venerdì 13 agosto 2010

Vacanze su Plutone

Summer of '10. Che sia 1910 o 2010, non cambia granché.

Qui lo scorrere del tempo non segue l'ordine sancito dal calendario del Frate Indovino, bensì direttamente la teoria della relatività di Einstein.
Tant'é che se taluni luoghi del pianeta Terra riescono a misurare il proprio progresso in contenitori annuali di 365 giorni e 6 ore, qui, ove insiste la mia persona, lo stesso tempo ci impiega molto di più: circa 248,1 anni terrestri per varcare le medesime soglie e giovarsi delle medesime conquiste.
Come su Plutone.


Qui, su Plutone, si gioca col suffragio universale come un bimbo di due anni alle prese con la nitroglicerina.

Qui, su Plutone, si sta come in un'incendio estivo, sugli alberi, le foglie.

Eppure il contrappasso dantesco ha stabilito così quest'anno. Una sorta di companatico piacevole ai riassunti e agli intervalli raccontati da coloro che ritornano per trascorrere l'estate su Plutone. L'endovenico cerimoniale prevede sovente il richiamo mnemonico di epiche gesta felliniane compiute durante l'imberbe età.
Il Welfare State non è più un capitolo dell'esame di Scienza della Politica, ma la nuova figura che nell'epoca della giovinezza precaria sostituisce Babbo Natale nell'immaginario onirico.

E se un tempo ci si ritrovava tutti insieme per scagliarsi in faccia piatti di spaghetti col tonno, palle di maionese come fosse neve, oggi si è alle prese con i primi matrimoni nele nostre fila, e con la meditabonda ricerca dell'idea geniale che ci faccia uscire tutti dal torpore, sia terrestri che plutonici.
E pensare che l'anno scorso ero a New York e tentavo di raccontare  alle donzelle  'mbriache lo stato di agiatezza e grazia che si vive quando in società si è dalla parte della minoranza.
Il senso di responsabilità che mi ha fatto tornare in patria mi ingenera la stessa vergogna  che gronda dal celebre monologo di Califano: avventura con un travestito.

Così, mentre l'amica aggraziata e disperata elucubra nel voler tentare un traffico di caciotte tra l'italico tacco ed il padan triveneto, ella mi sorride e mi suggerisce arcigna:

- Alcor, dammi il tuo CV, ed una lettera di presentazione...

- Ma io già ho le mie consulenze...

- Ascoltami, Alcor.

- Toh, un pezzo della lettera:

"Alcor, colui che sta a Confindustria come Veltroni sta a Martin Luther King. Nasce nel territorio della Comunità Montana più sputtanata d'Italia, nel novembre 1982, una manciata di ore dopo la dipartita del compagno Leonid Il'ič Brežnev. Gli agiografi dell'epoca parlavano di probabile metempsicosi, quando egli cominciò giovanissimo ad elaborare le prime teorie circa la sovranità limitata esercitata dalla sfiga sugli esseri umani, nonché una revisione in chiave sessuologica del marxismo.
La sua formazione culturale risente molto degli effetti della riforma agraria compiuta da De Gasperi, ed è sopravvisuto agli anni '80 e '90 nonostante Berlusconi. Da bambino, dopo aver letto il mito di Teseo, decise che avrebbe fatto politica attiva."



5 commenti:

  1. "qui, ove insiste la mia persona, lo stesso tempo ci impiega molto di più: circa 248,1 anni terrestri per varcare le medesime soglie e giovarsi delle medesime conquiste"
    Accidenti, senza saperlo siamo compaesani (compianetani?).
    Me la passo, punto. Con tutte le beghe insite in quel "punto". Mi districo tra le difficoltà e le cose belle che ogni tanto incrociano il mio cammino.
    Ho fatto una scorpacciata di tuoi post, avevo scordato quanto scrivessi maledettamente bene.

    RispondiElimina
  2. eh...  mentre leggevo Cervello mi ha comunicato di essere stanco
    perchè mi irriti così?
    a volte so misteri insondabili questi ma vabbè
    ti saluto Alcor

    RispondiElimina

  3. ah, sono io, chettelodicoaffà. sembrava brutto non firmarmi.

    RispondiElimina

  4. Bello.
    Però, un incendio va scritto senza apostrofo. Colpa di Plutone.

    RispondiElimina

  5. Ce ne stanno altri di errori di battitura.... vuoi che te li elenchi, o sei capace di trovarteli da te?

    RispondiElimina