- ...solo il filetto di pollo, grazie.
- hai paura stavolta?
- ho sempre avuto paura.
Hai pulito bene la gabbia oggi pomeriggio, prima di venire fuori? Quelle grate sbilenche che filtrano male la luce del mattino sono un vestito attillato, credo di una taglia più stretto. Sagomato sul tuo profilo, modellato sulle tue aspettative. Su quelle sconvolgenti proiezioni del tuo essere in cui ciò che appare bello è tenuto a riconoscersi.
L'età ha forse creato un'intercapedine tra una sbarra e la tua pelle? Vorrei provare a soffiare attraverso queste fessure ombrate, e farti venire il solletico, per trovare un brivido in fondo alla protezione accurata di questa disadattata veste.
Mi accomodo sulla poltrona a fissare l'ordine della normalità, e a contemplare con sguardo elegiaco le trasformazioni occorse nel frattempo.
Ho una cura da somministrare al mio animo, ma preferisco scrivere ricette per chi mi ascolta vanamente.
Paghiamo a metà, sì da non avere debiti l'un l'altro, nulla che prefiguri scambi di sorta, o carenze, o abbondanze.
Cercare è una pratica da giovani speranzosi, riemergere senza motivo è un salvacondotto della maturità verso il ripostiglio delle intemperanze nostalgiche. Le parole sono importanti.
Questo vestito non si addice certo ad un posto nella platea di reprobi vincitori. Ti permetterà piuttosto di assistere allo spettacolo da un palchetto defilato, dove lo sguardo degli attori non si incrocerà mai col tuo, e starai al sicuro.
Ma copriti, fa freddo.
Io non conosco altro tuo profilo che questo.