martedì 9 settembre 2008

Phantom




Ma è sempre nella realtà concreta e modificabile che ho creduto.

Non ho trascorso notti bianche in compagnia di Dostoevskij.
Nasten'ka non c'era.

Là fuori c'è una bella giornata, c'è il sole. Potresti andare al mare.

- Perchè?

C'è, eppure senti asciugare l'umido, senti riscaldarsi i muri e gonfiarsi i cuscini, e più trascorrono le ore più le ombre si ritirano.

- Perchè?

Lo senti, sai che c'è, accidenti. La mattina ancora non ha invaso la strada.

- Non capisco.

Devi solo raggiungere il ciglio di quella finestra e lo vedi. Potresti addirittura uscire, andare al mare. Vai al mare.

- Non riesco ad alzarmi.

Posso fare in modo che sia più luce, se vuoi. Se non credi che ci possa essere il sole, non potrai mai sperare di sorridergli.

Mi girava la testa, c'era un buono odore di spezie, e le candele sostituivano la corrente elettrica non ancora allacciata. Diverse scatole ammassate al centro rendevano quella stanza più piccola di quanto non lo fosse stata. Davanti al vetro della porta erano stati incollati dei pannelli di carta bianca per isolare ulteriormente quell'ambiente. Ma la porta era aperta per concentire che la luce della strada e il vento potessero sedersi su quei divani sfondati e polverosi.
Una tizia provava ad appendere una lucertola di legno ad una parete, mentre io giocavo con l'arco, senza frecce, tirando quella corda e piegando il legno curvo.
Si sentiva tossire.
Acari fluttuanti.
Sedeva a quella poltrone con le magrissime gambe accavallate, in una posa congeniale e abitudinaria. Le dita scheletriche sembravano operare con chirugica attitudine. Mentre lo sguardo incavato si perdeva nell'ombra di lampadine spente e guaste.
Quell'altra rideva, il cugino tossiva.

 - Vuoi?

 - Sì. Grazie.

 - Macché grazie, imbecille... Sei uno stronzo del cazzo. Capiti dalle mie parti e non ti fai sentire, la prossima volta vaffanculo.

 - Non ero solo. E poi ci sono stato per pochissimo tempo.

 - Com'è?

 - Buona.

 - Sei soddisfatto, Alcor?

 - Quando parti per Berlino?

 - Tra qualche giorno. Ma prima torno a casa, là. Sei soddisfatto, Alcor?

 - Mettetici un ventilatore qua dentro. Si crepa.

 - Sei soddisfatto, Alcor?

 -
Verrò a trovarti, potrebbe capitare che passerò da quelle parti crucche.

 - Ti aspetto.  

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