia ora di pagare. Sarebbero duemila sterline, ecco.

- Oh, ma cosa volete che sia - disse il professore come se davvero non gli importasse, e anzi toccandosi la tasca come se fosse solito portare quella somma con sé. - Ma non preferite aspettare un altro annetto, e arrivare a quattromila? Pensate come sarete ricco! Quasi come un re!

- Come un re magari no, però di sicuro sarebbero un bel po' di soldi. Quasi quasi aspetto.

- Ma certo! - disse il professore. - Questo si chiama buon senso! Allora arrivederci, amico mio!

- Ma le vedrà mai, quelle quattromila? - domandò Sylvie non appena la porta si chiuse dietro il creditore.
- Mai bambina mia, - rispose il professore con una certa enfasi - continuerà a raddoppiare fino al giorno della sua morte. Sai vale sempre la pena di aspettare ancora un anno, se poi intaschi il doppio. "

Se qualcuno volesse dare una spiegazione antropologica alla crisi finanziaria, penso che questo brano possa bastare.