Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, né di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T'acqueta omai. Dispera
L'ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l'infinita vanità del tutto.
Giacomo Leopardi
A se stesso (Canti).
Quando ieri ho pubblicato quel post contenente un mio vecchio testo e qualche riflessione sui desideri che sentivo vibrarmi sulla pelle... un cappotto, un cinema, una cioccolata... stavo per scrivere che avrei desiderato anche una passeggiata a Recanati, e ne avevo anche cercato immagini online inizialmente intenzionata ad utilizzare una di quelle. Ci sono già stata 2 volte. Non so perché alla fine ho scartato l'inserimento di riferimenti a Recanati sia nel post sia attraverso le parole che le immagini. Puro istinto credo, senza una ragione. Trovare proprio oggi qui questi versi, non so, forse è un caso. Magari non ha senso. Ma per un istante ne sono rimasta colpita e questo mi basta a darmi quel pizzico di magia che mi piace sempre scovare nelle cose. Così come nelle vetrine di Castroni a Natale mi sembra di vedere dei folletti nascosti tra quei colori che sanno di calore e caminetto acceso... sì, mi piace la magia.
RispondiEliminaLa magia...vedi quanta ne regali, Alcor? ;-)
RispondiEliminaStavolta non è opera mia...
RispondiEliminaAnche io sono stato due volte a Recanati, la prima volta da bambino a 10 anni con la mia famiglia. Poi ci sono tornato a 17 anni con la scuola, ho dei ricordi stupendi di quella gita... in particolare una foto con una persona del mio passato sul monte Tabor, sotto la scritta "...sempre caro mi fu quest'ermo colle". Ed io l'ho molto caro il colle, e quella siepe che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Sono due le poesie che so a memoria: Tanto gentile e tanto onesta pare, e l'Infinito. Soni cresciuto con essi, due fasi, la prima era forse una speranza, la seconda un disincanto mesto. Ora, io vivo su una collina dalla quale non riesco a scendere... e che quando lascerò avrò dentro non come luogo fisico, ma come stato metafisico. Il colle è un modo di essere come diceva Cesare Pavese in "la casa in collina". Ed io sono ermo, silente in pace nella profondissima quiete, io nel pensier mi fingo, ove per poco il cuor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morti stagioni. Già le morti stagioni, i maledetti ricordi. E la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: E il naufragar m'è dolce in questo mare.
RispondiEliminaE non ho voglia di approdare ad alcuna terra promessa. Lasciatemi l'abisso, anche io come Poe forse, mi limiterò a spedirvi messaggi in una bottiglia, mentre colerò a picco nel baratro. Con il mio battello ebbro.
Tienilo l'abisso se credi... ma di una cosa sono convinta: che nei ricordi ci si culla e ci si annega e ci si resta legati e li si idealizza finché non si è arrivati nella propria dimensione. Imbattendocisi per caso o trovandola grazie alla propria volontà, questo non conta poi molto. Leopardi diceva che "ciascuno è tanto infelice quanto egli crede". Io non sono d'accordo con questa frase, o meglio credo che sia vera solo in taluni casi, ma non può che salirmi sulla punta della lingua di fronte ad una esortazione come quella a lasciarti l'abisso. Poi ripeto, tienilo se credi... se non sempre è vero che ciascuno è infelice quanto egli crede, di certo ciascuno ha diritto di esserlo quanto egli crede... e forse anche questa affermazione è opinabile sotto certi punti di vista, tu stesso dici che non desideri ferire chi ti ama, ma è la mia filosofia... che ciascuno sia tanto infelice quanto egli crede.
RispondiEliminaBethany
Io non sono infelice, sono piccolo.
RispondiEliminaL'abisso è il vortice che mi consente di scrivere... qualche volta bisogna restare appesi alle fauci del Maelstrom per sentire la vertigine, e poi scrivi....e incontri redenzione, affetto, ed un pizzico di gioia. Ehi Bethany, se l'altro giorno non avessi fatto una capatina nell'abisso noi non ci saremmo conosciuti.... tu non mi avresti scritto quelle belle parole, e non avrei assaporato quell'istante di soddisfazione...
Non sono infelice. Preferirei soffrire che essere piccolo, diceva il poeta.
Non si può certo dire che ciascuno è tanto piccolo quanto egli crede... significherebbe anche dire che ciascuno è tanto grande quanto egli crede, e troppa gente crede di esserlo senza rispecchiare la propria visione di sé. Ma nel tuo caso forse è vero. Sai di non essere piccolo, non puoi non saperlo, hai una testa in grado di vederlo e pietre di paragone che tu stesso citi in grado di dimostrartelo. Eppure, ti autodefinisci piccolo. Su questo mi sento di suggerirti una riflessione...
RispondiEliminaBethany
"Piccolo" dovevo spiegarlo... non mi ricordo qual'è il passo dello Zibaldone devo lo scrive...è indicato nel senso di vuoto, inutile, placidamente inesistente. Aveva ragione Iris tempo fa', il citazionismo mi ucciderà...
RispondiEliminaNon ti ucciderà... semplicemente anche a seguito della tua spiegazione, che tra l'altro avalla l'interpretazione che mi ero data, la penso allo stesso modo :-)
RispondiEliminaBethany
Il vecchio leo non tradisce mai...infatti non ne ebbe mai l'occasione....
RispondiEliminaIn tutto questo filosofeggiare Alcor ti sei dimenticato di mettere cosa ritrae l'immagine...
RispondiEliminaLo sai, io sono pratica e analitica...
Questa immagine è di un pittore contemporaneo, Joe Reese. E stai tranquilla, perchè io non faccio nulla a caso. Deliberatamente ho scelto di non indicare il titolo dell'opera, "ODIO" perchè non è in consonanza con il messaggio della poesia di Leopardi. Quando inserisco un'immagine è quet'ultima che deve accompagnare il messaggio delle mie parole. Quel titolo avrebbe distorto il significato del post...anzi il significante... consiglio un buon manuale di semiotica.
RispondiEliminaEccolo il MAESTRO! Se così volevi mostrare al pubblico la tua consapevolezza nell'agire e nello scrivere...CLAP, CLAP..m'inchino. Ma ancora non capisco il perchè della foto, vista la spiegazione... :-P
RispondiEliminaMa è possibile che su ogni risposta banale dobbiamo ricamare sopra cerimonie e festini? Tu dici che io dimentico, io rispondo che io non dimentico ma decido. STOP. Poi l'immagine mi piaceva e la trovavo calzante al di là del titolo... e non aggiungo altro per non essere scurrile...
RispondiEliminaSiamo diventati aciducci...avevo un ricordo diverso di come accoglievi qui...ma è passato del tempo.
RispondiEliminaNo, che aciduccio... io sono contento che tu passi da qui con i tuoi commenti... però non mi sembra il caso di mettere inchini, clap clap e cose (anche canzonatorie) di questo tipo, per ogni sciocchezza che dico...
RispondiEliminaMettici più del tuo, del tuo cuore, delle tue emozioni o qualsiasi riflessione ti venga in mente... E' quello che mi attendo da te.