martedì 5 maggio 2009

Il conto al tavolino

"Ogni sera vado a letto e penso a quello che ho fatto durante il giorno, e poi mi addormento."

Ora, se io ho provassi a fare davvero questa pratica delittuosa, stasera uscirebbe qualcosa di questo tipo:

Ore 7.00  - suona la sveglia. Ore 7.01 - prima infrazione: bestemmia. Perché tutto questo? Perché dormito male, come al solito.

Ore 7.03 - comincia a squillare il telefono, le ragioni sono le più disparate, le più insulse, le più intollerabili.

Indecente routine fatta di colazione e colluttorio.

Lavoro in proprio fino alle 9.30. Consegna delle cartelle commissionatemi. Esco.
Ore 9.32 - Ennesima contravvenzione al "vietato fumare" della mia lercia esistenza.

Prosieguo di indecente routine: barbiere, rassegna stampa, commissioni.

Ore 13.30 - rientro a casa: trovo il macello.

Il resto della giornata: fare un migliaio di cose con quel macello che nitrisce nel mio cervello.

Giungere alle 2.28 e pensare all'ennesimo giorno trascorso a perdere tempo nell'inutile intento filantropico.
Ad aver fatto discorsi vuoti e ripetitivi ad una piccola porzione di umanità.

A non aver portato a casa nemmeno un contributo utile alla pensione.

Ai 5 caffè, alle 3,00 euro di parcheggio, ai 2 baci ricevuti.

Al rimugino continuo. Alla coscienza pulita, ma con la sensazione di vedervi sopra i tratti salienti delle rinunce e delle ribellioni, come la Sindone.

Alle incomprensioni che non si decristallizzano.

Al perché non ci si vuole comprendere.

Agli errori.

All'inconscio malefico che giace in fondo al desiderio di odiare e farsi odiare.

Alla  ricerca della maniera giusta per saper prendere le cose della vita:
In culo.

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