domenica 3 maggio 2009

Confidential

La diversità del genere umano dal resto del creato si spiega a partire dalla capacità di inganno. Del resto il vizio di incaponirsi ad imitare la genesi è una scelta rispettabile.
Ci si stiracchia con piacevole comodità in un mondo artificiale nel quale è superfluo inventarsi formule di mediazione con l'altrui cervello.
Si risparmiano  utili joule da spendere altrove come bonus, e si sviluppa una discreta creatività che rende bastardamente brillanti.

Avere il mondo esterno sotto il proprio illusorio controllo implica sapere scegliere le giuste dosi di sincerità e menzogna, da somministrare mediante quelle fionde sorridenti capaci di mantenere quei poveri sfigati nella opportuna distanza.

Ignorando il lavoro che si consumava dietro le quinte di quella buffa mascherata che si replicava ogni momento, percorreva quella strada alla famelica ricerca di ragioni e spiegazioni.
Come se la risoluzione dei suoi crucci risiedesse nella esplicazione chiara dei risvolti inespressi del capovolto percorso della sua quietata speranza.

Senza tenere in debito conto il freddo che inevitabilmente si intrufola nelle carni stirate dal gioco languido dell'abitudine e dalla prevedibilità di ogni incontro, scandagliava la riversa luna specchiata nei fondali del pozzo che gli si era aperto in gola.

Non era capace di piangere, ma era ancora capace di radersi il volto chiaro ogni mattina, con la stessa meccanica precisione.
Intatto era ogni ricordo appeso al muro; ed ogni esca era ancora appesa all'amo delle sue aspettative, benchè la lenza della sua volontà fosse stata già unilateralmente recisa.

Tuttavia non poteva darsi pace. Aveva necessità di sapere le ragioni di quella repentina e scomodissima solitudine piombatagli in testa come una violenta bastonata ai danni di un distratto.

Suonò a quel campanello ed una voce di donna precedette le braccia che sincronicamente splancavano le verdi imposte che piombavano sulla disordinata cucina.
Lì si accomodò, avido di rastrellare le confidenze di quella donna sorridente, con i capelli sporchi, distolta dalle rammendanti faccende in linea con le sue confuse usanze.

Lo sguardo dispersivo di lei si accompagnava ai suoi gesti con cui mimava la necessità che egli si rassegnasse. Quella donna rappresentava l'unico ponte possibile tra quel disgraziato elemosinante ed il ripristino di un recinto entro il quale lui aveva stabilizzato il suo sordido sguazzare.
Aveva provato in tutte le maniere a forzare la mano con colei che lo aveva rimosso dalla propria sorte con vigorosa ed indecifrabile prontezza.
Non poteva avvicinarsi all'oggetto del suo tormento. A quell'essere che era fuoriuscito lasciando un vuoto contorno alla piacevolezza con cui riusciva ad approdare dalla condivisione regolare di quelle canoniche situazioni.

E quella donna che le offriva del té era la sua unica fonte di dati, in virtù dei quali scegliere l'indirizzo della sua bramosia.

Plasticamente la donna indicava quale via d'uscita a quella folle speranza di ritorno. Sorrideva mentre parlava allo sventurato di momenti di lontananza, di recupero di autostima, di rifugio nell'orgoglio, nella saggezza di riuscire a camminare con le proprie gambe.
Gli somministrava un inutile farmaco, inefficace per chi non era nelle condizioni di sapersi guadagnare la felicità attraverso le proprie uniche mani.

La donna sorridendo disponibile provò a spiegargli la complessità dell'universo femminile, guarnendo i discorsi con i solidi suggerimenti su cui  poter magari posare barlumi effimeri di speranza. Non mancando, in verità, di biasimare il disperato per i suoi eccessi.

Così, tra uno schiaffo ed una carezza materna, da amica sincera, lo calmò invitandolo a recuperare nelle proprie redini il corso della sua vita.
Come una lenta separazione, lui doveva lentamente accettare la sua solitudine, e fare tesoro dei suoi risvolti, magari provando un minimo ad indurire le palle.

E lei, la donna maestra, gli tese la mano. Poteva sfogarsi ed aprirsi con lui ogni volta che  avesse sentito la necessità di chiarire qualsiasi dubbio, oppure semplicemente per trovare una compagnia di conversazione che amichevolmente lo aiutasse nella tortuosa risalita verso il recupero di se stesso.
La magnanimità e la saggezza di lei, lo rincuorarono.
Deluso dall'impossibilità di ritrovare quanto aveva perduto, almeno si lasciò avvincere dalla consolazione e dalla fiducia che in quella donna poteva riporre.
Era convinto che in ogni momento costei sarebbe stata un argine a cui fare riferimento per mantenere in vita un lumicino di gioia.

Lasciò quella casa, con un mezzo sorriso.

Non appena il fesso andò via, la donna non perse tempo e chiamò la sua fidata compagna, colei che popolava le turbe del giovane disperato.

- Se ne è appena andato, è stato qui un paio d'ore a confessarsi. Sta ai piedi di Cristo, poveraccio...

- E tu?

- Ed io per colpa tua ho dovuto tenerlo qua a piangere per tutto questo tempo. È pesante, è insopportabile, non lo voglio più soffrire! Che cosa vuoi  che importi a me di quel povero idiota senza palle?



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