mercoledì 20 maggio 2015

Famous blue slippers

- Eccoti qui la tua roba, adesso puoi ricostruirti una vita, Alcor.

- I miei pantaloni, il mio maglione, il mio pigiama, i miei scarponi di quel capodanno di ghiaccio, c'è tutto.

- Sì, c'è tutto, puoi scomparire.

- E queste? Cosa significa?

- Mi sembra di ricordare che fossero tue.

Sono le quattro del mattino, è la fine di dicembre 
Ti sto scrivendo solo per sapere se stai meglio
New York è fredda, ma mi piace dove vivo
C’è musica in Clinton Street per tutta la sera
Ho sentito che stai costruendo la tua piccola casa in fondo al deserto
Tu stai vivendo per niente ora, spero che tu tenga qualche specie di nota


Potevano restare dov'erano. Nell'armadio a specchio, tra i sacchi del cibo per gatti, i piccoli guinzagli, e le giacche di ogni stagione. Ammassate nei ricordi della tua vita, come ogni ricordo sepolto dall'incedere dei giorni.
Le pantofole infilate di corsa nel carrello al supermercato in un sabato sera di inverno. Quando si sperimentava un'esistenza soltanto sfiorata. Non le ho mica scelte, quelle pantofole, presi quelle che costavano meno, quelle meno importanti. Le utilizzavo per stare in casa, a cucinare, ad aspettare, a guardare i film, ad osservarti libera nella tua dolce alcova.

Senza alcun nome, senza alcuna rilevanza tra le concrete sublimazioni di due vite intrecciate. Erano un'orma anonima su un sentiero che guardava a ben altre meraviglie.
Ma ci ho poggiato la solidità della mia presenza, in quelle pantofole blue.
E quando tra milioni di anni riappariranno tracce della nostra specie, quelle pantofole segneranno le orme di una vita in cui ho davvero creduto, nelle sue note, nei suoi rintocchi, nei suoi sbadigli, nelle sue sorprese.

Sognare e guardare nei medesimi istanti lascivi, pensare e toccare come a fissare quei momenti per sempre.

Poi è calato il silenzio che ha nascosto il rumore delle mie orme.
Chi è colui che cammina? Ma sei sicuro di quel che troverai in fondo a quell'armadio tutto sporco di impronte di mani grasse e maldestre?

Non devo lasciare mai il pettine sul termosifone, la plastica si scioglie al caldo ed è pericoloso respirare la plastica sciolta nell'aria.
Potrei non pettinarmi più, d'altra parte a che servirebbe? Sistemarsi i capelli non è affatto un segnale del risveglio di un'anima apparentemente morta.
Sono un fantasma, torno una voce che gridava da lontano di una terra sconosciuta.

Li riconosci i miei amici? I nostri amici. 
No, conosco più nessuno, anche la tua famiglia mi è ignota.

Lì c'è la tua roba, cosa aspetti ad andartene. Hai detto che ti serviva per esplorare le viscere della terra. Calarti da buchi nella roccia per osservare i millenni scolpire le pareti della storia dell'universo, e provare a esistere in questo flusso indistinto e ignaro della tua miserrima esperienza.

Non dimenticare le tue insignificanti pantofole blu. Ed ogni tanto raccontami come ti senti. Avresti potuto tornare a cercarmi, ma hai preferito un silenzio senza coraggio.
Mi sono ri-appeso nel cielo come ad una corda su una parete del cielo armata per sostenere la mia incapacità di aggrapparmi ai gradini della scaletta verso la vita.
Non ho nulla da perdonarmi. L'estate fa caldo, ed io ho bisogno di finestre aperte anche di notte, magari per provare a tornare a casa. Magari per provare a telegrafare i miei sogni attraverso la fredda brezza che trapela dal regno dei chirotteri.

Te ne sei andata il giorno in cui non ho potuto più raccontare il mio pezzo di storia nel millenario percorso della storia.
E l'estate fa caldo, quindi ho deciso di buttare via le mie vecchie pantofole che non hanno lasciato alcun segno.
Indosso queste adesso, provando a percorrere tutte le superfici che mi sono state negate.

Riporta via tutto. Non eri tu quello che cancellava il futuro senza risparmiare il passato? Come il Grande Fratello che modificava la storia ad ogni evenienza, rimuovendo dal tempo assoluto persino i ricordi e i rimpianti? Non eri tu colui che recideva ogni speranza, ogni memoria, ogni volto riconosciuto ed ogni fotografia? Non eri tu a non voler trattenere nemmeno un respiro prima di un tuffo in un mare sconosciuto?

Come pensi di poter cancellare il cielo e i suoi magnifici abitanti?

Come pensi di poter stracciare via le parole perfette e il letto su cui hanno giaciuto?

Guarda bene, forse qualche orma c'è ancora nella tua casa, dovresti lavar bene.
Un giorno non spirerà del vento freddo olandese, misto a pioggerellina, nei pressi di una stazione. Sul vetro della vetrina i nostri contorni sono ancora tracciati mentre sfidavamo la furia dell'aria. Ma quel vento vince, il freddo vince, e le mie mani non sono più calde. E sanno più toccare il mondo nel buio per ricordarne i contorni.
Il vento vince, e cancella le orme. Queste pantofole non hanno nome.

Si, e grazie, per le ansie che hai tolto dai suoi occhi
 Pensavo che fossero lì per sempre e quindi io non ci ho neanche mai provato

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