sabato 31 ottobre 2009

Alcor calling

- Va bene, se mi va ti chiamo dopo...

- Dopo non posso.

- Ok, non importa..

- Ora sto andando, chiamami tra 5 minuti.

- Tra 5 minuti? E che senso avrebbe?

- E allora dimmi adesso.

- Che cosa devo dirti?

- Quello che mi avresti detto se mi avessi chiamato.

- Ma non ho nulla di preciso da dirti..

- E allora?

- Hai presente quelle telefonate senza motivo che si fanno talvolta, di tanto in tanto, e verso le quali sarebbe auspicabile comunque non prendere un malsano vizio che induce a litigi isterici e irrazionali quando queste vengono inopinatamente a mancare? Ecco, quelle...

venerdì 23 ottobre 2009

La corsa al seggio

Le sette di sera di una serata piena di nebbia. Le votazioni sarebbero state dichiarate concluse alle ore 20. Quelli della presunta minoranza paventavano già ricorsi per sospetti brogli, e avevano ragione. Strane e patetiche liste di proscrizione spuntavano dalle tasche di vistose giacche di velluto marrone.
Gli scrutatori boccheggiavano alla fame e alla noia. Qualcuno riempiva i propri polmoni di fuliggine.

Il presidente aveva mangiato involtini di melanzane con mortadella e formaggio, era già al quinto caffè, ma non c'era verso: la stitichezza non sembrava avvertire le inondazioni di grappa e bicarbonato.

Qualcuno inveiva sullo spreco di denaro in manifesti, qualcun altro poneva in risalto la contraddizione insanabile del nostro secolo: definirsi democratici ed eleggere assemblee con le liste bloccate.
Si chiudeva un occhio sui troppi fac-simile che riempivano il seggio.

Il dibattito più acceso si concentrava sulla possibilità di attendere il termine della funzione in chiesa madre, per consentire ai cattolici di poter esercitare il proprio diritto, in conformità al Patto Gentiloni del 1913.

Qualcuno, accigliato, controllava il quadrante del proprio orologio con il cinturino di pelle nera, sfoderandolo sotto l'orlo del proprio maglioncino verde padano. Qualcun altro tardava ad arrivare, facendo aggravare a suo carico il macigno delle accuse di disimpegno.

La troppa gente ad osservare, e la mancanza di una serratura alla porta del bagno rappresentavano per il presidente minacce che stimolavano ulteriormente il suo desiderio di sbrigarsi.

E fu così che i tanto paventati brogli, e un'insperata avvisaglia di brusco risveglio del suo retto, rimpinguarono la solerzia con cui contava e ricontava i nomi apposti nell'albo degli elettori.

Ma lo scrutinio incombeva in tutta la sua sconcertante lentezza.

- Che cazzo di fine hai fatto? Non hai ancora votato! - contestò un astante ad un baffuto signorotto appena giunto.

- Perdonami, ho dovuto dormire. Stanotte non ho chiuso occhio. S. mi ha telefonato alle 3.00 di notte per farmi precipitare a casa sua ad uccidere un ragno formato King Kong che si annidava nella doccia. Queste son cose che destabilizzano.

Pochi minuti alle 20.00. Lo scrutinio era alle porte. E finalmente il presidente dichiarò concluse le operazioni di voto, destando le nevrosi dei candidati, e mobilitando i sederi degli scrutatori che si scossero sui lignei sedili.

In quel momento egli avvertì una spruzzata di acido gastrico e un tonfo in fondo all'addome. Il momento sembrava essere finalmente giunto.
All'atto della chiusura del voto per le primarie, il suo intestino rimboschito di enterogermina aveva lanciato il sengnale: stitichezza interrotta, il tempo della leggerezza dell'essere poteva compiersi secondo le scritture.

Incurante della natura del miracolo, se fosse stato chimico farmacologico, o adrenalinico per l'alta responsabilità di dover dirigere il contributo di duecento individui alla causa congressuale del partito, poco importanva.
Di certo una sola cosa agitava la sua mente, e la sua pancia: la breccia che si era spalancata nel suo intimo mistero doloroso.

Una scheda dopo l'altra... e benedette furono le liste bloccate così parche nel richiedere zelanti verifiche! L'attimo del bing bang era preceduto da fughe benigne che egli tendeva a rendere il meno percettibili possibili, sebbene avrebbe voluto giubilare come un volpino festante dinanzi al padrone che mostra il guinzaglio per la passeggiata urinatoria.

Nessuna protesta, la conta dei voti galoppava a ritmo felino. Gli altri segnavano, smorfiosi, a volte stupiti, in ultimo sospettosi.
Qualcuno aveva preso una decina di voti non previsti. E gli occhi correvano alla ricerca di qualche ghigno rivelatore del franco tiratore da mettere alla berlina.

Ma il presidente non temeva. L'uscita del tunnel si faceva più chiara. E mancava poco, solo le firme sui registi, affidando a qualcun altro il compito di inviare il messaggio alla federazione provinciale sull'esito delle urne democraticamente protette.

Perché a lui non interessava commentare, a lui premeva l'ansia e l'impazienza della sua libertà.
Si fiondò via.

Raggiunse la sua abitazione a piano terra. La moglie gli chiese se necessitava della sua solita tisana, ma lui rifiutò gaudente dicendo che quella sera, finalmente, non ne avrebbe avuto bisogno.

Ecco il suo seggio. La tazza a forma di conchiglia adriatica era pronto ad accoglierlo come un padre che perdona il figliol prodigo, o il culo avaro.

Si calò le brache avvertendo già il count-down di Houston.

Si sedette, sospirando, e poi gemendo, strizzando gli occhi e mettendo in tensione ogni nervo del suo corpo, pronto per sganciare...

Ancora qualche istante di tensione per rendere più glorioso il momento...

Ancora un attimo...

Dai, che ce la puoi fare... il bidet sarà il palliativo di ristoro dopo tanta corsa...

Uno sforzo...

Un altro...

Niente. Il suo ano non produsse nulla.

Guardava consternatamente in mezzo alle sue gambe il fondo del gabinetto immune da ogni traccia di cacca.
E allentò tutto nell'ennesima, sciocca pisciata in femminile posa.

Tirò lo sciacquone e si riallacciò con dignità la cinta. La vergogna si riparò alle spalle del nodo alla cravatta che strinse con vigore e fierezza.

Non bevette la tisana della moglie obesa. Spense la TV che parlava delle centinaia di migliaia di votanti al congresso.
Andò a dormire come ogni sera, tra stitiche nevrosi ed emorroidi.

martedì 20 ottobre 2009

Misunderstood

- Alcor, ho capito che di me non te ne frega niente.

- Oh, no! Devo aver sbagliato qualcosa allora...

- Perchè? Mi sbaglio?

- No... è che non dovevi accorgertene così presto.

sabato 17 ottobre 2009

Discorsi da Pi Di

Il vademecum con le frasi essenziali che è necessario imparare se si vuol diventare dirigente del centro-sinistra.

Non siamo una corrente, siamo solo un gruppo organizzato che tende prevalentemente a tutelare se stesso.

Se continuate così, rischiamo la scissione.

Quanto mi date?

I presupposti per vincere ci sarebbero, anche se, insomma, ci sono dei problemi perchè si sono verificati dei contrasti.

Ma dobbiamo puntare al centro.

Almeno entro i confini della tazza. Attento a non pisciare fuori, ché soldi per far venire la donna delle pulizie non ne stanno.

I giovani hanno rotto il cazzo.

In passato vi erano diverse posizioni che rivendicavano eguale visibilità, e poi si sono prodotte frammentazioni che si sono acuite.

Qualcuno è rimasto scontento e ha già deciso che non prenderà posizione.

Le liste sono pronte però ci sono stati casini.

Occorreva bilanciare le componenti.

Probabilmente abbiamo fatto degli errori.

Occorre una verifica.

Su quel territorio ci sono uno di quello, tre di quell'altro, due non si sa chi siano.

Abbiamo mal di pancia.

Le birre in sezione costano di meno, ma non dimenticare di portare indietro il vuoto a rendere.

Dimenticavo, non si chiamano più sezioni, ma circoli.

Ma le donne dove sono?

E le puttane?

Scusate ma quel quadro sul cesso di chi è? Sarà mica un Papa?

Chi stava ieri sera a Porta a Porta?

Pare che i criteri siano stati sbagliati.

Là si stanno lamentando.

Si tratta di un'operazione di profonda tristezza collettiva.


mercoledì 14 ottobre 2009

Epifania canaglia

Il mio pessimismo si misura dal fatto che dimentico sempre la scatola dei preservativi nel cassetto del comodino.

lunedì 12 ottobre 2009

When it doesn't make sense...

Che fosse veritiero o meno, ho visto un quadro che avrei battezzato così: "il futuro e il terrore".

Quell'immagine si sovrapponeva poi a quella di due donzelle lasciate sole a bagnarsi sotto la pioggia perché il car service serale registrava altre priorità vaginali da rispettare.
E tutto questo si combinava nella mia mente con la logica delle liste bloccate, che ha tasformato l'orizzonte democratico in un selciato cingente un campo di patate transgeniche e drogate.

Mangiatevele e morite, bastardi.

Tutto si manifesta nella sua assurdità più variopinta, come un'inestricabilmente distorta allocazione delle risorse. L'efficienza dinamica sta all'esistenza come un innocente ranocchio starebbe a Godzilla.

... ché alla fine è una gran rottura di palle, quando ti accorgi che la vita non ha senso non soltanto in stupidi paragrafi forbiti...

... e tutti quei tastieroscritti con dedica, melliflui e commoventi, che mi guardano e mi spernacchiano per lo spreco di vocaboli, e che vorrei tanto avessero ciascuno una qualunque forma umana per affondare le mie dita nel sangue...

... e quella convinzione che così si sta benissimo, che stando così bene potrei stare bene in qualsiasi condizione, ma se stessi diversamente sarebbe meglio.

Ma perdere un pacchetto di sigarette intero, e restare bloccati nel nulla per un coglione che parcheggia in doppia fila... di questo... no. Non riesco a farmene una ragione.

- Hai dormito bene, Alcor? - disse sollevandosi stentatamente dal materasso. Lui le guardò gli occhi azzurri che aveva aspettato per tutta la notte castigati dalle palpebre perplesse. Poi rispose.

- Per niente. Non trovavo il secchio della nutella.

venerdì 2 ottobre 2009

Ateo teologico esistenziale

In macchina ascolto la radio raramente. Qualche volta mi capita di beccare una qualsiasi canzone che mi piace.

Qualche volta succede che mentre ascolto questa qualsiasi canzone che mi piace, la ricezione sia disturbata dalle frequenze di Radio Maria.
E dopo un frastornante babelico fruscio, il pezzo rock che mi garbava si tramuta in un prepotente rosario mariano.

L'unica frequenza che arriva ovunque. Questa è violenza pura, è lo strisciante decorso della civiltà che intoppa in queste ingerenze post-gregoriane.

giovedì 1 ottobre 2009

Bisogno di uova

- Vuoi una?

- Alcor... fumare fa venire il cancro... no.

- Ehi, siamo cresciuti a Taranto, non ti è mai venuto in mente che a furia di fare l'aerosol al gusto di Enipower ci abbiano già destinato lo sconto di pena?
Uhm... Philip Morris, non se ne trovano a New York, sai?

- Ma lì costano un botto...

- Lasciamo perdere, non ho il coraggio di guardare il mio estratto conto. Se mi avvicino ad un bancomat anzichè i contanti ritiro una pernacchia.
Tu non puoi capire che soddisfazione tornare a casa e non ricordare più dove sono conservate le fette biscottate. Sono di quei segnali che mettono fine al complesso Edipico, capisci?
Scatta poi la maturità vera quando cominciano le divergenze con la madre su come lavare le stoviglie. Pensavo di organizzare un congresso a mozioni con il vicinato, e poi fare le primarie con tutto il paese.

- Ed ora come butta?

- mmm......

- Hai chiamato...

- No... non ancora...

- Non ancora??? Cristo, hai intenzione davvero di chiamare?

- Ma tanto non risponde.