sabato 4 luglio 2009

Sulla triplice presa per il culo del principio del partito liquido

Un leader eletto a primarie universali da milioni di persone, per lo più scazzate, costrette, e incapaci di capire cosa e perché votano.
Capiscono solo che devono lasciare ogni volta dalle 3 alle 5 euro.

Egli deve dar conto a milioni di persone, ad un'entità numericamente indistinta da rendere pressoché atomizzata la responsabilità per le proprie azioni.
Un sistema cesaristico senza i contrappesi tipici di un sistema presidenziale.
La democrazia, al contrario, si qualifica in primo luogo con la precisa imputabilità delle responsabilità pubbliche.

Rileggiamo Locke.

Il leader siffatto è qualcuno che fa i cazzi suoi in maniera assoluta praticamente. Che è anche capace di pensare che da solo può aspirare a governare una nazione più complicata della psiche femminile.

Un modello di indicazione della leadership estremamente bloccato, dove la mediaticità e la notorietà rendono la partita delle primarie olisticamente contendibile fra le solite facce.
O peggio, accompagnato con qualche astro nascente  svezzato nella incubatrice di youtube.

La contesa avviene su basi paragonabili al televoto dello zecchino d'oro, anziché sulla discussione dei progammi e su un serio dibattito sulle alternative in campo.
E' vero, le sfumature personali non saranno mai del tutto valorizzate,  ma almeno ho l'oppurtinità di discuterne in sezione con quattro amici, bevendo una birra e giocando al tressette.
E si sa, qualche volta elaborare pensieri fini a se stessi non è proprio un macabro esercizio.

Sulla mia testa gravano 800.000 euro di debito pubblico finché campo. La spesa pubblica  finanzia in maniera preminente pensioni e servizi sociali, tralasciando i trasferimenti in conto capitale che generano ricchezza e lavoro per i giovani;  gli ammortizzatori sociali si chiamano social card e cassa integrazione.
Chi non ha nulla, non esiste proprio.

Sono castrato dalla persitenza degli ordini professionali, e ho buttato 5 anni della mia vita per un titolo di studio che non assorbe nemmeno l'orina che straripa dalla tazza del cesso.
La spesa per l'istruzione è pari a quella che il mio ottimo presidente della Provincia spende per costruire scuole e ristrutturarne altre.

Facevo il ricercatore gratis, e poi mi sono rotto il cazzo.

Altro che simpatia, Debora.

La democrazia è un bene con cui è meglio non abusare.
Delicato e fragile.

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