Il dott. Alcor riceve gli studenti ogni martedì dalle 10.30 alle 12.30.
... Sì, diamo la colpa al lavoro.
Ieri, per la seconda volta dacché esiste questo blog, avevo deciso di chiuderlo. Una decisione che è durata pochi minuti. Quanto è bastato a sentirmi un estraneo, meglio pullulare nel vuoto senza una casa, che sentirsi prudere i glutei accomodato alla poltrona diletta nel salotto di un distinto sconosciuto.
Sono uscito a fare un servizio pochi minuti fa'. Prima di chiudere il pc avevo in mente delle cose. Una macchia rossastra e stinta sparata nel centro del cielo a sudest come lo starnuto di un vecchio.
Quando mio nonno starnutiva, io ridevo sempre. La sua faccia si contorceva in una smorfia somigliante alle maschere del teatro di Livio Andronico. Soprattutto quando non portava la dentiera. Perse tutti i denti in un incidente stradale, sbattendo violentemente la testa contro il manubrio della sua vecchia Opel Ascona bianca, addosso alla quale, in un mite pomeriggio del 1986, un imbarazzato cazzone pensò bene di andarsi a schiantare. Io ero sul sedile posteriore, inginocchiato di spalle, rivolto contro il vetro posteriore; avevo un arco ed una freccia che facevo finta di puntare avverso l'autista che seguiva la Ascona di mio nonno.
Quell'istante manca al novero dei miei ricordi, devo aver perso conoscenza per qualche attimo, il nastro mnemonico passa immediatamente dal mio sbattere la nuca, alle braccia che mi tirarono fuori dall'auto distrutta. Ricordo il volto di mio nonno rigato dal sangue che colava in larghi rigagnoli dalla fronte sino al mento. Ove pendevano goccioline sporche di polvere, e probabilmente altro. Mi parlava mio nonno, mi intimava come sempre faceva, con amorevole ed austera severità, di star calmo. Ma io lo ero già, senza aver bisogno di suggermenti. Lo ero anche nella buia stanza di una casa dove mi condussero; c'era della gente che piangeva, io ero stato riposto non so da chi su una seggiola dalla quale i miei piedi non toccavano terra, e dondolavano alternatamente avanti e indietro. Avanti e indietro, piano, mentre mi diedero del gelato al limone. Probabilmente non erano a conoscenza che amo il gelato tanto quanto odio i gusti alla frutta, ma non avevo bisogno nemmeno che mi si suggerisse di accettare ugualmente e riveritamente. Sarebbe stato scortese rifiutare, soprattutto nei riguardi di donne piangenti senza motivo, le guardavo lacrimare un dolore che avrebbe dovuto essere mio. Ricordo che mi disgustava un po' quell'appropriazione indebita.
Sono rientrato poco fa' dalla mia commissione. E di tutto quello che avevo pensato non è rimasto che un titolo vuoto, di un brano scomparso. Tutto procede in questo modo. C'è un disordine spaventoso sulla mia scrivania, rende impossibile organizzare un serio metodo di lavoro. Comprendo mia madre, e giustifico la compassione che ho per lei. Solo quella.
Ho trovato oggi un plettro che pensavo di aver perso. Ha una presa rigida ed una punta leggermente morbida. Devo sostituire le corde alla chitarra, e ripulirla un po' dagli acari maledetti. Mentre apprendo or ora da un file .pdf da poco scaricato che i miei programmi futuri potrebbero essere compromessi da un comma imprevisto apparso su un bando tanto atteso per mandare finalmente al diavolo casa mia, il mio paese, i miei hobby sociali, e la grettezza di quelli che infestano il mio spazio vitale. Parlo come Hitler? Del resto ho già avuto modo di confermare come l'alienazione mentale conduca a forme di degenarazione di stampo porco fascista. Ma io mantengo saldo il controllo, anche perché non è che non credo nelle persone, io credo nelle persone, è che non credo nella maggioranza delle... ok, ciao.
Non potrò più fare quello che avevo in mente? Qualcosa mi si accanisce ancora contro? Cos'altro devo rendere per saldare un debito contratto forse in un'altra vita?
E va bene, signori, io me ne fotto. C'è sempre una maniera per mantenere il morale alto. Non posso investire in capitale umano? Investirò in capitale fisico, e senza ammortamenti. Me ne vado a puttane, e poi mi compro una vespa.
Il dott. Alcor riceve gli studenti ogni martedì dalle 10.30 alle 12.30. Astenersi imbecilli di ambosessi. Anzi, astenersi i maschi, imbecilli e non.
Anzi, astenersi.
... Sì, diamo la colpa al lavoro.
Ieri, per la seconda volta dacché esiste questo blog, avevo deciso di chiuderlo. Una decisione che è durata pochi minuti. Quanto è bastato a sentirmi un estraneo, meglio pullulare nel vuoto senza una casa, che sentirsi prudere i glutei accomodato alla poltrona diletta nel salotto di un distinto sconosciuto.
Sono uscito a fare un servizio pochi minuti fa'. Prima di chiudere il pc avevo in mente delle cose. Una macchia rossastra e stinta sparata nel centro del cielo a sudest come lo starnuto di un vecchio.
Quando mio nonno starnutiva, io ridevo sempre. La sua faccia si contorceva in una smorfia somigliante alle maschere del teatro di Livio Andronico. Soprattutto quando non portava la dentiera. Perse tutti i denti in un incidente stradale, sbattendo violentemente la testa contro il manubrio della sua vecchia Opel Ascona bianca, addosso alla quale, in un mite pomeriggio del 1986, un imbarazzato cazzone pensò bene di andarsi a schiantare. Io ero sul sedile posteriore, inginocchiato di spalle, rivolto contro il vetro posteriore; avevo un arco ed una freccia che facevo finta di puntare avverso l'autista che seguiva la Ascona di mio nonno.
Quell'istante manca al novero dei miei ricordi, devo aver perso conoscenza per qualche attimo, il nastro mnemonico passa immediatamente dal mio sbattere la nuca, alle braccia che mi tirarono fuori dall'auto distrutta. Ricordo il volto di mio nonno rigato dal sangue che colava in larghi rigagnoli dalla fronte sino al mento. Ove pendevano goccioline sporche di polvere, e probabilmente altro. Mi parlava mio nonno, mi intimava come sempre faceva, con amorevole ed austera severità, di star calmo. Ma io lo ero già, senza aver bisogno di suggermenti. Lo ero anche nella buia stanza di una casa dove mi condussero; c'era della gente che piangeva, io ero stato riposto non so da chi su una seggiola dalla quale i miei piedi non toccavano terra, e dondolavano alternatamente avanti e indietro. Avanti e indietro, piano, mentre mi diedero del gelato al limone. Probabilmente non erano a conoscenza che amo il gelato tanto quanto odio i gusti alla frutta, ma non avevo bisogno nemmeno che mi si suggerisse di accettare ugualmente e riveritamente. Sarebbe stato scortese rifiutare, soprattutto nei riguardi di donne piangenti senza motivo, le guardavo lacrimare un dolore che avrebbe dovuto essere mio. Ricordo che mi disgustava un po' quell'appropriazione indebita.
Sono rientrato poco fa' dalla mia commissione. E di tutto quello che avevo pensato non è rimasto che un titolo vuoto, di un brano scomparso. Tutto procede in questo modo. C'è un disordine spaventoso sulla mia scrivania, rende impossibile organizzare un serio metodo di lavoro. Comprendo mia madre, e giustifico la compassione che ho per lei. Solo quella.
Ho trovato oggi un plettro che pensavo di aver perso. Ha una presa rigida ed una punta leggermente morbida. Devo sostituire le corde alla chitarra, e ripulirla un po' dagli acari maledetti. Mentre apprendo or ora da un file .pdf da poco scaricato che i miei programmi futuri potrebbero essere compromessi da un comma imprevisto apparso su un bando tanto atteso per mandare finalmente al diavolo casa mia, il mio paese, i miei hobby sociali, e la grettezza di quelli che infestano il mio spazio vitale. Parlo come Hitler? Del resto ho già avuto modo di confermare come l'alienazione mentale conduca a forme di degenarazione di stampo porco fascista. Ma io mantengo saldo il controllo, anche perché non è che non credo nelle persone, io credo nelle persone, è che non credo nella maggioranza delle... ok, ciao.
Non potrò più fare quello che avevo in mente? Qualcosa mi si accanisce ancora contro? Cos'altro devo rendere per saldare un debito contratto forse in un'altra vita?
E va bene, signori, io me ne fotto. C'è sempre una maniera per mantenere il morale alto. Non posso investire in capitale umano? Investirò in capitale fisico, e senza ammortamenti. Me ne vado a puttane, e poi mi compro una vespa.
Il dott. Alcor riceve gli studenti ogni martedì dalle 10.30 alle 12.30. Astenersi imbecilli di ambosessi. Anzi, astenersi i maschi, imbecilli e non.
Anzi, astenersi.
Io ho chiuso un blog una volta (e ne ho aperto un altro-quello attuale); era un periodo un po' strano in cui avevo voglia di voltare pagina e sarebbe stato troppo difficile con tutti i ricordi in bella mostra...
RispondiEliminaAnche io sogno di mandare al diavolo casa mia, il mio paese ecc ecc..
Anche io adoro i Pink Floyd
Anche io adoro il cielo
Dottore, la fa un'eccezione per me?
Per caso hai interesse ai costi marginali? Ai tassi tecnici di sostituzione? Alle scatole di Edgeworth (quelle che mi si sono rotte), alle tasse di Pigou, all'effetto Fisher,al paradosso di Leontief, all'equilibrio di Nash, alla concorrenza à la Cournot, ai costi-opportunità, alle scelte intertemporali, all'informazione asimmetrica, al CAPM? Allo stimatore OLS? E tante altre belle cose...
RispondiEliminaSpero per te, no.