domenica 28 novembre 2010

Top secret


Pare che wikileaks abbia appena rivelato una verità sconvolgente.

Qualcosa che nessuno si sarebbe mai immaginato: il Cavaliere è solito organizzare feste selvagge.

Dopo la scoperta dei celatissimi covi di Provenzano e Iovine, che nessuno avrebbe mai potuto immaginare si nascondessero nei loro domicili, si attende ora una clamorosa rivelazione circa il ruolo  esercitato da Luciano Moggi nel mondo calcistico tra la fine degli anni '90 e inizio anni '00.

Se solo Wikileaks potesse entrare nella mia mente e frugare tra le opinioni che ho di voi, frequentatori di questo blog...

sabato 27 novembre 2010

Saturday Night fever


Si tratta del terzo sabato sera consecutivo che trascorro a lavorare. Non che me ne sia fottuto mai una mazza della collocazione delle mie esigenze in una convenzionale casella del calendario.

Anzi, una volta mi è capitato di leggere un proclama emanato da una delle menti più sottili che mi sia mai capitato di incontrare, che proponeva una petizione a favore dell'abolizione del culto del sabato sera.



Io il sabato non mi faccio la barba e non cambio cappotto. Ma continuo a chiedermi se non fosse più sano tentare di guadagnarmi un ruolo standardizzato stile ragioniere anni '50, con gli orari predeterminati ed un salario che non riserva sorprese di nessun verso vettoriale.



Le toppe ai gomiti, il fordismo da ufficio, i mocassini, i furti d'ombrello e il pandoro aziendale.



La cervicale.



Ozio programmato con cui acconciare le tesi idonee ad essere confezione ad arte e consegnate nelle improvvide menti che bussano alla ricerca di comprensione e pietà.



La normalità è una santa e dignitosa conquista all'interno della quale preservare un'integrale unicità. Per questa ragione mi sta bene anche trottorellare senza tregua e senza trincee.

Senza sosta, come una particella di sodio nella vescica di un vecchio incontinente.



domenica 21 novembre 2010

Be Proud!


Ti capisco. 




Tanti sacrifici per poter legittimamente ambire ad una collocazione degna degli spurghi endocrini di questi anni.
Hai persino passato la lima per le unghia ad addolcire gli spigoli più rigidi e caratterizzanti le tue  indubbie qualità.

Hai un'onestà che rasenta la pena, una non petita propensione cirenaica a sobbarcarti i fardelli di tutti gli stakeholder che hanno lanciato la scalata alla tua esistenza.
Ogni risposta è resa con lo sguardo basso teso alla preventiva discolpa.

Comincerai forse a credere all'esistenza di una banca della sorte, o di una regia spettrale che dispensa alchimisticamente le dosi di ventura in base a formule funzionali alla prosecuzione cinica e caustica della specie. Che pur nella triste fungibilità delle sue trascurabili monadi ha quanto meno il pregio di eleggere i lividi e le inculate in uno storicistico, epico contributo all'avvento di un uomo migliore.



No, quello è il pizzico dell'ottenebramento della ragione che tenta di fotterti. Bada che non ti dirò di mollare, perché ognuno saprà attardarsi lungo la propria emancipazione.

Ma quando verranno a dirti che ogni sofferenza è un'apertura di credito per soddisfazioni future, e che i vuoti odierni sono la capitalizzazione di un utile postdatato, sappi che sono tutte stronzate.




mercoledì 17 novembre 2010

Lo specchio di Zeno


Compariva a tratti, quasi al comando di quegli occhi che fingevano di non cercarla staccandosi per qualche rapidissimo istante dal fuoco della sua osservazione nel quale ella spuntava.

Costei irruppe nella sua traducibilissima vita grazie ad un mai così opportuno errore. L'aveva scambiato per qualcun altro.

Lo chiamò, palesando frettolosamente costernazione per un saluto negatogli in chissà quale vita parallela che adesso incidentava bruscamente con la sua. Ella s'accorse dell'errato destinatario della sua premura e sorridendo ritornò sui suoi passi.

Divenne per lui fattore di inestimabile distrazione. La attendeva, con scrupolo e riservatezza, facendosi carico di esplorarsi in tutta la sua curiosità. Cominciò a figurarsi dentro, con animo dozzinale, l'ipotesi di restituirle l'incidente e di richiamarle alla mente quell'apostrofo errato che li aveva intrappolati in una scatola di imbarazzo reciproco.

Lui la richiamava mentalmente a sé ed ignara  di tutto ella spiccava. Innescava la raccolta di tutte le domande possibili, l'enucleazione di tutte le scuse impugnabili per sottolineare la fatalità di quel lieto incontro. Non bastava il tempo per formalizzare in pochi sibili di presentazione tutta la sua disordinata pressione, che ella si volatilizzava.

S'accorse dopo diversi giorni, che costantemente s'arrampica a quei minuti.
Ma perchè ella ostenta in quella maniera? Perché procedeva al passo di un minuetto sembrando richiamare a sé tutte le attenzioni come una rete lanciata nella buia baia calpestata dalla risacca?

Provò a ricordarsi se ci fosse qualcosa che le cingesse l'anulare sinistro, e se quei fanchi avessero già tradito una o più elargizioni di nuove esistenze.

E se fosse davvero madre, ostentatrice e magnetica, che  stesse provando a rapire tra i tentacoli dei suoi folti ricci solamente un custode per potersi concedere un lucchetto meno serrato alla spensieratezza di donna già provata e vissuta?

Egli attese, lei apparve. E continuò a domandarsi quale potesse essere la formula giusta. Finché giunse il tempo in cui in fondo a quegli interrogativi non si profilò che un unico definitivo quesito: perché proprio a lui?

E cambiò strada.

mercoledì 10 novembre 2010

Criminologia


Dacché è entrata prepotentemente in scena la criminologa Roberta Bruzzone, ho constatato l'aumento del mio interesse paranoico verso la vicenda di Avetrana, e per la seconda serata di Rai Uno.

venerdì 5 novembre 2010

Comodati d'uso


Da una distanza marginalmente fisica.
Tanto quanto basta a scavare l'angolo basso di una tana incavata tra il muro dell'alibi, e il collerico pozzo delle possibili vite ripudiate.  Quella donna si rivolse con queste parole al proprio accompagnatore:

"dove credi di andare, ché tanto le lo ho io le chiavi della macchina..."

Capisci che ormai l'unica maniera per definire "felici" giorni come questi è farlo ispirandosi a Samuel Beckett:

"Che cosa so del destino dell'uomo? Potrei dirvi di più a proposito dei ravanelli. (S. B.)"

lunedì 1 novembre 2010

Modelli



- Alcor sei un bel ragazzo, ma mi sa che non sei il mio tipo. Peccato.

- Non sono il tuo tipo, me ne farò una ragione. Ma non ripetermelo ogni 5 minuti.

- ...eh sì....

- Tanto sei tu che creperai tra i rimpianti.

- Però sei paziente...

- ....

- Ti sei offeso, Alcor?

- Macchè! Per essere offeso devono trafiggermi il costato con una lancia da centurione romano.