domenica 20 gennaio 2008

Dove le strade non hanno nome

Stamattina appena sveglio, avendo preso atto che fosse domenica, mi si è imposta una decisione: se andare a Roma ad ascoltare l'Angelus come prescritto dall'esortazione di Ruini, oppure trovare un'altra valida alternativa per santificare le feste. Ieri una sera pacata, i programmi redatti in sede di concertazione con il resto della marmaglia avevano previsto una ludica nottata all'insegna del nostro rituale e incoraggiante urlo di guerra: "comequandofuoripiove!" con qualche stuzzicheria e qualche bicchierino. Ma qualche traditore si è poi ben ricordato che lunedì ha un esame, quell'altro ha il compleanno del nonno, e come quando in Ecce Bombo tutti dovevano andare a trovare Olga, son rimasto da solo come un monolito dell'Isola di Pasqua; infine arriva un'amica a rammentarmi che tempo fa' le avevo promesso che l'avrei accompagnata al cinema a vedere un film romantico. Per fortuna non avevo la macchina, e pensavo di farla franca. E per un attimo ho temuto il peggio, perché si fa vivo un altro bidonato della marmaglia che non sapeva in quale ovile ubicarsi per questo sabato. Nel comprendere che anche lui era sciaguratamente senza mezzo di locomozione ho esultato in un piccolo angolo celato della mente, palesando al contrario uno sgomento inverosimile. Non ho nulla contro i film romantici, ma in un periodo kubrickiano come questo, codesti non calzano per niente. L'esultanza è crollata poco dopo dinanzi alla femmina ostinazione. La macchina ce l'aveva lei. Andiamo, perché noi siamo giovini cortesi.
Ma questo era decisamente il mio giorno fortunato perché tutto sembra girare per il verso giusto. Perché non appena varchiamo la soglia del multisala collocato a 20 Km da noi, senza alcuna possibilità quindi di metterci a gironzolare oltremodo nei confini regionali, quel film era stato cancellato! Torniamo indietro? No! Vogliamo vanificare così una trasferta che costerà alla donzella un bel panegirico di bestemmie paterne per aver oltrepassato il limite di chilometri impostale dalla retorica patriarcale tipica del luogo? Ecco che un manifestone mi si para dinanzi: "American Gangster", e la soluzione è servita. La prima scena narra di un tizio che prende fuoco, ed il mio sadico appetito di questi giorni si compiace. Due ore tra malavita, spaccio di eroina e poliziotti corrotti, dove il negro cattivo è irreprensibile, ed il bianco buono è un villano onesto ma screanzato. Mi schiero dalla parte del primo ovviamente.Si rientra non tanto tardi, e la mattina si è esibita con la colonnina di mercurio afflitta dall'ernia.Tuttavia non scelgo l'Angelus, stamattina ho scelto la vita. Erano ancora là, leggermente scollate sul fianco esterno, ma si sono modellate alle mie esigenze, omologate ai miei squilibri, insostituibili, le mie nike azzurre.
L'ultima volta che ho superato i consueti 3 hm/ora è stato 5 mesi fa', ma soprattutto 9 kg fa'. E ancora devo finire di disintossicarmi da tutto ciò che mi ha portato così al limite dell'indecenza, altro che acido lisergico...
Il vento s'è subito stroncato, anche se io lo p
L'ultima volta che ho superato i consueti 3 hm/ora è stato 5 mesi fa', ma soprattutto 9 kg fa'. E ancora devo finire di disintossicarmi da tutto ciò che mi ha portato così al limite dell'indecenza, altro che acido lisergico...Il vento s'è subito stroncato, anche se io lo p referisco. Parto alla volta della circumnavigazione della collina, tra i pascoli, lucertole precocemente deste dal letargo, i trattori ed il letame che riempiendoti i polmoni ti fa dimenticare la merda vera che respiri i giorni quando ti rechi al lavoro in città. Nelle mie orecchie s'alternano diversi pensieri forgiati  dalle  melodie epiche di Selling England by the Pound dei Genesis, ma non solo. Identico a come era sempre stato ogni volta: panorami e pianure sterminate vaporizzate all'orizzonte, riempite con l'affanno che prevedibilmente mi ha subito ricordato tante cose mentre l'aria fresca mi spazzolava la ruggine dai neuroni. Mi ha rimembrato che le mie caviglie non sono più abituate a far dondolare tanto tempo il king kong che sono diventato, e che a pompare benzina in quella sovradimensionata creatura c'è un debole miocardio che il DNA familiare mi ha confezionato con un po' di sufficienza, la mitosi cellulare non mi ha risparmiato alle leggi di Mendel. Non posso forzare, oggi nella corsa e tutti i giorni nel mio quotidiano negotium: ma io ho scelto la vita. Ho scelto di correre ed inseguire qualcosa che mi rendesse contento nonostante tutto, e la mia ombra con i capelli che ondeggiano disegnata dal Sole su quelle strade che non hanno nome, oggi mi basta. Vette di estasi espugnate mentre il mio fido lettore mp3 mi rimbombava l’encefalo con le note che inaugurano il sempiterno The Joshua Tree.
Ma non ce la facevo a dare fuoco ai miei polmoni così come l’adrenalina stava facendo con la mia anima. Forse inconsapevolmente rallentavo mentre l’impeto si nutriva di rabbia e riscatto, e un urlo furioso mi stava svuotando le membra di quella torbida esistenza che mi esilia tra le gabbie delle responsabilità e dell’umana sociale inclinazione a non sbattere la porta in faccia al prossimo tuo. Più veloce! Al diavolo i polmoni se non riescono a reggere il passo della mia feroce sete di libertà, crepassi pure così, con un’overdose di vento e follia. Cacchio non mi sono neanche accorto d’aver calpestato un cane morto sul ciglio della strada…
Pochi minuti, e tutta l’aria della valle non basta a saldare il debito contratto con la realtà.
Il cerchio del tragitto si è chiuso a stento e in un’apnea che non mi regge gli occhi aperti. Mi appoggio alla macchina e guardo estraniato sorseggiando acqua gelata tanto per contendermi il pomeriggio con un’eventuale congestione, mi spengo lentamente, mi imbalsamo. Non c’è niente che si muove sotto la mia attenzione. So che devo rientrare perché altrimenti rischio di non trovare parcheggio sotto casa,  la domenica è sempre un caotico pascolare di automobili e abiti chiari.
Per fortuna che non ho fiato per mandare a quel paese chi viene ad aprirmi la porta di casa con lo sguardo confortato dal fatto che non mi è venuto l’infarto.
Domani ricomincia la patetica giostra delle incombenze con indirizzi, strade numerate e tragitti programmati, ma dopodomani sarà un altro giorno, un giorno che non è sempre solo un intervallo tra due notturni transitori, una fuga dove le strade non hanno nome.
Ma non ce la facevo a dare fuoco ai miei polmoni così come l’adrenalina stava facendo con la mia anima. Forse inconsapevolmente rallentavo mentre l’impeto si nutriva di rabbia e riscatto, e un urlo furioso mi stava svuotando le membra di quella torbida esistenza che mi esilia tra le gabbie delle responsabilità e dell’umana sociale inclinazione a non sbattere la porta in faccia al prossimo tuo. Più veloce! Al diavolo i polmoni se non riescono a reggere il passo della mia feroce sete di libertà, crepassi pure così, con un’overdose di vento e follia. Cacchio non mi sono neanche accorto d’aver calpestato un cane morto sul ciglio della strada…Pochi minuti, e tutta l’aria della valle non basta a saldare il debito contratto con la realtà.Il cerchio del tragitto si è chiuso a stento e in un’apnea che non mi regge gli occhi aperti. Mi appoggio alla macchina e guardo estraniato sorseggiando acqua gelata tanto per contendermi il pomeriggio con un’eventuale congestione, mi spengo lentamente, mi imbalsamo. Non c’è niente che si muove sotto la mia attenzione. So che devo rientrare perché altrimenti rischio di non trovare parcheggio sotto casa,  la domenica è sempre un caotico pascolare di automobili e abiti chiari.Per fortuna che non ho fiato per mandare a quel paese chi viene ad aprirmi la porta di casa con lo sguardo confortato dal fatto che non mi è venuto l’infarto.Domani ricomincia la patetica giostra delle incombenze con indirizzi, strade numerate e tragitti programmati, ma dopodomani sarà un altro giorno, un giorno che non è sempre solo un intervallo tra due notturni transitori, una fuga dove le strade non hanno nome.


10 commenti:

  1. Complimenti, scrivi benissimo! E soprattutto.. Ottima musica.. =D

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  2. "Au Revoir" non è un addio...

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  3. ...giusto! ;-)

    P.S. Ora sì che scrivi come piace a me!

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  4. ... ma anche come scrivevo le altre volte non era mica male!

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  5. ...un pò troppo "Giacomino" per i miei gusti...ma sono fasi!

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  6. "per trasmettere felicità bisogna essere felici, e per trasmettere tristezza bisogna essere felici" (R. Benigni). Quando scrivo, non avere dubbi che sono sempre felice....

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  7. Qualche ideuzza sorta qua e là...

    A me piacciono i film romantici, quelli con le spose...

    Hai mai visto Kill Bill?

    Faccio cortesemente notare che Selling England by the pound è stato definito "il miglior disco dei Genesis" da un altro sportivo superfigo.

    Tale Patrick Bateman, immortale protagonista di American Psycho, ed anche questo riferimento potrebbe dirci molto su quanto sia splatter la tua attuale fase.

    Certo, siamo ancora lontani dal sorriso inquietante del PapaFuhrer ma confido nell'efficacia delle prossime classaction di cui Ruini ci farà destinatari e protagonisti.

    Io scommetto per la Via Crucis a Ceppaloni.

    Certo, infine, che The Joshua Tree è eterno.

    E' l'ultimo disco degli U2.

    Zooropa e seguenti li han fatti i cloni sovrappeso creati da brian Eno, no?

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  8. Madame, si ricordi che io dovrei fare l'economista nella mia vita, quantunque mi diletti nella grafomania...

    Dunque... miserere di me, Kill Bill mi manca ma è attualmente in fase di acquisizione. I Genesis li amo molto benché fanno sempre da corredo a quelle fasi intermedie tra la selva oscura e il luminoso colle; quando mi trovo nella voragine vado pesante coi Led Zeppelin, i Deep Purple, Yngwie Malmsteen, Ritchie Blackmore... etc... etc...

    Mi trovo in un momento di transizione, è come se dovessi capire meglio cosa si cela dietro la metafora del passo biblico, Ezechiele, 25:17... lei mi comprende.

    Delle class actions di Ruini mi curo davvero poco, sto aspettando l'avvento di un nuovo Robespierre che rimuova le vergogne nazionali tipo Ceppaloni, metaforicamente parlando...

    Infine, c'è solo una cosa che io non getterei via di quello che è stato il post-The Joshua Tree: gli occhiali di Bono...

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