domenica 7 settembre 2008

La famigghia

Le uniche occasioni in cui è facile incontrare individui cromosomicamente affini, generati da progenitori  e trisavoli come minimi comuni multipli, sono i matrimoni e i funerali.
Entrambi pessimi appuntamenti.

I primi non sono gratuiti, ed i secondi sono patetici.
Lo so, sto bestemmiando, sono blasfemo. Ma io i funerali li odio, odio i cerimoniali, i riti, le canoniche beffe con cui quasi ci si burla  del dolore di chi subisce le perdite.
Un dignitoso silenzio che preserva  la memoria e la compartecipazione al dolore dei congiunti, sarebbe più onorevole.

Invece dilagano l'indifferenza e la strafottenza che si carnevalizzano in forme di rispetto che crepano dopo tre secondi di fronte all'inesorabile realtà.
Sindaco di merda del mio paese, che giungi abbronzato al termine della cerimonia per ingiungere quasi minacciosamente il tuo cordolente saluto alla vedova afflitta, pur sapendo che il defunto ti portava sul cazzo e tu contraccambiavi, perché non sei rimasto affanculo?

Fossi stato io il morto, o il vedovo, o l'orfano, gli avrei sputato l'incenso in faccia.

Io ai funerali ci vado per zittire mia madre e la sua lagna. Perché un domani potrebbero servirmi i voti di preferenza degli astanti, e perché fa sempre cinicamente comodo mantenere la veste sociale di bravo guaglione rispettoso.



E li ritrovi tutti lì, coagulati in piccoli gruppetti più o meno corrispondenti ai clan  coinvolti nelle faide interfamiliari cagionate dalle più nobili ragioni: eredità, litigi, spartizioni ineguali dei corredi tra le figlie femmine, la lotta all'ultimo appezzamento patrimoniale ridotto a sottobosco di sterpaglia che nessuno andrà mai a zappare, lo stipendio alla badante di mammà, i turni per il clistere alla nonna, il recipiente per le olive che mi hai fregato a tradimento mentre io con tanto buon cuore ti omaggiavo con cestini di gelsi e pere "recchiafals".

C'è  chi è stato  capace di rovinare bucoliche rimpatriate di cugini di svariato grado, a base di carne arrosto, per divergenze inconsulte sulla formula magica dello cherry. Roba che nemmeno la Coca Cola Corporation avrebbe difeso così strenuamente dai possibili tentativi di contraffazione.

Cerco di passare il più possibile inosservato ai più, a quelli che risiedono in altri comuni e del cui voto non mi frega niente, e a quelli che ritengo oramai bigottamente di destra, di cui potrei schifare persino una  socialista conversione lungo la via di Damasco. O di Treviri, così mi sento meno apostata.

Mi soffermo volentieri con i parenti che risiedono molto lontano, ad esempio, Roma. Perché un alloggio per l'evenienza farebbe sempre comodo, ma non solo. Non sono così malvagio dal non prendere in considerazione la vaga idea di voler bene a qualcuno di essi, e di nutrire una frizzante simpatia per i giovani rampolli , e coetanee cugine, del ceppo espatriato.

- Ma guarda un po' Alcor come ti sei fatto omo! Quanti anni hai adesso? 29 - 30?

- 26, arrotondando per eccesso.

- Accidenti, non ci vediamo da 13 anni...

- Eh già! Come stanno tuo marito XXXXX, e i piccoli YYYYY e ZZZZZ?

[da notare come l'essere malvagio che rigetta il mondo, cioè io, si ricordasse  tutti i nomi di persone mai viste se non in fotografia, e mai conosciute, e di una prole sempre in via di accrescimento delle proprie unità. Mentre la mia età è ogni volta stabilita mediante quotazioni e oscillazioni dei titoli indicizzati in qualche borsa. E poi io sarei
il cerbero, e gli altri i civili ossequiosi di questo cazzo, ma vabbe'...]

- Stanno bene, grazie, Alcor. Be' che ci racconti, sei fidanzato?

- No, ho smesso. Ora fumo il toscanello.

- Ah... ma tu studi ancora, vero? O no, cosa fai?

- Ora faccio il dottorato.

- Ah! Bello! E... che vuol dire concretamente?

- Faccio ricerca all'università.

[un lievissimo moto di orgoglio invade la mia faccia quando mi  compiaccio di un'attività che mi garba assai]

- Ah! Capisco... Va bene dai, non mollare, vedrai che qualcosa la trovi prima o poi...

- Ma vedi che io sono contento...

- ...ma sì, sei in gamba, alla fine ti sistemi anche tu...

- Ma io scrivo rapporti, viaggio, mi pagano...

- ...anzi, perchè non provi a mandare il CV a quella multinazionale dell'energia?

- Ma veramente io lavoro già!!!

- Comunque, su, non ti abbattere, non demoralizzarti!!! Ti aspettiamo, eh. Vieni a trovarci a Roma. Speriamo di non incontrarci sempre e solo in queste tristi occasioni. Ciao Alcor!!!

Che io non debba demoralizzarmi, va bene. Per tutto il resto, a Roma ci vengo. Ma voi potete andare tranquillamente a cacare, e non cagare, perchè non siete di Milano.

E speriamo di incontrarci un par de balle. (Anche perché ho saputo pure che hanno votato per Alemanno...)
Sciò.

8 commenti:

  1. La tua scrittura è dissacrante dei luoghi comuni, sagace e testardamente fluida. Mi piace molto. Non sono solita dispensare complimenti, meno solita ancora fermarmi in un blog più di tre minuti a meno che rientri tra le mie selezioni in link.

    Qui mi piace. Mi piace il buon uso dell'italiano, e mi piace l'ironia e l'autoironia.

    Potrei dire di leggere un'anima affine.

    Ma forse mi sbilancerei troppo (rido).


    Saluti, tornerò.

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  2. Uhm, solitamente i complimenti mi turbano. Ma qui dentro facciamo autoanalisi. Perciò stavolta va bene... ;-)

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  3. A te i complimenti turbano, a me i complimenti infastidiscono. Non ti ho fatto dei complimenti. Ho detto quel che penso. E' diverso.

    (rido)

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  4. "Non sono solita dispensare complimenti..."


    Questa è una frase che contiene il suo opposto. Un'avversativa smorzata e sfumata.

    Un orpello inutile se non si intendesse manifestare la volontà di produrre un complimento, che viene abortita e frenata dall'inusualità dell'azione.

    Benché l'inusualità sia cagionata dal giusto fastidio che è proprio al complimento stesso.


    (rido anch'io, il "non detto" è più importante del "detto")

    Son contento che ogni tanto capiti qualcuno che mi consenta di slegare le briglie al cervello.

    C'è una penuria in giro...

    :-)

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  5. Nella frase "non sono solita dispensare complimenti" vi è una azione positiva, non vi è contenuto un opposto. Nè l'opposto è dato dal pensiero che ti ho manifestato.

    Ragazzo, slegare le briglie al cervello altrui è il mio mestiere, anche lavorativamente parlando.

    C'è penuria in giro, è vero.

    Perché ? Perché in fondo è difficile trovare chi ci è pari, quando abbiamo un concetto di noi stesso elevato, rispetto alla massa informe.

    (Rido).

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  6. Eh, ma io non mi sento affatto elevato. Forse fisicamente sì, ma moralmente proprio no...

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  7. Tze. Faccio finta, dico facico finta di prenderla per buona.

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