"Io non so perché il Nexus-6 mi salvò la vita. Forse in quegli ultimi momenti amava la vita più di quanto l'avesse mai amata. Non solo la sua vita, la vita di chiunque, la mia vita. "
(Rick Deckard)
(Rick Deckard)
Doveva essere un sabato relegato al silenzio. Un sabato dove la pioggia ed il gelo dovevano fare da semplice contorno consolatorio alla necessità che io rimanga stipato in casa a completare il mio formidabile lavoro. Doveva passare sotto silenzio, senza riversare per forza parole che talvolta stonano alle mie stesse orecchie. Spulciando tra le pagine di questo blog mi accorgo che sono cambiate tante cose dall'inizio, ed è strano come queste "orme" che lasciamo qui e lì segnino e conservino testimonianza di queste nostre evoluzioni. Va bene che questo blog è capitato per puro caso nel mentre una pagina svoltava violentemente nel breviario della mia trascurabile vita, però non si è davvero mai uguali a se stessi a distanza di pochi attimi.
Così spesso all'inizio, quando non mi allettavano le riflessioni forgiate dalla mia pachidermica noia, finivo col parlare di un film, di una canzone dei Pink Floyd; ora invece preferisco star zitto, e crogiolarmi nell'ozio mentale.
Anche perchè non ho più molto tempo da perdere. Ed anche perchè quel sottile strato di indifferenza che segue alle delusioni è sempre pronto a rivestire le mie mani come una fastidiosissima pellicola in lattice che elettrostaticizza la pelle. "Elettrostaticizza" non esiste? Non importa, lo conio io il termine, del resto, se l'evoluzione della ligua è affidata alle mestruazioni verbali del senatore Guzzanti, che ogni tanto nei suoi sproloqui cala neologismi improbabili come l'asso di coppe quando la briscola è a denari... allora io, che sono molto più intelligente, posso inventare tutte le parole che voglio. No, non sono diventato presuntuoso. Lo ero già prima. E comunque non sarebbe motivo di grande vanto sentirsi più intelligente di costui...
Per inciso, non ce l'ho col senatore succitato, è che poi mi rompo a prendere in giro sempre lo stesso politico... se qui in giro ci fosse un parente dello stesso, o egli in persona... mi dispiace.
Che c'entra questo coacervo di inutili subordinate, coordinate e periodi ipotetici, con Roy Batty? Nulla, certa bella gente me lo ha fatto tornare in mente poco fa'. E poichè non dormo seriamente da mesi e sto cominciando pure io a vedere le pecore elettriche, comincio ad avere dubbi sulla mia reale natura.
Per conoscenza, il titolo del post è il titolo del libro da cui è stato tratto Blade Runner, film "meraviglioso" uscito prima che io nascessi. Quindi io non l'ho visto al cinema, e se ci fossero andati i miei, magari forse non sarei qui a scrivere cazzate, e mi sarei risparmiato tanti inconvenienti, e tanti in più ne avrei risparmiati ad altri. Ma in fondo, mi sarei perso uno spettacolo che al di là di tutto vale la pena di gustare fino all'ultimo sorso, la vita.
Così come forse qualche dubbio sulla natura umana la nutriamo sul protagonista stesso del film, quello che assomiglia ad Indiana Jones. Ma è uomo, o è anche lui androide? E chi lo sa... andatevi a leggere le recensioni degli esperti.
Non biasimatemi, sto rintronato dall'odio inconsulto che sto nutrendo verso l'irreperibilità di alcuni dati Istat. Dicevo, effettivamente il film è zeppo di dubbi, imprecisioni, incongruenze... Sembra quasi che gli uomini siano androidi e viceversa. Però che strana confusione... fin troppo articolata per essere casuale e non foriera di qualche riflessione...
Perché forse voleva dire che alla fine, da qualsiasi "fonte" la vita provenga, che sia un desiderio, che sia un orgasmo, che sia un miracolo divino, che sia un miracolo della provetta, che sia un miracolo di un biomeccanico fabbricante di androidi... che cosa importa davvero? Il punto a partire dal quale si muove il primo passo? Oppure la strada ed il tempo che la vita, da qualsivoglia natura provenga, proseguirà sino al suo compimento?
In altre parole: cosa rende l'uomo tale? Il suo corredo cromosomico, la mappa del genoma? O la voglia di esserci, di camminare, di "pensare" (cogito ergo sum), che cosa ci dà un senso e ci completa? Forse è la capacità di essere liberi nei sentimenti che proviamo, quello che distingue un essere fatto di carbonio, acqua, amminoacidi ed un cuore, da una mera insensibile pietra di calcare...
E Roy, che bruciava con il doppio dello splendore, desiderava solo più vita, voleva esserci, semplicemente era umano... troppo umano (Nietzsche).
"Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire."
Già è prevista anche la fine. Perchè lo dice anche Camus: nel compimento di ogni cosa, nel "limite", risiede la bellezza e la nostra perfezione. Tant'è che molto più romanzescamente Tolkien ne Il Silmarillion, descrive la fine come un dono concesso agli uomini, secondogeniti di Iluvatar, un dono che rende speciale ed "unico" tutto quanto s'è vissuto, che altrimenti si perderebbe in un insensato infinito, come una pietra calcarea che perdura per sempre.
Forse è meglio che torni ad incrementare ulteriormente la mia brizzolatura galoppante con i dati Istat... È tempo, porca miseria, di terminare il lavoro, sennò stanotte altro che pecore elettriche...
Così spesso all'inizio, quando non mi allettavano le riflessioni forgiate dalla mia pachidermica noia, finivo col parlare di un film, di una canzone dei Pink Floyd; ora invece preferisco star zitto, e crogiolarmi nell'ozio mentale.
Anche perchè non ho più molto tempo da perdere. Ed anche perchè quel sottile strato di indifferenza che segue alle delusioni è sempre pronto a rivestire le mie mani come una fastidiosissima pellicola in lattice che elettrostaticizza la pelle. "Elettrostaticizza" non esiste? Non importa, lo conio io il termine, del resto, se l'evoluzione della ligua è affidata alle mestruazioni verbali del senatore Guzzanti, che ogni tanto nei suoi sproloqui cala neologismi improbabili come l'asso di coppe quando la briscola è a denari... allora io, che sono molto più intelligente, posso inventare tutte le parole che voglio. No, non sono diventato presuntuoso. Lo ero già prima. E comunque non sarebbe motivo di grande vanto sentirsi più intelligente di costui...
Per inciso, non ce l'ho col senatore succitato, è che poi mi rompo a prendere in giro sempre lo stesso politico... se qui in giro ci fosse un parente dello stesso, o egli in persona... mi dispiace.
Che c'entra questo coacervo di inutili subordinate, coordinate e periodi ipotetici, con Roy Batty? Nulla, certa bella gente me lo ha fatto tornare in mente poco fa'. E poichè non dormo seriamente da mesi e sto cominciando pure io a vedere le pecore elettriche, comincio ad avere dubbi sulla mia reale natura.
Per conoscenza, il titolo del post è il titolo del libro da cui è stato tratto Blade Runner, film "meraviglioso" uscito prima che io nascessi. Quindi io non l'ho visto al cinema, e se ci fossero andati i miei, magari forse non sarei qui a scrivere cazzate, e mi sarei risparmiato tanti inconvenienti, e tanti in più ne avrei risparmiati ad altri. Ma in fondo, mi sarei perso uno spettacolo che al di là di tutto vale la pena di gustare fino all'ultimo sorso, la vita.
Così come forse qualche dubbio sulla natura umana la nutriamo sul protagonista stesso del film, quello che assomiglia ad Indiana Jones. Ma è uomo, o è anche lui androide? E chi lo sa... andatevi a leggere le recensioni degli esperti.
Non biasimatemi, sto rintronato dall'odio inconsulto che sto nutrendo verso l'irreperibilità di alcuni dati Istat. Dicevo, effettivamente il film è zeppo di dubbi, imprecisioni, incongruenze... Sembra quasi che gli uomini siano androidi e viceversa. Però che strana confusione... fin troppo articolata per essere casuale e non foriera di qualche riflessione...
Perché forse voleva dire che alla fine, da qualsiasi "fonte" la vita provenga, che sia un desiderio, che sia un orgasmo, che sia un miracolo divino, che sia un miracolo della provetta, che sia un miracolo di un biomeccanico fabbricante di androidi... che cosa importa davvero? Il punto a partire dal quale si muove il primo passo? Oppure la strada ed il tempo che la vita, da qualsivoglia natura provenga, proseguirà sino al suo compimento?
In altre parole: cosa rende l'uomo tale? Il suo corredo cromosomico, la mappa del genoma? O la voglia di esserci, di camminare, di "pensare" (cogito ergo sum), che cosa ci dà un senso e ci completa? Forse è la capacità di essere liberi nei sentimenti che proviamo, quello che distingue un essere fatto di carbonio, acqua, amminoacidi ed un cuore, da una mera insensibile pietra di calcare...
E Roy, che bruciava con il doppio dello splendore, desiderava solo più vita, voleva esserci, semplicemente era umano... troppo umano (Nietzsche).
"Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire."
Già è prevista anche la fine. Perchè lo dice anche Camus: nel compimento di ogni cosa, nel "limite", risiede la bellezza e la nostra perfezione. Tant'è che molto più romanzescamente Tolkien ne Il Silmarillion, descrive la fine come un dono concesso agli uomini, secondogeniti di Iluvatar, un dono che rende speciale ed "unico" tutto quanto s'è vissuto, che altrimenti si perderebbe in un insensato infinito, come una pietra calcarea che perdura per sempre.
Forse è meglio che torni ad incrementare ulteriormente la mia brizzolatura galoppante con i dati Istat... È tempo, porca miseria, di terminare il lavoro, sennò stanotte altro che pecore elettriche...
il mio commento è un mio vecchio post.
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post sulla Tana
sono stato anch'io replicante e diamine, lo sono ancora.
Un caro saluto
Qua mi sa che di replicanti in giro ce ne stanno molti. Ho la sensazione anche che ci sia qualcuno che voglia RITIRARCI!
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