Sognavo la tazza di un cesso.
Aspettavo di incontrarne una plastica parvenza, fetida o meno, alle spalle della cascante parete.
Viaggia con un ritardo di 4 minuti.
Slinguate senza contegno tra una bionda ed un pelato che ha 30 anni di più.
Scendono dalla prima carrozza decine e decine di valigie per sole cinque persone.
Al posto finestrino c'è un tizio con una piccola 24ore ed una collana metallica con ivi appeso un grave d'ottone, modello "gran san bernardo", esperto in salvataggi di dispersi innevati.
Accanto a me, e di fronte a lui, è una bionda che sonnecchia a bocca aperta. Emette strani vapori come una ciminiera di volgare propensione all'acidità, stomacale e sociale. Ha un piccolo neo sulla sopracciglia destra. Piccolissimo ma altrettanto fastidiosissimo. Ha una mezza tetta che travalica l'orlo della canotta, ma nessuno si azzarderebbe a svegliarla dal suo camionistico sonno per un dettaglio così insignificante.
Qui dentro sono stato capace di scrivere delle stronzate monumentali, soprattutto quando avevo il vizio di interagire coi lettori nei commenti.
Ma la prossima volta, andrà tutto meglio, vedrete. Non si sbaglia anche la seconda volta.
4 minuti di ritardo, aspettando la locomotrice con la seconda volta. E poi perdi tutte le coincidenze.
Continua a sognare, la tazza del cesso.