I nostri eroi: Grossman, Bart, Alexander, Danny, Bechy, Alcor, Frank, Francys.
I
nostri si ritrovano alla stazione di servizio ESSO nei pressi di Chiatona (TA) sulla
s.s. 106. Dopo aver fatto colazione, rigorosamente offerta dai ritardatari in
base allo statuto “grossiano”, alle ore 9.00 circa, e con un ritardo di circa 1
ora sulla tabella di marcia prestabilita, ci inoltriamo lungo la statale Jonica.
Una
prima forzata sosta lungo il tragitto avviene approssimativamente all’altezza
di Roseto Capospulico, quando un posto di blocco della Guardia di Finanza, insospettito,
ritiene meritevole di approfondimento la vettura del Bart, probabilmente
a causa della nota pericolosità degli individui ivi presenti.
Effettuata
una seconda pausa caffè subito dopo Sibari, si è approfittato per chiedere
ragguagli a gente autoctona a proposito del migliore e sicuro percorso per
raggiungere Verzino.
Confidando
illuministicamente nella modernità decidiamo di affidare i destini nostri, e delle
auto, al navigatore Google del Bart, rassicurati dalla indicazione di
un percorso attraverso la rassicurante voce “strada provinciale”.
Intrapresa
la via che ci avrebbe condotto a Verzino attraverso Umbriatico, troppo presto
ci rendiamo conto del ruolo fallante dei navigatori satellitari, ancora non
muniti di intelligenza propria, e cogliamo l’occasione per apprezzare le condizioni
infrastrutturali calabresi, discettare di federalismo incompiuto, e constatare
l’effetto franoso delle precipitazioni sulla viabilità del luogo. Il pensiero
di tutti va alla vettura dell'Alexander, già particolarmente provata dalla precedente
esperienza di Muro Lucano, e nuovamente costretta a cimentarsi tra buche,
sterrati, cedimenti, e crolli di asfalto.
Infine
giungiamo a Verzino intorno alle 13.00 dove ad attenderci vi erano Frank e Francys del locale gruppo speleo. I nostri amici ci conducono
alla sede del gruppo dove abbiamo la possibilità di sistemare i nostri averi
.
.
Alle
14.00 circa perveniamo sul sito di Grave Grubbo e dopo aver proceduto alla
vestizione, alle foto di rito, e ad una serie di rituali tipici del luogo
(omissis), alle 15.00 circa siamo all’ingresso della grotta che si presenta
subito molto caratteristica e scivolosa fin dalle rocce esterne prospicienti l’ingresso.
Dopo esserci calati dal pozzo di 6 metri decidiamo di lasciare i nostri
imbraghi e di proseguire liberi alla scoperta della grotta messiniana. Questa
si esibisce pochissimo concrezionata ma molto spettacolare per le sue volte di
gesso lamellate dallo scorrere millenario delle acque. Preziose le indicazioni
geologiche fornite dal Bart circa
le origini della grotta e le caratteristiche della stessa, che ci accompagnano
lungo il ramo della “Cenerentola” per un breve tratto. Meritevoli di menzione
sono alcune curiose formazioni che lasciano liberamente immaginare il desco di
un bar con bancone, utilizzate dai nostri per alcune prime dilettevoli fotografie
coreografiche.
Successivamente
ci imbattiamo in una parete caratterizzata dalla presenza di piccoli sbocchi d’acqua
fredda, prontamente utilizzati dal Alcor per placare sul nascere la sua
notoria sete. Infine, lungo questo tratto, il Frank ci mostra orgogliosamente
la “perla della Calabria”, una concrezione stalagmitica che Dan Brown nel suo
Codice Da Vinci avrebbe senza dubbio inserito nella sua ricostruzione fallocentrica
della storia umana.
Ritornati
alla biforcazione iniziale, ci apprestiamo ad affrontare il fiume, che ci
cattura immediatamente con il suo fragore. Ci inoltriamo lungo un percorso di
circa 3 km sino al laminatoio, e man
mano che ci addentriamo la presenza dello zolfo diventa sempre più evidente. Lo
splendido scenario della grotta è reso ancor più peculiare dal fiume che mette a dura prova la capacità degli esploratori di non
scivolare sulle rocce madide. Giunti nei pressi di una piscina naturale,
alimentata da una piccola cascata, situata poco prima di arrivare al
laminatoio, il gruppo fa una sosta per fotografare gli ambienti, ed l'Alcor ne approfitta per testare le potenzialità della sua muta subacquea trascorrendo
qualche piacevole minuto in quelle “Chiare et fresche et dolci acque”.
Giunti
alla fine del percorso stabilito, i nostri ripercorrono il loro tragitto al
contrario per tornare all’uscita, non senza cimentarsi in cadute e scivolamenti
per fortuna senza conseguenze.
I
nostri escono dalla grotta alle ore 19.20 circa per fare ritorno alle auto.
Lì
ad attenderci è un campione di prelibatezze locali gentilmente offerti dagli
amici Verzinesi.
In
serata, dopo aver provveduto al lavacro delle stanche membra, ci rechiamo a
cena in un agriturismo. Il menù prevede pizze ai sapori tipici, orecchiette in
bianco al daino nella duplice variante con panna e senza panna, penne al sugo
di cinghiale e spezzatino di cinghiale in umido; birra, vino, grappa e
digestivi.
Dopo
cena, il meritato riposo.
La
domenica mattina, dopo aver consumato la colazione con caffè offerto da una
gentilissima signora residente nei pressi della sede del gruppo speleo, crostata
con marmellata di amarene offerta dalla signorina Danny, e pasticcini
offerti dal Frank, ci rechiamo in località Caccuri, dove possiamo apprezzare
le proprietà terapeutiche dei fanghi dei laghetti di acqua sulfurea. Appena
arrivati i nostri si imbattono in uno strano figuro dalla pelle grigia che a
prima vista si palesa come l’apparizione del sacerdote Imothep nel film La
Mummia. Sincerati sulla natura umana dell’individuo, e appresa la pratica di infangamento
terapeutico, i nostri decidono di
infangarsi completamente a loro volta, fino all’essicazione completa del
proprio epidermide, per poi immergersi del tutto nell’acqua purificatrice.
Con
l’occasione la Bechy offre gratuitamente al gruppo una lezione di acqua
gym che ne esalta le qualità di istruttrice.
In
seguito gli speleologi si recano presso una limitrofa sorgente d’acqua
sulfurea, a differenza del Grossman e del Alcor che restano presso i laghetti a
discutere con una turista calabrese di eclatanti casi di malasanità, e vizi
della pubblica amministrazione.
Alle
ore 13.00 circa si consuma un piccolo pasto frugale a base di pane, prosciutto
crudo calabrese, formaggi e salsiccia piccante, il tutto con del buon vino
rosso locale, asprigno ma gradevole.
Giunti
alla controra , sopraffatti dal caldo, i nostri, dopo essersi accomiatati dagli
splendidi ed ospitali amici Verzinesi, non senza un tocco di malinconia,
decidono di fare rientro in patria.
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