sabato 5 aprile 2008

Soundtrack of me


Soundtrack of me, according to her....





Non sono così netto nel distinguere i miei generi. Non mi garba enucleare con puntualità quel che mi si confà. Come se stessi scapigliatamente adagiato su una poltrona, in controluce, con la tv spenta o quantomeno ammutolita a trasmettere immagini insensate; con le gambe allungate su uno sgabello, e le dita della mano sinistra incaricate di mantenermi il capo sveglio e le palpebre flemmaticamente socchiuse puntate sul catalogo delle umane categorie della ragion pura, a scegliere cosa inserire nei miei personalissimi casellari del buon gusto. Crollerei istantaneamente nel sonno più turgido.
La prima maniera per calcare con flebile indifferenza la vita è  rinunciare ad esprimere giudizi sul mondo e sulle cose.
Fuori ancora non piove ma le nuvole ansimano, in attesa di un latitante vento mucolitico, annaspando  sgraziatamente come  un  nevrotico in preda agli spasmi influenzali tipicamente equinoziali, che improvvisamente si scatenano tra la laringe e la trachea, innescando una mielosa lagrimazione, ed un'irritazione repellente ad ogni forzosa inspirazione parasimpatica, ossia, il preludio di un cazzo di starnuto che non verrà mai fuori, ma che ti stravolge la pace interiore e l'equilibrio respiratorio e maxillo-facciale.
Tollero con divelta fatica ciascun moto proprio, involontario ed indipendente, dell'organismo. Ché non riuscirò mai ad essere completamente anarchico nel mondo, finché non sarò dittatore autarchico e tiranno su me stesso.
Deliri e rigurgiti di un'endorfina che oggi non trova sfogo a causa del clima bubbonicamente appestato il cui grigiume tombale e totale mi occulta il brancolante intendere. Preferisco di gran lunga un cielo maculato e intarsiato di altorilievi vaporei dal ventre grasso, opaco e ombroso, e dai contorni fumosi e biancastri aureati da fiocchi di sole, celato ma costante. Sono stanco di spendere la mia vita sotto un cielo monocromatico.
Una voce e basta. Lo straniero legge le parole, non cerca la persona. Allo straniero non importa nulla di chi si sta rifugiando in una pagina, lo straniero non va oltre uno specchio che altro non è che un vetro buio che rifrange segnali semplici e mai scontati. Al viandante sconosciuto che potrebbe planare oltre questi argini scalzi non importa nulla. Una breve ed invalicabile distanza che affonda le radici della libertà in un'angoscia accettabile solo coi compromessi o con una forza tutt'altro che costantemente infusa nelle nude e frementi mani.
I nembi gestanti hanno partorito. Parlo ancora e sempre da solo, senza comprendermi. Ma sono felice.
Un volto in più non fa mai male.

Ho sempre pensato
Quando avrò questo sarò saziato
Ma poi avevo questo…ed era lo stesso.


Ho sempre pensato
Troverò il mare e sarò bagnato
Il mare ho trovato… ma nulla è cambiato… nulla.

Che cos'è… che io aspetto…


Ho sempre pensato

Quando avrò il cielo sarò stellato,
Divenni una stella… ma ero lo stesso.
Sempre lo stesso

Qualcosa è cambiato.
L'ultima illusione non è svanita
Io libero per sempre

Io… voglio una vita tranquilla
Perché è da quando son nato che sono spericolato.
Io… voglio una vita serena
Perché è da quando son nato… che è
Disperata… spericolata…
Però libera… verde e sconfinata
Io dovrei… no, non dovrei,
( ...ma se vuoi
...).



 

4 commenti:

  1. ...solo per dire che questa canzone è magnifica e che ti ho "scelto" proprio una bellissima colonna sonora...

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  2. .. forse sai che generalmente non è facile, per me, farmi scegliere alcunché, perciò...

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  3. ...diciamo non "scelto"...ma..."suggerito".

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  4. No, è "scelto" la parola giusta, fidati.

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