mercoledì 23 aprile 2008

Dialoghi interiori ed ossessioni ex cathedra



- ...

- ...

- ...

- ...

- ...

- ...

- Embè?

- Embè cosa?

-  Non dici niente, stai là, guardi fisso, in controluce... embè? (stai attento a quello che dici, Alcor)

- Non saprei, davvero. Cioè, lo so, solo che mi sembra così stupido...

- Ma parla, almeno.  Lo sai che ti perderanno se non parli...

- Tu mi perderesti se restassi qui in silenzio, solo a guardarti?

- Ma... parlar tanto e sempre non è solo una maniera per ribadire che ci sei sempre? Non lo so se ti perderei, forse... ma tu cosa vuoi da me?

- Non lo so. Non lo so adesso. Dico davvero, probabilmente.

- Quindi?

- Quindi mi secca riconoscere che il mio umore dipende dagli altri.

- Ma sai, la gente cerca certezze... vuole aggrapparsi a qualcosa, a qualcuno. Tu offri solo queste paranoie, questi concetti intellettualistico-masturbatori... che cosa cerchi da me? Io vivo...

- ...

- Lo vedi? Parli a valanga, poi ti freni, poi ricominci. Eppure, uno come te: così inserito, così cercato, così, così... diverso, così...

- E tu sei un richiamo irrinunciabile che dalla stella più lontanta mi fa spiccare il salto più alto. Ma poi potresti spegnerti, ed io cado più forte a terra, lo sai. Io attendo. Tu mi attendi?

- Ma io vivo. Tu che stai facendo?

- Ed io cosa faccio, cosa faccio, cosa faccio? ... Guardo.

- Tu fingi di guardare, fingi di stare alla finestra...

- C'è una finestra? Dove? A che altezza?

- Un po' mi fai paura.

- Lo so. Infatti, tremo.

- Però...

- ... no. Però, niente.

- Che vuoi fare, ora?

- Io... dovrei studiare, darmi un metodo...essere qualcosa di coerente.

- Ma tu l'hai fatta la tua scelta.

- Non so chi l'abbia fatta. Ma sì, ed è per sempre.

- A volte mi capita di cercarti, ma non so perché...

- ... o non vuoi dirmelo?

- No, forse è così, non c'è un motivo...mi piace quello che scrivi e come lo scrivi.

- Già... una buona ragione, no?

- Per cosa?

- Per non scrivere più.

- Lo fai per dispetto? Appena qualcuno ti riconosce qualcosa la vuoi cancellare...

- No, è che mi devo difendere. E poi se questa cosa me la riconoscessi da solo, di certo non scriverei.

- Perché no?

- ...

- Va bene, sto dicendo qualcosa di sbagliato?

- No. Affatto.

- Bene.

- ... però, ci sono dei momenti in cui mi sento veramente felice...

- Scusami Alcor, devo andarmene, ho un appuntamento... a presto, un bacio.

- ... e questo preciso momento non lo è certamente felice. Va be', ciao.......

DRIIIIN
!!!!

Sì? Pronto chi parla? Ah, lei è un tesista, chi le ha dato il mio numero? Il prof... capisco. Senta... può mandarmi una mail domani? No. Non ho detto ora, ho detto domani. Domani, capisce? Il giorno dopo ad oggi: lei tra qualche ora va a letto, poi si sveglia, beve un bicchier d'acqua non troppo fredda che sennò fa male, va davanti al calendario del Frate Indovino che sua madre tiene appeso nel cucinino che odora di fave bollite, e dopo aver appreso del cambiamento di data, mi manda la mail con quello che le serve. Ha capito? No adesso, no, non posso. Buonasera.

(Non so riprodurre onomatopeicamente il suono dei tasti nella composizione di un numero telefonico)

Pronto? Mi senti? Come stai? Che fate stasera? Chi c'è? Dove? Ah.. no, senti, non rispondermi. Facciamo un'altra sera. Ciao.







Nessun commento:

Posta un commento