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martedì 28 luglio 2015

Filmaking

Ad un certo punto ci si ritrova a percepirsi di esser soli.

A vedersi, toccarsi (in tutti i sensi) e a riconoscersi soli.

La cosa non è sconosciuta né sgradita,  però è sovente foriera di qualche cazzata, compiuta in nome del senso di onnipotenza che pervade un animo dagli indirizzi sparpagliati.
E quindi, tra tutte  le opzioni esistenziali possibili, la percentuale di cazzate schizza come il valore dell'oro nei mercati ai tempi dello spread a 500.
Quelle inequivocabili gesta insensate, tuttavia, sono reinterpretate dal proprio geniale intuito come una mera seduta psichica tra te stesso ed il dio Onan. Perché a vedersi vivere non è poi tutta questa storiaccia il nostro tempo, nonostante, in fondo, si sia perfettamente consci dell'abisso tra le intenzioni e la reale esecuzione dei propri propositi.
Tradotto: che cazzo ci esci a fare con una se non sei convinto di volerci niente? 

Ma chissenefrega dell'utilità marginale, dopo tutto non abbiamo fatto un mezzo dottorato in economia politica per scoprire che tutto si regge sull'asimmetria informativa? Il guaio è quando il venditore infame lo fai con te stesso, e cerchi di rifilare una sòla all'uomo descritto nel documento che hai in tasca.

L'aggravante di questo pellegrinare vacuo attraverso templi sconsacrati alla ricerca della pentecoste, si verifica quando questa conferma di se stessi,  passa attraverso la mera ed impalpabile (in tutti i sensi), contemplazione delle evidenti prosperositá di costei, così celate nell'abbondante e intrigante superfetazione di vestiti in una notte di quasi estate.

E mentri cerchi di capire inutilmente la consistenza di quelle femminee ghiandole che determinano il nostro inquadramento nella classificazione del Linneo nel regno animale, ti ricordi quelle grandi verità matematiche che hanno popolato la tua gioventù: la possibilità che lei te la sganci è inversamente proporzionale agli ingiustificabili strati di vestimenti che ricoprono le sue agognabili membra.

E mentre con la tal donna ci ragioni anche piacevolmente, e ti lasci anche andare all'indicazione della esatta collocazione nel firmamento di qualche astro, ti rendi conto che la tua vera, unica, auspicabile chimera è allontanata vorticosamente da una disvelata faticosa necessità di conquista lenta e irreversibile che non figurava propriamente nei propositi a breve termine di quella serata.

Mentre il dilemma dell'azione giusta nei modi errati stava cominciando a scavare la sua tana nella mente, la vita con tutta la sua ferocia si abbatte come una scure su quelle nombrilistiche scommesse cerebrali, e ti riporta a più materialistiche considerazioni: t'hanno fregato la macchina, povero idiota.

Insomma, potevano fregarmela in seguito ad esperienze di più notevole importanza? No! Doveva succedere per la più lapalissiana delle inconcludenti cazzate, a sancire il colpo di grazia.

Senza rammentare qui i dettagli che hanno condotto i nostri eroi al miracoloso ritrovamento del mezzo deportato dagli ignoti malfattori, ci si ritroverà una sera a riderne con uno dei tuoi più fidi compari.
Lì ti suggeriscono di buttare giù una storia che dia un senso all'avventura e ad i suoi portati grotteschi.

Mediti dunque che la maniera più bella che un uomo ha di infondere un senso a tali episodi possa essere quello di tentare di elevarli a casi universali, e a berci su un paio di Oban mentre coinvolgi altra gente.

E che nella scrittura di quella sceneggiatura prende forma la ragione di ciò che hai vissuto ed imparato. E quando giungi ad accendere la macchina da presa e a provare un copione con gli attori quel senso si allarga e sconfina. Avvolge tutto.
E scopri cose e persone che meriterebbero da sole, forse, una nuova puntata. Quella del che cosa è successo dopo aver girato un film ispirato ad un'esperienza generata dall'aver tentato una cazzata in seguito ad un dispiacere non propriamente sottile di qualche mesetto fa.

Così come potrebbe finire tutto in una puntata pilota senza seguito. Probabile,  conoscendo la timidezza e il tratto lieve del mio essere al mondo.

Ma sedendo e rimirando oltre la siepe delle proprie barriere, oltre il mondo più disordinato della propria mente, se allarghi la sfera dell'indagine sui possibili futuri, più s'espande l'ombrello convesso delle cause gestanti dei tanti ieri che si incatenano in tanti possibili oggi, e minuscoli domani lontani.
Come in un cerchio fatto di scuse e motivazioni che si rincorrono, e ti chiedono soltanto di non addormentarti come sempre nella contemplazione del tuo masturbante egoismo. Ma che forse vale la pena porgere qualche domanda in più a chi incontri lungo la strada, soprattutto se ritieni le possibili risposte degne di conservarsi tra le cose di cui tener conto nella tua memoria a breve termine.

Ché poi ci son sorrisi ed espressioni di un viso che non avresti ammirato mai se qualche coglione una sera non avesse deciso di asportare il tuo veicolo criminalmente. E quella stupida storia non fosse stata scritta.
Ogni più piccola cosa genera conseguenze per l'eternità, come un'aria di immenso cielo che ritorna anni dopo anni nel sestetto Atlante delle Nuvole.
Dove anche un diverso colore di una tazzina al mattino può rivoluzionare tutto completamente.

martedì 7 settembre 2010

Eventi di vita







Alcor, sappi che se andrà male stavolta non sarà colpa tua.

Ma di una bagascia cazzona travestita da psicologa che aveva l'ardire di voler giocare con il tuo animo, la tua fame, e l'adrenalina che ti ballava nell'antro intestinale.

lunedì 30 agosto 2010

Magre soddisfazioni

Al rientro in ufficio.

- Cazzo, Alcor, sei in gran forma. Sei dimagrito, capello allungato, viso disteso. Avrai di sicuro trascorso delle vacanze divertenti. Hai trombato abbastanza? Meglio così, ci attendono un sacco di cose da fare.

Non mi stava prendendo per il culo.
Ecco, un classico esempio di come il tema della deduzione logica teorizzato da Conan Doyle se ne va splendidamente a puttane.

venerdì 27 agosto 2010

Me & Teo

- Dotto' 'sto libro è fenomenale. Cioè, Giobbe è il precursore di Jean-Paul Sartre!

- Alcor, la cosiddetta "pazienza di Giobbe" non c'entra un bel niente...roba da catechismo di bassissimo livello. Giobbe è oggetto di una scommessa fra Dio e il Male. Gli viene tolto tutto, i suoi amici lo deridono, lo incolpano, ma...lui non cede, perché "il Signore ha dato, il Signore ha tolto, benedetto sia il Signore". È il libro della totale fiducia in YHWH. Anticipazione cristologica e cristocentrica di Colui che sarà fedele sino alla morte e alla morte in croce...

- Sì, ma ammetterai che oggigiorno Giobbe lo possiamo identificare come un individuo vittima di un'eterna scommessa tra il culo e la sfiga. Un essere tragico privo della minima possibilità di avere voce in capitolo sulla propria condizione. Una busta di plastica alla mercé del vento; questa fiducia incondizionata pare tanto una cambiale scoperta.
L'uomo è ridotto a fare il Super Mario Bros della situazione, mentre il culo e la sfiga si contendono il joystick per comandarlo in console...


- La tua è un'ermeneutica sempliciotta... leggi e guarda "più in alto"...se applichi la metodologia narrativa al testo biblico, ricorda, indentificarsi con il protagonista, ma il protagonista è sempre e comunque Dio. Giobbe siamo tutti e tutte, ma Dio, se scommette su di noi è perché sa che ce la faremo...strumenti nelle Sue mani ma il risultato finale è la vittoria!
Nel baratro della sconfitta si rinasce a nuova vita. Giobbe riavrà ciò che aveva perso e ancor di più.

- Ma che siamo trastulli a responsabilità limitata? Se siamo così etero-diretti nelle possibilità, in quanto depositari di un progetto ultroneo, e possiamo muoverci entro uno stretto recinto esistenziale, vuol dire che Dio è un dirigista e un comunista.
- Come puoi ben vedere SIAMO A RESPONSABILITA' LIMITATA perché siamo umani e...peccatori (= sbagliamo sempre), vedi amici di Giobbe e Giobbe stesso quando accusa Dio. "De Servo Arbitrio" - Martin Lutero docet! Ma, nell'accogliere il progetto di Dio ci LIBERA definitivamente dalla spirale di errori... sbaglieremo comunque ma capiremo dove e quando. Siamo eterodiretti dal Male...e Qualcuno vuole liberarci da ciò...in modo definitivo! Giobbe capisce e finalmente è LIBERO!

- Sarà anche così. Ma non mi piace affatto. La natura umana stessa è fallace e costringe l'uomo a doversi piegare ad una libertà di seconda mano, una libertà targata Mediolanum. E il prezioso riscatto per le attuali pene lo si deve riscuotere chissà in quale iperuranica dimensione.
Questa è truffa aggravata.

mercoledì 25 novembre 2009

Missing

Sì, lo so.

Lo so che finire in ospedale per indigestione da burro d'arachidi... o restare ammutoliti per settimane dinanzi ad un editoriale di Panebianco... oppure... ehm... l'esser divenuto padre con la collaborazione di Simòne... o allungare i tempi di recupero dalla sbornia post-festeggiamenti  per l'addio di Rutelli...  o esser finito nei pasticci per aver accidentalmente ingravidato la segretaria comunale... o aver finalmente capito cosa vorrei fare da grande... o non aver potuto scrivere nulla per una paralisi ingiunta delle dita dovuta all'eccesso di masturbazione... o l'aver ricevuto una convocazione urgente dal regno dei cieli...

...lo so che tutto questo sarebbe stato molto più emozionante.

Invece mi si era soltanto scassato l'ADSL.

E pure il cazzo.

domenica 23 agosto 2009

Red Pallonetto

Signori, una scoperta che capovolgerà l'immagine della storia contemporanea. Gli USA sono una nazione parzialmente comunista. O per certi versi anarchica.
Servizi pubblici gratuiti ovunque. Palestre a cielo aperto, campetti da calcio e da baseball o da tutti gli sport del cavolo che fanno qua, a libera accessibilità.

You, new york citizen, pay bills, then we give you what do you want.
Ma non c'è controllo! Nessuna autorità che stabilisce chi deve usufruire del campetto alle ore 16 (cosa che solitamente in Italia fanno i preti).
Così succede, come è successo, che più squadre abbiano organizzato tutto al medesimo orario e nella lite che sèguita non si capisce una mazza. Solo una parola è nitidamente cogniscibile: fuck, fuck, fuck.

Meraviglia dell'anarchia... che si risolve nei mitici "give me five" che vedevo,
quando ero piccolo, negli orridi telefilm di italia 1, in estate, quando sia io che la televisione non avevamo da dare nulla di utile al mondo.

Io son migliorato, la televisione no.
Che Bloomberg rimpiazzasse nella mia mente il modello scandinavo non avrei mai potuto immaginarlo.

L'ultima volta che avevo giocato in un campo sportivo gratis fu a 13 anni. 3 giugno 1995, marinai la scuola media col placet della famiglia per un match nell'allora abbandonato stadio del mio paese.
Mi spezzai il polso sinistro.
Fu bellissimo, quel giorno, vedere in ospedale come io mi rilassavo durante la radiografia, e mio padre che molto autarchicamente sveniva per il crepacuore.

E va bene. Torniamo al triste oggi.

Se i risultati dovevano essere questi tanto valeva non smettere di fumare. Ho corso i 20 metri in mezz'ora e un quarto. Nel mentre i miei arti inferiori riscoprivano il senso profondo della loro presenza oltre la cartilagine dell'anca, vedevo le tartarughe volare.

Ma non è correre così che mi piace... a me piace correre per sentire gli insetti che muoiono sfracellandosi contro la mia cornea già irritata dal sudore, calpestare innarvertitamente le cacche brade che puntellano il sentiero; oppure far finta di stare a Philadelphia alle 4.00 di mattina, in inverno, come Rocky Balboa, e saltellare menando ganci nell'aere avverso un immaginario cazzone pelato (uno qualsiasi, odio i pelati).

Invece sono le undici di sera, pieno agosto soffocante, è Brooklyn, non ci sta un cane a tifare per me, e non devo combattere al Madison Square Garden il giorno dopo.

Ognuno deve fare il proprio mestiere... queste cose promiscue dove  ci si mescola e ci si cimenta in opere improprie non hanno senso... tipo Ratzinger che fa il sindacalista dell'anima e del pene, Tremonti che fa il Ministro del Tesoro, Bruno Vespa che fa il giornalista, Andrea De Carlo che fa lo scrittore, Gian Paolo Pansa che scrive le rubriche su Il Riformista, coloro che disseminano croste sulle pagine immacolate spacciandole per romanzi, apportando un'ulteriore ingiuria all'albero sacrificato in nome di un nuovo pugno nello stomaco inflitto all'umanità intera.

Il mondo non è a nostra disposizione, ma ogni tanto qualche sanatoria arriva.
Il Governo ha bisogno di soldi, dopo che Frattini ha messo in moto un meccanismo per stringere sulle rimesse, Tremonti prepara una sanatoria per le badanti.

Perché io a calcio, in questo periodo della mia vita, non riesco a giocare. Ma so fare altre cose, tipo... ahm.... ahm... ahm... (qui in America non si usa l'intercalare "ehm" quando vuoi enucleare qualcosa che non sai, ma un suono indistinto che assomiglia ad una "A" liricamente strozzata e sciancata)... ahm... ahm... Look at that star.... Follow my finger! That's not a star, that is Juppiter.

E ridono. Al cazzo.

E comunque dico a te, che sparisci ma ogni tanto torni qua a leggere. Non sei stata tu a cambiarmi la vita. La mia vita l'hanno cambiata Nanni Moretti, Woody Allen, e l'ex sindaco comunista del mio paese che mi disse "vattene in Scozia pezzo di merda".

Però, ora che ci penso. Sono stato io a mandarti a cacare. Ma soprattutto, la mia vita non è mai cambiata.

Va bene, da domani allenamento quotidiano. Non è accettabile che io non debba saper fare qualcosa.

martedì 18 agosto 2009

The sky is blue above Manhattan

Mentre in madrepatria si beccano come pulcini dopati di idolatria verso l'effimero su come smembrare la nazione a partire dalla memoria storica (bandiera) e linguaggio (con la cazzata dei dialetti), oggi ho toccato l'acme della felicità.

Per la prima volta non sono stato riconosciuto come italiano.

Non mi importa dove mi abbia geograficamente collocato costei, ma l'importante  è che al mio cospetto non abbia immediatamente focalizzato lo stivale mediterraneo.
Tutto ciò consente di utilizzare l'italianità come mezzo-sorpresa, o come asso nella manica, o entrambe le cose.

Per esempio, se ancora non riuscite a districarvi con queste maledette coins americane, e l'irlandese del centro pagamento bills si mette a ridere, ecco che tiri fuori l'arma segreta. Meglio del fulmine di Pegasus, meglio dell'energia solare di Daitarn III, meglio del missile testicolare di Mazinga Zeta, irrompi nell'imbarazzo con la fulminea pointing out: sorry, I'm italian...

Ed lì che si illumina il viso dell'interlocutrice, mentre tu ti rivesti di patriottico sentimento e mediante il tuo errore madornale contribuisci a trascinare l'intera nazione nella figura di merda... Eppure la stessa ti rigenera, ti ricicla, ti depura e ti consegna ai sorrisi e all'affetto della gente.

Intanto niente più sigarette, e mi nutro solo di prugne, e di omega3 (tonno). Si rende necessario riacquisire un forma fisica dignitosa, perché oltre a usufruire della patria nella socializzazione, succede che ti giunga una convocazione a rappresentare la nazione in una partita di calcio.

Cammino zoppo, ho il piede sinistro distrutto da calli e dalla contusione. Eppure, da buon apostata, ho biblicamente risposto: eccomi.

Non tocco un pallone da due anni, ed ho i polmoni ridotti a parco giochi per speleologi. Sorry, I'm italian. E sono più bravo a prescindere, per una legge naturale.

Intanto decido di trascorrere il mio pomeriggio in un posto eccezionale:


E succede qualcosa che a New York non può succedere. Incontrare casualmente la stessa persona dell'altra sera. Una cosa matematicamente impossibile.

Poiché una cosa del genere può avvenire solo a causa di un intervento del destino, ho deciso di mandarla a cacare e di non chiederle mai più di uscire con me.

Me la cavo da solo. Se il destino vuole farsi i cazzi miei preferisco un premio in denaro, oppure mi facesse ritrovare un vecchio paio di occhiali da sole che mi hanno fregato all'università 3 anni fa.

Non sono venale, sono solo umanista.

sabato 27 giugno 2009

ESTA status Update

Ritengo giusto dichiarare guerra agli Stati Uniti.


Come i giapponesi, resisto.


Non vedevo una partita dell'under 21 da quando ero un under 21.


Come cacarsi il cazzo a Roma. Ne sono capace.


martedì 28 aprile 2009

Senza trolley

Si discuteva di argomenti fighi.

Così sosteneva una persona che mi era apparsa inspiegabilmente vicina ed affine. Raramente ti capita davanti qualcuno che è capace di darti risposte a pensieri ancora inespressi.
Si stava facendo tardi, e si stava deragliando nei notturni sproloqui gonfiati dagli sbadigli, da quelle fauci spalancate dalla consapevolezza che non avrei dormito.

Con tre ore di sonn
o esposte sulle ciglia sfaticate, vengo richiamato alla vita dai passi disponibili e rassegnati di mio padre.
Piove. Bestemmio.
La pioggia si aggiunge ai tanti mugugni che sento vibrare nell'aria che separa il cranio di mio padre dal mio. Magari lui non stava pensando ad un cazzo niente, se non all'alzataccia che gli ho imposto. Magari avverto nella sua bocca semichiusa mugugni che avrei benissimo espresso da parte mia.
Me ne fotto, e procedo.
E lui mi guarda, seduto accanto a me, per nulla distratto dall'affanno con cui le spazzole dei tergicristalli stentano a drenare la sconcertante bizzaria del clima.
Un punto interrogativo promana dai suoi occhi. Non parla per via della tensione che giorno dopo giorno ho sciaguratamente interposto tra me e i miei fortuiti congiunti.

Me lo chiedeva con sospettoso ritegno, con delicato fastidio: "Ma che cazzo ci vai a fare a Bologna ogni mese?"
E lo servo subito, senza che il suo dubbio avesse avuto il tempo di tradursi in un quesito. "Vado a trovare un caro amico."
Si è sentito raccontare questa cazzata ogni volta. Troppe volte, ed ho l'impressione che abbia finto di credermi per pietà. La qual cosa mi irrita parecchio.

Odio le domande proprio perché non vorrei mai trovarmi esposto al rischio di dover mentire.
Tuttavia, riprendendo il discorso figo che avevo elaborato qualche ora prima: esploro, come sempre, la natura dei miei atti. So che in una partita con la verità il pareggio sono in grado di poterlo strappare, occorre un concetto che sembrerebbe improprio se espresso da me: l'umiltà.

Non è a mio padre che racconto cazzate, e le sue espressioni non convinte sono solo uno specchio. Tuttavia, fatti i dovuti conti con la verità, non mi impressiono e mi addentro nei miei propositi.
Viaggiare con un'unica borsetta, senza la necessità di recarsi dietro la carta igienica, è edificante. Eppure la mia soddisfazione di essere riuscito a concentrare l'essenziale in un'unica borsa viene aggredita dalla sirena del controllo di sicurezza che, ovviamente, squilla nella scansione del mio irrisorio bagaglio a mano.
Una manina rivestita dal guanto in lattice si intrufola negli stretti perimetri dei miei beni e servizi, alla ricerca dell'oggetto incriminato. Dopo pochi minuti viene estratto il reperto proibito: il bagnoschiuma.
Catalogato come sostanza contra legem, viene gettato via nella spazzatura. Un atto tale da indurmi a eversivi intenti avverso l'agente.
Mi placo.

Parto. Turbolenze. Un recondito neurone mi riporta in auge la mia sofferenza di vertigine. Guardo davanti a me. Dopotutto è come se fossi nel solito autobus lungo la statale 100, quella delle puttane. Solo che non devo guardarmi intorno. Anzi, a ben vedere le oscillazioni del mezzo sembrano persino inferiori alle danze del pullman.
Arrivo. Riaccendendo il telefono leggo un numero tale di messaggi che è  apparso subito facile capire quanto sarebbe stato impossibile trascorrere dei giorni in assoluta spensieratezza e riposo.

Ripenso ai miei discorsi fighi. Ho voglia di chiamare la mia cara figa interlocutrice e rispondere alla domanda con la quale ci siamo salutati. Non una vacanza, non un week-end, ma una full immersion nella più sublime delle rotture di palle.

Il mio ospite mi attende fedele, ammaestrato, devoto. Cammina veloce, saltella. Capisco dalla sua camminata il perché di tante cose, ma proprio non mi riesce di condannarlo, per due ragioni: primo, nella sua follia costui è una persona autentica; secondo, vota nel mio collegio.

Impongo una doverosa pregiudiziale: che le nostre conversaz
ioni in questi giorni vertano su tutto, tranne che sui legami per via dei quali abbiamo intersecato i nostri destini.
Ancora una volta mi chiedo a chi davvero è rivolta la mia esortazione. Perché sono io stesso a disobbedirmi, non nelle parole, ma nei pensieri, e nelle opere e omissioni.

Quelle stradine tutte uguali e quei portici gridano di aneddoti, di scazzi, di gestualità affidate all'aere. Nel silenzio antelucano, una via riecheggia ancora della cantilena incisa dalle rotelle del mio trolley celeste, fedele compagno di tante prese in culo.
Soprattutto in quei vicoli cessi tante volte percorsi, più di quanto non si sappia.

Il resto è stato una continua lotta tra me, la mia miopia e la ristrettezza del mio campo visivo. Nonché un delizioso compendio etologico sulla capacità umana di fare letteralmente a pezzi la concretezza e la verità.

Un episodio che mi ha fatto tenerezza.
La minuta biondina si appresta a rivolgermi la parola con le labbra timide. Praticante avvocato, si rivolge al mio compare:

- Sei un cafone a non presentarmi il tuo amico.- Le sorrido, e tolgo il mio ospite da ogni imbarazzo appropinquandomi verso costei.

- Piacere, Silvia. - mi risponde. Mi viene da ridere, come al solito.

Faceva caldo al parco. Il giorno prima io ed il mio ospite disquisivamo sulle ingiustizie della vita seduti alla panchina, proprio lì dove siamo fermi a discutere  dei delitti e delle pene, con la praticante avvocatessa . Lui, lagnandosi, si riferiva alla sorte beffarda che lo ha privato del suo affetto principale. Io alla sciagura di non poter affondare i miei incisivi nelle torte sacher della pasticceria Castiglione.

La avvocatessa Silvia parlava, mentre io, senza ascoltarla, sfidavo la mia miopia ed il sole invasivo.

"...Anche un bacio estorto è punito come una violenza sessuale."

All'udire quelle parole, nell'incrudelità generale, scoppiai in una fragorosa risata. Pensavo al doppio volto della fessaggine.
Una menzogna cubica avrebbe fatto di una persona, un fuorilegge.

Un buco nel culo bello largo, con la ferma e responsabile capacità di confrontarsi con la verità, avrebbe fatto onore.

A distanze siderali, che deridono le velleità geografiche, gli individui esercitano, più o meno intensamente, la loro personale lotta.
Perché lottano?

Perché sono fessi.

mercoledì 15 aprile 2009

Lesson N

Mi ficcano in casini assurdi. Gli altri. Perché se fosse stato per me questa gente non sarebbe mai esistita. Così come un passante che ti incrocia per strada, ti pesta il piede e chiede scusa, è come se morisse perché non tornerà più nella tua vita; così le persone di cui ignori le vicissitudini è come se non fossero mai nate.

Per via di oscure ed indecifrabili manovre del fato invece esse irrompono nei delicati spigoli di un equilibrio già ontologicamente dissestato e si attaccano al tuo pane quotidiano come i koala ai rami del baobab.
Cosicché quell'asilo che durante la debita azzurra età mi guardai bene dal frequentare, ritenendolo uno stucchevole spreco di tempo, mi ritrovo a doverlo sperimentare oggi.

Se non scrivo più con ritmi forsennati è perché ho cominciato a masticare un po' di ritrosia nello sventolare i cavoli miei. Esplosiva miscela: un periodo di scarsa propensione all'autoironia, mancanza di tempo, tastiera del pc affetta da "tasteoporosi", batteria del pc affetta da litio-diabete, cronica assenza di novità che valga la pena di ostentare in prosa orripilante per i cultori della fraseologia fastfood.
Carenza di stimoli dovuta alla scomparsa di altri decenti prosatori (-trici, per la verità) che arricchivano la dialettica della scrittura, e che ora prediligono il deprimente svilimento indotto dai social network sul potenziale creativo della mente, essiccando quelle piacevoli doti.

Leggo poco e scrivo poco, perché non vi è più reciprocità.
Ed anche perché pago tuttora un deprecabile dazio alla condizione di essere letto, laddove non mi riesce di essere più dissacrante e irriverente su episodi dalle tinte cosmicomiche.
Così come mi si è incrinata la voglia di ridere e sbeffeggiare dopo la tragedia del terremoto in Abruzzo.

Però il processo di autoanalisi continua senza pitstop, rifornimento e cambio gomme. E facciamo passi da gigante. In questo periodo ho appreso diverse cose che elenco:

Quando mi incazzo ho difficoltà a percepire le mutazioni del mondo intorno. Fatto sta che mi ritrovo a urlare al telefono sotto un acquazzone della malora, perché sotto l'unico riparo possibile all'esterno del ristorante in cui mi trovavo, c'era gente che fumava e che avrebbe intessuto con me una bionivoca corrispondenza di cacamento di cazzo.
Cosicchè, guidato da un vigile istinto di autoconservazione, ho trovato riparo sotto una pensilina di canne di bambù utili come se si volesse riempire un secchio con un colino.

Quando mi incazzo è difficile capire perché mi sto incazzando, non lo so nemmeno io. Ma mi capita talmente raramente che pur essendo difficile ricavarne le motivazioni, state certi che ci sono. Non si sa quali, ma ci sono.

Quando mi incazzo non gesticolo. Perché non sto recitando, ma sto consumando litri di bile.

Ho imparato che le invasioni degli argini che si interpongono tra il mio arroccamento breve (lessico da scacchi appreso da poche ore) e tutto il resto, mi crea scompensi intestinali accelerando in maniera anomala lo smaltimento dei reflui acidi lungo il cavo orale.

Ho imparato che coloro che provano nostalgia per me possono benissimo munirsi di tamagotchi. Eppure, sono certo, con la mania di voler dare tutto per scontato e dovuto, pure un coniglio elettronico si cacherebbe il cazzo.

Adirarmi e trattar male gli altri è un ombroso atto di amore che è pure esagerato.

Ho capito che è inutile che mi ostino a voler distrarmi a destra e a sinistra alla ricerca di buchi con la carne di femmina intorno; perché quel momento di estasi non ce la fa a compensare il baratro d'angoscia che mi si svuota sotto i piedi appena esaurito il picco. Quando desideresti farti gli impacchi di benzene per levar via un odore straniero sulla pelle, e cancellare le impronte di carezze che non corrispondono alla mano che è stata capace di spalmare la vita sul tuo corpo.

Imparo. Ogni volta che imparo è solo una voce nuova che si aggiunge al novero delle mie repulsioni.

Nella meditabonda nullafacenza ho capito cosa ho sbagliato. Facevo un giochino scemo: dovevo trovare cinque eroi da cartone animato in cui il mio fanciullino si sarebbe dovuto riconoscere. Ma quali? Al terzo eroe ero in crisi.
Non ne conoscevo altri.

Ecco dove ho sbagliato, all'epoca dei primi peli sull'inguine avrei dovuto farmi gli occhi su Zora la Vampira, non sui sonetti di Guido Guinizzelli.
Di certo adesso sarei capace di mandare a fanculo la gente senza nemmeno quel retrogusto di interrogativi propri di chi ha più di un neurone sul lato oscuro della luna.
E non sentirei i cazzotti in testa mentre mi infilo tra cosce sconosciute, in mezzo alle quali è facile sentirsi orfani e lontani da casa.

E poiché io credo sempre di poter plasmare le cose come voglio, sto scaricando l'intera serie di Daitarn III.
Un mix oscuro di pietà e giustizia permeava i meganoidi di quella serie, così come il conflitto tra
Banjo ed il meganoide balbuziente DonZaucker (che conteneva il cervello di suo padre) aveva un non so che di kafkiano.
Che se avessi letto Zora la Vampira non avrei potuto cogliere. Avrei amato senza cognizione, più spensierato ma più scellerato, come un meganoide e non come un uomo.





Questa canzone me l'hanno messa in testa stasera, anche se non c'entra una mazza con quello che ho scritto, o forse no...

mercoledì 20 agosto 2008

Octopus & Rhinòkeros

Post deficiente giornaliero. Quello serio, tra un dataset e l'altro, lo scrivo ora che lo penso.

È più irritante sentirsi un mollusco? Oppure percepire una mandria di rinoceronti intenzionati a riempire il vuoto anale col proprio keros?

Che qui a furia di prenderla puntualmente in culo allegoricamente ci si è talmente stancati, che sarebbe preferibile prenderla in culo nel vero senso della parola.
Qualcuno dirà: eh però consolati pensando che grazie a tutto questo è possibile scrivere senza restare mai a secco di argomenti e riflessioni. Poi fai ridere... pagliaccio.
Sapete com'è morto Kant a forza di argomenti e riflessioni? Ecco, io non sto messo così male, però mi sono ugualmente saturato le palle.

Che poi uno si chiede: ma cazzo, sono davvero così fortunato? Arriverà un giorno in cui di me si perderanno per sempre le tracce, lo so. Più che una minaccia, pare una barzelletta. E allora poi mi si noterà di più se resto e me ne sto in disparte, o se non ci sono per niente?
Ah, piangi? Piangi forte, piangi parecchio, così andiamo pari con quello mio dell'altro giorno... Piccola perché piangi, perché sono un grande artista?

- Allora parti? Lo fate fuori Roma questo film?
- Sì...
- Parti?
- ...sì...
- Silvia, perché non resti? Perché ci dobbiamo lasciare?
- Ma chi l'ha detto?
- Cosa, chi l'ha detto?
- Che ci dobbiamo lasciare?!
- Silvia resta, poi... leghiamo anche sessualmente...
- ...
- ...Ma quando i miei non mi mantengono più, che cazzo faccio io?







Il nostro non è un rapporto nuovo, non è un rapporto.


Intanto un avviso a tutti coloro che giungono in questo blog digitando: "cielo estivo sirio" su google.
Sirio non si vede in estate, ma a partire da ottobre. A tarda notte, anche.


sabato 21 giugno 2008

Contromano



"...Credo che lui sappia che cos'è Roma, Roma è il popolo, farà qualche magia per loro per distrarli, toglierà loro la libertà e la folla ruggirà lo stesso. Il cuore pulsante di Roma non è certo il marmo del Senato, ma la sabbia del Colosseo, lui porterà loro la morte, in cambio lo ameranno..."


(cit. Il Gladiatore)


Fin da quando diventai un anarchico studentello con un rapporto di parasubordinazione nei confronti dell'esistenza, ho sempre avuto qualche difetto di orientamento nei confronti dei giorni della settimana. Questo perché raramente ho fatto eccezioni per godermi i sabato e le domeniche.

Ma il venerdì l'ho sempre percepito nell'aria. Forse perchè nacqui un venerdì.
Il venerdì da qualche anno si manifesta tramite piccoli consuetudinari appuntamenti tra cui spiccano: la pasta col tonno, le riunioni carbonare della corrente di partito, e sua maestà l'Economist che inaugura sempre la mia personale rassegna stampa online, a cui seguono: Financial Times, International Herald Tribune, Le Monde Diplomatique, International Der Spiegel... e poi la rubrica Contromano di Curzio Maltese su il Venerdì di Repubblica.

L'articolo di questa settimana è degno di interrompere la striscia squisitamente giovin-rousseauniana delle mie ultime settimane. Anche se "oggi" devo fare uno sforzo mastodontico a non ricordare alcune cose. Le ricorrenze assomigliano tanto ad ammuffite repliche di un eterno ritorno volto più alla nostalgia che alla speranza, ridotto a ridicola bancarella di media-shopping. Una specie di mega spottone che tuttavia mi sorge, solamente perché ho il vizio innato di contare le cose. Come se si fosse immersi in un enorme effetto doppler. Attendere è come contare i momenti che ti allontanano da un abbraccio vissuto, e contemporaneamente ti avvicinano non si sa a che cosa, se, e quando.

Rincorriamo Godot sul ponte.

Ma tornando a Curzio Maltese (che sforzo titanico), costui scrive a proposito di un Partito Democratico che, a detta del giornalista milanese, avrebbe come suo principale problema il non saper parlare all'Italia produttiva del Nord. E che a fronte di questa crisi di consenso "...il dibattito nel PD è tornato ai soliti temi cari alla nomenclatura. La forma-partito, l'adesione al gruppo parlamentare del socialismo europeo e l'incubo della scissione."
Continuando: "...Sono temi di un tale fascino che non si resiste a dire la propria. La forma-partito più bella, a mio parere, è la romboidale. Decisamente preferibile al cerchio come al parallelepipedo. Il gruppo cui aderire è quello delle socialdemocrazie equatoriali, senza dubbio. Per quanto, certo, anche il ceppo riformista ugro-finnico... A proposito di scissioni... - e qui viene il pezzo più interessante del Maltese - ...sono favorevole a tutte. La scissione della componente cattolica, ma anche di quelle luterane e buddiste. [...] Più gente d'apparato lascia il PD, meglio è per le sorti del centro-sinistra. Lo spettacolo ha un suo lato divertente. Francesco Rutelli, reduce dal trionfo delle Comunali a Roma, dove ha appena perso contro un candidato che aveva ricevuto il 35% dei voti due anni fa, minaccia scissioni e pone ultimatum? Evviva! Prego, si accomodi, good night and good luck. La Binetti vuol creare un partito antiabortista, sulle orme del successo di Ferrara? Fantastico. Andate e moltiplicatevi. I dalemiani vogliono riconquistare la leadership a partire dal territorio? Geniale. Immaginatevi la ressa dei ceti medi del Nordest per iscriversi ai seminari della fondazione Italianieuropei..."

Il resto è la solita cantilena a proposito della distanza che intercorre tra le esigenze del Nord produttivo e la sinistra onanista italiana.
Francamente io a questo problema non riesco a credere, non ci voglio credere! Perchè se il Nord incontra il favore degli imprenditori la ricetta economica protezionista di Tremonti, sarebbero confermate tutte le teorie che tendono a classificare il capitalismo italiano come "opaco" (Guido Rossi, 2005), e incapace di sostenere sfide mondiali a cui comunque non ci si può sottrarre, a meno che non si stia pensando di delocalizzare su Urano...

"Come papa Giovanni, quando incontro qualcuno per strada, non gli chiedo chi è, ma dove vuole andare... ma dove vuole andare questo PD?" (cit. Palombella Rossa)

Gli italiani votano con la pancia e ragionano con la pancia, e guardano tanta, tanta, tanta televisione. Una forte controinformazione è alla base di una forte politica di opposizione. Il problema è assolutamente culturale. Una cultura del Caimano che ha fatto diventare l'Italia un paese inequivocabilmente mediocre. E va bene la novità, va bene far fare una lavanda gastrica ai radical-chic figli di papà della sinistra estrema, che non sono serviti ad altro che a rompere il cazzo con manfrine senza logica storica. Ma dare piena legittimità ad un individuo che è ontologicamente responsabile della deriva etica degli ultimi 20 anni in Italia è stato un grande errore, caro Walter.

Noi siamo diversi, cacchio. Un liftato barilotto di merda come quello non mi umilierei neppure a guaradarlo. La destra italiana è la testimonianza inconfutabile della nostra superiorità culturale e morale, semmai qualcuno nutrisse qualche dubbio ancora. Lo so che da Berlinguer a Livia Turco siamo in fase pericolosamente calante, però c'è ancora un abisso, cavolo!

Finché non ci si libera di quell'individuo la nuova stagione che tu auspichi, caro Walter, è una pura illusione.

Come può una sola persona fare così tanti disastri? L'Italia è un paese vulnerabilissimo all'interno. Non esiste una radicata coscienza di popolo, e storicamente i ceppi popolari presenti hanno sempre vissuto in una logica di contrapposizione anziché di convivenza. L'Italia è un paese bastardo, nel senso più genuino del termine.
Abbiamo coltivato una profondissima propensione al becero individualismo, che non consente a nessuno di riuscire a badare fino in fondo a quello che esiste al di là del proprio naso. C'è sempre qualcuno che minacciosamente cerca di farci le scarpe, e pertanto si è pronti alla prevenzione. Piccoli esempi che Hobbes descriveva magistralmente in un saggio sulla semiologia del potere.
Necessitiamo di  essere minacciati, di avere un nemico che ci perseguita, per riconoscerci in una leadership che trae giovamento da inquietudini artatamente costruite.

Ed ecco montare la minaccia dei comunisti, della criminalità, degli immigrati, del potere sovversivo dei magistrati. Questioni su cui si può, anzi si deve parlare, ma solamente se si è scevri e intellettualmente onesti. Cioè, è impossibile.

Un popolo talmente sensibile alle minacce non dovrebbe tollerare un capo del governo così lontano dall'essere al di sopra di ogni sospetto.

La comunicazione è il problema. La manipolazione. Quella cazzo di televisione è il problema... le puttane catodiche che vi sollazzano l'inguine, ed i coglioni
spelacchiati da copertina che vi solleticano la vagina, sono il problema.
Eccome se me lo ricordo Piero Ricca che gridava a Fassino che il conflitto di interesse è il primo problema che c'è in Italia. È il fondamento della democrazia, il rispetto dell'intelligenza dei cittadini. Ed il buon Fassino che, giustamente, rispondeva seccato che questa non era la priorità. Certamente che per un popolo coglione (Trilussa) la libertà non è una priorità.
Ricevere la sacra pagnotta dopo essersi prostituiti al potere eversivo giustificato dal voto elettorale, questa è l'unica priorità che i cittadini riescono a percepire.

La "sicurezza", tema con cui ci hanno bombardato SOLO durante la campagna elettorale. Ecco i dati del Ministero dell'Interno - Dipartimento di Pubblica Sicurezza, che IO, cittadino non paraculo, ho cercato qua e là per capire in che cazzo di paese sono costretto a vivere da 25 anni. Il problema c'è, eccome, anche un minimo furtarello deve destare allarmi in una società sana. Ma niente che possa giustificare il clima da terrore che è stato creato per accrescere il panico e la tensione. La spettacolarizzazione del crimine, questa comunicazione da strillone del giornale della sera, è stata orripilante. Soprattutto in barba al rispetto delle reali vittime di questo stato di cose vergognoso.

State buoni cittadini, tanto adesso militarizziamo le città con i soldati a dirigere il traffico, a fare i posteggiatori, e spegniamo i riflettori sui vari stupri, omicidi etc... etc... cosicché vi sembrerà che il nano di Oz avrà sollevato tutte le vostre paure. E lui potrà finalmente tornare a pensare ai luridi cazzi suoi.
 
A rincorrere nemici immaginari, trascinando un popolo in questo conflitto permanente senza uno sbocco virtuoso. A far dilagare la visione funesta che "farsi i cavoli propri è meglio", che lo Stato debba essere solamente un intercapedine fra le legittime rivendicazioni dei singoli, senza porsi minimamente alcun obiettivo di miglioramente ed evoluzione della società.
Oh, quanto rimpiango Hegel... oh, come è difficile non essere severi, e a non essere a disagio con la maggioranza delle persone, in questa depravazione legittimata.

E tu, capitano, mio capitano, avevi teso una mano a tutto questo. Ed oggi ti svegli facendo, a mio modo di vedere, una figura ancor più ridicola...


War is Peace

Freedom is Slavery.

Ignorance is Strength.

buona notte, e buona fortuna. Italia.



- Ma cosa è successo in tutti questi anni? Ditemelo voi... io non lo so più...

- Incominciano a pesare le sconfitte...

- La nostra generazione, che cosa siamo diventati? Siamo tanto cambiati, tutti peggiorati... oggi siamo tutti complici!

Eh, ma perché tutti?! Questa fissazione... di dire: "tutti uguali, tutti complici..."

-
Siamo invecchiati, siamo inaciditi, disonesti nel nostro lavoro. Gridavamo cose orrende, violentissime nei nostri cortei... ed ora guarda come siamo tutti imbruttiti...

VOI gridavate cose orrende e violentissime, e VOI siente imbruttiti.
IO gridavo cose giuste, ed ora sono uno splendido 26enne!!!



brum... brum... (vespa in movimento)



 ...e torno a leggere Shakespeare.


martedì 29 aprile 2008

Io speriamo che me la cavo




Dopo l'esito dei ballottaggi, dopo che Rutelli riesce in un miracolo di quell'epica portata a perdere nei municipi "rossi" e a prendere più voti al primo turno anziché al secondo; dopo che uno come Schifani ti diventa presidente del Senato, a testimonanza che in Italia davvero tutti (tutti i cazzoni, specifichiamo) ce la possono fare, e che il sogno non è più americano ma tutto nostrano; dopo tutto questo le unghie non bastano.
La prossima volta per gli scongiuri, uso direttamente la grattugia. Vediamo se funziona. Intanto io son pronto: li facciamo 'sti girotondi adesso, sì o no? Dov'è la meglio gioventù? ...LRD, help me...

"...insieme a te non ci sto più, guardo le nuvole lassù... cercavo in teeeeehehehehe, la tenerezza che non ho, la comprensione che non so trovare in questo mondo stupido... Quella persona non sei più,
quella persona non sei tu... io trascino negli occhi, le correnti di acqua chiara dove io verrò (anzi, vevvò)... e quando andròòòòòòò...  devi sorridermi se puoi,  non sarà facile ma sai  si muore un po' per poter vivere...  Arrivederci amore ciao,  le nubi sono già più in là...  finisce quaaahahahaha...  Chi se ne va che male fa?... (fa, fa male, eccome se fa!!!)..."

... help me....

martedì 22 aprile 2008

Là, dove sbatte sempre il muso





Il dott. Alcor riceve gli studenti ogni martedì dalle 10.30 alle 12.30.

... Sì, diamo la colpa al lavoro.
Ieri, per la seconda volta dacché esiste questo blog, avevo deciso di chiuderlo. Una decisione che è durata pochi minuti. Quanto è bastato a sentirmi un estraneo, meglio pullulare nel vuoto senza una casa, che sentirsi prudere i glutei accomodato alla poltrona diletta nel salotto di un distinto sconosciuto.
Sono uscito a fare un servizio pochi minuti fa'. Prima di chiudere il pc avevo in mente delle cose. Una macchia rossastra e stinta sparata nel centro del cielo a sudest come lo starnuto di un vecchio.
Quando mio nonno starnutiva, io ridevo sempre. La sua faccia si contorceva in una smorfia somigliante alle maschere del teatro di  Livio Andronico. Soprattutto quando non portava la dentiera. Perse tutti i denti in un incidente stradale, sbattendo violentemente la testa contro il manubrio della sua vecchia Opel Ascona bianca, addosso alla quale, in un mite pomeriggio del 1986, un imbarazzato cazzone pensò bene di andarsi a schiantare. Io ero sul sedile posteriore, inginocchiato di spalle, rivolto contro il vetro posteriore; avevo un arco ed una freccia che facevo finta di puntare avverso l'autista che seguiva la Ascona di mio nonno.
Quell'istante manca al novero dei miei ricordi, devo aver perso conoscenza per qualche attimo, il nastro mnemonico passa immediatamente dal mio sbattere la nuca, alle braccia che mi tirarono fuori dall'auto distrutta. Ricordo il volto di mio nonno rigato dal sangue che colava in larghi rigagnoli dalla fronte sino al mento. Ove pendevano goccioline sporche di polvere, e probabilmente altro. Mi parlava mio nonno, mi intimava come sempre faceva, con amorevole ed austera severità, di star calmo. Ma io lo ero già, senza aver bisogno di suggermenti. Lo ero anche nella buia stanza di una casa dove mi condussero; c'era della gente che piangeva, io ero stato riposto non so da chi su una seggiola dalla quale i miei piedi non toccavano terra, e dondolavano alternatamente avanti e indietro. Avanti e indietro, piano, mentre mi diedero del gelato al limone. Probabilmente non erano a conoscenza che amo il gelato tanto quanto odio i gusti alla frutta, ma non avevo bisogno nemmeno che mi si suggerisse di accettare ugualmente e riveritamente. Sarebbe stato scortese rifiutare, soprattutto nei riguardi di donne piangenti senza motivo, le guardavo lacrimare un dolore che avrebbe dovuto essere mio. Ricordo che mi disgustava un po' quell'appropriazione indebita.

Sono rientrato poco fa' dalla mia commissione. E di tutto quello che avevo pensato non è rimasto che un titolo vuoto, di un brano scomparso. Tutto procede in questo modo. C'è un disordine spaventoso sulla mia scrivania, rende impossibile organizzare un serio metodo di lavoro. Comprendo mia madre, e giustifico la compassione che ho per lei. Solo quella.
Ho trovato oggi un plettro che pensavo di aver perso. Ha una presa rigida ed una punta leggermente morbida. Devo sostituire le corde alla chitarra, e ripulirla un po' dagli acari maledetti. Mentre apprendo or ora da un file .pdf da poco scaricato che i miei programmi futuri potrebbero essere compromessi da un comma imprevisto apparso su un bando tanto atteso per mandare finalmente al diavolo casa mia, il mio paese, i miei hobby sociali, e la grettezza di quelli che infestano il mio spazio vitale. Parlo come Hitler? Del resto ho già avuto modo di confermare come l'alienazione mentale conduca a forme di degenarazione di stampo porco fascista. Ma io mantengo saldo il controllo, anche perché non è che non credo nelle persone, io credo nelle persone, è che non credo nella maggioranza delle... ok, ciao.
Non potrò più fare quello che avevo in mente? Qualcosa mi si accanisce ancora contro? Cos'altro devo rendere per saldare un debito contratto forse in un'altra vita?
E va bene, signori, io me ne fotto. C'è sempre una maniera per mantenere il morale alto. Non posso investire in capitale umano? Investirò in capitale fisico, e senza ammortamenti. Me ne vado a puttane, e poi mi compro una vespa.

Il dott. Alcor riceve gli studenti ogni martedì dalle 10.30 alle 12.30. Astenersi imbecilli di ambosessi. Anzi, astenersi i maschi, imbecilli e non.
Anzi, astenersi.

mercoledì 16 aprile 2008

Day after tomorrow





La nostra economia continua a risentire di problemi strutturali che si riflettono da vari anni in un progresso insufficiente della produttività, indipendentemente dalle fluttuazioni cicliche. L’inflazione si stima abbia raggiunto in marzo il 3,6 %. Nel 2007 i consumi delle famiglie italiane sono aumentati dell’1,4%; lo scorso anno gli investimenti sono cresciuti di poco più dell’1%. La sostanziale stagnazione degli investimenti sta proseguendo quest’anno, come segnalano gli indicatori basati sulle valutazioni degli imprenditori riguardo alle prospettive di domanda e al livello di capacità utilizzata. Le esportazioni, alla luce dei nuovi dati rilasciati dall’Istat, sono cresciute del 5% lo scorso anno, confermando gli spunti di  ripresa della capacità esportativa della nostra industria emersi già nel 2006.
La crescita delle esportazioni è stata però inferiore di circa 2 punti a quella del commercio mondiale in ragione di una perdita di competitività di prezzo di analogo ammontare, dovuta alla bassa produttività e all’apprezzamento dell’euro. L’avanzo primario, quasi annullato nel 2005, è salito al 3,1% del PIL. Come nel 2006, il miglioramento dei conti riflette essenzialmente il forte aumento della pressione fiscale e contributiva (al 43,3% del PIL, dovuta maggiormente alla lotta all'evasione e alla'allargamento  della base contribuente). L’incidenza della spesa primaria corrente è diminuita al 39,6 % del PIL, ma rimane prossima al suo valore massimo. La spesa per investimenti è tornata ad aumentare; Il debito pubblico è sceso dal 106,5 al 104,0 % del PIL, riportandosi sul livello del 2004.



fonte: Banca d'Italia, 2008.


Questo è il quadro, non positivissimo, neanche drammatico. Ci portiamo le annose zavorre strutturali ed il mancato coraggio di fare riforme importanti come ridurre la spesa pubblica in maniera sostanziale, riformare la pubblica amministrazione per renderla funzionale ed efficente, liberalizzare seriamente il mercato. Non abbiamo un sistema della formazione all'altezza delle sfide competitive che richiedono professionalità sempre nuove ed aggiornate, la flessibilità non ha senso se non è accompagnata da un percorso reale di adattabilità permanente della forza lavoro.
Ma le emergenze immediate sono soprattutto l'inflazione elevata, la questione energetica, e la precarietà del lavoro. Cosa si può fare? Investire nel futuro e nelle energie alternative (solare in primis), investire nella produttività che consentirebbe alle imprese di non speculare sulla flessibilità del lavoro per acquisire margini risicatissimi di competitività, puntare su una scuola di qualità, e rendere efficace la giustizia. Nell'immediato si deve redistribuire il reddito attraverso una politica fiscale che alleggerisca il carico sui redditi da lavoro dipendente più bassi. La ricetta della detassazione degli straordinari è, a mio parere, una emerita cavolata. Staremo a vedere... intanto via l'ICI! Olè! Anche se sinceramente a me risulta che l'ICI sia stata già prevalentemente rimossa dall'ultima finanziaria Prodi.
344 seggi alla Camera, 174 al Senato. L'Italia ha parlato, e qualunque sia stata la sua voce, va ascoltata. Ed io ci provo. Provo a spiegarmi cosa voglia dire un'Italia che nel Nord premia la Lega portandola al 20%. Provo a chiedermi che cosa possa significare per il Sud. Un Sud che non va pensato come un'appendice depressa socialmente ed economicamente, ma come una grande opportunità. Un Sud dove le reti infrastrutturali assomigliano alle radici morte di un albero estirpato. Dove è ancora presenta una guerra tra poveri tra regioni che non riescono a fare sistema, dove ogni appalto è una prova d'ansia per le incombenze criminali, dove sono capaci di costruire cantine al centro di un tempio greco ad Agrigento, e dove le spiagge sono cosparse da metri cubi di cemento armato.
Questo sì, mi preoccupa. Mi preoccupano i casini di un'agricoltura sopravvivente solo grazie ai sussidi e grazie al protezionismo comunitario della PAC che sarà presto mitigato ed aperto all'area di libero scambio euro-mediterranea. E lì saran cazzi peggio dell'affare del "tessile cinese". Mi preoccupa che le risposte sulla questione sicurezza vengano recepite dalla Lega, e che un tipo come Cofferati, con tutti i suoi difetti, sia inviso persino a Bologna. E che questi valori di legalità abbiano assunto dei colori di parte davvero assurdi, soprattutto in relazione alle leggi vergogna di qualche anno fa'.
Mi fa ribrezzo Cuffaro a Palazzo Madama, quello sì.
E non ci sono più i compagni. Con loro me la sono spassata, soprattutto quando decantavano il vangelo secondo Marx del 1848. Senza dubbio il più bel libro di sociologia mai scritto. Ma qualcuno dovrebbe cominciare a pensare che le dinamiche economiche e sociali sono un tantino cambiate, e che il tempo della testimonianza deve fare spazio all'assunzione di responsabilità. Governare vuol dire confrontarsi con la complessità e la frammentazione di interessi contrapposti ed orientati su vettori troppo spesso divergenti. La sfida è unire tutti in un unico progetto-Paese, e Walter ci ha provato, nonostante tutto. Ed è grazie a costui se adesso qualcuno potrà essere messo in condizione, davvero, di dimostrare che diavolo sa fare per questa nazione. Forse il suo progetto era troppo ambizioso, troppo moderno per questa Italia bonsai che è ancora cogente. Ma si doveva invertire la rotta, e lui lo ha fatto. Per questo, secondo me, è stato grande e lo ringrazio. Perché nonostante ascoltare "mi fido di te" per 3 mesi mi abbia rotto i coglioni, nonostante queste elezioni abbiano straziato le mie serate per altrettanti mesi, una speranza nel mio arido cuore me l'ha infusa. Ed è per questo forse che adesso non mi spaventa attendere cosa farà Tvemonti.
Tanto la metà delle stronzate che dice contro la globalizzazione ed il protezionismo non le potrà mai mettere in atto.
Sperando che la Sinistra, arcobaleno, rossa, con le pezze a colori, o come diamine si vestiranno d'ora in poi faccia piazza pulita dei catrami vecchi che la infestano, noi pensiamo che in ogni angolo del paese dove alberga la speranza di cambiare davvero, "si può fare" debba continuare ad essere l'imperativo categorico, oltre questo non vi è altro che sogno o avventura.

1. postilla: a chi ritiene che il Presidente del Consiglio in pectore, in piena e documentata demenza senile a 72 anni, abbia minimamente a cuore le sorti dell'Italia e che il suo ultimo lascito prima della dipartita prossima ventura a noi poveri grulli, o giù di lì, sarà quello di far del bene al paese, francamente, e sinceramente, e fraternamente, anche se non vi conosco, vi dico che non avete capito un emerito cazzo.

2. postilla: un grazie a tutti i militanti instacabili. Ed un bacio in bocca con la lingua a tutte le militanti instancabili e bone.




sabato 22 marzo 2008

L'epilogo consueto







Voltati! Voltati! Lo vedi che la vita ti sta passando davanti!? Lo vedi che anche in fondo alla strada c'è una piccola traversa che indica il giusto percorso, il riscatto tanto atteso?
Finalmente sarai ripagato di tutto quello che ti è stato portato via!
Corri, bestiaccia, corri!!!

Dove? Dove?! Io corro, corro, ma il mio cuore è debole, non regge... ma corro, io corro sempre. E poi?

Ah! Ecco... ci sono quasi... arrivo...  vedo... sfioro... Aaargh!... TUMP!

 

martedì 11 marzo 2008

Tribuna elettorale








...Questo secolo oramai alla fine
saturo di parassiti senza dignità
mi spinge solo ad essere migliore
con più volontà.
Emanciparmi dall'incubo delle passioni
cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male
essere un'immagine divina
di questa realtà...

Ciarrapico VERGOGNA!!!


venerdì 15 febbraio 2008

Il buongiorno si vede dal mattino alle 9:32

9:32 - Casini: "Cuffaro è stato perseguitato, sarà candidato"

''Rispetto molto la magistratura, ma Cuffaro ha avuto una vera persecuzione giudiziaria''. Ne e' convinto il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, che ai microfoni di Radio Anch'io interviene anche sulla possibilità che l'ex governatore della Sicilia sia candidato alle prossime elezioni politiche. ''Penso proprio che sarà candidato - spiega Casini - ma deve essere lui a decidere''.


 da La Repubblica
(stamattina)


Mia madre mi perseguita perché si è messa in testa che devo perdere almeno un paio di chiletti perché il mio vestito nero lucido che mi serve per travestirmi da oligarca borghese mi comincia a star stretto. Bé? E vogliamo dimenticarci dei profughi albanesi kosovari, dei rifugiati del Sudan? Un posto a questi poveracci lo troviamo tra le fila della figlia storpia della "balena bianca"?
VOGLIAMO LA CANDIDATURA nelle liste dell'UDC!!! Io ne ho diritto! Siamo tutti perseguitati... Come dici PierFerdy (the "Pope's Ass-licking")? ...togli la frangetta stuccata che non ti si riconosce bene quando ti inginocchi! ...non ho l'età per il Senato? E che sarà mai? Piazzatemi alla Camera, oppure falsifichiamo i documenti come fece Eriberto del Chievo Verona, se' po' ffà... suvvia, con quel suocero che ti ritrovi... e poi basta! Basta con questi pettegolezzi sulla Sacra Rota, che a noi non ci frega una sega della famiglia, figuriamoci di questo spauracchio del diritto canonico ad penitentes personas.
Non mi piace 'sta storia come sta nascendo, io non so più a che cosa credere... Berlusconi ha detto che forse non può ridurre le tasse ma serve fare interventi mirati sui redditi dei lavori dipendenti... Ma chi è che ha detto che l'età fa rincoglionire? Questo sta rinsavendo! Per fortuna è tornato subito normale dicendo di sentirsi superman e per un attimo mi son sentito a casa, al calduccio e al tepore del ridicolo che ci ha reso celebri nel mondo più della Gioconda... Per un attimo avevo visto Mariano Apicella (da non confondersi con Michele) abbandonato ai margini del golfo partenopeo canticchiando a' gelusia con gli occhi lucidi mirando a Surriento e pensando a Lui che lo aveva sedotto e abbandonato... No! Per favore, che già 'sto clima da "volemosebenetutti" mi sta annoiando di brutto. Dove sono i Guzzanti? E Travaglio? E  Crozza?  Giovani, non perdetevi d'animo!? Inventatevi qualcosa che questo c'ha 72 anni! Tra un po' la pacchia finisce... valle a fare poi le battute su Fini, che ti inventi? La Lega non è così divertente, e Buttiglione non dura neanche lui... Mastella? E no... dai... e che palle, sempre lo stesso brodo di topo di fogna riscaldato... un po' di allegria perdinci!


Perché dobbiamo ricorrere sempre ai ricordi? E poi dicono che sono un nostalgico...


C'era una volta, il dopo-Elezioni regionali del 2005... (una delle pagine più comiche della storia della TV italiana)






mercoledì 13 febbraio 2008

Quasi pronto



Ce la posso fare, sì, sono pronto... sono quasi pronto, mi basterebbe solo un altro mese, anzi due, facciamo anche tre, ma se mi ci impegno mi basterebbe anche una settimana. Lo sapevo che l'avviso sarebbe arrivato prima o poi, lo sapevo perché è scritto nel regolamento del mio lavoro che ogni sei mesi dobbiamo rendicontare su  quello che stiamo facendo.  So anche che i mesi si son dati la mano per volatilizzarsi in un lampo lasciandomi senza aver concluso un accidenti. Con le idee più confuse di un tapiro in cerca di formiche in Siberia. Son due giorni che riempio la mia stanza di una bella canzone che dovrebbe suggerirmi dei pensieri. Il fatto è che determinati pensieri su determinati argomenti non fanno breccia nel mio cervello, franano come le radici della lattuga in un terreno d'argilla. Sono così rivestito d'indifferenza che non provo nulla. Asciugato, intonso, a tratti quasi invincibile. Così calcolatore e razionale dal non sopportare tutti i passaggi di un'equazione lineare nelle umane interazioni, così tremendamente semplice, ma così carica di inutili tautologie. Le possibili variabili esogene del modello: io ed un'altra qualsiasi persona  col cervello e vagina-dotata, che appaia più o meno gradevole ai miei occhi e non solo, che sappia formulare i periodi ipotetici con necessaria correttezza, che abbia una cognizione alquanto precisa della consecutio temporum, che non mi annoi in quelle due ore che dovessi decidere di concederle ciarlando circa corbellerie variegatamente assortite; l'output dell'equazione: un tranquillo, scontato e così razionalmente placido scambio di fluidi. Non ho più la testa adeguata per annusare, insinuare, far trapelare scabrosi intenti tramite pastrocchi ritmati abilmente artefatti in suadenti sonetti che fungano da testa d'ariete nelle mura di cinta dell'ipocrita consuetudine del cerimoniale sancito da un falso buon gusto.
Ti va? Non ti va? Hai il ciclo? Hai sonno? Hai fame? La mamma non vuole? Hai troppo sole, poco sole? Più acqua, meno acqua? Rispondi!!!
Quando al contrario parlo in una certa maniera è perché vorrei far capire perché detesto affacciarmi dai parapetti situati a più di dieci metri d'altezza, e quanto invece amo i panorami, ammirandoli però a mezzo km dal precipizio. E dell'arte che si nasconde nel preparare i tramezzini con tonno, maionese e verdurine sott'olio. C'è del lavoro da fare.
Un'altra presentazione, solo un'altra presentazione, 5-6 slides in power point in 10 minuti, e poi posso dedicarmi alla campagna elettorale della sinistra... del centro-sinistra... del centro-centro-sinistra... insomma di Walter.
La canzone risuona oggi in una giornata ponte tra ieri e domani, ed io so cosa vuol dire. Il patetico domani è il primo che passerà inosservato dopo anni di sottomessa violenza al mio portafoglio... e questo è un mese che ho sempre odiato. E detesto anche parlare di queste cose con tutti questi maledetti casini che nascono ogni giorno mentre i cialtroni che tessono queste dannate trame non se ne fregano un beneamato tubo; mentre il tesoretto sembra essere svanito nel nulla nonostante l'eco imperituro delle urla del mi babbo alla vista di quel che restava della sua ex tredicesima quasi estinta; mentre Valentino Rossi se la cava con un pacca sulla spalla che sembra canonizzare tutti i pii ladri di caramelle; mentre ieri sera ho scorto di nuovo la scrivania di noce da Vespa ed un pessimo presentimento mi si è affacciato nonostante le illusioni generate dal discorso che Walter ha tenuto su quella specie di muto e solingo terrazzo. Mentre i vescovi che hanno a cuore la sorte e l'educazione dei giovani lanciano anatemi sull'acclamata scena di sesso di Nanni con la Ferrari. Ma dai... ma a chi la racconti 'a prete? Che si vede lontano un miglio che c'hai i calli alle mani... A parte che se si desse davvero ascolto a quello che i vescovi predicano sull'argomento tutti i maschietti del mondo sarebbero una massa di eunuchi complessati, o al massimo un esercito di ciecati, qualora qualche peccatuccio ce lo si conceda nella grazia e nella devozione. Io ci tengo alla prostata e alle ghiandole dell'impazienza, e credo che l'astinenza faccia brutti scherzi all'equilibrio mentale, ed io dell'equilibrio mentale ho bisogno perché ci campo nonostante le aliquote IRPEF... ma perché voi, messi divini, non date l'esempio facendovi castrare?  Sarebbe un atto sublime di ripudio delle peccaminose tentazioni e del satana che si cela in quei 5 secondi dove non si capisce, e non si vuole, una volta tanto, nemmeno capire più niente. Volete tutelarvi nel caso qualcuno cambi idea? Per la miseria, dopo il caso Bobbitt non c'è da preoccuparsi, Berlusconi chissà quanti trapianti si sarà fatto laggiù per godere dei rifornimenti di materia prima che Saccà gli inviava, suvvia... e se non rompete l'anima con la ricerca sulle staminali, tempo due anni e trovano anche un rimedio per una rigenerazione spontanea con sole tre pasticche al giorno, magari chiamano anche Ronaldo a farvi da sponsor dopo che ha testimoniato per la ricrescita dei capelli. Io lo so che l'uomo ha bisogno dell'ombra del peccato che gli si attacca al collo come una sciarpa di finta lana cambogiana in estate, e che ti fa venire le macchie rosse in gola, ma qualcuno può aver freddo ad agosto, qualcuno può pensare che al bene serva il male per non rendere tutto banale e che la notizia più sconvolgente degli ultimi giorni non è che Giuliano Ferrara fa una lista contro l'aborto, ma che stanno facendo sloggiare le locatarie delle vetrine del piacere ad Amsterdam... e le conseguenze saranno un aumento degli affitti a causa dello spostamento verso sinistra della curva dell'offerta, oppure una rivalsa sui costi variabili che tenderà a rendere meno sicuro, meno igienico e meno qualitativo il servizio. Questi sono i drammi che la modernità propone, non la secolarizzazione od il timore per la Cina aggressiva degli eredi di Deng Xiao-Ping. Datemi il tempo di andare ad Amsterdam a rendermi conto e poi fate quel che volete!
Diamine... devo lavorare, devo scrivere, calcolare, preparare le diapositive e darmi una ripassata agli integrali indefiniti... sono pronto, sono quasi pronto... BASTONI!!! E non hai pietà tu di me?
Domani. Sì, lo so che lo ripeto da due anni, ma lo faccio domani... stavolta è vero. Intanto oggi, vogliamo parlare del ruolo del poeta nell'oltretomba, oppure del ruolo dell'oltretomba nella poesia? Oppure del ruolo della letteratura nella gastronomia? E se io mi suicidassi?
Già li vedo a dipingermi come un bravo un ragazzo, che ogni tanto aveva solo qualche mania, parlava da solo... e a volte quando gli si rivolgeva la parola neanche rispondeva, non guardava, ma chi sei? Ma che vuoi? Ma ti sei visto le scarpe? Cioè, io vengo a trovarti in casa e tu ti fai trovare con le pantofole? Ti comunico ufficialmente che con me hai chiuso.
Che mal di testa... ma perché? Dopo tutto lo sapevo, lo sapevo che io non volevo trasformare la mia vita in un limite che tende a 0, che sarei diventato la derivata di una costante... a me piace ballare. No, non vado alle feste, e non vado in discoteca, io non ballo. Però mi piace vedere la gente che balla, a me piace sentire quel fremere dentro che mi porta a pensare che se fossi solo, e non ci fossi io stesso a guardarmi, forse mi riuscirei a muovere con un buon ritmo, chiudendo gli occhi e sentendo il tempo e la cadenza delle note che mi pizzica le dita, mi solletica i polsi, che mi fa ondeggiare clavicole e gomiti, e rende malleabili le mie ginocchia... sarei anche pronto, quasi pronto, come in quella discoteca dove suonavano David Bowie sul lungofiume a Pescara. Senza neanche bere, solo un po' di fumo passivo dalle fragranze più diverse e dagli effetti imprevedibili. No, non ero pronto quella notte a Pescara ero anche stanco... quel giorno poi andammo, un attimo prima dell'alba, a prendere caffè e cappuccino; mentre io mantenevo ancora in mano la mia beck's ancora a metà, si discuteva su chi fosse più rompicoglioni tra la polizia o i carabinieri. Eravamo quasi d'accordo che questo sarebbe potuto dipendere dal grado di delinquenza del luogo in cui ci avrebbero potuti fermare, ma avrei preferito che qualcuno ci fermasse davvero con la paletta, così avremmo tastato con mano, io magari avrei chiesto allo sbirro: scusi ma lei si ritene più rompicoglione di un carabiniere? Finita di corsa la birra guardavo il bancone dei dolci mattutini e agitavo il cucchiaino nella tazza del mio cappuccino. Un ricco vassoio di bigné m'aveva fatto capire che alla fine ho sbagliato davvero tutto. Che dovevo fottermene di ogni cosa s'agitasse sotto il sole o la luna, e che avrei dovuto ignorare persino le stelle. E senza rinnegarmi più di tanto sarei potuto diventare un tranquillo e sorridente pasticciere. Un ballerino pasticciere trotskista.