Pink Floyd - Lost for Words (The Division Bell, 1994)
Stavo trascorrendo il mio tempo nello sconforto
Avvinto in un calderone d'odio
Mi sentivo perseguitato e paralizzato
Pensavo che tutto il resto potesse aspettarmi.
Mentre sprechi il tuo tempo con i tuoi fantami
Ingolfato in un febbrile rancore
Oltre la tua visione angusta la realtà svanisce
Come un'ombra ingoiata dalla notte.
Martoriarti nella cautela
Non ti agevolerà affatto
Perché non ci sarà una soluzione nei numeri.
Quando il Giusto se ne scappa dalla porta
Non scopri i tuoi giorni afflitti dall'oscurità?
É vero che batti i pugni per terra?
Imprigionato in un mondo di solitudine
Mentre l'edera cresce sull'uscio della cella.
Così apro la porta ai miei fantasmi
E chiedo di poter cancellare la lavagna.
Mi dicono cortesemente di andare a farmi fottere
Sai che non puoi proprio vincere.
(traduzione e re-interpretazione by Alcor)
A te che nella spuria risposta dello specchio rapprendi mutevoli volti e nessun tratto, a te che in ogni gesto cogli infiniti spigoli della mente senza un'apparente logica. A te che attendi, a te che scruti. A te che manipoli il tempo come un barattolo da saturare con zucchero e fraudolenta polvere grigia. A te che abbassi lo sguardo per non lasciarti guardare. A te che riordini i giorni estirpando radici di sterpi da pensieri e avverti rinverdire dal vuoto di dentro un fuoriuscente conato di rabbia. A te che parli tra chi non ha voce e ti assuefi ai vitrei silenzi per non sfiorare il torbido vuoto tra gli uomini tra cui serpeggia un atro livore.
A te che non parli ed osservi, perchè tutto assorbi. A te che sembri non esistere nell'istante in cui calpesti un'aiuola di sabbia, provando a sedare la terra al tuo passaggio, certo di marcare un segno e una traccia, che alle tue spalle il vento scompone in scaglie di nulla che non t'assomigliano più.
Stavo trascorrendo il mio tempo nello sconforto
Avvinto in un calderone d'odio
Mi sentivo perseguitato e paralizzato
Pensavo che tutto il resto potesse aspettarmi.
Mentre sprechi il tuo tempo con i tuoi fantami
Ingolfato in un febbrile rancore
Oltre la tua visione angusta la realtà svanisce
Come un'ombra ingoiata dalla notte.
Martoriarti nella cautela
Non ti agevolerà affatto
Perché non ci sarà una soluzione nei numeri.
Quando il Giusto se ne scappa dalla porta
Non scopri i tuoi giorni afflitti dall'oscurità?
É vero che batti i pugni per terra?
Imprigionato in un mondo di solitudine
Mentre l'edera cresce sull'uscio della cella.
Così apro la porta ai miei fantasmi
E chiedo di poter cancellare la lavagna.
Mi dicono cortesemente di andare a farmi fottere
Sai che non puoi proprio vincere.
(traduzione e re-interpretazione by Alcor)
A te che nella spuria risposta dello specchio rapprendi mutevoli volti e nessun tratto, a te che in ogni gesto cogli infiniti spigoli della mente senza un'apparente logica. A te che attendi, a te che scruti. A te che manipoli il tempo come un barattolo da saturare con zucchero e fraudolenta polvere grigia. A te che abbassi lo sguardo per non lasciarti guardare. A te che riordini i giorni estirpando radici di sterpi da pensieri e avverti rinverdire dal vuoto di dentro un fuoriuscente conato di rabbia. A te che parli tra chi non ha voce e ti assuefi ai vitrei silenzi per non sfiorare il torbido vuoto tra gli uomini tra cui serpeggia un atro livore.
A te che non parli ed osservi, perchè tutto assorbi. A te che sembri non esistere nell'istante in cui calpesti un'aiuola di sabbia, provando a sedare la terra al tuo passaggio, certo di marcare un segno e una traccia, che alle tue spalle il vento scompone in scaglie di nulla che non t'assomigliano più.
questa canzone non l'avevo mai ascoltata..è molto bella...:)
RispondiEliminaSì, è bella... grazie...(ehm...come si legge il nome?)
RispondiEliminaciao, bella canzone
RispondiEliminaSon contento che sia piaciuta. Ciao a te.
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