venerdì 21 febbraio 2014

Pensionati

Collega che mi telefoni mentre sono tre ore che ascolto Mentana con l'inquadratura fissa su una porta che non s'apre, con il toto-ministri in loop, e mi rammenti i giorni trascorsi insieme tra zona telecomunicazioni, terminali, prefetture, invio dati, ispezioni, sigarette, trasferte.
Provi una nostalgia che ti ha financo spinto a chiamarmi per ben due volte in tre mesi. Noi che ci si sentiva al ritmo di una cometa di Halley.
Ebbene, non indugiare nella tristezza dell'anzianità che irrompe bruscamente nel quotidiano andare dei tuoi giorni, celando  l'angoscioso approssimarsi della tua fine col più nobile abito del ricordo lieto di una maturità proletaria e consegnata da tempo all'INPS.

Rimembra tosto il nervosismo di quegli uffici, le inefficienze burocratiche, gli stress dei sottoposti inconcludenti, e le ansie di collaboratori poco dediti alla fatica. Ricorda i mal di testa, i colpi di tosse, il desiderio magnetico di riporre il cartellino nel suo tabernacolo naturale.
Ecco, rimembra gli attimi di libertà assaporati fuori dall'ambiente tossico dei nostri uffici, rimembra con concentrazione l'insalubrità di quei giorni.

Rimembra e tira un respiro profondo. Bravo, adesso spingi fuori l'aria inspirata. Sì, è lui. Il rimpianto che se ne va.

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