sabato 23 agosto 2008

Quattro stracci di un amor di penna, e di pena

- Io la amo la tua penna...

 - ... ( è una maniera come un'altra per amare te stessa)

La logica normale delle cose, quella dei comportamenti razionali, prevede che, è sì possibile trascinare qualunque cosa fin dove si vuole malcelandola sotto le mentite spoglie di ipocrite relazioni, poi però questo percorso giunge all'appuntamento col proprio anatomico esame.
La verità è come una puttana a cui ti rivolgi per colmare un vuoto, e davanti alla quale ti sciogli in lacrime. Ti coccola subito dopo averti fatto del male, semplicemente estranea di fronte alla nostro masticare e rigurgitare di inganni e fallimenti.
Impassibile, non pretende nemmeno il fio, per quell'ascolto. Ed ha ragione.

Il gioco delle parti, che walzer di oscillazioni misteriose eppure così adamantine.

Voler bene certe volte pare essere una gara di resistenza per il proprio orgoglio. Ma senza rinuncie e senza abbandoni, dovrebbe essere un abbraccio ad armi pari, ed io stesso non ci riesco molto spesso.

Ho tagliato i miei capelli con un rasoio ricavato dalla barba di diavolo.
Ho visto che la mia pelle bruciava, ed io scomparivo senza più ascoltarti.

Mille volte ho tentato di chiudere questo blog, ingannando me stesso, perché ero ben conscio che non lo avrei mai fatto. Questo perché ho sempre scritto, e perché essere letto mi gonfia di narcisismo puro.

Non ha davvero senso, per me, esistere unicamente attraverso quelle parole. Quante cose restano sottese alle cavolate che scrivo... quante cose si annidano nelle righe scure che separano, come una scacchiera, una parola da un'altra, una frase dall'altra. Un pensiero dall'altro.

Quante voci mi restano decapitate in bocca come tradimento caino del mio stesso fervore... quante cose ho lasciato che si potessero unicamente immaginare, seppellendole in aule sotterranee, seminando sentieri per raggiungerle. Quante cose poi ho ritrovato intatte negli stessi nascondigli, perché incomprese, perché rifiutate, perché, forse, un tantino audaci o spaventose?

Quante cose che non sai di me...

La voce, una penna, un pensiero di cui forse non si riesce a fare a meno, qualcosa per cui ringraziare.
Per me, invece, sono solo gabbie. Incomprensibili gabbie che anziché avvicinarmi mi sembrano allontanarmi, perché mi limitano ed i miei pensieri collassano. Qualunque persona è un'esplosione che va alimentata, e mai soffocata.

Niente forza, niente pressioni. Attendersi qualcosa nel corso della vita è un oltraggio, nonché un inutile spreco di risorse. Provare a capire la strada dove ci muoviamo è talvolta un'illusione, ma spesso, anche un esercizio interessante.
Imprimere la propria volontà vuol dire non restare come vittime, ed essere sempre attori, consapevoli che il proprio plot lo si scrive a sei mani, insieme con i cazzi in culo e con le botte di culo.

Il demiurgo è intento in altre manifatture.

Le panchine sono comode, anche senza cartoni. La ruggine si attacca ai pantaloni, ma anche noi disseminiamo un po' del nostro humus in ogni cosa su cui poggiamo le terga. Ogni incontro è una contaminazione ed una conquista.

Quelli che vedono solo dei furti e delle minacce, sono le persone destinate ad una radicata tristezza.

Io sono felice. Anche dopo una fregatura di dimensioni colossali. Perché dura lo spazio di una bestemmia. E le strade sono tante.

Il gioco non finisce, ma io resisto... Io. Resisto... diceva il Di Spelta in preda alla follia nell'opera eduardiana.

Se devo essere solo una voce, per chiunque, tanto vale essere nulla.

E con questa bella canzone che ieri mi è stata ridestata, vi saluto per un po'.






E guardo fuori dalla finestra e vedo quel muro solito che tu sai.
Sigaretta o penna nella mia destra, simboli frivoli che non hai amato mai;
quello che ho addosso non ti è mai piaciuto, racconto e dico e ti sembro muto,
fumare e scrivere ti suona strano, meglio le mani di un artigiano
e cancellarmi è tutto quel che fai;

ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare

e rido in faccia a quello che cerchi e che mai avrai!

Non sai che ci vuole scienza, ci vuol costanza, ad invecchiare senza maturità,
ma maturo o meno io ne ho abbastanza della complessa tua semplicità.

Ma poi chi ha detto che tu abbia ragione, coi tuoi "also sprach" di maturazione
o è un' illusione pronta per l'uso da eterna vittima di un sopruso, abuso d' un mondo chiuso e fatalità;

ognuno vada dove vuole andare, ognuno invecchi come gli pare,

ma non raccontare a me che cos'è la libertà!

La libertà delle tue pozioni, di yoga, di erbe, psiche e di omeopatia,
di manuali contro le frustrazioni, le inibizioni che provavi qua a casa mia,
la noia data da uno non pratico, che non ha il polso di un matematico,
che coi motori non ci sa fare e che non sa neanche guidare,
un tipo perso dietro le nuvole e la poesia,
ma ora scommetto che vorrai provare quel che con me non volevi fare:

fare l' amore, tirare tardi o la fantasia!


La fantasia può portare male se non si conosce bene come domarla,
ma costa poco, val quel che vale, e nessuno ti può più impedire di adoperarla;

io, se Dio vuole, non son tuo padre, non ho nemmeno le palle quadre,
tu hai la fantasia delle idee contorte, vai con la mente e le gambe corte,
poi avrai sempre il momento giusto per sistemarla:
le vie del mondo ti sono aperte, tanto hai le spalle sempre coperte
ed avrai sempre le scuse buone per rifiutarla!

Per rifiutare sei stata un genio, sprecando il tempo a rifiutare me,
ma non c'è un alibi, non c'è un rimedio, se guardo bene no, non c'è un perchè;
nata di marzo, nata balzana, casta che sogna d' esser puttana,
quando sei dentro vuoi esser fuori cercando sempre i passati amori
ed hai annullato tutti fuori che te,
ma io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, quei quattro stracci in cui hai buttato ieri,
persa a cercar per sempre quello che non c'è,
io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, quei quattro stracci in cui hai buttato ieri
persa a cercar per sempre quello che non c'è,
io qui ti inchiodo a quei tuoi pensieri, quei quattro stracci in cui hai buttato ieri
persa a cercar per sempre quello che non c'è...

(cavolo come calza 'sta canzone, ogni tanto te la fai venire una grande idea...)

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