domenica 31 ottobre 2010

Hello wind



Tutti si credono un po' cuori sanguinanti, ed un po' artisti, quando hanno una qualche fregatura da tamponare con un banale poemetto emostatico.

Regressioni nella Pangea di una notte in cui si stenta a sedare l'anima nella naftalina di qualche pensiero di ripiego e di riserva.

Dolly, modificare l'umore di un uomo con involontari gesti è come giocare a fare cerchi concentrici nella diga del Vayont.

Oh, Dolly, piove. Va tutto bene Dolly, non aver paura.
Il tuo inquieto odore si gonfia ad ogni centimetro recuperato dalle mie scarpe lorde e pesanti. Piove, ed il tuo odore è quello delle felci che si imbellettano con le gocce di pioggia e presenziano al galà della notte sibilando desiderio e impazienza.

La corda è tesa, Dolly, ma ci sono qua io a liberarti dalle tue ansie. Questo impermeabile chiaro imbevuto di pioggia è impostore vicario di una Luna che ha abbandonato questi cieli.
Dolce, generosa Dolly che osservi disdegnosamente ogni cosa immobile roteando le smeraldine pupille quasi sino a far luce alle tue spalle. Non impegnarti a tremare ma accosta il tuo capo sul mio petto e sotterra ogni giacimento di rivalsa. Così, pudica e quieta, il viso rischiarato delle nuvole si specchia nel solco bramoso delle tue labbra piegate sulla mia camicia.

Dolly, non occorre  che tu parli, io ti solleverò dal carico di questa partita. Dimenticherai i tuoi affanni, allontanando le iniquità che hanno albergato nelle tue tende. Tu che mi hai decriptato la sorte in un sorriso su cui depongo la finora ricusata meraviglia della mia progenie.

Oh Dolly, alzerai la fronte e sarai sicura, e  senza timore. E la tua vita brillerà più del meriggio. Baciami così, Dolly, il buio sarà come il mattino.
Starai sicura perchè ora c'è di che sperare, ti guarderai intorno tranquilla e riposerai. Ti adagerai e nessuno ti turberà, molti invece tenteranno di corteggiarti.

Ma gli occhi dei malvagi languiranno, per essi non c'è più scampo e la loro speranza esala in soffio.

Ti amo, Dolly.

La lama del mio coltello fende la notte, le esalazioni, e il tuo petto.

Quanta vita scorgo ancora nei tuoi occhi, quanta innaturale calma ti priva del tuo peso, e ti dilegua fra i rimbalzi della pioggia. Indurisci il tuo abbandono sul mio petto, Dolly.
Quel tuo profumo di smeralda felce piangente è ancora lindo.



sabato 23 ottobre 2010

Justice

Qualcuno vada a piazzare del tritolo nella palestra di fronte casa mia, perché io ho mal di schiena e non posso muovermi.
Grazie.

mercoledì 13 ottobre 2010

Cruel intentions

Di tanto in tanto si concedeva qualche passatempo. Fumare una sigaretta nel balcone del suo ufficio, e spegnere la consunta cicca sulle ali di qualche insetto indugiante sulla parete.

Questo perché la crudeltà non ha bisogno di buone ragioni per manifestarsi.

venerdì 8 ottobre 2010

Back upping life

Per sentirmi ancora più bi-cromaticamente fausto nell'antico vezzo, anziché il tempera-matite usai un coltello da raccoglitore di funghi, per spuntare la matita con cui tornai a sottolineare i volumi.

Dopo tanto tempo. E tornarono a chiamarlo prof.
Quando non occorreva più nemmeno la barba a sancire il lasso di tempo speso ad esistere formalmente.

Quella stazione offriva cubature abitative senza feritoie in cielo, che mietevano presto il mattino autunnale. Da lì erano state sigarette ansiose, valigie zoppe e sformate, e tramezzini col tonno e salmone.
Cimeli jacopini verso un hub delle ambizioni proteso verso vasti bacini di tetti stranieri, loggie di speranza larghe quanto le pazienti cosce di una puttana. Dove sembrava possibile sistemare i mattoncini e le intercapedini in modo tale da produrre una discreta coerenza cogli insegnamenti pagati caramente ai refrattari depositati ai bordi del binario di partenza.

Ogni tanto si scorge qualche fumo lontano dalle balaustre del porticciolo, e gli ultimi ciuffi della coda montuosa tra le cui estremità è narrata con dovizia tutta l'epica di un distacco.
Che come un faro stanco, affanna la sua rotazione intorno all'asse del proprio coraggio. Mansueta e ubbidiente luce  esso posa sulle rotte tracciate da chiglie più affilate.


Dà l'idea di poter passare, di dover smettere, e mi scova ancora.