venerdì 12 luglio 2019
Narrazioni di confine
Quando sibilanti e rabberciati strati di cielo stellato irrompono tra i dorsi dei palazzi.
O quando piove. Quando ombrelli tesi dei passanti ci nascondono dai loro possibili sguardi, e ci proteggono.
Dov'è la casa? Io non lo so.
Di tutti questi tempi ricordo solo che non c'erano più. Attimi che perdono, come condotte divorate da ruggine e vermi.
E che dimenticano.
Dimenticano il susseguirsi delle continue sottrazioni e mancanze di ogni istante, di tutti quei cieli che non saranno specchiati in occhi assenti.
Respiri come zavorre di possibilità in cenere.
Onde del mare che incontrano invano una riva che risponde con parole straniere.
Del vento che non smuoverà più alcun fastidio, e degli spifferi di vecchi portoni che non presagiranno più asie assuefatte all'indifferenza di questa impraticabile vita.
Di tutto ciò che si è perso per sempre è popolato il treno del tempo.
Dei sorrisi di cui presto non ricorderemo il tragitto. Di concetti complessi come macigni che franano e frantumano l'abbandono ad abbracci vilmente scomposti.
Di parole strozzate esiliate da ogni pagina che possa sfidare i tuoi occhi.
Virgole che scindono e non collimano.
Profili di orizzonti piegati che non si riavvolgono.
giovedì 22 marzo 2018
Mattoni
martedì 13 febbraio 2018
Rastrellando a zonzo
giovedì 8 febbraio 2018
mercoledì 27 dicembre 2017
Quella pagina che urla
giovedì 7 dicembre 2017
Questi fantasmi
martedì 28 novembre 2017
Quel tanto così
Il freddo, la tua sciarpa che avvolge ogni strato di bellezza che popola il creato di cui conservo memoria.
venerdì 24 novembre 2017
If I rise
venerdì 18 settembre 2015
La strada senza nome
sabato 29 agosto 2015
La natura
- E alla fine, per colpa di questo cazzo di vento, la nostra gita alle Tremiti è saltata.
- Amore, ma sono appena 10 secondi di filmino e già hai sparato il primo "cazzo".
- Ahahahhaha, scusami, è la mia natura.
- Quando i nostri figli vedranno questo filmino, diranno: che madre scurrile abbiamo!
- Eh sì.
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Alcor, dovresti fare un film su questa cosa. Parti da queste parole, e poi dopo anni i suoi figli arrivano. Sei tu che non ci arriverai.
martedì 25 agosto 2015
Rendez-vous avec la vie
martedì 28 luglio 2015
Filmaking
Ad un certo punto ci si ritrova a percepirsi di esser soli.
A vedersi, toccarsi (in tutti i sensi) e a riconoscersi soli.
La cosa non è sconosciuta né sgradita, però è sovente foriera di qualche cazzata, compiuta in nome del senso di onnipotenza che pervade un animo dagli indirizzi sparpagliati.
E quindi, tra tutte le opzioni esistenziali possibili, la percentuale di cazzate schizza come il valore dell'oro nei mercati ai tempi dello spread a 500.
Quelle inequivocabili gesta insensate, tuttavia, sono reinterpretate dal proprio geniale intuito come una mera seduta psichica tra te stesso ed il dio Onan. Perché a vedersi vivere non è poi tutta questa storiaccia il nostro tempo, nonostante, in fondo, si sia perfettamente consci dell'abisso tra le intenzioni e la reale esecuzione dei propri propositi.
Tradotto: che cazzo ci esci a fare con una se non sei convinto di volerci niente?
Ma chissenefrega dell'utilità marginale, dopo tutto non abbiamo fatto un mezzo dottorato in economia politica per scoprire che tutto si regge sull'asimmetria informativa? Il guaio è quando il venditore infame lo fai con te stesso, e cerchi di rifilare una sòla all'uomo descritto nel documento che hai in tasca.
L'aggravante di questo pellegrinare vacuo attraverso templi sconsacrati alla ricerca della pentecoste, si verifica quando questa conferma di se stessi, passa attraverso la mera ed impalpabile (in tutti i sensi), contemplazione delle evidenti prosperositá di costei, così celate nell'abbondante e intrigante superfetazione di vestiti in una notte di quasi estate.
E mentri cerchi di capire inutilmente la consistenza di quelle femminee ghiandole che determinano il nostro inquadramento nella classificazione del Linneo nel regno animale, ti ricordi quelle grandi verità matematiche che hanno popolato la tua gioventù: la possibilità che lei te la sganci è inversamente proporzionale agli ingiustificabili strati di vestimenti che ricoprono le sue agognabili membra.
E mentre con la tal donna ci ragioni anche piacevolmente, e ti lasci anche andare all'indicazione della esatta collocazione nel firmamento di qualche astro, ti rendi conto che la tua vera, unica, auspicabile chimera è allontanata vorticosamente da una disvelata faticosa necessità di conquista lenta e irreversibile che non figurava propriamente nei propositi a breve termine di quella serata.
Mentre il dilemma dell'azione giusta nei modi errati stava cominciando a scavare la sua tana nella mente, la vita con tutta la sua ferocia si abbatte come una scure su quelle nombrilistiche scommesse cerebrali, e ti riporta a più materialistiche considerazioni: t'hanno fregato la macchina, povero idiota.
Insomma, potevano fregarmela in seguito ad esperienze di più notevole importanza? No! Doveva succedere per la più lapalissiana delle inconcludenti cazzate, a sancire il colpo di grazia.
Senza rammentare qui i dettagli che hanno condotto i nostri eroi al miracoloso ritrovamento del mezzo deportato dagli ignoti malfattori, ci si ritroverà una sera a riderne con uno dei tuoi più fidi compari.
Lì ti suggeriscono di buttare giù una storia che dia un senso all'avventura e ad i suoi portati grotteschi.
Mediti dunque che la maniera più bella che un uomo ha di infondere un senso a tali episodi possa essere quello di tentare di elevarli a casi universali, e a berci su un paio di Oban mentre coinvolgi altra gente.
E che nella scrittura di quella sceneggiatura prende forma la ragione di ciò che hai vissuto ed imparato. E quando giungi ad accendere la macchina da presa e a provare un copione con gli attori quel senso si allarga e sconfina. Avvolge tutto.
E scopri cose e persone che meriterebbero da sole, forse, una nuova puntata. Quella del che cosa è successo dopo aver girato un film ispirato ad un'esperienza generata dall'aver tentato una cazzata in seguito ad un dispiacere non propriamente sottile di qualche mesetto fa.
Così come potrebbe finire tutto in una puntata pilota senza seguito. Probabile, conoscendo la timidezza e il tratto lieve del mio essere al mondo.
Ma sedendo e rimirando oltre la siepe delle proprie barriere, oltre il mondo più disordinato della propria mente, se allarghi la sfera dell'indagine sui possibili futuri, più s'espande l'ombrello convesso delle cause gestanti dei tanti ieri che si incatenano in tanti possibili oggi, e minuscoli domani lontani.
Come in un cerchio fatto di scuse e motivazioni che si rincorrono, e ti chiedono soltanto di non addormentarti come sempre nella contemplazione del tuo masturbante egoismo. Ma che forse vale la pena porgere qualche domanda in più a chi incontri lungo la strada, soprattutto se ritieni le possibili risposte degne di conservarsi tra le cose di cui tener conto nella tua memoria a breve termine.
Ché poi ci son sorrisi ed espressioni di un viso che non avresti ammirato mai se qualche coglione una sera non avesse deciso di asportare il tuo veicolo criminalmente. E quella stupida storia non fosse stata scritta.
Ogni più piccola cosa genera conseguenze per l'eternità, come un'aria di immenso cielo che ritorna anni dopo anni nel sestetto Atlante delle Nuvole.
Dove anche un diverso colore di una tazzina al mattino può rivoluzionare tutto completamente.
martedì 30 giugno 2015
28 - XX - 20XX
Hai sete? Ancora vino?
No, grazie.
Dimmi dove ti fa male.
Qui.
E adesso?
Ahi!
Adesso?
Va meglio.
Vado di là, ti lascio sola.
No, puoi restare.
Va bene, resto.
Che fai?
Perchè?
Sei lì fermo, quasi in attesa di qualcosa.
Inizio la mia veglia.
Veglia? Non dormi? Io sono molto stanca.
No, non saprei perché addormentarmi.
Non hai sonno?
Dormo molto poco da qualche tempo. Preferisco restare qui e vederti dormire come se stessi ammirando un'opera d'arte. Meraviglia e silenzio.
E non hai paura di addormentarti?
No. Ho paura di svegliarmi. E capire che tutto questo non è accaduto mai.
giovedì 25 giugno 2015
Tra qualche anno
martedì 23 giugno 2015
L'amore ai tempi della mononucleosi
- Qualche mobile da spolverare, e un po' di cattiveria, ancora un po'.
- Ma cos'è l'amore?
- Quando non avverti l'urgenza di mandare via a calci nel culo una, dopo averla scopata.
mercoledì 20 maggio 2015
Famous blue slippers
- I miei pantaloni, il mio maglione, il mio pigiama, i miei scarponi di quel capodanno di ghiaccio, c'è tutto.
- Sì, c'è tutto, puoi scomparire.
- E queste? Cosa significa?
- Mi sembra di ricordare che fossero tue.
sabato 2 maggio 2015
Un apatico
sabato 9 febbraio 2013
Ucronia
Fece intuire di volerle dire qualcosa di molto riservato, così lei si avvicinò ancor più a ridosso della sua bocca. Potette ascoltare le sue parole sottili per lo scarso fiato che soccorre il giusto coraggio per pronunciare domande lunghe un'intera età.
Le accarezzava il penultimo.
- che cosa nascondi?
- che importanza ha ormai? Stai morendo.
- è da tutta la vita che sto morendo. Che cos'è questo?
- è una promessa non nostra che andava al di là di ogni cosa. Non tutta la mia vita ti sarebbe appartenuta.
- c'è mancato poco che tutto questo non sarebbe accaduto mai.
- è come scegliere di perdere un treno.
- siamo stati vittime di una coincidenza, ogni attimo è una fecondazione bizzarra.
- è stato ciò che è riuscito a sopravvivere.
- ma noi non moriremo mai del tutto.
domenica 23 settembre 2012
I trapezisti spezzati
Non era il calore delle sue avare carezze a mancargli, no. Nemmeno le cantilene notturne. Il vero baratro consisteva nel non potersi più afferrare come se fossero trapezisti in volo attraverso il dissestato tragitto dell'esistenza.
Di queste miserie si nutre il famelico verme della mancanza, non di altre grevi inadempienze.
Hanna, umiliata, tentò di richiamarlo a sé, e cominciò ad insultare il nome di Maggie.
R. non rivolse immediatamente i suoi pensieri a Maggie, né a quanto l'aveva amata. Pensò a quella volta in cui lei lo tradì. Stavano insieme da poco e lui occultò il fatto dalle sue conversazioni con lei spazzandolo lontano con scialbe citazioni nichiliste. Pensava che gli servisse da monito, per ricordargli che nulla mai sarebbe stato scontato.
Per un attimò gli sembrò anche bella adornata da un'aurea di sottomissione e vergogna.
Allungò le sue braccia dure contro la donna in lacrime, e le strinse la gola tra le mani finchè un'espressione di morte non gli raccontò in pochi istanti di che sapore era stata la vita che lì cessava.
Il volto di Hanna sembrava aver acquisito dei contorni. Adesso aveva dei nuovi occhi, una bocca socchiusa che reclamavi baci onesti e labbra da non scassinare con prepotenza, ma da assoporare con delicatezza. R. la guardò e la vide emergere da un anonimato tragico ed equo che si scioglie nel rito dell'addio.
Lo stesso che accompagnava Maggie, quella sera in cui gli comunicò gelidamente che sarebbe partita.