giovedì 22 marzo 2018
Mattoni
domenica 17 dicembre 2017
Nascosti
- Forse..
- Non ho più dei capelli che restano impressi nella mente della gente. Sono corti ed anonimi.
- Son belli comunque. E non sono corti. Comunque no. Non rischiamo.
- Non rischiamo.
- Non rischiamo, potrebbero vederci. Lo sai che non sarebbe giusto.
- Le gente non bada noi.
- Non ne sono certa.
- Da chi ci stiamo nascondendo?
- Ci nascondiamo dalle chiacchiere che ci farebbero del male.
- Anche sottrarci alla luce ci fa del male.
- No, Alcor, no.
- Da chi ci stiamo nascondendo?
- Lo sai.
- Ci stiamo nascondendo da noi stessi. Ci stiamo mischiando alla polvere del tappeto che avvolge le mattonelle rotte delle nostre paure.
- Resta qui, in questa gabbia.
- Non parlo.
- Non parlare Alcor.
- Non voglio raccontarci.
- Non esistiamo se non nelle elucubrazioni della tua noia domenicale.
- Perché fuori fa freddo.
- Perché non sei ancora pronto per uscire, torna qui, nella gabbia.
- Non riesco a camminare sù per il bosco.
- Dormi qui, Alcor.
venerdì 24 novembre 2017
If I rise
sabato 8 luglio 2017
Apocalypse Later
martedì 25 agosto 2015
martedì 21 luglio 2015
L'uomo e la grotta
lunedì 6 luglio 2015
Speleo Alcor
I nostri eroi: Grossman, Bart, Alexander, Danny, Bechy, Alcor, Frank, Francys.
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martedì 30 giugno 2015
28 - XX - 20XX
Hai sete? Ancora vino?
No, grazie.
Dimmi dove ti fa male.
Qui.
E adesso?
Ahi!
Adesso?
Va meglio.
Vado di là, ti lascio sola.
No, puoi restare.
Va bene, resto.
Che fai?
Perchè?
Sei lì fermo, quasi in attesa di qualcosa.
Inizio la mia veglia.
Veglia? Non dormi? Io sono molto stanca.
No, non saprei perché addormentarmi.
Non hai sonno?
Dormo molto poco da qualche tempo. Preferisco restare qui e vederti dormire come se stessi ammirando un'opera d'arte. Meraviglia e silenzio.
E non hai paura di addormentarti?
No. Ho paura di svegliarmi. E capire che tutto questo non è accaduto mai.
lunedì 11 maggio 2015
Il Conto del veterinario
Anzi, dovresti tenere in conto che anche io potrei andarmene da un momento all’altro.
Ok. Anche tu potresti andartene da un momento all’altro.
sabato 2 maggio 2015
Un apatico
lunedì 28 gennaio 2013
Il peso del fumo
Niente più mal di gola appena svegli. Qualche scrocco qua e là. Persino la voglia di tornare a correre e darmi un tono.
domenica 29 luglio 2012
Three Dark Knights
Assuefattosi presto a quel tumulto sonoro, ecco affacciarsi meschinamente il più arcigno degli ostacoli frapposti fra la sua persona stanca e l'agognato riposo: una austera e turgida erezione.
- Ehi! Disgraziato! - Urlò suo padre alla vista di quei manigoldi. E tre snelli esemplari di scassinatori di serie B in tuta metalmeccanica, passamontagna, dotati di picconi, tenaglie, e piede di porco, balzarono spaventati alla vista dei due nottambuli.
Finalmente l'ormone s'acquietò.
domenica 15 luglio 2012
Explosion in the sky
- Che ti prende, Alcor?
- "Alcor", hai detto?
- Sì. Che magnifici suoni, ricordi?
- Di fogli nel temporale, di lettere nella tempesta, di marmellate scadute sganciate dal cielo per ingannarci.
giovedì 9 febbraio 2012
Padre Platone
- Non fa assolutamente freddo, è che stai seduto e non fai movimento.
Ogni tanto ci ripenso all'eventualità di ricominciare a scrivere, ma poi mi chiedo se vi sono spazi della vita di un quasi trentenne che meritano di essere raccontati. Occorre, a tal proposito, ricordare che io odio la categoria dei trentenni, indi attualmente sono pervaso da un brivido latente di quasi-odio verso l'universo tutto incluso.
Le iperboli felici me le tengo strette dentro, le schifezze pure, la mediocrità che invade nel mezzo dei due estremi è sintetizzabile nel mal di stomaco che anticipa la sveglia ogni mattina.
- Guarda che scempio quel palazzo anni '60.
- Sono stati anni che hanno distrutto il concetto di arte.
- Quello che chiami progresso è la corsa dell'essere umano verso l'autodistruzione.
Però quando parlo coi clienti il mondo diventa automaticamente meraviglioso e la speranza spadroneggia col suo motofurgone preso in leasing dalla Menzogna Spa.
domenica 27 novembre 2011
Focolari
Come prima contromisura decise di requisire la bottiglia incriminata, e di utilizzarne il contenuto come ingrediente segreto nella marmellata di prugne, a guisa di conservante.
Successivamente avrebbe tentato di andare a fondo alle ragioni sciagurato vizio che aveva arruolato suo figlio nel plotone dei dementi.
Cominciò a chiedergli insistentemente dove andasse il pomeriggio, e perché aveva ricominciato a mangiare formaggi dopo due anni di astinenza.
Perché non tagliava i capelli, perché avesse smesso di uscire il sabato sera in concomitanza con l'autunno.
Cominciò a segnare sul calendario la ciclicità delle sue emicranie e a tentare una correlazione con le previsioni dell’oroscopo, e le lezioni apprese dai palinsesti pomeridiani dell'emittente pubblica.
La scoperta che la velocità della luce può essere superata, inoltre, riduceva enormente le residue certezze a cui un uomo moderno può devolvere la propria vita. Ormai ci si poteva affidare solo alla pubblicità e all’aumento dello spread.
La sua curiosità si fece insopportabile e trasformava anche una richiesta di condimento nell’insalata in un fosco interrogatorio.
Qualunque atto sospetto ed insolito che apparentemente s’ammantava di essere un portatore insano di infelicità e abbandono, lei, madre, l’avrebbe indagato per salvare suo figlio dal degrado.
Un solo interrogativo restò fuori dal recinto delle sue inchieste: “ma una volta aperta una bottiglia di whisky, il suo contenuto evapora?"
lunedì 19 settembre 2011
La casa in collina
R. è nato vicino al mare, ma non sa nuotare. Si dimena nervosamente come un mastino abbandonato nell'oceano di una vasca da bagno, con la paura di affogare.
Ha dei vecchi scarponi da montagna che gli regalò uno zio di sua madre che aveva la passione per i funghi, ed ha vissuto diversi anni in una casa circondata da boschi di quercia che ora son più bassi lui.
Lui i funghi li apprezza, e sa riconoscerli solo se messi a contorno di una bistecca al sangue; se fossero posti ai piedi di un tronco non saprebbe come individuarli e sarebbero del tutto inosservati.
Ama la montagna perché, dicono, vi è aria fresca e poco inquinamento luminoso, e la sera è necessario coprirsi bene perché il freddo passa sulla pelle come un rullo. Ma in montagna non c'è mai andato, perché la montagna è troppo lontana.
La collina è tutta suddivisa in parallelogrammi irregolari, tutta tappezzata di ulivi e vigneti che ogni anno restituiscono lo stesso frutto, la stessa polpa, lo stesso odore. Piove poco e d'estate si soffoca al mattino e si rabbrividice dopo il tramonto.
In collina, R. va in giro con gli scarponi ed il costume da bagno. Non sapendo nuotare e non sapendo raccogliere i fungi.
La collina sta al centro e non sta da nessuna parte.
La collina è un limbo con poche storie da raccontare, e tanta vita che scorre senza consapevolezza. La collina è troppo alta per chi dal mare approda alla terra ferma, ed è troppo bassa per gli amanti della vertigine e dei grandi panorami.
La collina sta lì a cercare di ritagliarsi un ruolo che non è sancito in nessuna sceneggiatura orologica e idrogeografica. La collina è a metà strada, ed ogni cosa non è abbastanza vicina da poterla distinguere chiaramente, né abbastanza lontana per offrire un riparo ed un rifugio nascosto.
La collina ha pochi connotati. La collina non esiste.
giovedì 8 settembre 2011
Two seconds, XL*
Alcor non trascorreva le vacanze solo con la propria ragazza da poco meno di 29 anni. E la cosa deve aver avuto un effetto positivo sul suo organismo, perché, nonostante la pressoché invariata determinazione nel non praticare alcun atto finalizzato all'estinzione dell'adipe in eccesso, i suoi alunni l'han ritrovato più in forma e più giovanile (mah!).
Discrezione e buone prassi sulla tenuta della diplomazia familiare, quando vi è una particolare dedizione alla lettura, consiglierebbero di omettere dalla cronaca la pedissequa narrazione della vita di coppia vacanziera, nei suoi aspetti più intimi e appassionanti.
Ergo, escludendo dalla celebrazione di quei venti giorni, tali estasiatici dettagli....
... ... ...
...Racconto completato.
* il titolo del post non allude ai tempi di reazione di Alcor nei riguardi della massima espressione di bellezza in circolazione nel sistema solare, bensì ad un particolare equipaggiamento da campeggio.
martedì 6 settembre 2011
Spread
In questi giorni tutti gli investitoi fuggono come la peste dai listini europei, alla ricerca di rifugi sicuri.
Questa mattina la Banca Centrale Svizzera ha deciso di bloccare il cambio con l'euro, fissando un tetto massimo per limitare l'apprezzamento della valuta elvetica.
Risultato di tutto questo, tutti si rifugiano nell'oro: 1.920 dollari l'oncia e a 1.362 euro l'oncia.
Cala persino il Brent, presumibilmente a causa del crollo dei consumi.
In ogni caso mi torna in mente quella cazzona che mi restituì gli aurei regali da me evasi in suo favore, e le dico: grazie.
domenica 4 settembre 2011
La vita interiore
- Ma lei è un giocatore di rugby?
- No, pratico attività più tranquille, come la briscola.
- Fuma?
- Sì, ho un'insana propensione al carsismo polmonare.
- Diamo una controllata alla prostata?
- No! Sono diventato obiettore di coscienza pur di non far visitare la mia prostata! La prego...
- Ma giunti alla sua età un controllo sarebbe opportuno, suvvia, non faccia il bambino, si volti.
- Le ho detto di no! E comunque sono ancora giovane per badare alla mia prostata!
- Lei "giovane"? Ma sta scherzando, vero?
- Perchè?
- Lei crede davvero di essere ancora giovane?
- Ma... è scritto qui, legga, sui miei documenti.
- Quali documenti?
- Ecco, questi... ma.... che cosa è successo alla mia immagine?
- Che cos'ha la sua foto?
- Sembra essersi ingiallita, all'improvviso, e il mio nome è sbiadito, la mia altezza dimezzata, che scherzi sono questi?
- Tenga, si guardi allo specchio.
- Ma, chi è questo vecchio canuto?
- Come chi è? È lei, non si riconosce?
- Ma non posso essere io! Avevo il viso tondo e i capelli neri quando sono venuto qui.
- Quanto tempo crede che sia trascorso da quel momento?
- Come sarebbe, quanto tempo... Un'ora al massimo...
- Un'ora al massimo, dice? Lei ci sta lasciando lentamente, figliolo. Su, si giri, dobbiamo controllare la prostata, è necessario.
- Ma vuole darmi una spiagazione? Che cosa c'era in quel bicchiere che mi ha offerto?
- Dei drenanti naturali.
- E cosa significa tutto questo? Perché sento le gambe cedenti e un forte mal di schiena?
- Che lei deve svegliarsi, giovanotto. Che lei deve necessariamente svegliarsi e andarsene da qui.
Le scelte sono gli angoli in cui si depositano le scorie della solitudine in cui è confinato ogni uomo. Ai bordi del pavimento, lungo i muri delle stanze, basta una passata di un panno umido per ristabile una parvenza di chiarezza. Agli angoli, invece, resta sempre qualcosa che si deposita col tempo. Lì, dove i contorni si fanno irregolari, dove è obbligatorio svoltare per non andare a sbattere contro un percorso nottambulo, e dove fa più male se ci si rovina contro.
Dopo aver fatto i gargarismi col suo colluttorio rosso, e avendo avuto cura di riporre il suo deodorante ascellare nel bagaglio, andò incontro a suo padre che lo aspettava battendo la pianta del piede.
Allargò il nodo della cravatta per non lasciare che l'ansia lo strozzasse. Qualche felpa per la sera l'aveva portata con sè. Doveva ancora interpretare gli adattamenti del suo corpo ad un clima diverso a quello a cui era abituato. Ogni tanto si schiariva la voce con un grugnito silenzioso per modulare meglio le sue parole. Aveva capito che plasmando bene le parole avrebbe potuto rendere meno infettivo il suo accento marcatamente distintivo.
Durante il volo provava a intavolare discorsi con se stesso per saggiare i suoi progressi nel tenere a freno le mani, per controllare meglio gli effetti dell'ansia.
Che avrebbe avuto a disposizione poche altre occasioni lo sapeva bene. Non si è giovani per sempre. E la resa dei conti inesorabilmente è depositata sempre là, all'angolo della stanza.
Avrebbe sciorinato ancora una volta il novero delle sue esperienze. Una ad una, come un susseguirsi di stazioni deraglianti che non avrebbero mai conosciuto un approdo. Avrebbe provato ad offrire alla commissione una rilettura di quegli eventi che fosse meno ufficiale. Avrebbe tracciato il filo conduttore di quella rincorsa alla normalità affrontata con tanto coraggio ma con pochi apprezzabili impronte nel corso evolutivo della specie umana.
Giunto a destinazione lei lo venne a prendere, e lo abbracciò. Per un attimo ebbe il sospetto che vi fosse una larga pozzanghera che separasse la realtà monolitica e immutabile dall'idea che costei in quel momento stava stringendo tra le sue braccia piene di ardore.
Ogni minuto che da allora trascorse assomigliava al campanello del giudice istruttore che freddamente enucleava le ragioni di una speranza malriposta.
(I vincenti li riconosci subito, riconosci i vincenti e i brocchi. Chi avrebbe puntato su di te? Io avrei puntato tutto su di te, Noodles. E avresti perso.)
Lei le offrì una granita all'anice, preparata come solo sua madre sapeva fare. Era diventata consuetudine da un po' di anni. Egli guardava il suo bicchiere di granita nel quale giaceva l'ultimo sorso. Pensò che non aveva sempre bevuto granite. Che per larga parte della sua vita le granite erano fluite in maniera indifferente senza che gli venisse mai venuta voglia di berne un bicchiere. Tanti anni erano trascorsi senza che le granite fossero mai esistite.
Un giorno, invece, s'accorse che faceva caldo e che non aveva fame, e che una granita gli sarebbe bastata per restare in compagnia di persone a cui avrebbe poi voluto bene.
Pensò che questa volta non sarebbe stato necessario avvisare a casa che il viaggio era andato bene.
Per anni gli avevano insegnato ad aspettare, a rinunciare, a restringere il ventaglio delle scelte. Si presentava al mondo dei vivi ricolmo di un amore che recava in dote miriadi di capitoli incompiuti. Storie affogate nel cesso al primo apostrofo erroneamente collocato.
Come quelle vecchie macchine da scrivere che andavano con i nastri di inchiestro nero. Bastava un dito un po' più disconnesso a rendere inaccettabili discorsi interminabili.
Infilò il suo pigiama invernale, e respirò a fondo il calore che da quell'abbraccio ancora s'infondeva. Una lacrima si addensò alla cornice del suo occhio sinistro, come un vetro rotto da cui penetrava la pioggia.
Sentiva il peso di tutta quell'inadeguatezza a cui aveva lasciato ampi metri di vantaggio, e che proseguiva lenta, lentissima, e lo precedeva nella risoluzione dei suoi algoritmi quotidiani.
Anche con il passo di Achille non l'avrebbe mai raggiunta, perchè essa conservava sempre una precedenza assoluta che le proporzioni dello spazio tempo avrebbero reso incolmabile.
Si nasce tartaruga, o si nasce Achille.
Si nasce compiuti, o si nasce appena.
Sul giornale dell'altro ieri vi era la consacrazione dell'incompiutezza come stagno nel quale la forza creatrice del linguaggio si edulcorava di arazzi pregiati nei riguardi di una cenciosa e scontata banalità a tratti quasi ripugnante.
L'irrequietezza è l'impeto ventoso che schiaffeggia l'insenatura al riparo del mare. Una conca aperta da cui la vita avrebbe lanciato affondi che un lago cheto e descrivibile non avrebbe mai appreso nelle sue computabili rive.
Una forma estrema di annegamento che ha come contorno incompleto la colpa, e come sbocco inevitabile la distruzione di ogni cosa.
Sentiva tutto il peso dell'umidità di un cielo in cui la sera non si rintracciano stelle.
A lei dedicò quei pensieri che si rivelarono gli ultimi. Pensieri che non sarebbe stato capace di replicare su carta per non lasciarsene privo. Ché scrivere è un impoverirsi senza ricevuta fiscale.
L'arte, un condono sull'inconcludenza.
E la smise all'improvviso, calpestato tra i binari di una metropolitana.
lunedì 20 giugno 2011
L'anestesia
Molto lentamente si consuma e si dirada questo tanfo di legno bagnato.
Lascia riaffiorare il sapore insito nello sbattere la porta e andarsene, nella cognizione completa circa la natura dei gesti. Riemerge un volitivo prurito sotto i talloni laddove avanzavano duroni da stasi.
Sgorga finanche l'ansia dai nervi raffermi, e ripropone il suo sapore eretico che sa di anima umana.
E si lascia bere.