giovedì 22 marzo 2018
Mattoni
martedì 13 febbraio 2018
Rastrellando a zonzo
martedì 25 agosto 2015
Rendez-vous avec la vie
giovedì 2 luglio 2015
Golden Age
giovedì 25 giugno 2015
Tra qualche anno
lunedì 11 maggio 2015
As Alonso
– Buongiorno Alcor, sei sveglio?
– E chi è Alcor?
– Sei tu.
– Come scusi? Dove mi trovo, chi siete voi?
– Stai tranquillo, va tutto bene.
– Dov’è Artù, il mio gatto? Che cosa è successo, e cosa sono tutti questi peli? Ma guarda… e qui? Che fine ha fatto il mio prepuzio???
– Cosa ricordi Alcor?
– Tra un mese devo cominciare il liceo, ho già cominciato a studiare latino, spero che non abbiano trovato i giornaletti porno che ho nello zaino. I miei amici hanno cominciato a fumare... Coglioni…. è già estate? Bene! Vado a vedere la costellazione dello Scorpione e voglio trovare anche M3 nel Bootes. Un giorno farò l’astronomo. Che bella quella camicia nera, anche io sono fascista, lo sa? Metti un cd dei Queen, per piacere, voglio sentire Radio Ga Ga.
– Hai altro da aggiungere alla tua giovinezza di merda, Alcor?
domenica 15 giugno 2014
Un etnologo all'Esselunga
- Sto guardando un attimo... non trovo i preservativi di taglia XL....
- ...
- Ah, mi scusi signora, l'avevo scambiata per la mia compagna.
- ... (più sguardo schifato)
giovedì 27 febbraio 2014
lunedì 28 gennaio 2013
Il peso del fumo
Niente più mal di gola appena svegli. Qualche scrocco qua e là. Persino la voglia di tornare a correre e darmi un tono.
martedì 15 gennaio 2013
Strisce gialle
mercoledì 14 settembre 2011
Also spracht Alcor - la vita è uno stato mentale
Domani parto, again.
Tra la stasi esogena e la convalescenza che mi ha immobilizzato tutto ciò che esiste tra il mio basso ventre e le mie ginocchia, il mio pensiero corre e ricorre al racconto Infanzia di un capo, di Sartre. Quello del concetto della "immensa attesa", per intenderci. Omosessuali a parte (con tutto il rispetto), esistono parole che si attaccano alla pelle come elettrodi, e sembrano raccontare i picchi e i precipitati attraverso il diagramma che quotidianamente si tende ad arginare.
Uso l'impersonale, o un'anonima prima persona plurale, ma è di me che parlo, visto che il residuale tessuto di esseri terrestre mi è tuttora sconosciuto.
Dovremmo ripartire da alcune costanti: da Nietzsche, dal tonno con la maionese, dai cappelli ottocenteschi, dal nodo windsor alle cravatte, dal tiramisù, dai sudoku e dall'indifferenza imperatrix mundi.
Ricevo la telefonata di un caro amico che non ha del tutto perso la voglia di rantolare nel torbido. Del resto, perché biasimalo, ha solo 24 anni è assolutamente comprensibile che egli sia ancora in grado di invocare una solidarietà generazionale nell'erezione di un fronte battagliero contro questa manica di cialtroni che si proclama classe dirigente.
Mi veniva in mente che il porto vicino casa mia non riesce a sviluppare il suo potenziale di affari perché è poco profondo. Il pescaggio inferiore lo rende poco competitivo perché impedisce alle navi più grandi di poter attraccare.
Si potrebbe scavare. Si potrebbe, no?
Peccato che vi abbiano sversato tanta di quella merda, nel corso degli anni, che smuovere un sassolino dai fondali significherebbe mettere in circolo tossicità allo stato puro.
Ecco cosa accade quando si smuovono consolidati strati di schifo, per riconvertirsi e non crepare.
mercoledì 27 luglio 2011
Le invasioni barbariche
R. accese una sigaretta, chiuse la macchina e si diresse verso la porta di casa. Man mano che si avvicinava teneva la sigaretta il più possibile nascosta nel palmo della mano piegato a coppa, e con il braccio steso, tendente a celarsi dietro la schiena.
Tirava fumate rapide e frequenti. Se qualcuno l’avesse visto fumare non sarebbe successo nulla, ma lo sguardo riprovevole di suo padre, che di lì a poco sarebbe giunto anch’egli in prossimità del portone, era quanto di meno sopportabile vi potesse essere, soprattutto dopo una serata di indigestione da parenti.
Una volta s'era abbandonato ad uno sfogo nella cui requisitoria ricondusse, con deplorazione, le cause della sua irascibilità sociopatica all’attrito vischioso con cui si sviluppavano le conversazioni apparentemente più innocue tra lui e i suoi vecchi.
Suo padre, che riteneva di essere invaso da una innata condizione di impunità, non riteneva plausibile l’ipotesi sostenuta dal figlio, secondo la quale sarebbe stato lui l’induttore della condizione disadattante del proprio pargolo, e che l’incessante opera di messa in luce delle manchevolezze da parte di quest’ultimo rientrasse nel novero delle indispensabili competenze paterne, volte al progressivo ripristino della perfettibilità dei propri derivati cromosomici.
In virtù di questa missione egli sarebbe stato l’infallibile censore di ogni azione dei propri figli, nonché il vate pronto a svelare anzitempo le conseguenze di ogni loro proposito, facendosi beffe del simulacro ordinario dell’imprevedibilità degli eventi.
Era un rigido assertore della programmazione, e non riconosceva smentite, poiché negli anni aveva accumulato un forziere di giustificazioni applicabili a qualunque situazione.
Mentre R. indugiava con la sua sigaretta sotto il portone, osservava con una parvenza di invidia la leggerezza con cui gli avventori del bar lì vicino seguitavano ad accumulare vuoti a rendere di birra, discutendo animatamente circa le modalità di conservazione della ‘nduja calabra, e dei processi di lavorazione dello champagne.
Parole distinguibili tra rombi di motociclette, palle di biliardo che rimbalzavano al suolo, bestemmie di ogni genere e risate accalorate.
La contemplazione di tale eldorado fu bruscamente interrotta dall’arrivo della macchina paterna. Il finestrino si abbassò e lo sguardo del padre conducente si fece più distinguibile.
Quei pochi secondi di silenzio sembrarono pesantissimi ad R., che senza alcun motivo, sentì di dover giustificare l’indugio sotto il portone. Fece finta di frugare nelle tasche della sua giacca ed estrasse solo foglietti a caso.
- Non trovo le chiavi di casa. Le ho lasciate in macchina. Spero ci sia qualcuno che possa aprire il portone.
Il padre non disse nulla e andò a parcheggiare il mezzo. R. suonò il campanello e rientrò a casa.
Sentì d’essere scosso dopo che s’era appena assopito dinanzi alla tv che trasmetteva la rassegna stampa del giorno dopo.
- Vai a recuperare le chiavi di casa dalla macchina. – Impose suo padre.
- Ci andrò domattina.
- Ci vai adesso, così impari a dire ad alta voce che le chiavi di casa tua sono in macchina, informando la platea dei probabili scassinatori che popola il bar, su come svaligiarci senza fare tanto rumore.
R., si convinse del pericolo, si rivestì e tornò verso la sua auto per recuperare le chiavi di casa. Aprì lo sportello e le chiavi non c’erano.
Cercò dappertutto ma delle chiavi di casa, in macchina, non vi era traccia.
Rientrò a casa e comunicò a suo padre l’esito negativo della missione, lasciando che fosse lui a far emergere le conseguenze di quello stato di cose.
E per suo padre non vi era alcun dubbio: gli scassinatori che popolavano il bar, appena furono edotti dell’ubicazione delle chiavi del loro appartamento, dalle avventate parole di quello scriteriato di suo figlio, cessarono immediatamente di conversare sui metodi di conservazione della ‘nduja calabra e avevano provveduto ad aprire la macchina di R. per impossessarsi delle chiavi in maniera pulita e senza lasciare traccia, riuscendo persino a richiuderla per non destare sospetto.
Egli sapeva benissimo quanto si fossero evolute le tecniche raffinatissime di scassinamento eseguite in maniera delicata e chirurgica.
Una volta il padre di R. sentì di scassinatori che usavano un particolare gas sedante che consente l’esecuzione notturna dei furti mentre le vittime sprofondavano in un sonno quasi comatoso.
Era sicuro che il loro appartamento prima o poi sarebbe finito in cima agli obiettivi sensibili delle bande che imperversavano in tutta la provincia.
Quell’idiota di suo figlio aveva agevolato la scalata nella top ten dei colpi “sicuri”.
Quella notte non dormì, perché prima o poi sarebbero giunti e avrebbero aperto facilmente il portone con le chiavi di R., avrebbero liberato il gas, e lui al suo risveglio non avrebbe trovato neanche i cessi del bagno.
Ogni minimo rumore lo insospettiva e gli imponeva di alzarsi da letto per controllare che non vi fosse nessuno in casa. Girava per le stanze da letto, e giungendo nella stanza di R. lo vide dormire tranquillo, digrignando come sempre, e sprofondato nel suo sonno indifferente alla perniciosa sorte che di lì a poco sarebbe capitata per causa sua.
Avvertì un senso di frustrazione e rabbia per la mancanza di condivisione del dramma, proprio da parte del suo principale responsabile.
Ma la notte trascorse senza alcun tentativo di scasso. Il padre di R. asserì che era prevedibile, che una banda di professionisti non avrebbe agito immediatamente, perché si sarebbero aspettati delle contromisure immediate che notte dopo notte sarebbero state allentate da una falsa rassicurazione.
Egli non sarebbe stato gabbato, a differenza di quello che i malfattori pensavano.
Ogni notte avrebbe vigilato per controllare l’origine di ogni minimo scostamento d’aria in casa. Ovviamente non si fidava minimamente della collaborazione di moglie e figli, soprattutto quando la causa di quell’imminente sventura era stata proprio la noncuranza di uno di questi.
Era cosciente che avrebbe dovuto compiere quell’eroico salvataggio da solo. Non dormì per giorni divenendo sempre più intrattabile e severo, intollerante e iroso.
Dopo una settimana molto complicata R. decise che avrebbe dovuto porre fine a quel tormento da lui cagionato e che si ripercuoteva sulla tenuta mentale del padre, minando la consistenza stessa della sua famiglia.
Approfittando di una passeggiata investigativa del suo vecchio, decise di agire autonomamente, per dimostrare che anche lui era in grado di fare la sua parte per tutelare l’integrità dei suoi cari.
Fece cambiare la serratura della porta di casa, in maniera tale che anche se gli scassinatori fossero giunti non avrebbero potuto utilizzare le chiavi che egli aveva incautamente dimenticato in macchina.
Si sentì soddisfatto perché per la prima volta aveva posto rimedio ad un danno gigantesco derivato dalla sua insicurezza insanabile, ed alla quale s’era ormai rassegnato. Quel gesto riparatore lo avrebbe riabilitato al severo giudizio del padre e gli avrebbe infuso la tranquillità di non essere una merda di livelli irrecuperabili.
Per la prima volta attese il ritorno del padre per giovarsi del meritato premio al coraggio.
Il padre tentò di aprire la porta di casa con le sue chiavi e non ci riuscì, così, sospettoso, suonò il campanello. R. corse ad aprire.
- Che è successo qui?
- Perché?
- Le mie chiavi non funzionano, e cos’è tutta questa polvere intorno all’uscio?
- Papà ho fatto cambiare la serratura, per stare più tranquilli. Adesso non c’è più da preoccuparsi. – Pronunciò quelle parole con insolita fierezza.
- Sei un coglione, R.
- Perché papà?
- Una volta giunti sull’uscio di casa, annusata la preda, pensi che si fermeranno dinanzi ad una contromisura così scontata? Possedere le tue chiavi, stronzo, li avrà talmente allettati che una serratura nuova non basterà a farli desistere. Scassineranno la porta, ecco che cosa faranno! E magari diventeranno anche violenti se qualcuno dovesse tentare di intervenire per via del rumore che saranno costretti a fare. Potrebbe scapparci il morto, imbecille, capisci!!! Tua madre o tuo padre potrebbero morire perché un cazzone come te ha dimenticato le chiavi di casa in macchina, e lo ha urlato ai quattro venti.
- Ma io pensavo che….
- No! Tu non devi pensare! Dov’è la vecchia serratura?
- Nel ripostiglio.
- Vai a riprenderla.
- Vuoi rimontare la vecchia serratura?
- Certo, imbecille, continueremo le ronde. Anzi, TU continuerai le ronde.
Dopo qualche giorno, la madre di R. lavando la giacca di R. vi frugò nelle tasche, e vi trovò le chiavi che si pensava fossero state trafugate dagli scassinatori.
- È un cazzone, lo sapevo io. – Sentenziò il padre di R.
martedì 5 aprile 2011
Quattro mesi
Quattro mesi sono solo una stagione e un pezzo, abiti diversi, suole di scarpe consumate.
Mi sarò fatto la barba più o meno 6 volte.
Avrò pagato 4 mesi di affitto, e litigato almeno 3 volte con un gestore di telefonia mobile particolarmente avvezzo a fottere i clienti fessi.
Avrò ricevuto altrettante 3 raccomandate per indurmi al pagamento delle fatture telefoniche da una società di recupero crediti che ha sede in Sicilia, la qual cosa non caldeggia alcun ottimismo sulle possibilità che io rivendichi i miei diritti da consumatore circuìto.
Si ottiene molto di più con un "per piacere" e una pistola, che con un "per piacere" e basta.
Sarà uscito nelle sale il film di Nanni Moretti, che comunque avrei visto da solo, e sarà passata senza far male la campagna elettorale per le amministrative.
Avrò fumato due sacche di tabacco danese per pipa, una decina di churchill, e una sessantina di pacchetti di Marlboro. La mia speranza di vita si sarà contratta in proporzione di circa una mezz'oretta.
Significa che mi sarà tolto del tempo utile per risolvere un sudoku di livello very hard. Incontenibile rimpianto per un'occasione perduta per ribadire quanto son bravo a risolvere i sudoku.
Forse avrò imparato a sentire il vuoto d'aria all'altezza dello stomaco.
Sarò tornato ad infilarmi nel vestito nero senza chiedere consulenza ad un fachiro.
L'aspirapolveri del lavagista di frodo avrà rimosso i capelli biondi che s'attaccavano rampicanti sul poggiatesta del sedile destro della mia macchina. Nostalgiche traccie di timide serate strozzate.
Forse non consentirò lo spargimento di altro DNA, rendendo vana l'assunzione a cornucopie di succhi d'ananas con pezzetti, che dovrebbero mitigare i nefasti effetti della nicotina sulla degustabilità del mio sperma.
Forse mi ritroverò a dare un passaggio ad un tunisino che percorre a piedi la statale Appia di notte.
Forse sarò consegnato ad un Centro Richiedenti Asilo gestito da un santo barbuto con un grosso mazzo di chiavi appeso alla cintura.
lunedì 21 marzo 2011
venerdì 25 febbraio 2011
Mancato abuso di potere
L'alunna bona che ebbe l'ardire di contattarmi su facebook ---> scoprire che è follemente innamorata di una sottospecie di fustino incelophanato---> auspicare che costei abbia un adeguato livello di troiaggine interna---> essere però conscio che le troie non mi garbano---> tornare a fantasticare di profanare una giovane suora.
lunedì 30 agosto 2010
Magre soddisfazioni
- Cazzo, Alcor, sei in gran forma. Sei dimagrito, capello allungato, viso disteso. Avrai di sicuro trascorso delle vacanze divertenti. Hai trombato abbastanza? Meglio così, ci attendono un sacco di cose da fare.
Non mi stava prendendo per il culo.
Ecco, un classico esempio di come il tema della deduzione logica teorizzato da Conan Doyle se ne va splendidamente a puttane.
venerdì 20 agosto 2010
This isn't a pipe
Così, nei giorni della dipartita di Cossiga, dell'ennesimo tonfo di Wall street, della Cina che sorpassa il Giappone, nell'ansiosa veglia che ci prepara a vivere la caduta del governo, noi qui si attende il momento cruciale.
Un altro.
La sinapsi esistenziale che rimette in circolazione i traffici di speranza in questa botola dove sembrano sguazzino girini destinati a non essere mai rane. Anfibi sospesi nell'umido di crepuscoli congelati che resistono alla notte e non trovano il coraggio di riaffacciarsi alla luce.
L'ennesimo momento cruciale, attende al vestibolo dell'autunno. Occorre tanta fiducia per accettare di ritrovarsi in un punto che abbia gli stessi vasti panorami di Gibilterra, di Panama, di Suez, di Bering.
Occorre tanta fiducia per credere che queste case avranno stucchi differenti. Una scimmia ha bisogno di credere che ci sia un ramo dall'altro lato dello slancio.
Stanotte ho sognato i black blocs che mi devastavano l'ufficio. Li ho lasciati fare.
domenica 1 agosto 2010
III RePubic
Ti piace vincere facile?
(parte la musichetta)