Da: XXXXXX
Inviato: mer 18/06/2008 13.17
A: Alcor
Oggetto: (nessun oggetto)
Inviato: mer 18/06/2008 13.17
A: Alcor
Oggetto: (nessun oggetto)
Non ti preoccupare, non ti odierà nessuno perché nessuno capirà niente.
Ma com cazz scriv????
Il secondo post è pure peggiore del primo. Uagliò, un po' di aria alla frase la vuoi far prendere? E abbassa il vocabolario, che sembra di sentir parlare un burocrate. Sciagurato!!!!!
La frase che ricorre maggiormente nel film Vanilla Sky è "Apri gli occhi", David, in quel caso.
Come un mantra che fermenta da tutte le immagini che mi si parano dinanzi, c'è invece una voce che a me ripete "torna padrone della tua vita, torna padrone della tua vita, torna padrone...". Che se dovessi assegnare un tono a queste parole probabilmente sceglierei quello rassicurante e brillante di un'avvocatessa affaccendata che scrive sempre diffide.
Ma il tema "voce" è un tema delicato. Da maneggiare con discreta cautela, come un calice di cristallo che sminuzza un raggio di luce.
Soffro ignobilmente di vertigini, più in macchina che a piedi. Attraversare un ponte è sempre stato un problema, devo farlo rapidamente senza badare a quel che ci sta in mezzo, e raggiungere rapidamente l'estremità opposta.
Così trascorro queste strane giornate: non vedendo l'ora che giungano al termine. Per vedere che cosa succede la sera, e per staccare un'altra tacca sulla stecchetta del tempo, e comprendere in fretta che cosa ci sta dall'altra parte del ponte.
Questi giorni sono così. Aspettando un Godot che scappa su un ponte sospeso tra l'impellenza delle mille cose da fare, e l'indolenza maieutica delle cazzate che scrivo.
"Tornare padrone..." mi sembra di risentirla 'sta specie di oracola mentre racconto le mie recenti diatribe professionali al compare che guida alla mia sinistra.
Ritengo che lui non sia un gran pilota, lo appuro dall'eccessiva scazzosità con cui affronta le curve di una tortuosa strada di campagna che avrebbe dovuto condurci in una bellissima città barocca.
Non sarà d'accordo, ovviamente.
In compenso, tutto questo mi ha consentito di ascoltare a palla le original songs di Hokuto No Ken (Ken il Guerriero) durante il tragitto. E debbo devotamente ringraziarlo.
Che se poi ripenso a quell'infausto giorno... Evitare che le migliaia di fogli che organizzavo in tutta fretta sulla cattedra potessero svolazzare via, impose che i ventilatori fossero rivolti inutilmente dove non avrebbero reso l'utilità per la quale sono stati ideati e comprati. Ossia impedire che il caldo torrido trasformasse le mie ascelle in una specie di falla delle condotte idriche, e rendesse il mio abbigliamento pesante quanto una massacrante tuta da palombaro.
Foglio 1: nome, cognome, matricola... e risposte. A seguire: foglio 2... 3... 4... 5... 6... 7... Mancava un'ora e dovevo preparare oltre un centinaio di tracce per altrettante avide menti che in quegli stessi momenti stavano già affollando l'androne antistante le aule. Non ce l'avrei fatta... Ecco dunque sopraggiungere l'Incastratore di quella mia mattina, in compagnia di un'assolutamente piacente mia collega che avrebbe condiviso con me quella bella mattinata, col tasso di umidità al 90%.
E quanto mi secca salutare col bacetto, e sfiorare qualsiasi membra femminili, quando so di essere già in uno stato avanzato di discioglimento e dissipamento di liquidi epidermici. Mi consola riconoscere che anche le donzelle sudano, e che il loro sudore non è meno fetente del mio.
E poi gli approcci sudaticci dovrebbero essere più eccitanti, cavolo. Anche quando non concludi niente.
E così inviarono un messo celeste in mio soccorso. Non ad aprire le porte sbarrate di Dite, ma per spillare i fascicoli che stavo lentamente ordinando. Si trattava di un luminoso esserino sugli 1,65, capelli lunghi ed ondulati color castano chiaro, ed occhi verdi quasi smeraldo. Non magrissima, e bel culetto. E bel fisichino da clessidra reso ancor più insolitamente provocante da una maglia in verità molto casta e discreta in lana fine, che però rendeva i contorni morbidi e imprecisamente sfumati come un dipinto dei macchiaioli.
Che ci vuole occhio per alcuni particolari che sfuggono al generalizzato impeto scimmiesco.
Insomma, da condividervi poeticamente una scopata senza tanti indugi.
Lì per lì, dimenticandomi del mio ruolo cazzoso, dimenticandomi che mancava un'ora all'inizio dell'esame, dimenticandomi delle patetiche sovrastrutture accademiche, dimenticandomi del codice etico, dimenticandomi che sono un stronzo matricolato in certe situazioni... ma non dimenticandomi che mi trovo mentalmente, "miocardio-mente", e universalmente dall'altra parte del creato, non mi sorge nemmeno lontanamente il dubbio se sia opportuno o no instaurare un dialogo preliminare all'intento, da cosa nasce cosa, e il tempo la governa (Machiavelli, La Mandragola).
E, ovviamente, lascio perdere.
Pertanto, signorina, foglio 1... 2... 3... 4... 5... 6... 7... e facciamo presto. Era impacciata, le fotocopie sballate le aveva fatte lei, mi chiedeva scusa sorridendo, mentre il mio braccio le passava ora davanti, ora di dietro per prelevare celermente i fogli accatastati, configurando una specie di circuente danza tribale nella quale costei era al centro.
"Ma sei un ricercatore? E di dove sei? E che fai? Ma in che consiste il tuo lavoro? Non hai mai pensato di trasferirti?... E come ti trovi nel tuo paese? Quando vieni qui solitamente? A che ora finisci?... E questo?... E quello?... E ma porca puttana, no eh!!!"
Piccola creatura che vieni a turbare tutto il mio fragilissimo equilibrio sopra la follia... che c'avevi pure la tipica parlata di un pezzo di provincia il cui dialetto mi sta sul cazzo... non si fa così, non è giusto!
E mi dici che t'hanno pure pubblicato la tesi, e sei pure simpatica... (lo so, oltre alle tette sono solito apprezzare il curriculum vitae, le espressioni impercettibili del viso che fissa il vuoto, e la grammatica utilizzata, come parla... e, naturalmente, le scarpe).
Una donna imbambolata, immersa in un pensiero, come se si stesse nascondendo dietro ad un bicchiere d'acqua, cancellando il mondo attorno a sé in pochi istanti, è una dei misteri più affascinanti che possano popolare la realtà.
Ordino un blocco da cinquanta fascicoli mentre tu, fanciulla, continui a parlarmi, e a quel punto io ti interrompo. Ti tendo la mano e mi presento, diamoci un nome, almeno. Allungo il braccio senza guardarti in faccia. Che tanto tu te ne freghi del mio muro.
Mi fai domande personali e mi conosci da appena 2 minuti... i fogli, per la miseria! Devo lavorare! Solitamente il rompicoglioni lo faccio io, ci sarà un motivo se sto in aspettativa sessuale non retribuita, cazzo!
Che puoi essere pure l'angelo più leggiadro, io non volo, non ora, non così in alto quanto... e non mi metto nemmeno a fare cose strane rasoterra, porc... Fammelo scrivere da qualche parte... no, non ho l'agendina con me.
Sì, è che in questo pezzo di vita non si può. Non ci riesco, pur sforzandomi di impormelo razionalmente. In un'altra vita, forse, fatti trovare. Dico 'sta stronzata delle altre vite ad ogni più o meno inetta rinuncia, al punto che sto seriamente pensando di diventare buddista e attendere la metempsicosi con ardore, per fare tutto quello che non faccio ora per ovvie ragioni.
E scaravento il tutto in nervosissimi passeggi tra i banchi di coloro che tremano ai miei sguardi indagatori volti a scovare foglietti ed appunti celati a tradimento.
Devo scappare e tornare al chiuso del mio regolare lavoro, alla gabbia rigida dei miei impegni puntalmente disattesi. Ma l'Incastratore ("L'Incastratore" sarebbe un titolo da suggerire al maestro brunoliegibastonliegi...) mi chiede di restare per aiutarlo in altre mansioni che non mi competono per nessun vincolo amichevole-professionale-contrattuale-religioso-parentale, e molto candidamente, fregandomene di stare al cospetto di un capo a cui sarebbe opportuno e previdente lustrare le scarpe con la lingua, dico: No.
Imprevedibilmente shockato dal gran rifiuto, costui mi offre un bitter rosso con stuzzichini. E lo congedo. Saluto col canonico bacetto la collega piacente senza tanti pensieri, dopo aver notato una macchia di sudore sulla sua canotta verde militare, in prossimità dell'orlo soggiacente l'ascella.
Io ero più lindo.
Ma non me l'ero scampata del tutto. Perché dopo qualche giorno (avantieri) lo schock di costui sparisce e l'invettiva postuma non è tardata ad arrivare. Ma chi se ne importa... ormai.
Raccontavo di queste idiozie, mentre io ed il mio compare sguazzavamo tra le curve di un sentiero creato nei secoli dalle mandrie bovine che calpestavano la terra tra i boschi. Capisci cosa è stata la Democrazia Cristiana per 50 anni quando vedi che ci si è limitati ad asfaltare quei percorsi assurdi anziché fare strade degne di questo nome, e che ci metti più di un'ora per coprire una distanza inferiore ai 40 km in linea d'aria.
E a proposito di bovini in transito, ecco che durante lo slalom dell'esproprio vilmente inespugnato, spuntare improvvisamente una mucca dal ciglio della strada e prendere possesso della corsia un istante prima che si riesca a scansarla per evitare un tragicomico impatto.
- Cazzo! Ci avrebbe distrutti! Ma da dove cazzo esce 'sta vacca?
- Merda... che morte cretina che avremmo fatto...
E penso: e se io sparissi? Così, improvvisamente, senza avvisare, sparire improvvisamente senza aver scritto un'ultima minchiata con tanto di firma autentica, nome e cognome, e pure una foto... nell'ultima minchiata ci sta tutto. Non sarebbe stato necessario... in ogni caso. Cazzo, non T'avrei nemmeno salutata nonostante le scopate mancate e i giorni lieti che da tutto questo promanano. E le tante parole versate... che poi così importanti ed influenti a me, sinceramente, continuano a non sembrare... sarò cieco io, che cazz n' sacc...
Uccisi da una mucca 'mbriaca, bizzarro e coerente. Degni d'esser seppelliti a Père-Lachaise con uno scotch whisky in altorilievo come epitaffio.
Che un angolo di dolcezza frammista a nostalgia/solitudine/attesa, ed altro, insomma nù casin, mi protegge avvolgendo tutto di un fine che mantiene aperti gli occhi anche quando vorrei sognare e basta. Che lì si concentra un po' tutto quel che occorre per rendere il soggiorno meno involontario, nonostante me la figuro coscenziosamente l'ombra di un cazzinculo, e incoscientemente la ignoro.
Ma l'altro giorno ho corso meno, e sentivo la mia laringe implorare vendetta.
Occorre una rapida rettifica. Basta a fare cazzate tipo trascorrere il secondo tempo di una partita fondamentale dell'Italia seduto al contrario su una sedia in una veranda, con una Marlboro nella destra ed una Carlsberg nella sinistra, in attesa che sorgesse Giove e tramontasse Marte. Basta ad ascoltare canzoni di merda in inglese a tutto volume nel primo pomeriggio con la scusa di dover imparare la lingua. Basta a fare casino sempre e comunque sguazzando nel divertimento inutile di chi non ti capisce mentre parli difficile, manco se stessi compilando un verbale. Basta cicchetti e basta Johnnie Walker Red Label, il mio preferito da un mesetto a questa parte.
Sì, un cazzo di mese preciso. Sono un orologio svizzzero pure quando me le scordo le cose... Torna padrone... padrone... padrone... ma sono davvero canzoni stonate che ascolti in differita, questi miei sciocchi pensieri?
E poi basta litigare coi più alti in grado solo perché non sanno dare risposte alla mia altezza, devo assolutamente imparare ad usare la pietà, ed essere misericordioso dei limiti altrui.
Tutto questo cambierà, io cambierò, è l'ultima volta che faccio cose come queste, metto la testa a posto, vado avanti, rigo dritto, scelgo più o meno la vita.
Già adesso non vedo l'ora, niente sigarette e domani di corsa dal barbiere a potare il cespuglio da spaventapasseri. Profumo Dolce&Gabbana originale, e non più versioni proletarie identiche ma tarocche da 20 euro al litro. Chiamare il dentista, e niente più parolacce quando gioco a pallone e mi fotto i gol davanti la porta.
Torna padrone della tua vita... torna padrone della tua vita... torna... torna... Diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia, il maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina, il cd e l'apriscatole elettrico, buona salute, colesterolo basso, polizza vita, mutuo, prima casa, moda casual, valigie, salotto di tre pezzi, fai da te, telequiz, schifezze nella pancia, figli, a spasso nel parco, orario d'ufficio, bravo a golf, l'auto lavata, tanti maglioni, natale in famiglia, pensione privata, esenzione fiscale, tirando avanti lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai.
Sperando che sia per colpa di una vacca a sorpresa, e non per essersi spaccati la testa scivolando su una merda di vacca, mentre si rincorre Godot su un ponte.
PS: tra le quattro ministre copulerei volentieri con la Gelmini. In un'altra vita.
La frase che ricorre maggiormente nel film Vanilla Sky è "Apri gli occhi", David, in quel caso.
Come un mantra che fermenta da tutte le immagini che mi si parano dinanzi, c'è invece una voce che a me ripete "torna padrone della tua vita, torna padrone della tua vita, torna padrone...". Che se dovessi assegnare un tono a queste parole probabilmente sceglierei quello rassicurante e brillante di un'avvocatessa affaccendata che scrive sempre diffide.
Ma il tema "voce" è un tema delicato. Da maneggiare con discreta cautela, come un calice di cristallo che sminuzza un raggio di luce.
Soffro ignobilmente di vertigini, più in macchina che a piedi. Attraversare un ponte è sempre stato un problema, devo farlo rapidamente senza badare a quel che ci sta in mezzo, e raggiungere rapidamente l'estremità opposta.
Così trascorro queste strane giornate: non vedendo l'ora che giungano al termine. Per vedere che cosa succede la sera, e per staccare un'altra tacca sulla stecchetta del tempo, e comprendere in fretta che cosa ci sta dall'altra parte del ponte.
Questi giorni sono così. Aspettando un Godot che scappa su un ponte sospeso tra l'impellenza delle mille cose da fare, e l'indolenza maieutica delle cazzate che scrivo.
"Tornare padrone..." mi sembra di risentirla 'sta specie di oracola mentre racconto le mie recenti diatribe professionali al compare che guida alla mia sinistra.
Ritengo che lui non sia un gran pilota, lo appuro dall'eccessiva scazzosità con cui affronta le curve di una tortuosa strada di campagna che avrebbe dovuto condurci in una bellissima città barocca.
Non sarà d'accordo, ovviamente.
In compenso, tutto questo mi ha consentito di ascoltare a palla le original songs di Hokuto No Ken (Ken il Guerriero) durante il tragitto. E debbo devotamente ringraziarlo.
Che se poi ripenso a quell'infausto giorno... Evitare che le migliaia di fogli che organizzavo in tutta fretta sulla cattedra potessero svolazzare via, impose che i ventilatori fossero rivolti inutilmente dove non avrebbero reso l'utilità per la quale sono stati ideati e comprati. Ossia impedire che il caldo torrido trasformasse le mie ascelle in una specie di falla delle condotte idriche, e rendesse il mio abbigliamento pesante quanto una massacrante tuta da palombaro.
Foglio 1: nome, cognome, matricola... e risposte. A seguire: foglio 2... 3... 4... 5... 6... 7... Mancava un'ora e dovevo preparare oltre un centinaio di tracce per altrettante avide menti che in quegli stessi momenti stavano già affollando l'androne antistante le aule. Non ce l'avrei fatta... Ecco dunque sopraggiungere l'Incastratore di quella mia mattina, in compagnia di un'assolutamente piacente mia collega che avrebbe condiviso con me quella bella mattinata, col tasso di umidità al 90%.
E quanto mi secca salutare col bacetto, e sfiorare qualsiasi membra femminili, quando so di essere già in uno stato avanzato di discioglimento e dissipamento di liquidi epidermici. Mi consola riconoscere che anche le donzelle sudano, e che il loro sudore non è meno fetente del mio.
E poi gli approcci sudaticci dovrebbero essere più eccitanti, cavolo. Anche quando non concludi niente.
E così inviarono un messo celeste in mio soccorso. Non ad aprire le porte sbarrate di Dite, ma per spillare i fascicoli che stavo lentamente ordinando. Si trattava di un luminoso esserino sugli 1,65, capelli lunghi ed ondulati color castano chiaro, ed occhi verdi quasi smeraldo. Non magrissima, e bel culetto. E bel fisichino da clessidra reso ancor più insolitamente provocante da una maglia in verità molto casta e discreta in lana fine, che però rendeva i contorni morbidi e imprecisamente sfumati come un dipinto dei macchiaioli.
Che ci vuole occhio per alcuni particolari che sfuggono al generalizzato impeto scimmiesco.
Insomma, da condividervi poeticamente una scopata senza tanti indugi.
Lì per lì, dimenticandomi del mio ruolo cazzoso, dimenticandomi che mancava un'ora all'inizio dell'esame, dimenticandomi delle patetiche sovrastrutture accademiche, dimenticandomi del codice etico, dimenticandomi che sono un stronzo matricolato in certe situazioni... ma non dimenticandomi che mi trovo mentalmente, "miocardio-mente", e universalmente dall'altra parte del creato, non mi sorge nemmeno lontanamente il dubbio se sia opportuno o no instaurare un dialogo preliminare all'intento, da cosa nasce cosa, e il tempo la governa (Machiavelli, La Mandragola).
E, ovviamente, lascio perdere.
Pertanto, signorina, foglio 1... 2... 3... 4... 5... 6... 7... e facciamo presto. Era impacciata, le fotocopie sballate le aveva fatte lei, mi chiedeva scusa sorridendo, mentre il mio braccio le passava ora davanti, ora di dietro per prelevare celermente i fogli accatastati, configurando una specie di circuente danza tribale nella quale costei era al centro.
"Ma sei un ricercatore? E di dove sei? E che fai? Ma in che consiste il tuo lavoro? Non hai mai pensato di trasferirti?... E come ti trovi nel tuo paese? Quando vieni qui solitamente? A che ora finisci?... E questo?... E quello?... E ma porca puttana, no eh!!!"
Piccola creatura che vieni a turbare tutto il mio fragilissimo equilibrio sopra la follia... che c'avevi pure la tipica parlata di un pezzo di provincia il cui dialetto mi sta sul cazzo... non si fa così, non è giusto!
E mi dici che t'hanno pure pubblicato la tesi, e sei pure simpatica... (lo so, oltre alle tette sono solito apprezzare il curriculum vitae, le espressioni impercettibili del viso che fissa il vuoto, e la grammatica utilizzata, come parla... e, naturalmente, le scarpe).
Una donna imbambolata, immersa in un pensiero, come se si stesse nascondendo dietro ad un bicchiere d'acqua, cancellando il mondo attorno a sé in pochi istanti, è una dei misteri più affascinanti che possano popolare la realtà.
Ordino un blocco da cinquanta fascicoli mentre tu, fanciulla, continui a parlarmi, e a quel punto io ti interrompo. Ti tendo la mano e mi presento, diamoci un nome, almeno. Allungo il braccio senza guardarti in faccia. Che tanto tu te ne freghi del mio muro.
Mi fai domande personali e mi conosci da appena 2 minuti... i fogli, per la miseria! Devo lavorare! Solitamente il rompicoglioni lo faccio io, ci sarà un motivo se sto in aspettativa sessuale non retribuita, cazzo!
Che puoi essere pure l'angelo più leggiadro, io non volo, non ora, non così in alto quanto... e non mi metto nemmeno a fare cose strane rasoterra, porc... Fammelo scrivere da qualche parte... no, non ho l'agendina con me.
Sì, è che in questo pezzo di vita non si può. Non ci riesco, pur sforzandomi di impormelo razionalmente. In un'altra vita, forse, fatti trovare. Dico 'sta stronzata delle altre vite ad ogni più o meno inetta rinuncia, al punto che sto seriamente pensando di diventare buddista e attendere la metempsicosi con ardore, per fare tutto quello che non faccio ora per ovvie ragioni.
E scaravento il tutto in nervosissimi passeggi tra i banchi di coloro che tremano ai miei sguardi indagatori volti a scovare foglietti ed appunti celati a tradimento.
Devo scappare e tornare al chiuso del mio regolare lavoro, alla gabbia rigida dei miei impegni puntalmente disattesi. Ma l'Incastratore ("L'Incastratore" sarebbe un titolo da suggerire al maestro brunoliegibastonliegi...) mi chiede di restare per aiutarlo in altre mansioni che non mi competono per nessun vincolo amichevole-professionale-contrattuale-religioso-parentale, e molto candidamente, fregandomene di stare al cospetto di un capo a cui sarebbe opportuno e previdente lustrare le scarpe con la lingua, dico: No.
Imprevedibilmente shockato dal gran rifiuto, costui mi offre un bitter rosso con stuzzichini. E lo congedo. Saluto col canonico bacetto la collega piacente senza tanti pensieri, dopo aver notato una macchia di sudore sulla sua canotta verde militare, in prossimità dell'orlo soggiacente l'ascella.
Io ero più lindo.
Ma non me l'ero scampata del tutto. Perché dopo qualche giorno (avantieri) lo schock di costui sparisce e l'invettiva postuma non è tardata ad arrivare. Ma chi se ne importa... ormai.
Raccontavo di queste idiozie, mentre io ed il mio compare sguazzavamo tra le curve di un sentiero creato nei secoli dalle mandrie bovine che calpestavano la terra tra i boschi. Capisci cosa è stata la Democrazia Cristiana per 50 anni quando vedi che ci si è limitati ad asfaltare quei percorsi assurdi anziché fare strade degne di questo nome, e che ci metti più di un'ora per coprire una distanza inferiore ai 40 km in linea d'aria.
E a proposito di bovini in transito, ecco che durante lo slalom dell'esproprio vilmente inespugnato, spuntare improvvisamente una mucca dal ciglio della strada e prendere possesso della corsia un istante prima che si riesca a scansarla per evitare un tragicomico impatto.
- Cazzo! Ci avrebbe distrutti! Ma da dove cazzo esce 'sta vacca?
- Merda... che morte cretina che avremmo fatto...
E penso: e se io sparissi? Così, improvvisamente, senza avvisare, sparire improvvisamente senza aver scritto un'ultima minchiata con tanto di firma autentica, nome e cognome, e pure una foto... nell'ultima minchiata ci sta tutto. Non sarebbe stato necessario... in ogni caso. Cazzo, non T'avrei nemmeno salutata nonostante le scopate mancate e i giorni lieti che da tutto questo promanano. E le tante parole versate... che poi così importanti ed influenti a me, sinceramente, continuano a non sembrare... sarò cieco io, che cazz n' sacc...
Uccisi da una mucca 'mbriaca, bizzarro e coerente. Degni d'esser seppelliti a Père-Lachaise con uno scotch whisky in altorilievo come epitaffio.
Che un angolo di dolcezza frammista a nostalgia/solitudine/attesa, ed altro, insomma nù casin, mi protegge avvolgendo tutto di un fine che mantiene aperti gli occhi anche quando vorrei sognare e basta. Che lì si concentra un po' tutto quel che occorre per rendere il soggiorno meno involontario, nonostante me la figuro coscenziosamente l'ombra di un cazzinculo, e incoscientemente la ignoro.
Ma l'altro giorno ho corso meno, e sentivo la mia laringe implorare vendetta.
Occorre una rapida rettifica. Basta a fare cazzate tipo trascorrere il secondo tempo di una partita fondamentale dell'Italia seduto al contrario su una sedia in una veranda, con una Marlboro nella destra ed una Carlsberg nella sinistra, in attesa che sorgesse Giove e tramontasse Marte. Basta ad ascoltare canzoni di merda in inglese a tutto volume nel primo pomeriggio con la scusa di dover imparare la lingua. Basta a fare casino sempre e comunque sguazzando nel divertimento inutile di chi non ti capisce mentre parli difficile, manco se stessi compilando un verbale. Basta cicchetti e basta Johnnie Walker Red Label, il mio preferito da un mesetto a questa parte.
Sì, un cazzo di mese preciso. Sono un orologio svizzzero pure quando me le scordo le cose... Torna padrone... padrone... padrone... ma sono davvero canzoni stonate che ascolti in differita, questi miei sciocchi pensieri?
E poi basta litigare coi più alti in grado solo perché non sanno dare risposte alla mia altezza, devo assolutamente imparare ad usare la pietà, ed essere misericordioso dei limiti altrui.
Tutto questo cambierà, io cambierò, è l'ultima volta che faccio cose come queste, metto la testa a posto, vado avanti, rigo dritto, scelgo più o meno la vita.
Già adesso non vedo l'ora, niente sigarette e domani di corsa dal barbiere a potare il cespuglio da spaventapasseri. Profumo Dolce&Gabbana originale, e non più versioni proletarie identiche ma tarocche da 20 euro al litro. Chiamare il dentista, e niente più parolacce quando gioco a pallone e mi fotto i gol davanti la porta.
Torna padrone della tua vita... torna padrone della tua vita... torna... torna... Diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia, il maxitelevisore del cazzo, la lavatrice, la macchina, il cd e l'apriscatole elettrico, buona salute, colesterolo basso, polizza vita, mutuo, prima casa, moda casual, valigie, salotto di tre pezzi, fai da te, telequiz, schifezze nella pancia, figli, a spasso nel parco, orario d'ufficio, bravo a golf, l'auto lavata, tanti maglioni, natale in famiglia, pensione privata, esenzione fiscale, tirando avanti lontano dai guai, in attesa del giorno in cui morirai.
Sperando che sia per colpa di una vacca a sorpresa, e non per essersi spaccati la testa scivolando su una merda di vacca, mentre si rincorre Godot su un ponte.
PS: tra le quattro ministre copulerei volentieri con la Gelmini. In un'altra vita.
meglio che la Meloni...
RispondiEliminameglio chi so io
RispondiEliminaTu sei pazzo.
RispondiEliminaIl post, comunque, sistemalo e pubblicalo.
Meta