venerdì 21 marzo 2008

Precetti e preconcetti



Non è un venerdì qualsiasi. Il parziale ozio nel quale sollazzano questi pochi giorni di standardizzato riposo pasquale ha imperturbabilmente modificato il mio orologio biologico. Ha smodatamente riprogrammato l'orario del mio risveglio mattiniero. Sono tre giorni che mi sveglio alle 10 o'clock in punto, salvo schiamazzi, martelli pneumatici, raccomandate a me indirizzate da firmare, oppure l'ansia di svegliarsi per prendere atto su internet dell'esito di un concorso, ovvero, quel che basta per scatenare un movimento tellurico furibondo delle placche tettoniche su cui si basa l'equilibrio psicogeofisico della mia mente, solitamente placida e cheta.
Ma lasciando da parte un attimo le innumerevoli inculate a cui ci si deve fare l'abitudine qualora si scelga la vita universitaria, qualcosa di diverso s'è levato col sole del mattino.
Ed il mio personalissimo sole s'è levato tardi, talmente tardi che ho preferito non fare colazione. Così, con gli occhi ancora ingessati dal soffice poltrire dell'equinozio, riponevo senza indugio nella mensola adibita all'uopo, i cereali, i biscottini, e quelle gigantesche tazze per il latte dalla capacità di 180 lt. che detesto, in quanto più funzionali se adoperati ad uso di secchi di vernice per gli imbianchini, che come tazze da scarna e frettolosa colazione, quale è la mia solitamente.
Nessun rimorso mi rodeva il gastrico apparato, mentre riponevo via il caffè e il saccarosio. E pensare che ieri sera la mia cena era constata solo di un bicchierone di birra alla spina, di qualche stuzzichino complanare al deglutir del biondo liquido, e di un gelato al tartufo nero.
E di una  piacevole conversazione, che al suo epilogo mi ha prodotto moti interni di precoce rimescolamendo e rigetto del bolo, quando la mia amica scienziata ha ben pensato di descrivermi minuziosamente il suo lieto maneggiar di topi immunodeficienti, che lei è ben contenta di sottoporre a interventi di strozzamento, apertura, manipolazione organica, e ricucitura chirurgica. Ora, io mi impressiono facilmente, altrimenti avrei scelto di fare il medico chirurgo, mica so' scemo a fa' l'economista straccione e precario, ci sta un motivo...
Fatto sta che la mia digestione è stata rapida e artificialmente indotta, nottetempo.
"Tra poche ore si pranza, fare colazione è solo uno spreco di risorse" mi ha suggerito il saggio consiglio del temperante casalingo che è in cima ai mie traguardi di uomo distratto e disordinato... ok, vado a studiare che è meglio. Apro la mia casella mail, e apprendo che il mio boss mi ha inviato una bella pubblicazione sul tasso di cambio cinese da esaminare. Mi accingo all'opera, con timidi tentativi di fuga indotti e assecondati dalla graziosa compagnia di
"ε bootis", una stella particolare.
Oh, come disse il grande Eduardo, interpretando il mitico Otto Marvuglia ne La Grande Magia, cercando di confondere il povero Calogero Di Spelta: "dimmi un po', Calogero: hai fame perché è mezzogiorno? O è mezzogiorno, perché ti viene fame?"...
Perché, sarà stato il tasso di cambio cinese, ma è giunto quell'attimo fuggente in cui ho sentito il mio stomaco ruggire come il Tirannosauro di Jurassic Park.
E non sarebbero bastate tutte le fieste del mondo a farmi sopravvivere al raptus che mi ha spalancato le fauci del duodeno.
Mi sono catapultato in cucina a sondare l'operato di chi è dedito ai fornelli. Si sa, noi bamboccioni siamo abituati a consumare il fiero pasto senza aver fatto un emerito cacchio per procacciarcelo o, semplicemente, meritarcelo.
Miserere! La vista del calderone delle verdure bollite ha fatto sobbalzare il mio fegato assetato di schifezze utili ad accelerare il suo percorso in vista della cirrosi. Torno al mio lavoro, fiducioso dell'equilibrio consueto che associa ad un primo leggero un secondo più sostanzioso in termini calorici.
Poscia che ebbi il mio lavor compiuto, col mio cuor compunto e affranto per cavolacci miei non comunicabili, mi sono predisposto al vile pranzo.
E quando sui fornelli accesi, anziché dello spiedo scoppiettante e dell'aspro odor dei vini
dal ribollir dei tini, ho scorto fischiettando, sull'uscio rimirando, un miser uovo al tegamino... ecco immaginavo i miei succulenti desideri, come esuli pensieri, nel vespero migrar...  mandando inequivocabilmente a fanculo la chef.
- Voglio la carne! - tuonò Alcor con ruggente e famelica cecità. -
È venerdì santo oggi, si fa penitenza! Razza di scomunicato! - rimbrottò la madre contrariata.
E dopo una risposta strozzata dal rievocar fulmineo della mia giovane e lontana devozione alle tradizioni e ai precetti della dottrina, mi sono seduto alla destra di mio padre.
Ma 'sta cosa proprio non l'ho mandata giù e sono tornato presto alla carica.
- ...Che poi, fate tanto gli anti-abortisti teodem, i difensori strenui della vita fin dal suo concepimento, spiegatemi che cazzo di differenza sta tra un embrione di gallina cotto in padella ed un pollo ruspante allo spiedo!!! Anche il tuorlo dell'uovo è una vita, predicava Giuliano Ferrara! -
- ...senti, imbecille, non rompere, mangia se vuoi mangiare sennò vai a giocare da un'altra parte* - irruppe nel cortese e costruttivo dialogo il capo-famiglia,  un ex-craxiano, stranamente silenzioso sino a quel momento.
"Tanto vedrete che mi rifaccio", ho pensato con aria di sfida e vendetta...
- Alcor! Ti sta squillando il cellulare... - rispondo.
- ...Sì? Ehi, egregio rompiscatole, che diamine vuoi all'ora di pranzo?...Ah, sei tornato a casa per le feste... E quindi, stasera vuoi uscire? Ma c'è la campagna elettorale, buonuomo, mi faccia la cortesia, qua non si sta a perdere tempo alle cazzate come fai tu, abbi pazienza... Ah... ho capito... Anzi, ho un'idea... chi ci sta stasera?... (elenco di nomi). Sì... ok... bene... perfetto. Senti un po', tu come stai messo con i precetti religiosi tipici del periodo? ...Come quali precetti e quale periodo?! Vabbè va ho capito, brutto eretico, ti meriti il rogo!... senti un po', guaglione, raduna tutti, stasera ce ne andiamo a "birra e salsiccia"? Come dici? No, mon cher, la macchina la metti tu, o qualcun altro, la mia macchina è adibita solo ad usi ed incontri più piacevoli e stimolanti. Sono i miei personali precetti, cribbio! Anche io ho i miei valori non negoziabili, e su quelli non transigo. -



* frase pronunciata in dialetto.

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