BASTA!!!
Voglio tornare a casa...
Gettar via questa uniforme nera
E abbandonare lo show
Ed ora sto aspettando in questa cella...
Perché ho bisogno di sapere
Se sono stato colpevole per tutto questo tempo.
Uno di quei giorni da affogare nelle lacrime... uno di quei momenti in cui vorresti essere divorato dai lupi, quelli che hai sempre guardato come fratelli di ombra e bosco. Non è un atto di uno spettacolo interrotto dai fischi, non è un "MI cantino" che ti si flagella in faccia mentre percuoti con furia quelle sei corde d'acciaio. Non è il rigetto tuonante di una preghiera restituita con sarcasmo all'indegno mittente. I tuoni sanno essere delicati e potrebbero fracassare un timpano mentre allo stesso tempo assecondano il delirio. Sanguinano le orecchie che non riescono ad ascoltare lo strazio che si solleva dalla cenere ancora rovente, disseminata alle tue radici. Il tuo cuore assomiglia al caleidoscopio d'una mente in fuga dagli affetti che non hai mai incontrato oltre l'illusione, che a guardarci dentro generebbe colori sconosciuti agli iridi umani, ma è un pozzo troppo profondo per giungerci scandagliando quel buio con occhi non sinceri. Alcor, sei un Pazzo Diamante, che brilla invano, ché la tua voce si mescola a parole meravgliose ed inutili, perchè non ci saranno cuori disposti ad accoglierle. Il tuo è urlo muto, inascoltato. Nessun posto nell'Eden, amico mio. Sto recitando di spalle, non rivolgo il mio sguardo al disprezzo, non parlo, attendo senza proferire fiato. Il tempo non passa, ed io resisto. Cerco parole e pensieri che non mi confondano con i sentimenti che mi allietano, che desidero, che amo. Gli unici che possano salvarmi insieme al suo sguardo. Vorrei viverci dentro, con tutto me stesso in quell'incanto. E' che quel tempo non passa, ed io non so se riesco a resistere. Ed intanto una furia strisciante s'innesca e tento di strappare le catene che mi inchiodano al muro, alla scatola. Chiusa, la scatola senza mai guardarci dentro. Voglio uscire via! Mi sanguinano i polsi, ed io ho il terrore del sangue. C'è una colpa per tutto questo, c'è ed io aspetto il giudice che venga a vomitarmela in faccia. Correrò lungo il molo per salvare una bambina che muore e mi spegnerò prima di assaporare il gusto di sciogliermi nel sale marino, e non evaporerò mai. Attendo, e sento i passi dei mandatari del tribunale dell'assurdo. Mi stringeranno nelle loro luride spalle e senza guardarmi negli occhi faranno esplodere la loro rivoltella alla mia tempia.
Nulla avrebbe un senso, apparentemente non c'è colpa... ma io sono stato citato, e presto eseguiranno la sentenza, attendo il processo...
Nell'immagine: Joe Reese, Angoscia, particolare. I versi sono una mia traduzione di "Stop", R. Waters, The Wall, testo originale in www.pink-floyd.it/testi/home.htm
Voglio tornare a casa...
Gettar via questa uniforme nera
E abbandonare lo show
Ed ora sto aspettando in questa cella...
Perché ho bisogno di sapere
Se sono stato colpevole per tutto questo tempo.
Uno di quei giorni da affogare nelle lacrime... uno di quei momenti in cui vorresti essere divorato dai lupi, quelli che hai sempre guardato come fratelli di ombra e bosco. Non è un atto di uno spettacolo interrotto dai fischi, non è un "MI cantino" che ti si flagella in faccia mentre percuoti con furia quelle sei corde d'acciaio. Non è il rigetto tuonante di una preghiera restituita con sarcasmo all'indegno mittente. I tuoni sanno essere delicati e potrebbero fracassare un timpano mentre allo stesso tempo assecondano il delirio. Sanguinano le orecchie che non riescono ad ascoltare lo strazio che si solleva dalla cenere ancora rovente, disseminata alle tue radici. Il tuo cuore assomiglia al caleidoscopio d'una mente in fuga dagli affetti che non hai mai incontrato oltre l'illusione, che a guardarci dentro generebbe colori sconosciuti agli iridi umani, ma è un pozzo troppo profondo per giungerci scandagliando quel buio con occhi non sinceri. Alcor, sei un Pazzo Diamante, che brilla invano, ché la tua voce si mescola a parole meravgliose ed inutili, perchè non ci saranno cuori disposti ad accoglierle. Il tuo è urlo muto, inascoltato. Nessun posto nell'Eden, amico mio. Sto recitando di spalle, non rivolgo il mio sguardo al disprezzo, non parlo, attendo senza proferire fiato. Il tempo non passa, ed io resisto. Cerco parole e pensieri che non mi confondano con i sentimenti che mi allietano, che desidero, che amo. Gli unici che possano salvarmi insieme al suo sguardo. Vorrei viverci dentro, con tutto me stesso in quell'incanto. E' che quel tempo non passa, ed io non so se riesco a resistere. Ed intanto una furia strisciante s'innesca e tento di strappare le catene che mi inchiodano al muro, alla scatola. Chiusa, la scatola senza mai guardarci dentro. Voglio uscire via! Mi sanguinano i polsi, ed io ho il terrore del sangue. C'è una colpa per tutto questo, c'è ed io aspetto il giudice che venga a vomitarmela in faccia. Correrò lungo il molo per salvare una bambina che muore e mi spegnerò prima di assaporare il gusto di sciogliermi nel sale marino, e non evaporerò mai. Attendo, e sento i passi dei mandatari del tribunale dell'assurdo. Mi stringeranno nelle loro luride spalle e senza guardarmi negli occhi faranno esplodere la loro rivoltella alla mia tempia.
Nulla avrebbe un senso, apparentemente non c'è colpa... ma io sono stato citato, e presto eseguiranno la sentenza, attendo il processo...
Nell'immagine: Joe Reese, Angoscia, particolare. I versi sono una mia traduzione di "Stop", R. Waters, The Wall, testo originale in www.pink-floyd.it/testi/home.htm
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