martedì 18 agosto 2009

The sky is blue above Manhattan

Mentre in madrepatria si beccano come pulcini dopati di idolatria verso l'effimero su come smembrare la nazione a partire dalla memoria storica (bandiera) e linguaggio (con la cazzata dei dialetti), oggi ho toccato l'acme della felicità.

Per la prima volta non sono stato riconosciuto come italiano.

Non mi importa dove mi abbia geograficamente collocato costei, ma l'importante  è che al mio cospetto non abbia immediatamente focalizzato lo stivale mediterraneo.
Tutto ciò consente di utilizzare l'italianità come mezzo-sorpresa, o come asso nella manica, o entrambe le cose.

Per esempio, se ancora non riuscite a districarvi con queste maledette coins americane, e l'irlandese del centro pagamento bills si mette a ridere, ecco che tiri fuori l'arma segreta. Meglio del fulmine di Pegasus, meglio dell'energia solare di Daitarn III, meglio del missile testicolare di Mazinga Zeta, irrompi nell'imbarazzo con la fulminea pointing out: sorry, I'm italian...

Ed lì che si illumina il viso dell'interlocutrice, mentre tu ti rivesti di patriottico sentimento e mediante il tuo errore madornale contribuisci a trascinare l'intera nazione nella figura di merda... Eppure la stessa ti rigenera, ti ricicla, ti depura e ti consegna ai sorrisi e all'affetto della gente.

Intanto niente più sigarette, e mi nutro solo di prugne, e di omega3 (tonno). Si rende necessario riacquisire un forma fisica dignitosa, perché oltre a usufruire della patria nella socializzazione, succede che ti giunga una convocazione a rappresentare la nazione in una partita di calcio.

Cammino zoppo, ho il piede sinistro distrutto da calli e dalla contusione. Eppure, da buon apostata, ho biblicamente risposto: eccomi.

Non tocco un pallone da due anni, ed ho i polmoni ridotti a parco giochi per speleologi. Sorry, I'm italian. E sono più bravo a prescindere, per una legge naturale.

Intanto decido di trascorrere il mio pomeriggio in un posto eccezionale:


E succede qualcosa che a New York non può succedere. Incontrare casualmente la stessa persona dell'altra sera. Una cosa matematicamente impossibile.

Poiché una cosa del genere può avvenire solo a causa di un intervento del destino, ho deciso di mandarla a cacare e di non chiederle mai più di uscire con me.

Me la cavo da solo. Se il destino vuole farsi i cazzi miei preferisco un premio in denaro, oppure mi facesse ritrovare un vecchio paio di occhiali da sole che mi hanno fregato all'università 3 anni fa.

Non sono venale, sono solo umanista.

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