Con qualcosa che è tutt'altro che contentezza vado a sperimentare una specie di opportunità di vita e futuro. Vado a vedere se è possibile rinunciare a tutti i sogni di una vita per una pragmatica esigenza di vita. Per non essere stato abbastanza in gamba a meritarmi il pane che supportasse un lavoro splendido come quello del ricercatore.
Parte un treno, forse con un biglietto di sola andata. Non nella materialità della cosa perchè torno presto, non mi sto trasferendo neanche qualora dovesse esserci esito positivo. Il treno forse si riferisce alla mia vita. Non so cosa mi aspetta, ma adesso sento che non mi piace.
Non mi piace la violenza con cui tutto questo stava avvenendo, soprattutto nel momento in cui stavo lavorando a progetti importanti sia nella mia università, sia nel mio piccolo.
Tutto in un due mesi.
Avevo accanto a me una persona, l'ho avuta per cinque lunghi e difficili anni. Avevo un'esistenza che si stava piegando in una cappa di normalità che iniziava a sembrare disgustosa. Avevo degli impegni scanditi da un tempo libero sempre meno libero. Avevo una serie di passioni represse. Avevo una strada che si era trasformata in un tunnel, andava dritta lungo una direzione, ma non potevo guardare cosa ci fosse ai lati del mio sguardo ed oltre il tragitto impostomi dal destino. Qui in un piccolo paese adagiato su una collina che troneggia sul mar Ionio. Qui vedo la Valle d'Itria ed i monti Calabresi abbracciare lo sguardo da est ad ovest. E dinanzi a me un mare sconfinato. Vedo gente silenziosa che ti scruta ad ogni passo. Sai che ogni tua mossa sarà oggetto di discussione per buona parte dei tuoi concittadini. Hai un soprannome di famiglia che ha ipotecato per te il tuo carattere e la rispettabilità che meriti. C'è gente che ha la mente aperta come la cassaforte della Federal Reserve. Dove la massima aspirazione di un giovane è morire sfracellato dalle lamiere che piovono all'ILVA di Taranto, oppure imbracciare un fucile ed un uniforme.
Qui i sogni si spengono nella valle piena di nebbia a novembre.
Qui coltivi la vite o la mente e finisci per scrivere le paranoiche e tediose lagne che ho scritto sinora.
Ma non così, io ci stavo riuscendo alla mia maniera, con lacrime e sangue; ma come piaceva a me.
Ora potrei essere solo uno dei tanti.
Ora mi odio.
Ora non mi sento credibile.
Ora fuori è buio, per parafrasare una canzone di un cantante amato da una persona speciale.
C'è chi mi ha aiutato a sentirmi importante. E non so perchè ma ho anche la sensazione che sto perdendo molto più di quello che mi lascerò alle spalle, se quel treno partirà davvero.
Una volta mi furono dette delle frasi che porto nel cuore. Frasi nelle quali mi rifugiavo nei momenti di sconforto. Uno sconforto che in questi giorni di ostentato positivismo ho tenuto dentro in maniera acerba. Perchè in fondo ho sempre pensato che il mio dolore fosse inutile e stupido e come tale da ignorare. Ebbene, in quel piccolo angolo di semplici frasi, rannicchiavo la mia mente stanca e mi lasciavo abbandonare alla pace.
Poi quelle parole sono state spazzate via...
E non mi fece neanche male, forse era il sacrificio che mi era indirettamente richiesto per soddisfare un desiderio di qualcuno. Ed io avrei fatto, e farei, qualsiasi cosa davvero.
Perchè ora sembra che tutto mi stia abbandonando?
Tutto, non ho più nulla.
Il mio sogno era volare via lontano. Ma non adesso. Non ora. Ora che troppe colpe e lacrime mi lasceranno dentro dei ponti di malinconia che 1000 km forse non riusciranno a strappare.
Parte un treno, forse con un biglietto di sola andata. Non nella materialità della cosa perchè torno presto, non mi sto trasferendo neanche qualora dovesse esserci esito positivo. Il treno forse si riferisce alla mia vita. Non so cosa mi aspetta, ma adesso sento che non mi piace.
Non mi piace la violenza con cui tutto questo stava avvenendo, soprattutto nel momento in cui stavo lavorando a progetti importanti sia nella mia università, sia nel mio piccolo.
Tutto in un due mesi.
Avevo accanto a me una persona, l'ho avuta per cinque lunghi e difficili anni. Avevo un'esistenza che si stava piegando in una cappa di normalità che iniziava a sembrare disgustosa. Avevo degli impegni scanditi da un tempo libero sempre meno libero. Avevo una serie di passioni represse. Avevo una strada che si era trasformata in un tunnel, andava dritta lungo una direzione, ma non potevo guardare cosa ci fosse ai lati del mio sguardo ed oltre il tragitto impostomi dal destino. Qui in un piccolo paese adagiato su una collina che troneggia sul mar Ionio. Qui vedo la Valle d'Itria ed i monti Calabresi abbracciare lo sguardo da est ad ovest. E dinanzi a me un mare sconfinato. Vedo gente silenziosa che ti scruta ad ogni passo. Sai che ogni tua mossa sarà oggetto di discussione per buona parte dei tuoi concittadini. Hai un soprannome di famiglia che ha ipotecato per te il tuo carattere e la rispettabilità che meriti. C'è gente che ha la mente aperta come la cassaforte della Federal Reserve. Dove la massima aspirazione di un giovane è morire sfracellato dalle lamiere che piovono all'ILVA di Taranto, oppure imbracciare un fucile ed un uniforme.
Qui i sogni si spengono nella valle piena di nebbia a novembre.
Qui coltivi la vite o la mente e finisci per scrivere le paranoiche e tediose lagne che ho scritto sinora.
Ma non così, io ci stavo riuscendo alla mia maniera, con lacrime e sangue; ma come piaceva a me.
Ora potrei essere solo uno dei tanti.
Ora mi odio.
Ora non mi sento credibile.
Ora fuori è buio, per parafrasare una canzone di un cantante amato da una persona speciale.
C'è chi mi ha aiutato a sentirmi importante. E non so perchè ma ho anche la sensazione che sto perdendo molto più di quello che mi lascerò alle spalle, se quel treno partirà davvero.
Una volta mi furono dette delle frasi che porto nel cuore. Frasi nelle quali mi rifugiavo nei momenti di sconforto. Uno sconforto che in questi giorni di ostentato positivismo ho tenuto dentro in maniera acerba. Perchè in fondo ho sempre pensato che il mio dolore fosse inutile e stupido e come tale da ignorare. Ebbene, in quel piccolo angolo di semplici frasi, rannicchiavo la mia mente stanca e mi lasciavo abbandonare alla pace.
Poi quelle parole sono state spazzate via...
E non mi fece neanche male, forse era il sacrificio che mi era indirettamente richiesto per soddisfare un desiderio di qualcuno. Ed io avrei fatto, e farei, qualsiasi cosa davvero.
Perchè ora sembra che tutto mi stia abbandonando?
Tutto, non ho più nulla.
Il mio sogno era volare via lontano. Ma non adesso. Non ora. Ora che troppe colpe e lacrime mi lasceranno dentro dei ponti di malinconia che 1000 km forse non riusciranno a strappare.
Sai, leggendo non ho potuto fare a meno pensare a me. Non ho la presunzione di capire ci che stai passando, però mi sembrano gli stessi pensieri che colpirono la mia mente anni fa, e che mi portarono a fare il tipo di vita che sto facendo ora... ... ... mi rincuora sapere che ci sono alri simili a me.
RispondiEliminaBuona domenica Alcor.
Grazie Silvren, buona domenica anche a te... anche se devo correggere il tiro, per adesso Milano non è affatto così male, nonostante il Sole sia un illustre sconosciuto...
RispondiElimina