domenica 16 novembre 2008

Era solo un pupo






Fu un vero raccoglimento quegl'istanti rari che l'avara vita concede, di vera grande oggettività in cui si cessa finalmente di credersi e sentirsi vittima. In mezzo a quel verde rilevato tanto deliziosamente da quegli sprazzi di sole, seppi sorridere alla mia vita ed anche alla mia malattia. La donna vi ebbe un'importanza enorme. Magari a pezzi, i suoi piedini, la sua cintura, la sua bocca, riempirono i miei giorni.
E rivedendo la mia vita e anche la mia malattia le amai, le intesi!
Com'era stata più bella la mia vita che no quella dei cosiddetti sani, coloro che picchiavano e avrebbero voluto picchiare la loro donna ogni giorno salvo in certi momenti. Io, invece, ero stato accompagnato sempre dall'amore.
Da me la vita non fu mai privata del desiderio e l'illusione rinacque subito intera dopo ogni naufragio, nel sogno di membra, di voci, di atteggiamenti più perfetti.



Italo Svevo - La Coscienza di Zeno



giovedì 13 novembre 2008

Siate insipidi, siate scrotologoranti, siate banali e superficiali come la reflua schiuma che invecchia le onde.

Siate distratti come una foglia di mandorlo desta a febbraio e poi fottuta dall'inverno; siate lesti a fuggire le responsabilità, come un cane randagio che si lascia scappare l'osso marcio dalle fauci, alla prima faina che spia alla sua destra.

Siate irrisori ed inutili qualunquisti che battete strade senza marciapiede e segnaletica orizzontale.

Siate funzionali al mondo come una pista ciclabile al campo santo.

Siate, siate, e non rompete il cazzo a quelli come me, che alla vostra vergogna antepongono un Pinot Nero, una candela di oppio, e una pagina bianca puntellata da goccie di un inchiostro trasparente, con le mani in tasca e il naso pigro.

martedì 11 novembre 2008

25


Cazzo mamma, ti avevo chiesto il tiramisù.
Non la solita torta di mele con la margarina e la crema pasticciera!
 
Ma come?
Ti arrabbi! Mi intimi di imparare a prepararmi i dolci da solo? Vuoi proprio rimuovere quest'ultima ragione d'amore fra di noi, mamma?

Vuoi recidere queste ultime cellule del cordone ombelicale che raggomitola la mia solitudine e la mia alienazione?
Vuoi davvero uscire dal muro e fottere Edipo? E fai pure, fai... poi non piangere.




Mamma ti ama, figliolo,
E pure papà.
Ed il mare sembra tiepido,
ed il cielo pare azzurro.

Ma non andare a pattinare sul ghiaccio sottile. Come sulla vita.
Portandoti dietro silenziosi rimproveri,
di milioni di occhi in lacrime.
Il ghiaccio crepa ai tuoi piedi.

Scivoli fuori dai tuoi abissi e fuori di testa
Senti? La paura ti scivola dietro...
Mentre graffi.

- Cazzo fischi, Alcor?


- E nuda è la strada e i binari e le insegne e nuda sei tu...  il mondo ora è nudo, se non lo copre il tuo sguardo...





domenica 9 novembre 2008

21





Ho già sulle spalle un bel fardello di cose passate.
E quelle future?


Che sia per questo, per non sentire il peso di tutto questo, che continuo a non prender nulla sul serio?

venerdì 7 novembre 2008

18


- Buon giorno Prof.

- Uè, il dott. Alcor... Che ci fai qui?

- Niente, sostituisco un suo collega per qualche ora di ricevimento con gli studenti.

- Chi sostituisci?

- Il prof. XXXXXXXX

- Ah, capisco, XXXXXXXX ha rotto i coglioni.

- Son d'accordo con lei Prof.

- Bene, Alcor, andiamo a farci il caffè.

- Subito Prof.

mercoledì 5 novembre 2008

15


- Ma com'è che devo essere?

- Stronza. Indecisa. Ma stronza.


Stasera ultima sigaretta.
Così parlò Zeno Cosini.
14


Un cappotto.
 Grazie Americani, la prossima volta delocalizziamo anche le nostre elezioni.
Potete prestarci qualche ispanico, o qualche afro-americano?
Sennò prestateci direttamente i coniugi Obama.

Oggi vi amo tutti, con qualche eccezione ovviamente.

martedì 4 novembre 2008

Alcor live24, finché resto sveglio

13


Prologo


Signori cari, non voglio apparire né eccessivamente disfattista, né sembrare come colui che rema contro sempre e a prescindere.
Obama ci ha emozionato come un'opera d'arte. Ci ha aperto le mani e ci ha consegnato un sogno in quella parola che ha trionfato ampiamente sugli striscioni: CHANGE.
Come un'opera d'arte non importa quello che quest uomo ha raccontato, non importano tanto i contenuti, ma la scelta delle parole, la commozione. La positività che si emana per ciò che si rappresenta.

Questa persona potrebbe irretirci con delle cacate pazzeche, ma le dice lui, e le dice alla sua maniera.
Per questo affascina, mentre l'altro ingenera alla carità di una badante.
Bastava vederlo saltellare come una trottola sotto le note di Gonna Fly Now per farci venire voglia di abolire  il sistema previdenziale da ogni modello di Welfare State. Vedere ballare McCain, non so a voi, ma a me ha indotto a pensare che gli anziani dovrebbero morire di fame anziché disperdere le risorse dell'erario.

Poi leggo i programmi elettorali di entrambi, e nonostante qualche rimarchevole differenza ,leggo stronzate pazzesche da entrambe le parti ad esempio sulla politica energetica: Obama è per il biogas e McCain per nuove centrali nucleari o per la trivellazione di nuovi giacimenti petroliferi.
Leggo con qualche costernazione le perplessità di Obama sul NAFTA perché il Messico fa paura, nonostante una maggiore attenzione verso le iniziative del WTO, ed abbiamo il Doha Round che è sostanzialmente fallente. Manca tuttora una visione vera e GIUSTA di questo cazzo di mondo. Il che mi porta a pensare che in ogni caso non esisterà mai una filantropia condivisa che conduca ad una leadership mondiale realmente incline al benessere generale.
Occorrono passi lenti e pensieri lunghi ed il tradizionale approccio multilaterale dei Democratici quanto resterà immune dalle tentazioni protezionistiche indotte dalla crisi finanziaria?

Forse a salvarci sarà ancora una volta la Cina, con le massicce e irrinunciabili acquisizioni di titoli di debito americano. Le interazioni internazionali nei mercati finanziari comunque garantiscono aperture e non arroccamenti.
Certo vedere gli States a 90° che si fanno inculare dagli eredi di Mao non è una bella immagine per gli occidentali. Soprattutto se nel Vecchio Continente anziché partecipare all'orgia si preferisce assistere inermi e col cazzo in mano per via dei ritardi strutturali, e per un mercato interno tuttora bloccato dalla ritrosia degli Stati Membri ad avere una visione politica ed economica unitaria.

Il Ministro italiano delle politiche agricole che si vanta di aver salvaguardato gli interessi delle aziende agricole italiane minacciate dall'abolizione dei dazi, ci dà un'idea della preparazione mesozoica dei nostri politicanti da 4 sesterzi che ci ritroviamo.
LI AVETE VOTATI VOI. Bastardi

Comunque, le cavolate raccontate in campagna elettorale in America contano quanto un borlotto sparato nello spazio aperto. Perché in USA una cosa l'hanno capita bene nell'era dell'ITC e dei mass-media. Che sono aumentate le persone che si informano, è vero, ma si è polarizzata anche la massa dei coglioni proletari.
Che la manipolazione è più fattibile, e che il linguaggio è davvero un discrimine nuovo per schiavizzare la percezione dei valori. Libertà, eguaglianza, giustizia non sono più concetti puri come li descriverebbe Kant. Sono dei prodotti corrotti dai messaggi che si vuole che il popolo percepisca.
Come gli spot sulla legge Biagi nel 2003. Ricordate?
Dicevano: "che bello il lavoro flessibile o part-time, viene incontro alle mie esigenze di avere più tempo libero per me stesso e per la mia famiglia". Imbecille, col precariato non avrai mai una famiglia.
Il non lavoro diventa bello perché consente di avere tempo libero. Diventa un valore.
La "libertà" è la carta bianca per i governanti, e la giustizia è consentire a chi governa di farlo industurbato. La democrazia non è consentire a tutti di poter essere partecipe del proprio destino, ma una clava che la maggioranza (relativa) utilizza per annichilire e smerdare le minoranze.

Per questa ragione, un'unica cosa importa nelle elezioni: conquistare il potere. A qualunque mezzo.
Fatto questo, con un po' d'astuzia ed un po' di belle parole, si cerca di attuare il proprio programma tenendo ben presente una cosa: mantenere salda la maniera con cui prendere per il culo il popolo. Se possibile, però, farlo senza cadere nell'illecito. Occore fortuna e intelligenza. E spesso la prima è una diretta conseguenza della seconda.
Per questa ragione voglio che vinca Obama, ma mi curo poco di quello che ha detto finora. Perché negli USA hanno capito il gioco, e finora hanno solo fatto spettacolo per guadagnare Camp David.
Bush nel 2000, ad esempio, era quello di una politica estera "mite" durante i suoi discorsi da conventions, e poi ha fracassato il cazzo in quella maniera a tutto il sistema solare.

Questa è la politica, un'arte che mette l'uno in relazione con i tutti, la più alta forma di carità (Paolo VI), ma un compromesso non indolore con le contraddizioni, le spinte e le irrazionalità profonde che turbano comunque in fondo ai bisogni dei tanti.

Non vi piace? Fa schifo? Vi sembra una cosa sporca?
Benvenuti nel genere umano.

Chiedete scusa ad Hobbes e a Machiavelli.





McCAIN, veffengul au louvre.


00:00 - Qualche minuto fa, da YouDEM - Giornalista incompetente e sen. Latorre. Esempi lapalissiani di ciucciaggine indotta dalla retorica:

"- sen. Latorre, un democratico come lei che cosa invidierebbe ai democratici americani?

- innanzi tutto, mi augurerei di poter vincere..."

MA CHE CAZZO DI DOMANDE FATE? (per non parlare della risposta...)

00:50 - YouDEM fa cacare. Ancora non mi si è rotto il cazzo. Vedo Matrix.

01:04 - Primi exit-poll. Il Kentucky andrebbe a McCain, il Vermont a Obama, come nel 2004;  perderemmo 8 - 3. Mio padre è andato a letto, Frattini e Veltroni anche, ma mio padre russa. Ho collocato vicino alla mia poltrona un gigante vassoio di nutella. Oltre che lenire le improbabili angosce amorose, la nutella funge da protezione gastrica per ascoltare Carlo Rossella.
Voglio uscire di casa, e gridare. Magari appendermi alle inferriate di un cancello.

01:26 - La Virginia non si sa a chi va. Frattini non è andato a letto, è andato a Porta a Porta, e sta intimidendo gli italiani dicendo che Obama ci chiederà un maggior impegno in Afghanistan. Perché siamo tutti uguali... wafer alla nocciola.

01:55 - South Carolina a McCain, come nel 2004. 16 - 3. Comincio ad essere un po' pessimista.  Che faccio, rollo la mia canna? Mamma mia quanto è bona la Melandri...

02:02 - Obama 77 - McCain 34. Anguria bianca che diluisce l'urina.

02:30 - Forza che rischiamo di fottere pure il Texas!



sonno



12


- Molto bello, Alcor. Però, sinceramente, sono stufa di questa tua aria melensa e melanconica. Vuoi ballare?

- Perchè no? Tu sei Jennifer Beals?



...di nuovo cambiano le cose
di nuovo cambio luna e quartiere
come cambia l'orizzonte, il tempo, il modo di vedere
cambio posto e chiedo scusa
ma qui non c'è nessuno come me...




domenica 2 novembre 2008

La favola del nipote cambiato

10






Non guardarmi in quella maniera, assottigliando le labbra e sbracciando le ciglia. Com'io modifico nella mia immaginazione la tua smorfia. Perché sicuramente sarai indifferente, come nella foto che stavolta non ho guardato. Il fatto è che nonostante siano trascorsi quindici anni, proprio non riesco ancora a individuarti all'interno di quel prismoide di legno lucido e castano.
E neppure dietro quella tenda di marmo verdognolo con sfumature venose come la mano di un anziano. Come un vetro che si traveste da specchio, è quella lapide dove posso scavare il mio volto piegato come un bassorilievo.
Quest'anno, da mascalzone che sono, non mi sono presentato.
E te lo dico adesso, francamente. Non mi presenterò nemmeno il prossimo anno. E neanche a Natale e a Pasqua. E nemmeno il giorno del tuo compleanno. Nemmeno il giorno dell'anniversario del tuo commiato.
Correva l'anno 1993. Mia zia osservava i balconi pieni di fiori e ciascun oggetto che nasceva al suo sguardo sapeva raccontare lo strazio della tua morte. Persino un davanzale anonimo, freddo, e straniero che si faceva mordere dalla brina di settembre con noncurante scazzaggine.
Più o meno la medesima che mi sta inflaccidando le ossa delle gambe in questi giorni di magra e fame.

Quel pomeriggio mi facevano schifo i ragazzetti che urlavano smontando i relitti di una giostrina arrugginita e rossastra, ridendo a qualche metro dalle lacrime sordide di mia madre.
Con un po' di istrionismo ortografico, il giorno dopo ho trasformato il 9 in una G, ed il 3 in una F. Mi firmo con una data.
Ma lì, dove sei ubicato attualmente, non ci voglio rimettere piede.

Il binocolo che mi hai lasciato per scrutare le stelle devo ancora farlo riparare. La lente destra deve essersi distorta. Anche se dubito che si riesca a trovare un ottico capace per risistemare simili gioiellini. Male che vada socchiudo un occhio e tiro avanti. Come nella vita.

Volevo avvisarti di alcune cose, nonno. Il PD non riesce a far breccia nell'elettorato bifolco. Se riesco a metter mano su qualche documento, stavo pensando di servirmi meschinamente del tuo nome per praticare una sorta di ricatto morale verso gli ex coloni a cui tu hai consentito di coltivare i campi e cibarsi di gelsi e castagne. O a quello che ne resta, visto che io corro verso i tristissimi trentanni, col brizzolo adelante, ed il contado è ridotto ad una generazione con la memoria appiombata.  
Lo so, sarebbe anche una pratica democristiana. Ma tu approverai. Del resto, è quello l'ambiente in cui ho vissuto.

Chissà se te lo saresti mai immaginato che io avrei ripercorso le tue orme, muovendo i primi passi all'ombra di una quercia che voleva risciacquare la muffa depositata sulla falce e il martello.
Una donna prematuramente vedova, una "compagna", che conoscevo per la sua funzione di addetta alle braciole alla festa de L'Unità,  nonché per la fama di spalanca-gambe in favore della nomenklatura leninista locale,
una sera mi inseguì  commossa tra i tavolini delle riffe, e gli spiedi grondanti di grasso suino.
Inneggiando al tuo nome mi ringraziava ancora una volta della fortuna che ebbe quando tu la collocasti a lavorare nelle cucine e nelle lavanderie dell'ospedale. Lei era comunista e tu degasperiano.
Mi riconobbe finalmente, ed io constatai con mestizia che  dai quei tempi ad oggi, l'ospedale non esisteva più e la donna invecchiata e sfatta non avrebbe potuto più concedersi.
 
Eravamo il partito più gerontocratico. Adesso invece abbiamo una ministra-ombra per le politiche giovanili, alla quale non disdegnerei un colpetto ben indirizzato.
A tal proposito ti voglio ricordare che tua figlia, mia madre, ha preso parte alla manifestazione del PD nonostante gli acciacchi fisici e metafisici che contraddistinguono la classica lagnosità femminea, mentre i due maschietti vanno rieducati. Uno votava Udeur, ma lo faceva con placida ingenuità, si può salvare. L'altro indulge nell'immonda pratica di sostegno forzaitaliota.
Intervieni tu oniricamente, fa qualcosa! Visto che costui più di una quarantina di anni fa sguazzava incerto nel tuo liquido seminale.
Secondo me è sempre stata colpa di mia zia, che sarà pure una donna di qualità eccelsa quanto a strombazzature ormonali, ma l'encefalo spesso rappresentava  per lei un mero trasporto eccezionale nel suo piacevolissimo cranio.

A parte questo, tu sei nel regno della verità, in qualunque platonica dimensione sia confinata l'illusione di non sbriciolare del tutto le attese e le speranze della vita. Se volessi raccontarti la maniera del mio trastullo giornaliero non farei altro che tediarti con un canovaccio che tu hai già visto, e probabilmente giudicato.
Però ugualmente consentimi di rivederti dietro la tua scrivania. Alle tue spalle è appesa al muro una carta topografica larga e gialla. Tu batti con destrezza i tasti della vecchia olivetti che adesso è seppellita nel ripostiglio presso i borsoni da viaggio.
Facciamo finta che io avrei dovuto essere all'asilo, e quella mattina, come sempre, mi ero intenzionalmente cacato addosso per non dover spartire il mio tempo con altri spermatozoi che purtroppo avevano colto nel segno, germogliando poi in altri esseri umani.
Mi facevano ribrezzo in particolare quelli che si presentavano senza grembiule, e avevano perdite di muco dalle narici appestate.
Tu mi saresti venuto a prendere dopo la telefonata napoletana di quella megera della maestra, con la tua 500 bianca che puzzava di benzina e saltellava alle buche. Dopo il candeggio inferto al mio culo infantile e qualche inconcludente schiaffo materno, mi avresti portato con te.
E dalla sedia dove mi sedevo, ti guardo adesso e ti confido la mia vita nel suo valore attuale.

Sai nonno, ancora non riesco a capire perché cacchio non ci hai mai rivelato che quando zappavi e ti sollecitava la vescica, interrompevi l'agreste opera e pisciavi sangue anziché urina.
Quando in ospedale ti vidi qualche mese dopo, con quella sacca appesa all'inguine, all'idea che quel tubicino ti si infilasse dritto nell'uretere, mi veniva voglia di stipulare una polizza sul cazzo.

Lo zio milanese aveva una sua teoria. Secondo lui tu non ti sei mai ripreso dacchè nonna ci lasciò. Lo ricordo appena perchè non avevo nemmeno tre anni. Dicono che nonna fosse una donna di un carattere ostinato, un caratteraccio testardo e irremovibile. Pretendeva lei il controllo su tutto, decideva anche per le persone intorno, e sapeva come imporsi pur mantenendosi ad una discreta distanza dagli altri. A volte dava l'impressione di essere acida e presuntuosa. Tutti un po' si chiedevano come mai uno come te fosse così follemente rapito da questa persona.
Forse perché subentrano sollazzi dell'anima che non possono essere né spiegati, né compresi. Che non si sanno trasferire su altri volti ed altri intenti, che quando ti si appendono alle palle è un vero casino tranciarle via.
Ed io ora che cazzo faccio? Lo sai di cosa parlo.

Ho preso qualche bastonata professionale meritata. Leggo il Financial Times e provo a interpretare quello che succede. Tu che travedi il tempo, secondo te, in Italia rischiamo una crisi del debito? Sarebbe davvero un guaio.
Comunque volevo smettere di parlare, una volta tanto. Volevo guardarti ancora una volta, ammirarti. Vedere i capelli grigi staccarsi ad uno ad uno dalla chemioterapia, posarsi al suolo come petali al vento di novembre.
E tu, immobile, a nascondere il tuo male, a lavorare e ad esserci come un muro maestro che si distingueva dalla maggioranza, stantìa come un'anestesia.
Mi allacciavi le scarpe. Ed io uscivo la mattina di domenica per comprarti il giornale ed il tuo pacchetto di MS mild. Guardavi la foto di nonna, e l'amavi. Ed il dolore di non sentire più la sua voce, di non vederla vivere, di non sentirla respirare di notte ti scavava le rughe sulla fronte.
Bastavi a te stesso, come tutti dovremmo essere. Senza elemosinare dalla vita altrui le ragioni e l'orgoglio di stampare la scia del nostro passaggio nell'involontario soggiorno.
Essere fieri di aver sollevato il culo da quella poltrona posta nel salone della convivenza sociale, senza aver lasciato sedimentare troppa polvere dove riposavano le natiche assuefatte al mondo.
La noia era solo l'impressione di non aver fatto abbastanza.

Li sento quei tuoi colpi di tosse, con cui rimproveravi la tua solitudine. Li raccolgo dopo ogni boccata di Philip Morris che lascio disperdere nell'aria. Il fremito del silenzio e della distanza.
Parlare è bello ma sciocco, quando lo si fa per se stessi, ereticamente. Ogni parola scritta o sibilata è un ponte. Sai nonno, che cosa mi manca? Quando mi sentivo ascoltato davvero, quando il mio ponte approdava su un'isola. Un'isola abbastanza inacidita oggi, e talvolta marcatamente stupida; un'isola che mi faceva star bene, che mi irradiava col suo sorriso. Un'isola che non dovrebbe scrutare i miei segreti pensieri, che dovrei sforzarmi di non pensare qui presente, con lo sguardo sulle mie pagine.
Perché io devo scrivere per me soltanto. Come sempre.
Perché devo essere arrabbiato e distante. E non lasciare che lei confonda quel cazzo di ardore che dentro mi avvampa con la presunzione di avermi in pugno. Che mi si possa stritolare con la facilità con cui si potrebbero ritagliare gli inetti contorni di un uomo nella nebbia delle sue debolezze.
Forse è giunta l'ora che mi travesta da rimpianto, per aver constatato come mi si possa perdere così, con disarmante e depauperante tranquillità.
Nonno, ho un racconto incompiuto che non so come proseguire.
Ed è l'ostinata direzione che ho dato alla mia cieca speranza a frenarmi, oppure il risveglio di una cupida rabbia.
Ho avuto voglia di afferrare quella giumenta bruna che mi guardava stasera, e farle male fino a quando non mi fossi esaurito del tutto, fino allo stremo della resistenza al respiro.
Ho avuto voglia di far breccia nel silenzio, ma senza riuscire a collezionare qualche parola che non fosse banale.

Le rughe si scavano a guardare quelle foto. E lasciarsi bagnare dalla sensibilità che promana da un cuore che sanguina, come cantava Roger Waters. Una condanna speciale a vedere le cose nel loro opposto, e nella loro profondità. La condanna a non accontentarsi di facili perché.
Chissà come mi avresti visto tu, in una fredda notte.
Chissà come avresti stretto la mano alla persona che si intreccia nel sangue e nel profumo di questi pensieri miei immutati.
Avresti visto subito come è bella. Come avrebbe posto immediata coerenza e giustizia alle ragioni incomprensibili che la logica stana e condanna in tutto questo brodo nel mio inaspettabile maelstrom.
Sono certo che mi avresti sorriso.
Perché mantenere fede ad una promessa sacra come una vita a sè stante, vuol dire non rinunciarsi mai. Anche se questo vuol dire rispondere alle estreme conseguenze indotte dalla propria barbara natura di sconfinata fermezza.
Mai fermarsi, mai temere di guadare la distanza tra due isole, quando il ponte della parola sembra interrotto da una fitta coltre di imposta menzogna.

Ciao nonno. Grazie per aver tessuto il lenzuolo che riflette la luce del mondo e assorbe il sale dalla terra. Grazie se so odiare con coscienza e amare saldamente, unica maniera per fregar la morte.
Inciso: sono spaventosamente ed eccezionalmente originale da permettermi di citare ed emulare chi mi pare, senza muovermi in un piano di inferiorità.
Grazie per i libri e le bastonate, nonno, e le cicatrici sugli stinchi inferte dal rastrello gestito male.
Grazie se ancora sgonfio i bulbi oculari a prestare attenzione alla tua vita.
Per la purezza. La trasparenza. La colonna a cui accostarmi per recepire le tranvate.
Per il mio silenzio che assolve indelebile le bieche stronzate.

9


- Quel locale ieri scoppiava di gente. Lo detesto per questa ragione. Purtroppo è l'unica possibilità di trovare un talisker senza che ti rifilino un estratto di truciolato con la camomilla spacciandolo per scotch.

- Io no Alcor, io sono andato al cinema invece.

- Interessante. Hai visto quel film?

- Sì.

- Cazzarola, a saperlo sarei venuto anch'io. Com'è?

- La storia mi ha lasciato un po' di cazzo.

- Spiegati.

- In due parole. Ci stava uno che faceva il farmacista. Ad un certo punto la sua donna gli dice che con lui sta bene ma non lo ama. Così lo lascia e questo tizio se ne va in tilt. Dopo un po' di tempo ricomincia a spassarsela, e ne trova un'altra. Dopo un po' anche lui dice a questa donna che con lei sta bene ma non la ama, così la lascia; e pure questa se ne va in tilt. Perché lui in testa aveva ancora quell'altra di prima. E poi...

- Ok, basta così, ho capito. L'ho visto.

- Come "l'hai visto"?

- L'ho visto, fidati...

- Mah, e allora com'è che finisce? Sentiamo...

- Non mi frega un cazzo come finisce. Dammi una sigaretta, va'. Ognuno ha un suo finale.


sabato 1 novembre 2008

8








Ho ragioni per essere fottutamente incazzato.
E dimostrarlo avrebbe socialmente un senso.
Un mio amico è ritenuto scioccamente un coglione perché non si incazza,
accompagna la gente fuori dalla sua vita prendendola per mano.

Non ci si tratta così! Eh, no, cacchio! Non è giusto!
Ci si deve pur incazzare!
Sennò lo sciagurato genere umano potrebbe ritenere a torto che io non ci tenga.
Cazzate con cui si nutre la adulante epidermide umana.
Dimostrare in continuazione una verità vuol dire privarla della sua natura.

L'inflazione è una tassa sul futuro. Dopotutto.
Vogliamo inflazionare anche i reflussi tra le persone?
Scegliete mutui a tassi fissi, piuttosto.
Scegliete la vita.
Scegliete un bel paio di scarpe.
Le scarpe più belle sono anche comode, solo che rischiate di scivolare lungo le scale.
Senza lasciare intravedere piccoli pezzi di dita. 

Che settimane, gente...

YAWN

Tutto ciò è solamente, profondamente noioso, ed io ho voglia solo di divertirmi.
Non è una cosa seria, diceva il maestro.

 Lunga vita all'immateriale!
(Yves Klein)


Ebben? Ne andrò lontano,
Come va l'eco della pia campana,
Là, fra la neve bianca;
Là, fra le nubi d'or;
Laddóve la speranza, la speranza
È rimpianto, è rimpianto, è dolor!




7


- Alcor, e adesso, che cosa stai facendo?

-
Sto lavorando duro per preparare il mio prossimo errore.