martedì 18 settembre 2007

Vedo gente... faccio cose...


Telefonata
"...No veramente non ...non mi va.
Ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri.
Senti, ma che tipo di festa è? Non è che alle dieci state tutti a ballare i girotondi ed io sto buttato in un angolo...no. Ah no, se si balla non vengo. No, allora non vengo.
...Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto, così, vicino a una finestra, di profilo, in controluce.
Voi mi fate: "Michele vieni di là con noi, dai" - ed io -  "andate, andate, vi raggiungo dopo". Vengo, ci vediamo là.
No, non mi va, non vengo."

Ok! Non so come diavolo faccia a sentirmi ottimista oggi, ma ho anche l'impressione di essere avanti col lavoro, perciò ne parlo subito! Così torno in deficit e mi sento in una dimensione più adeguata ai miei standard mentali. Sono abituato ad inseguire pedalando anzichè a precedere... ma lasciamo perdere. Questo film si potrebbe benissimo descrivere a partire solo dai dialoghi, dalle situazioni e dalle scenette che si ripropongono... perciò va visto, punto e basta.
Immerso in una comicità drammatica ed esilarante allo stesso tempo che consente di ridere a crepapelle del senso di vuoto che riempie e circonda i protagonisti, è la storia di un gruppo di amici allo sbando, che sembra esistere solo per riempire il tempo. Tutto è banale e tremendamente insignificante, dove s'è perso ogni controllo sul tempo, sul proprio scorrere della vita e sui rapporti umani. Dove l'ordine familiare viene sovvertito da genitori sempre meno capaci di mantenere saldo il timone, e  da figli alle prese con i loro problemi dovuti ad una società in rapida evoluzione.
Il film è cosparso da dialoghi surreali ed assurdi che tendono ad evidenziare come lo stesso linguaggio non sia più adeguato a descrivere né la dimensione nella quale le persone, e soprattutto, i giovani si muovono, né sia più in grado di stabilire adeguati canali di comunicabilità.

Amici al bar
- Stasera potremmo andare da Mario il Marsigliese... -
- Ma non ti sei accorto che lì fanno delle bistecche così grosse a 200 lire? Non hai dei sospetti, no? -
- Allora in pizzeria? -
- No, no... - ... Cinema? -
- No, cinema no -
- Un altro gelato? - No! - ... Bottiglieria? - ...No! -
- ...Andiamo a trovare Alfredo? - (Michele)
- ...E' morto Alfredo... -
- Alfredo?... Ma da quando? - (Michele)
- Tre anni fa' -
- ... Madonna mia... -  (Michele)

A casa di Michele
- Non ci crederete ma oggi davanti ad una scuola ho visto due giovani che si baciavano... due giovani... un ragazzo con un altro ragazzo...  - (papà)
- ... Come sta la Silvia? - (mamma)
- Silvia! non "la Silvia"! Mamma fortunatamente siamo a Roma, non a Milano: "la Silvia, il Giorgio, il Pannella, il Giovanni"... "Cacare", non "cagare"... "Fica", non "figa"... -  (Michele)
- Michele per cortesia! - (papà)
- No... non sono parolacce! Questo è il linguaggio di noi giovani! Noi giovani parliamo così... -  (Michele)
- Ma quanto sei scemo... - (papà)


Michele e Flaminia
- Pensavo che si potrebbe fare l'amore... ma pensavo che fosse impossibile. E' possibile? - (Michele)
- Dipende... - (Flaminia)
- Dipende da cosa? -
- Dipende se c'è un motivo. - 
- In che senso? -
- Se c'è un motivo, allora non vedo perché, se non c'è, allora non vedo perché no. -
- Non capisco... -

Il film vuole risaltare la totale assenza di idee, di alternative, di iniziativa, di coerenza, di intraprendenza che affonda la condizione di giovani allo sbando, ma soprattutto la mancata presa di coscienza di questa assurdità amara, dovuta ad una società che non offre più punti di riferimento, in cui si prova ad inventare passatempi senza senso come lo stare sempre a meditare su se stessi ed il mondo. Michele chiede ad una delle sue occasionali ragazze: "Ma tu, concretamente, che cosa fai? ...Come campi?"  - E lei risponde: "Giro..., vedo gente..., mi muovo..., conosco..., faccio cose...". E tutto poi si conclude così... con tutti che vogliono andare a trovare una fantomatica Olga, la voce si sparge in giro e tutti si aggregano alla massa senza capire e pensare. Alla fine ognuno si smarrirà nelle proprie cose, e da Olga ci andrà soltanto Michele, l'unico che all'inizio non voleva andarci.
Emblematica la scena che dà il titolo al film. Il gruppo di amici decide di andare a vedere l'alba sulla spiaggia di Ostia. Il sole tuttavia spunta alle loro spalle mentre essi avevano vegliato tutta la notte dalla parte sbagliata. 
Un robivecchi pedala sull'alto del terrapieno con la sua "raccolta" di cianfrusaglie, gridando: "Ecce Bombo!". Loro lo osservano immobili, come pietrificati. Quanto assomigliano loro a quelle cianfrusaglie grottesche portate via! E quanto quel robivecchi assomiglia ad un'incompresibile e decaduto Zarathustra che annuncia l' "Ecce Bombo" anziché l' "Ecce Homo" di Nietzsche, un uomo vuoto ed insensato anzichè il super-uomo rigenerato da se stesso. Dal rifiuto nichilista dei valori assoluti ed imposti, si giunge ad un uomo caricaturale e assurdo, anzichè ad un nuovo umanesimo che riscopre nel valore immenso della persona i nuovi punti di riferimento della morale.

Beh, io ho il difetto di rovinare anche un film divertente con la filosofia, ma ogni tanto... qualche deviazione da intellettualoide bizzarro in stracci consumati quale sono, concedetemela, anche se non si capisce di cosa parlo... serve per preservare intatta la mia mente dall'aggressione quotidiana arrecatami dalle funzioni Cobb-Douglas...

Locandina e dialoghi tratti dal film: Ecce Bombo, di Nanni Moretti (1978).


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