Mi sta capitando di scrivere molto poco ultimamente, e non solo perché le mie giornate si stanno intensificando con un sanissimo e benvenuto lavoro; anzi tra qualche giorno la mole degli impegni si aggraverà ulteriormente. C'è una strana barriera che si sta interponendo tra me e le pagine, e non mi va per niente di fare le cose giusto per farle. Ho deliberatamente deciso che voglio occuparmi marginalmente di alcuni argomenti, quindi non parlerò con facilità di Mastella che (forse) si dimette, del Papa invitato a tenere una lectio magistralis nella tana di tutti quegli eretici pazzi illuministi che dedicano la vita alla ricerca e alla vituperata scienza... e scusatemi, ma una punta di coinvolgimento professionale ed emotivo qui me la concedo. Nonostante la mia ricerca si limiti a sfiorare l'etica e la coscienza morale nei connotati ambigui e pretestuosi che questa nozione sta assumendo oggigiorno. Eppure quando sento il teologo teutonico dissertare dell'importanza della stabilità del lavoro e della necessità di un mercato più equo, gli offrirei con simpatia un laicissimo caffè. E' l'Umanesimo che ci frega amico mio... la mia vita è troppo preziosa per sprecarla a dar retta alle dottrine di un presunto diritto naturale inesistente o quanto meno dannoso (Hobbes docet).
(Un inciso, c'era un tempo in cui disseminavo citazioni a destra e a manca, lo faccio ancora, solo che non cito le fonti per pigrizia; non è insicurezza, non è vanità, è rispetto per coloro che hanno saputo interpretare pensieri universali che possono appartenere a chiunque, nella fattispecie a me)
Mi verrebbe di poter scrivere delle mie giornate da girovago, ma non ne vedo l'importanza. Potrei stare qui ore e secoli ad attendere che mi si rischiari tutto, per poi capire che non c'è davvero nulla di importante con cui presentarsi e caratterizzarsi. Nemmeno qualcosa per cui esser tristi. Posso osservare l'indifferenza e la freddezza che mi si para davanti con una mostruosa ed inattesa facilità e trattenermi dinanzi ad esse pensando che non ne vale la pena; posso afferrare qualche risentimento e conservarlo in una teca di plastica per esporlo nella mia collezione di piccole debolezze, ma che ci sia spazio o meno per tutte questa polvere, che senso ha?
Mi piacerebbe saper parlare di un amico che da tempo sentivo di aver perso, e che stamattina ha accettato che io gli offrissi un caffè, non laico, non superstizioso, ma semplicemente affettuoso.
Oggi, e non solo oggi non sono capace di scrivere nulla di tutto questo. Le parole hanno un potere e creano legami, dipingono maschere ed evocano voci che spesso non parlano, non ti ascoltano, non ti considerano nonostante le promesse. Ogni dannata parola che fuoriesce dalle labbra è una promessa che non sarà mantenuta, perché non si comprende mai fino in fondo lo spessore delle attese che si possono innestare nell'anima. Nessun uomo è un'isola, non soltanto perché la nostra storia è la storia di ognuno, ma perché non esiste più egoismo nel presumere di sentirsi innocui con le proprie parole.
Ed ogni fiore appassisce se non se ne ha cura, soprattutto il virgulto di quella pianta delicata e poco resistente alle intemperie, quella che non sa radicarsi sulla roccia, quella che si lascia trafiggere da un Sole troppo prodigo o si affloscia se questi è troppo avaro. Quella che reca con sé più delusione, ma più meraviglie. Il pianto versato sui relitti troppo tardi non restituirà mai quella linfa che inconsapevolmente riusciamo a negare per le promesse mancate o disconosciute; e tutto è una promessa, ogni singolo passo verso chi in un attimo di debolezza ci appare indispensabile, che poi si perde lentamente durante i deboli istanti della traballante memoria, ed il giorno dopo è meritevole della stessa attenzione di una lattina caduta erroneamente nella raccolta differenziata per la carta.
Ma non è così per chi talvolta ascolta in silenzio. Non esistono esseri perfetti al mondo, ed è per questo che non esistono errori assoluti. Non c'è nessuno che sia errato, o qualcuno che pensi di sentirsi eletto, c'è solo tanta incoscienza e tanta superficialità nel pensare alla propria solitudine, alla propria inesistente e vacua indipendenza. Ma quanta perfezione può nascere in un incontro vero... quanti errori che sembrano indelebili possono spegnersi in una notte di stelle... quanta sincerità può trasmettersi se a parlarsi sono soltanto gli sguardi. Quanto può far bene una carezza sul viso che scivola lenta, su quel balcone esposto alla notte, che sembra cancellare quel profilo sbagliato che emerge sui volti irriconoscibili di chi non vuole guardarsi vivere; un nuovo lineamento che non si sgualcisce con le parole, perché gli occhi sanno toccare con la giusta misura quella corona di chiaroscuro e taciti riflessi che dipingono l'anima come un velo mirabile, un'aura cromata che non è capace di lasciarsi dimenticare.
difficile commentare questo post, sarebbe come commentare un pensiero che è tuo e solo tuo.....ci tenevo comunque a farti un saluto e farti sapere che mi è piaciuto molto il tuo blog.....vai a finire dritto tra i preferiti!!
RispondiEliminaMi rendo conto che quello che scrivo è poco commentabile, ultimamente proprio non mi riesce di scrivere cose normali. O meglio, non mi riesce proprio di scrivere... Comunque ti ringrazio fayrose, a presto.
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