Eveline potrebbe non essere neanche una persona. E' un fantasma, un conflitto inconcludente con se stessa e con il mondo intorno. Non si sa nulla di lei. Non è descritta nello sguardo, nel viso, nella pelle, solo attraverso i suoi pensieri, le sue paure, e le sue catene.
Teneva la testa appoggiata contro le tendine e sentiva nelle narici l’odore del cretonne polveroso. Era stanca. [...] Un tempo c’era un campo laggiù e loro solevano giocarci ogni sera, insieme agli altri ragazzi del quartiere. [...]
Eveline è stanca della sua esistenza che si ripropone sempre identica, affogata nell'abitudine spenta di tutto quello che ha solo un odore di vecchio e monòtono. Dove la morte si mescola alla noia e all'indifferenza e rende ogni cosa reietta alla felicità.
Molti anni erano passati da allora: adesso lei e i suoi fratelli e sorelle s’erano fatti grandi e la mamma era morta. Toccava a lei ora d’andarsene come gli altri, lasciare la casa.
Eveline vuole fuggire e sgusciare fuori da queste ristrette pareti dei suoi giorni immutati. Si sente parte viva delle cose che la circondano, e queste ultime diventano testimonianza della sua vita soffocata ed assassinata dal vuoto.
La sua casa![...] Forse non li avrebbe più rivisti quegli oggetti, dai quali mai aveva immaginato di doversi separare un giorno. [...] Sì, aveva acconsentito ad andarsene, a lasciare la casa. Ma era ragionevole da parte sua? Si sforzava di prendere in considerazione ogni lato del problema. Lì almeno non le sarebbero mai mancati cibo e alloggio; né, quel che più conta, le persone che era avvezza a vedersi intorno sin dalla nascita. [...]
Eveline ha un sogno da rincorrere...
Nella casa nuova, però, in un paese lontano e sconosciuto, non sarebbe andata così. Sarebbe stata una donna maritata lei, Eveline, e la gente le avrebbe usato rispetto.
Ed un rimpianto minaccioso da cui fuggire...
Non si sarebbe lasciata trattare come sua madre, no. [...] Un lavoro duro, sì, una vitaccia; eppure, ora che stava per lasciarla, già non la trovava più così insopportabile. Ne avrebbe cominciata un’altra, adesso, con Frank. Era buono e forte Frank, e di cuore generoso. Sarebbe andata via con lui quella sera, col piroscafo della notte. Sarebbe andata via per diventare sua moglie e vivere con lui a Buenos Aires nella casa che l’aspettava.
Ma lei è parte integrante di quel ritratto mesto di un'esistenza senza alcuna via di scampo.
[...] Il tempo passava ma lei rimaneva lì seduta presso la finestra, la testa appoggiata contro le tendine e l’odore polveroso del cretonne nelle narici. Giù dal viale saliva il suono di un organetto. Lo conosceva quel motivo. Strano che venisse proprio quella sera a rammentarle la promessa fatta alla madre, la promessa di tenere insieme la famiglia fintanto che avesse potuto. [...] E mentre stava lì a meditare, la penosa visione della vita della madre operava nel più profondo del suo essere una specie di maleficio; una vita di sacrifici meschini conclusasi nella pazzia finale. [...]
Talvolta follia e voglia di vivere hanno gli stessi contorni.
S’alzò di scatto. Fuggire! Fuggire doveva! Frank l’avrebbe salvata. Le avrebbe dato vita e forse anche amore. E voleva vivere lei! Perchè avrebbe dovuto essere infelice? Anche lei aveva diritto alla felicità. [...] Se partiva, domani si sarebbe trovata in alto mare, con Frank, diretta a Buenos Aires. Avevano già fissato i posti. Come poteva tirarsi indietro dopo tutto quel che aveva fatto per lei? [...] Una campana le rintoccò sul cuore. Sentì ch’egli l’afferrava per mano. [...] Tutti i mari del mondo le s’infrangevano sul cuore. E lui la trascinava dentro, la voleva annegare.
Perchè Eveline? Perchè... non trovi il coraggio di vivere te stessa...
Con ambo le mani s’aggrappò alla cancellata. [...] No! No! No! Era impossibile. Le mani strinsero freneticamente le sbarre. Dal mezzo dei mari mandò un grido d'angoscia[...] Lo vide correre al di là dei cancelli, chiamandola perchè lo seguisse. [...] Allora lei gli mostrò il volto esangue, come quello di un povero animale impaurito. I suoi occhi non gli diedero il minimo segno d’amore, o di addio, o di riconoscimento."
Non hai mai conosciuto il volto della felicità... hai rinunciato ad esser tu, per annegare nell'anima il male che ti circondava. E sei rimasta ferma mentre l'amore ed i desideri salpavano verso quei sogni che non hai trovato il coraggio di inseguire.
Corri tra la gente Eveline, forse riesci a bloccare il piroscafo, non puoi fermarti proprio adesso... perché la vita è un brivido che vola via è tutt'un equilibrio sopra la follia.... Corri e riafferra la tua vita Eveline, il tuo tempo è scandito dai tuoi occhi e dai tuoi silenzi. Forse alla fine di questa "triste storia" troverai il coraggio per affrontare i sensi di colpa e cancellarli da questo "viaggio", per vivere davvero ogni momento con ogni suo turbamento! E come se fosse l'ultimo!
Aspetta un attimo prima di partire Eveline. Voltati, guarda indietro, c'è la tua casa. Guardala bene e conservala nella memoria della tua coscienza... Eveline tu sei anche quello che vuoi lasciarti indietro. E da qui è il ramo da cui spiccherai il volo.
Vola Eveline. Vola!
Teneva la testa appoggiata contro le tendine e sentiva nelle narici l’odore del cretonne polveroso. Era stanca. [...] Un tempo c’era un campo laggiù e loro solevano giocarci ogni sera, insieme agli altri ragazzi del quartiere. [...]
Eveline è stanca della sua esistenza che si ripropone sempre identica, affogata nell'abitudine spenta di tutto quello che ha solo un odore di vecchio e monòtono. Dove la morte si mescola alla noia e all'indifferenza e rende ogni cosa reietta alla felicità.
Molti anni erano passati da allora: adesso lei e i suoi fratelli e sorelle s’erano fatti grandi e la mamma era morta. Toccava a lei ora d’andarsene come gli altri, lasciare la casa.
Eveline vuole fuggire e sgusciare fuori da queste ristrette pareti dei suoi giorni immutati. Si sente parte viva delle cose che la circondano, e queste ultime diventano testimonianza della sua vita soffocata ed assassinata dal vuoto.
La sua casa![...] Forse non li avrebbe più rivisti quegli oggetti, dai quali mai aveva immaginato di doversi separare un giorno. [...] Sì, aveva acconsentito ad andarsene, a lasciare la casa. Ma era ragionevole da parte sua? Si sforzava di prendere in considerazione ogni lato del problema. Lì almeno non le sarebbero mai mancati cibo e alloggio; né, quel che più conta, le persone che era avvezza a vedersi intorno sin dalla nascita. [...]
Eveline ha un sogno da rincorrere...
Nella casa nuova, però, in un paese lontano e sconosciuto, non sarebbe andata così. Sarebbe stata una donna maritata lei, Eveline, e la gente le avrebbe usato rispetto.
Ed un rimpianto minaccioso da cui fuggire...
Non si sarebbe lasciata trattare come sua madre, no. [...] Un lavoro duro, sì, una vitaccia; eppure, ora che stava per lasciarla, già non la trovava più così insopportabile. Ne avrebbe cominciata un’altra, adesso, con Frank. Era buono e forte Frank, e di cuore generoso. Sarebbe andata via con lui quella sera, col piroscafo della notte. Sarebbe andata via per diventare sua moglie e vivere con lui a Buenos Aires nella casa che l’aspettava.
Ma lei è parte integrante di quel ritratto mesto di un'esistenza senza alcuna via di scampo.
[...] Il tempo passava ma lei rimaneva lì seduta presso la finestra, la testa appoggiata contro le tendine e l’odore polveroso del cretonne nelle narici. Giù dal viale saliva il suono di un organetto. Lo conosceva quel motivo. Strano che venisse proprio quella sera a rammentarle la promessa fatta alla madre, la promessa di tenere insieme la famiglia fintanto che avesse potuto. [...] E mentre stava lì a meditare, la penosa visione della vita della madre operava nel più profondo del suo essere una specie di maleficio; una vita di sacrifici meschini conclusasi nella pazzia finale. [...]
Talvolta follia e voglia di vivere hanno gli stessi contorni.
S’alzò di scatto. Fuggire! Fuggire doveva! Frank l’avrebbe salvata. Le avrebbe dato vita e forse anche amore. E voleva vivere lei! Perchè avrebbe dovuto essere infelice? Anche lei aveva diritto alla felicità. [...] Se partiva, domani si sarebbe trovata in alto mare, con Frank, diretta a Buenos Aires. Avevano già fissato i posti. Come poteva tirarsi indietro dopo tutto quel che aveva fatto per lei? [...] Una campana le rintoccò sul cuore. Sentì ch’egli l’afferrava per mano. [...] Tutti i mari del mondo le s’infrangevano sul cuore. E lui la trascinava dentro, la voleva annegare.
Perchè Eveline? Perchè... non trovi il coraggio di vivere te stessa...
Con ambo le mani s’aggrappò alla cancellata. [...] No! No! No! Era impossibile. Le mani strinsero freneticamente le sbarre. Dal mezzo dei mari mandò un grido d'angoscia[...] Lo vide correre al di là dei cancelli, chiamandola perchè lo seguisse. [...] Allora lei gli mostrò il volto esangue, come quello di un povero animale impaurito. I suoi occhi non gli diedero il minimo segno d’amore, o di addio, o di riconoscimento."
Non hai mai conosciuto il volto della felicità... hai rinunciato ad esser tu, per annegare nell'anima il male che ti circondava. E sei rimasta ferma mentre l'amore ed i desideri salpavano verso quei sogni che non hai trovato il coraggio di inseguire.
Corri tra la gente Eveline, forse riesci a bloccare il piroscafo, non puoi fermarti proprio adesso... perché la vita è un brivido che vola via è tutt'un equilibrio sopra la follia.... Corri e riafferra la tua vita Eveline, il tuo tempo è scandito dai tuoi occhi e dai tuoi silenzi. Forse alla fine di questa "triste storia" troverai il coraggio per affrontare i sensi di colpa e cancellarli da questo "viaggio", per vivere davvero ogni momento con ogni suo turbamento! E come se fosse l'ultimo!
Aspetta un attimo prima di partire Eveline. Voltati, guarda indietro, c'è la tua casa. Guardala bene e conservala nella memoria della tua coscienza... Eveline tu sei anche quello che vuoi lasciarti indietro. E da qui è il ramo da cui spiccherai il volo.
Vola Eveline. Vola!
... ed un pensiero le passa per la testa
"forse la vita non è stata tutta persa"...
forse qualcosa "s'è salvato"!...
forse davvero!...Non è stato "poi tutto sbagliato"!
"forse era giusto così!?"....
forse qualcosa "s'è salvato"!...
forse davvero!...Non è stato "poi tutto sbagliato"!
"forse era giusto così!?"....
I frammenti sono tratti da James Joyce, "Eveline" in Gente di Dublino, ed. Mondadori.
I versi sono di Vasco Rossi, "Sally".
Tutto il resto, l'ho scritto io...
I versi sono di Vasco Rossi, "Sally".
Tutto il resto, l'ho scritto io...
Non ho parole...questa volta hai superato te stesso infondendomi un senso d'orgoglio inspiegabile...
RispondiEliminaNonostante tu per il tuo "dipinto" abbia preso in prestito Vasco, cantante (ma diciamo pure poeta..) che amo di più in senso assoluto, le parole che mi hanno colpito di più sono queste
"tu sei anche quello che vuoi lasciarti indietro"
che a quanto pare sono di un certo Alcor...
Un pugno allo stomaco per quanto semplicemente vere.
E allora mi viene da pensare che è una vita che le penso...e tu sei riuscito a scriverle...
Non amo Vasco, ma forse quella è l'unica canzone degna di lode...
RispondiEliminaPer il resto... complimenti, spezza il fiato.