domenica 25 febbraio 2018
Infrante
sabato 8 luglio 2017
Apocalypse Later
domenica 9 agosto 2015
Risorgenze
lunedì 29 giugno 2015
The show must go wrong
martedì 21 gennaio 2014
Il Leader
- Ma chi cazzo lo vota Berlusconi? L'hai votato tu!
- Io? Nooooooooooooo...
Perché nel cuore di ognuno albergava la santa verità, e la piena consapevolezza che affidando le sorti del nostro popolo a cotal de cuius saremmo precipitati dritti verso la deriva.
Ma al popolo non serve un messia capace di traghettare le sorti verso la terra promessa. Al popolo serve sempre una figura di cui lagnarsi, a cui imputare il pigro degrado impresso al destino.
Al popolo occorre sempre una nuova scusa per levarsi il piccio di crescere.
Come una femmina che si innamora del maschio bastardo per leccarsi le ferite, e autoassolversi raccontandosi che sì, in fondo, è tutta colpa del solito stronzo.
martedì 15 gennaio 2013
Strisce gialle
sabato 28 luglio 2012
ἀρχή engine
Dopodiché lapidatemi. Mentre fumo l'ultima sigaretta, pensando a mio padre e ai funerali dei miei cognati.
domenica 4 settembre 2011
La vita interiore
- Ma lei è un giocatore di rugby?
- No, pratico attività più tranquille, come la briscola.
- Fuma?
- Sì, ho un'insana propensione al carsismo polmonare.
- Diamo una controllata alla prostata?
- No! Sono diventato obiettore di coscienza pur di non far visitare la mia prostata! La prego...
- Ma giunti alla sua età un controllo sarebbe opportuno, suvvia, non faccia il bambino, si volti.
- Le ho detto di no! E comunque sono ancora giovane per badare alla mia prostata!
- Lei "giovane"? Ma sta scherzando, vero?
- Perchè?
- Lei crede davvero di essere ancora giovane?
- Ma... è scritto qui, legga, sui miei documenti.
- Quali documenti?
- Ecco, questi... ma.... che cosa è successo alla mia immagine?
- Che cos'ha la sua foto?
- Sembra essersi ingiallita, all'improvviso, e il mio nome è sbiadito, la mia altezza dimezzata, che scherzi sono questi?
- Tenga, si guardi allo specchio.
- Ma, chi è questo vecchio canuto?
- Come chi è? È lei, non si riconosce?
- Ma non posso essere io! Avevo il viso tondo e i capelli neri quando sono venuto qui.
- Quanto tempo crede che sia trascorso da quel momento?
- Come sarebbe, quanto tempo... Un'ora al massimo...
- Un'ora al massimo, dice? Lei ci sta lasciando lentamente, figliolo. Su, si giri, dobbiamo controllare la prostata, è necessario.
- Ma vuole darmi una spiagazione? Che cosa c'era in quel bicchiere che mi ha offerto?
- Dei drenanti naturali.
- E cosa significa tutto questo? Perché sento le gambe cedenti e un forte mal di schiena?
- Che lei deve svegliarsi, giovanotto. Che lei deve necessariamente svegliarsi e andarsene da qui.
Le scelte sono gli angoli in cui si depositano le scorie della solitudine in cui è confinato ogni uomo. Ai bordi del pavimento, lungo i muri delle stanze, basta una passata di un panno umido per ristabile una parvenza di chiarezza. Agli angoli, invece, resta sempre qualcosa che si deposita col tempo. Lì, dove i contorni si fanno irregolari, dove è obbligatorio svoltare per non andare a sbattere contro un percorso nottambulo, e dove fa più male se ci si rovina contro.
Dopo aver fatto i gargarismi col suo colluttorio rosso, e avendo avuto cura di riporre il suo deodorante ascellare nel bagaglio, andò incontro a suo padre che lo aspettava battendo la pianta del piede.
Allargò il nodo della cravatta per non lasciare che l'ansia lo strozzasse. Qualche felpa per la sera l'aveva portata con sè. Doveva ancora interpretare gli adattamenti del suo corpo ad un clima diverso a quello a cui era abituato. Ogni tanto si schiariva la voce con un grugnito silenzioso per modulare meglio le sue parole. Aveva capito che plasmando bene le parole avrebbe potuto rendere meno infettivo il suo accento marcatamente distintivo.
Durante il volo provava a intavolare discorsi con se stesso per saggiare i suoi progressi nel tenere a freno le mani, per controllare meglio gli effetti dell'ansia.
Che avrebbe avuto a disposizione poche altre occasioni lo sapeva bene. Non si è giovani per sempre. E la resa dei conti inesorabilmente è depositata sempre là, all'angolo della stanza.
Avrebbe sciorinato ancora una volta il novero delle sue esperienze. Una ad una, come un susseguirsi di stazioni deraglianti che non avrebbero mai conosciuto un approdo. Avrebbe provato ad offrire alla commissione una rilettura di quegli eventi che fosse meno ufficiale. Avrebbe tracciato il filo conduttore di quella rincorsa alla normalità affrontata con tanto coraggio ma con pochi apprezzabili impronte nel corso evolutivo della specie umana.
Giunto a destinazione lei lo venne a prendere, e lo abbracciò. Per un attimo ebbe il sospetto che vi fosse una larga pozzanghera che separasse la realtà monolitica e immutabile dall'idea che costei in quel momento stava stringendo tra le sue braccia piene di ardore.
Ogni minuto che da allora trascorse assomigliava al campanello del giudice istruttore che freddamente enucleava le ragioni di una speranza malriposta.
(I vincenti li riconosci subito, riconosci i vincenti e i brocchi. Chi avrebbe puntato su di te? Io avrei puntato tutto su di te, Noodles. E avresti perso.)
Lei le offrì una granita all'anice, preparata come solo sua madre sapeva fare. Era diventata consuetudine da un po' di anni. Egli guardava il suo bicchiere di granita nel quale giaceva l'ultimo sorso. Pensò che non aveva sempre bevuto granite. Che per larga parte della sua vita le granite erano fluite in maniera indifferente senza che gli venisse mai venuta voglia di berne un bicchiere. Tanti anni erano trascorsi senza che le granite fossero mai esistite.
Un giorno, invece, s'accorse che faceva caldo e che non aveva fame, e che una granita gli sarebbe bastata per restare in compagnia di persone a cui avrebbe poi voluto bene.
Pensò che questa volta non sarebbe stato necessario avvisare a casa che il viaggio era andato bene.
Per anni gli avevano insegnato ad aspettare, a rinunciare, a restringere il ventaglio delle scelte. Si presentava al mondo dei vivi ricolmo di un amore che recava in dote miriadi di capitoli incompiuti. Storie affogate nel cesso al primo apostrofo erroneamente collocato.
Come quelle vecchie macchine da scrivere che andavano con i nastri di inchiestro nero. Bastava un dito un po' più disconnesso a rendere inaccettabili discorsi interminabili.
Infilò il suo pigiama invernale, e respirò a fondo il calore che da quell'abbraccio ancora s'infondeva. Una lacrima si addensò alla cornice del suo occhio sinistro, come un vetro rotto da cui penetrava la pioggia.
Sentiva il peso di tutta quell'inadeguatezza a cui aveva lasciato ampi metri di vantaggio, e che proseguiva lenta, lentissima, e lo precedeva nella risoluzione dei suoi algoritmi quotidiani.
Anche con il passo di Achille non l'avrebbe mai raggiunta, perchè essa conservava sempre una precedenza assoluta che le proporzioni dello spazio tempo avrebbero reso incolmabile.
Si nasce tartaruga, o si nasce Achille.
Si nasce compiuti, o si nasce appena.
Sul giornale dell'altro ieri vi era la consacrazione dell'incompiutezza come stagno nel quale la forza creatrice del linguaggio si edulcorava di arazzi pregiati nei riguardi di una cenciosa e scontata banalità a tratti quasi ripugnante.
L'irrequietezza è l'impeto ventoso che schiaffeggia l'insenatura al riparo del mare. Una conca aperta da cui la vita avrebbe lanciato affondi che un lago cheto e descrivibile non avrebbe mai appreso nelle sue computabili rive.
Una forma estrema di annegamento che ha come contorno incompleto la colpa, e come sbocco inevitabile la distruzione di ogni cosa.
Sentiva tutto il peso dell'umidità di un cielo in cui la sera non si rintracciano stelle.
A lei dedicò quei pensieri che si rivelarono gli ultimi. Pensieri che non sarebbe stato capace di replicare su carta per non lasciarsene privo. Ché scrivere è un impoverirsi senza ricevuta fiscale.
L'arte, un condono sull'inconcludenza.
E la smise all'improvviso, calpestato tra i binari di una metropolitana.
mercoledì 3 agosto 2011
Agenda esistenziale
Al mondo non gliene frega un cazzo, sapessi a me:
- sinceramente il nichilismo non era uno status esistenziale biasimabile: si commentava molto e si viveva poco. Il solo accorgersi che talvolta lo si guarda con malinconica nostalgia, è sintomo evidente dell'insoddisfazione di default che permea l'esistenza come una peritonite dalla quale non vi è scampo. Indi il nichilismo è una scienza esatta, senza dubbio alcuno.
- premesso questo, la felicità può esistere, non vi sono abituato, ma esiste. Conviverci è disgraziatamente complicato, ma proiettando immagini future forse anche il valore attuale del capitale vitale può incrementare il proprio valore. Il CAPM applicato alla quotidianeità non era sperimentato al meglio, quindi non saprei.
- confermo: esistono persone che sono sterili surrogati alla masturbazione.
- ti svegli una mattina e capisci che essere buoni è solo un viatico all'inculata. Banalità estrema, lo so, però il dolore lo senti lo stesso.
- la crisi finanziaria ci seppellirà come carogne non del tutto prive di vita. Ma ce lo meritiamo, tranquilli.
- sono troppo giovane per alcuni, ma serenamente affermo che sembro più vecchio.
- piaccio a lei, e non a sua madre. Forse è la volta buona. Il teorema de "Il laureato" non si applicherà.
- litigo con un essere umano a settimana, media accettabile; se comprendessi le ragioni di questi livori saprei infondere ulteriori sforzi per migliorare la media.
- mi piace kundera, ma anziché letto, va studiato lentamente.
- mi guardo allo specchio e penso: se avessi qualche chiletto in meno, mi depilassi, mi curassi la barba e mi tagliassi i capelli regolarmente, sarei un bel ragazzo. Peccato. Vizi di fondo per chi ama molto la potenza e se ne fotte dell'atto.
- i grancereali col tonno son buoni. Provateli.
- colui che comprenderà che le fette biscottate sono gustabili sia col dolce che col salato, senza doverlo provare empiricamente, entrerà nel regno dei cieli, e siederà al mio fianco.
- non sono blasfemo. Tendo a irrobustire quel vago sospetto di essere fatto ad immagine e somiglianza del creatore di questo bordello con pochi orgasmi degni di nota.
di perduti capelli e di future realtà
di bei ricordi andati a male
di bugie per amore e amori senza pietà
e di occasioni al vento
mercoledì 18 maggio 2011
La maieutica: Alcor ed un'ostetrica bona
- Aiuto Alcor, perchè la gente cerca sempre di indirizzarmi sulla retta via partendo con menate sul cristiansimo?
- E chi lo dice che sia quella la retta via?
- C'è 'sta mia amica infame che è fermamente credente e comunista. Sta cercando di convincermi che i primi comunisti sono stati gli apostoli.
- Nel senso che hanno fatto cadere il governo Gesù, come fece Bertinotti nel '98 col governo Prodi?
- Ahahahahah. Ma se la mettiamo così sono stati gli uomini delle caverne.
- Ciao, devo andare, il mio posto è là.
- Ciao, W Gesù.
giovedì 17 febbraio 2011
Cracking Life
Si potrebbe pensare che ogni moto umano possa essere generato da combinazioni molecolari reagenti agli eventi esterni. Se così fosse sarebbe finanche prevedibile la vita di un uomo con una funzione che catturi le interminabili variabili di cui si compone l'esistenza. Tutto a partire da coefficienti e costanti proxy proprie di ciascun indiviuo.
Una siffatta mega funzione ad n variabili consentirebbe di programmare le interazioni interne ed esterne di un popolo. L'intera storia dell'uomo racchiusa tra le calorose braccia di due assi cartesiane. Senza asintoti a cui applicare le ventose dei nostri limiti, tutti tendenti a meno infinito.
Una patria aritmetica dove gli illuministi avrebbero il giusto ristoro per il tentativo di riportare l'orizzonte entro confini manipolabili.
La bellezza codificata perderebbe senso, ma sarebbe il prezzo di un'equità senza scorribande e distorsioni a cui andrebbero a sommarsi positivamente le esternalità di una linearità sempre più semplificata.
E allora sarebbe evidente, e del tutto normale, che andare a puttane è molto più economicamente efficiente ed onesto, che spendere tempo, soldi, e proteine per delle bastarde dagli aleatori circuiti mentali.
lunedì 6 dicembre 2010
Monologo interiore
- Ci sono dei files sparsi nella mente che rallentano i tuoi processi, Alcor. Li dobbiamo archiviare in un'unica cartella.
- Va bene.
- Come prefersci che la chiamiamo la cartella: "esperienza" o "inculate"?
- È lo stesso. Fai tu.
domenica 21 novembre 2010
Be Proud!
Ti capisco.
Tanti sacrifici per poter legittimamente ambire ad una collocazione degna degli spurghi endocrini di questi anni.
Hai persino passato la lima per le unghia ad addolcire gli spigoli più rigidi e caratterizzanti le tue indubbie qualità.
Hai un'onestà che rasenta la pena, una non petita propensione cirenaica a sobbarcarti i fardelli di tutti gli stakeholder che hanno lanciato la scalata alla tua esistenza.
Ogni risposta è resa con lo sguardo basso teso alla preventiva discolpa.
Comincerai forse a credere all'esistenza di una banca della sorte, o di una regia spettrale che dispensa alchimisticamente le dosi di ventura in base a formule funzionali alla prosecuzione cinica e caustica della specie. Che pur nella triste fungibilità delle sue trascurabili monadi ha quanto meno il pregio di eleggere i lividi e le inculate in uno storicistico, epico contributo all'avvento di un uomo migliore.
No, quello è il pizzico dell'ottenebramento della ragione che tenta di fotterti. Bada che non ti dirò di mollare, perché ognuno saprà attardarsi lungo la propria emancipazione.
Ma quando verranno a dirti che ogni sofferenza è un'apertura di credito per soddisfazioni future, e che i vuoti odierni sono la capitalizzazione di un utile postdatato, sappi che sono tutte stronzate.
venerdì 27 agosto 2010
Me & Teo
- Alcor, la cosiddetta "pazienza di Giobbe" non c'entra un bel niente...roba da catechismo di bassissimo livello. Giobbe è oggetto di una scommessa fra Dio e il Male. Gli viene tolto tutto, i suoi amici lo deridono, lo incolpano, ma...lui non cede, perché "il Signore ha dato, il Signore ha tolto, benedetto sia il Signore". È il libro della totale fiducia in YHWH. Anticipazione cristologica e cristocentrica di Colui che sarà fedele sino alla morte e alla morte in croce...
- Sì, ma ammetterai che oggigiorno Giobbe lo possiamo identificare come un individuo vittima di un'eterna scommessa tra il culo e la sfiga. Un essere tragico privo della minima possibilità di avere voce in capitolo sulla propria condizione. Una busta di plastica alla mercé del vento; questa fiducia incondizionata pare tanto una cambiale scoperta.
L'uomo è ridotto a fare il Super Mario Bros della situazione, mentre il culo e la sfiga si contendono il joystick per comandarlo in console...
- La tua è un'ermeneutica sempliciotta... leggi e guarda "più in alto"...se applichi la metodologia narrativa al testo biblico, ricorda, indentificarsi con il protagonista, ma il protagonista è sempre e comunque Dio. Giobbe siamo tutti e tutte, ma Dio, se scommette su di noi è perché sa che ce la faremo...strumenti nelle Sue mani ma il risultato finale è la vittoria!
Nel baratro della sconfitta si rinasce a nuova vita. Giobbe riavrà ciò che aveva perso e ancor di più.
- Ma che siamo trastulli a responsabilità limitata? Se siamo così etero-diretti nelle possibilità, in quanto depositari di un progetto ultroneo, e possiamo muoverci entro uno stretto recinto esistenziale, vuol dire che Dio è un dirigista e un comunista.
- Come puoi ben vedere SIAMO A RESPONSABILITA' LIMITATA perché siamo umani e...peccatori (= sbagliamo sempre), vedi amici di Giobbe e Giobbe stesso quando accusa Dio. "De Servo Arbitrio" - Martin Lutero docet! Ma, nell'accogliere il progetto di Dio ci LIBERA definitivamente dalla spirale di errori... sbaglieremo comunque ma capiremo dove e quando. Siamo eterodiretti dal Male...e Qualcuno vuole liberarci da ciò...in modo definitivo! Giobbe capisce e finalmente è LIBERO!
- Sarà anche così. Ma non mi piace affatto. La natura umana stessa è fallace e costringe l'uomo a doversi piegare ad una libertà di seconda mano, una libertà targata Mediolanum. E il prezioso riscatto per le attuali pene lo si deve riscuotere chissà in quale iperuranica dimensione.
Questa è truffa aggravata.
venerdì 20 agosto 2010
This isn't a pipe
Così, nei giorni della dipartita di Cossiga, dell'ennesimo tonfo di Wall street, della Cina che sorpassa il Giappone, nell'ansiosa veglia che ci prepara a vivere la caduta del governo, noi qui si attende il momento cruciale.
Un altro.
La sinapsi esistenziale che rimette in circolazione i traffici di speranza in questa botola dove sembrano sguazzino girini destinati a non essere mai rane. Anfibi sospesi nell'umido di crepuscoli congelati che resistono alla notte e non trovano il coraggio di riaffacciarsi alla luce.
L'ennesimo momento cruciale, attende al vestibolo dell'autunno. Occorre tanta fiducia per accettare di ritrovarsi in un punto che abbia gli stessi vasti panorami di Gibilterra, di Panama, di Suez, di Bering.
Occorre tanta fiducia per credere che queste case avranno stucchi differenti. Una scimmia ha bisogno di credere che ci sia un ramo dall'altro lato dello slancio.
Stanotte ho sognato i black blocs che mi devastavano l'ufficio. Li ho lasciati fare.
martedì 3 agosto 2010
Ottimismo e fastidio
Il pessimismo non esiste.
Al contrario, coloro i quali vengono additati di essere lugubri pessimisti, sono tra le persone più ottimiste in assoluto.
Vi siete mai interrogati sulla speranza che hanno costoro di sopravvivere in un mondo nel quale i Genesis sono considerati un fenomeno di nicchia?
domenica 10 gennaio 2010
2036
Tra 26 anni l'asteroide 99942 Apophis urterà il nostro pianeta in un punto qualsiasi.
La noiosa notte di Capodanno da me trascorsa mi ha cagionato una tale ventata di pessimismo da prendere in considerazione l'ipotesi che, fra tutti i 5,100 656 × 1014 metri quadrati della superficie terrestre, i 320 metri quadrati di questo matto sassolino riuscirebbero a coprire benissimo lo spazio che devo farmi a piedi da casa mia per raggiungere il posto in cui sono stato costretto a parcheggiare la macchina.
Qualcuno mi obietterà che sono troppo pessimista: perché quei 320 metri quadri di pietra cosmica dovrebbero proprio cadermi in testa? No, noi riformisti sappiamo accettare le sventure in nome del bene comune, la logica antagonista e no-global del "not in my garden" che frena lo sviluppo capitalistico non ci riguarda...
Il pessimismo sta nel fatto che mi sono immaginato nel 2036, a 54 anni suonati, ancora qui nel luogo natìo senza alcuna evoluzione: ad uscire dalla casa paterna, ed ogni volta indugiare per qualche minuto a cercare di ricordarmi se la macchina l'avevo lasciata 320 metri a nord, piuttosto che a sud... e non è un particolare di poco conto se consideriamo che tra nord e sud vi è una pendenza del 20%, e vi è una probabilità di maltempo pari all'80%.
Sì, insomma, Apophis avrebbe tutto il tempo di prendere la mira.
E non sarà certo il mio piccolo ombrellino automatico che pagai 9.00 dollari nella pharmacy sulla Avenue P a tutelarmi.
Oh... e pensare che stavo riuscendo a guarire la mia mente affosandola nell'affannosa ricerca di una soluzione che renda il socialismo marxista ancora compatibile con le caratteristiche salienti della società contemporanea. Ero talmente entusiasta da farmi venire orgasmi automatici dinanzi a possibili soluzioni che contemplassero una visione neo-internazionalistica che attraversasse per forza di cose l'orizzonte della costruzione dell'Europa politica e la formazione dell'esercito europeo.
Ero certo che l'impostazione dialettica reggesse in un impianto che sostituisce la lotta individuale alla lotta di classe. Devo ancora lavorarci, conosco la meta ma devo trovare un percoso logico-teoretico per raggiungerla, che non sia qualche visione indotta da intrugli di erbe al limite della legalità.
E invece no! Di nuovo scomodi pensieri cagionati da articoli su certa stampa, deviata e comunista, che ci costringono a fare i conti con quell'amara evidenza che rende inutile ogni sforzo terreno, persino la dieta a base di cereali in bianco: la dipartita che attende ogni essere vivente al varco.
E pensare che ero riuscito a tenere a freno la mia passione sfrenata per il trash evitando di andare al cinema a vedere 2012... Una delle rare volte in cui una cazzata cinematografica riesce a far tirare un sospiro di sollievo, perchè è impossibile che gli autori di una così immane scemenza possano indovinarci. Basterebbe questo per annullare ogni timore e ogni sospetto che Voyager tenta di infonderci.
Secondo me era una strategia dei Maya per vendere più calendari. Un po' come Vanna Marchi. Almeno noi post-moderni per vendere calendari abbiamo pensato di esporre fiche, migliorando di gran lunga i servizi da offrire per combattere la solitudine e la malinconia.
Certo, è vero, si obietterà che il "limite" contribuisca a rendere ogni cosa più apprezzabile, ma esistono indubbi risvolti deprimenti in tutto questo... pensateci. Operare nel mondo come un'ape laboriosa per poi sentirsi lo sguattero di qualcuno che verrà a cuccarsi i frutti al posto tuo, quando tu sarai ormai diventato il concime dei cachi che lui si mangerà ad ottobre.
Ora capisco perchè quelli della prima repubblica ci hanno lasciato il debito pubblico, chiamali fessi. Devo assolutamente rivedere le mie posizioni su Craxi e sull'ipotesi che gli dedichino una via o una piazzetta a Milano.
Proporrò subito una petizione per l'abolizione del patto di stabilità e di crescita previsto dal Trattato di Maastricht, è ingiusto ai sensi dell'edonismo a cui la mia generazione ha diritto, cazzo.
A me non interessa un futuro migliore per i miei figli, anche perchè la sola idea di avere dei figli mi fa dilatare il colesterolo. E non perché sono un tipo irresponsabile, nossignore, diversi testimoni sarebbero pronti a deporre innanzi il tribunale di L'Aja che sarei un bravo padre. È che l'idea di qualcosa di regolare e predeterminato come la famiglia, le paghette ai marmocchi, la fila al patronato per la dichiarazione dei redditi, e i litigi coniugali sulla contrattazione dei menu settimanali, proprio non riuscirei a viverli.
Una galera per tutte quelle idolatrate arcadie che magari non esistono, ma che fa bene pensare in un punto X del mondo ancora da esplorare.
Meglio Apophis a quel punto, e non una noia mostruosa di fare tutto come un canovaccio goldoniano.
Oh, sono talmente attaccato alle cose... una voglia di trattenere il tempo e l'esistenza qui in una continua ebollizione di contemporaenità che non si estingue, cosparsa di cimeli, ricordi impagliati in qualche simpatico oggetto epigrafico. Persino le cicatrici fisiche hanno un senso, gli infortuni permanenti... la scottatura che mi prese entrambi i pollici mentre preparavo il caffè per una cazzona che non meritava manco un infuso alle alghe di Mururoa, l'alluce fracassato a New York che ancora mi avverte dei cambiamenti di correnti d'aria, il polso sinistro frantumatosi giocando a calcio in seconda media, e che scricchiola ancora quando mi produco in sforzi impropri.
Anche la mandibola malconcia retaggio di un incidente d'auto fatto da bambino.
Al contempo però che scatole la vita eterna... non c'è deterrente peggiore per i cattolici, nella loro opera di evangelizzazione, che promettere 'sta cazzo di vita eterna che può accattivare solo gli idioti che non sanno di quanto si annoierebbero. E con chi diavolo la dovrei condividere questa vita eterna, con dei babbei? Per piacere, ce ne stanno fin troppi nella vita a tempo determinato...
L'idea di una vita a progetto non mi dispiacerebbe, un po' meno quella a chiamata intermittente, di sicuro non part-time. Sarei favorevole al job-sharing esistenziale, ma con chi dico io.
Niente articolo 18, niente sindacati. Ichino forever.
Qualasiasi soluzione presa risulta sbagliata. Un po' come la faccenda della candidatura a presidente della Regione Puglia per la sinistra, o centrosinistra, o centrocentrosinistra.
Verrà la morte, e avrà gli occhi della maestra d'asilo che mi ha riempito la coscienza di simpatici traumi infantili.
Finirà, forse prima ancora che io diventi un vecchio zoppo che va a fare la spesa guardando male gli immigrati e maledicendo il governo per la pensione; non avrò mai girato un film vero, e le mie pubblicazioni saranno talmente insignificanti da potersi scaricare gratuitamente da internet.
Resterà questo inutile blog che mi ha rovinato gli ultimi tre anni, anonimo, e di autore ignoto.
E resteranno quelle pagine stupide, figlie di una dolcezza che mi hanno scippato. E non ho sporto denuncia perché in fondo coltivare l'ingiustizia è una forma di eredità che lasciamo ai posteri. L'eredità del socialismo, che ha un senso in quanto argine all'ingiustizia. Se vi lottiamo e la sconfiggiamo avremo un mondo dove il socialismo non esisterebbe.
E le mie elaborazioni sarebbero, appunto, inutili. E ritorniamo al punto di partenza.
Dio, che pensiero deprimente...
domenica 29 novembre 2009
Le massime
sabato 27 giugno 2009
ESTA status Update
Ritengo giusto dichiarare guerra agli Stati Uniti.
Come i giapponesi, resisto.
Non vedevo una partita dell'under 21 da quando ero un under 21.
Come cacarsi il cazzo a Roma. Ne sono capace.
venerdì 29 maggio 2009
Von
Leggendo Marx, sfogliandone le pagine con le mani asciutte, immaginando che tipo di disgusto potesse venire dal tanfo di una fabbrica.
C'è ancora molto da cancellare.
Piccole tranches di interiora da stendere ad asciugare; per riciclare tutto quel silenzio che ha riempito di merda le pareti dello stomaco, i perimetri delle mie parole, e la condensa dei miei propositi.
Colgo la minaccia di un livore nel sottosuolo di quelle considerazioni che devo ancora concepire, e in quelle che subentreranno accorre già l'amaro riscontro al sospetto.
Ma non c'è niente.
E la calca prosegue.
Devo fare qualcosa in più? Qualche pratica da esperire ancora? Ora non c'è più spazio. Mi lascio perdere.