domenica 15 luglio 2007

Un giorno qualunque...

Uno strano languore, per essere un giorno qualunque, forse qualche motivo razionale c'è. Domenica di pieno luglio, e la trascorro tra calcoli e studi, con Leopardi e Musil che allietano le mie pause. Non posso andare al mare, anche se ce l'ho molto vicino, devo contentarmi di vederlo all'orizzonte, azzurro, sembra pulito, innervosito dal vento, di questo ne sono certo. Stavo finendo il lifting del template (a proposito... do you like it?) ed ho riletto il post su Syd Barrett, in quel momento mi accorgo che un amico è in linea su Messenger, ma il mio stato è perennemente "occupato". Si tratta di uno dei tanti emigrati per studio che raramente contatto sul web. Ci conosciamo da oltre vent'anni, siamo nati e cresciuti insieme. Festeggiamo il compleanno ad una settimana di distanza, abbiamo fatto le scuole medie ed il liceo insieme. Due fratelli, quasi. Studia medicina al nord, regione indefinita con cui identifico la meta di chi va a cercare fortuna lontano da casa. Io la carriera dello studente normale l'ho finita da un pezzo, a casa mia, ora studio per lavoro (senza soldi....per ora).
Mi torna alla mente uno dei miei tanti ricordi, un iceberg che ancora rinfresca il mio presente, e lo riempie di rimpianti. Sei anni fa, gita scolastica a Budapest. Rimasta nella mente di chi l'ha vissuta come l'inizio di un
lungo viale silenzioso, durante il quale l'amicizia s'è andata smarrendo. In particolare ricordo un momento di cui conservo una foto. Eravamo sul battello che solcava il Danubio, era una sera accarezzata dal vento. Colei che era stata la mia compagna di banco per anni, anche quella sera mi era vicino, ma non eravamo soli (il caso voleva che fosse la più carina della classe, e vabbè...). Io come al solito vaneggiavo con la mente, all'improvviso mi accorsi che lei scoppiava in lacrime. "Ti manca il tuo ragazzo?" le domandai, era fidanzata. Lei mi rispose di no, poi singhiozzando  e ricomponendo un viso istantaneamente straziato, disse che piangeva per me. Perché era felice che fossi accanto a lei. Perchè in quel momento eravamo insieme e stavamo consumando gli ultimi momenti di un'amicizia. Io non capivo, la abbracciai fraternamente e le dissi che l'amicizia non può finire. Al ritorno della gita scrissi un racconto, due persone molto legate che si separavano. Vite diverse, che poi si rincontravano per caso, lei alla ricerca di lui, eppure pur avendolo rivisto, lei non lo riconosceva. Fui quasi profeta di me stesso. Anche lei al nord, lontana...lasciò anche il suo ragazzo, iniziò una nuova vita, parlava un accento diverso, portava diversi capelli, il suo sguardo non avrebbe più pianto per i vecchi amici. A differenza del mio racconto, la mia vita è stata diversa, sono stato io a non riconoscerla, e dopo qualche anno, a non salutarla più.

L'infinito, l'eterno, trova spazio solo in un ricordo, in un pensiero, nella memoria che non conosce i confini di un'esistenza capace di distruggere tutte le cose più belle che potremmo creare con il nostro cuore. E noi, deboli anime, ci lasciamo trascinare via senza trovare la forza di mutare il senso di un ruscello che scorre incontro a noi. E naufraghiamo, in un acquario.

2 commenti:

  1. i giudizi di revisione per le società non quotate..

    ora capisci perchè non ho mai voglia di farla :D

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  2. Cavoli...roba tosta...studi alla Bocconi?

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