Il concetto di fondo è il seguente: traferire la libertà in un alveo esclusivamente introspettivo, amplificarne i recinti angusti, e le pareti strette. Pescare la forma dell'inesorabile dal secchiello in cui possiamo conservarla, e riscoprire la fuga come atto di presa di coscienza per dominare il mortifero inesorabile.
Ma la fuga non è intendersi unicamente come atto di ribellione e contravvenzione alle convenzioni (steccati) dell'umano persistere. La fuga è l'accendere la luce sul cammino, la fuga è una chiave interpretativa. La fuga è un confronto a doppio binario con se stessi e con gli altri. La fuga è voler misurare le distanze provocate dall'incursione di migliaia di variabili impazzite.
Una riscoperta in cui anche l'immobilismo appare dinamico su una traiettoria costante, sapendo che tutti i tragitti terminano "inesorabilemente" verso un muro. Si può decidere di correre o di restare immoti su un pianeta destinato a collassare.
Ok, ho finito di recensire le idee di una notte insonne, insidiata dai malware della mente, a proposito di una storia che vorrei essere bravo a saper scrivere.
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