Il caldo torrido al gusto di furani imbottiva il tremulo sguardo verso la strada oltre le cacate di guano che cospargevano il parabrezza dell'auto.
La stazione era tutto un brulicare di pantaloncini, alla vista dei quali rispondeva tra i miei jeans un effetto serra di tipo venusiano.
- Giuse', quando arrivi a Napoli?
- Tra quattro ore.
- Che ti serve?
- Mah, un quotidiano. Mi servirebbero anche le sigarette, ma so che tu, genitore, disapprovi. Indi per cui non appena ti estrometterai dal mio campo visivo mi infilerò nel tabaccaio per fare lo Zeno Cosini della situazione.
Mi giunge tra le mani una copia de Il Riformista. Trattengo a stento la sfortunata poltiglia di patate ancora stagnante nel mio duodeno, e mi turo il naso.
Domenica 17 maggio 2009 è una data da rimembrare perché è il giorno in cui posso affermare con la dovuta certezza che Gian Paolo Pansa è incontrovertibilmente rincoglionito.
Errando approdo su una rubrica che questo canuto intellettuale testicolare gestisce sul quotidiano di cui sopra. Il tema è sempre lo stesso: l'immigrazione e la sicurezza.
Perché la sinistra è contro le ronde? Narra così il Pansa, sinteticamente: "le ronde rispondono ad un'esigenza di sicurezza che la sinistra non sa cogliere. Che c'è di male se liberi cittadini si armano sentimentalmente di un incondizionato amore verso una porzione di genere umano, e contemporaneamente vanno in giro a pestare a sangue la restante porzione?
Che c'è di male? C'è che in questo paese di merda dove il libero mercato è sostanzialmente una bufala, l'unico monopolio che si vuole scalfire è il monopolio della violenza legittima, che rappresenta il fondamento su cui poggia l'essenza stessa dello Stato sovrano.
Che cavolo è lo Stato? Un'istituzione sociale che deve tutelare la vita dei cittadini, tutelarne la libertà e i diritti, garantire a tutti le stesse opportunità (socialismo), adempiendo a queste funzioni attraverso la regolazione dei rapporti sociali. A garanzia dell'efficacia dell'azione dello Stato esiste l'istituto della "sanzione" che Norberto Bobbio insegna essere il tratto caratteristico della norma giuridica, il connotato della sua validità.
Se la sanzione è il connotato della norma, essa rappresenta la peculiarità dello Stato che quelle norme emana. In altre parole, se le sanzioni non le commina lo Stato, questi non serve ad un emerito cazzo.
Pur di salvaguardare la tenuta del tessuto sociale, lo Stato, dice Hobbes, può e deve avvalersi anche di forme di repressione non indolore.
Ma agendo in nome della collettività, avendo come scopo la salvaguardia dell'intero corpo sociale, lo Stato può.
Il poliziotto può ferire il malvivente in una sparatoria. Lo Stato può ricorrere alla violenza per sopravvivere.
Lo Stato può, non un deficiente che non ha un cazzo da fare la sera.
Il problema non è l'insensibilità alla questione sicurezza, caro Pansa, è che non vorrei mai vivere in una nazione dove elementi come La Russa e Maroni oltre a non aver alcun valore reale, non abbiano nemmeno un valore nominale.
Voltiamo pagina. Si soffoca. Napoli insegna due cose fondamentali e d'avanguardia. La prima: la privacy non esiste. Facebook ci fa un baffo. C'è talmente poco spazio per fare le cose che è impossibile che qualcuno non ti stia guardando.
La seconda è, infatti, muoversi sfruttando ogni millimetro disponibile.
Come novelli Che Guevara e amico argentino. di cui non rimembro le generalità, ci mettiamo in sella al motociclo e percorriamo tutta la costiera di buonìora.
Al mattino il Vesuvio fende l'aria che è una bellezza. I faraglioni emergono all'orizzonte, il casino delle auto ci accoglie a braccia aperte, fagocitandoci.
Non me ne sono accorto, perché ad ogni dribblante sorpasso dovevo controllare se qualche TIR da noi sfiorato non si fosse portato seco il mio ginocchio, ma avevo da poco perso i miei occhiali da vista.
Il Consolato è circondato da carri armati. Sono tranquillo, non porto borse, non ho telefoni, sono vagamente pettinato, sono senza barba.
Ovviamente mi perquisiscono.
Un arabo vestito da italiano mi accoglie. Si prende i miei documenti, le mie carte e mi dice di attendere. Prendono tutti i tipi di impronte, mancava solo un calco delle chiappe sull'argilla.
La Console mi chiama.
Era bona. La Console americana di Napoli è bona, sappiatelo.
In un Italiano spurio, comincia a parlarmi.
- Lei non studia...
- Ufficialmente no (faccio il prof di contrabbando, avrei voluto dirle...)
- Lei non lavora... (valle a spiega' la politica...)
- Momentaneamente mi sto dedicando a dilapidare i miei risparmi accumulati in anni da precariato.
- Perché lei vuole andare negli Stati Uniti?
- Perché lì c'è che mi ospiterà..
- Ma lei non lavora, non studia, non ha legami qui.
- Purtroppo li ho i legami, mi creda, li manderei tutti a fanculo, ma li ho i legami..
- Non possiamo darle il Visto. Lei è un potenziale clandestino.
Un'immagine si è dipinta nella mia mente, quella dell'Ayatollah Koemini. E per un attimo ho rimpianto la mia pelle liscia e ho pregato Allah.
Non sono esistito per pochi minuti. Giuridicamente sono scomparso perché non vigeva una forma legale entro la quale qualificare la mia esistenza; agli occhi della società io non ero mai apparso concretamente; ero intangibile.
Ho perso gli occhiali da vista scorrazzando su una moto su strade e scenari incantevoli; inculato dagli americani e dalle loro norme, ed ero certo che non sarebbe finita là, sicuramente.
Il lungomare riduceva gli uomini in bistecche al sangue.
Guardavo quelle isole e pensavo: "La vita è 'na strunzata". Ogni volta che penso mi faccio del male, e mi strombazzano in mente nocive trovate.
Alla fine gli americani li raggiro. Perché le vie sono misteriose.
Come un turno al monopoli a cui si deve pagare dazio ovunque. In ogni casella capita qualcosa, al punto tale che anziché ritirare la carta degli "imprevisti", ritiro la carta dei "previsti", che sono molto più rari e insoliti.
Capri, me ne volevo andare a Capri, o ad Ischia, o in qualsiasi sputo di terra al largo di quelle magnifiche coste.
Che ne dici, scema? Ad ottobre? Se esisto ci andiamo.